venerdì 24 febbraio 2017

Reddito di schiavitù

Una delle proposte che sembra acquisire sempre più consenso politico è il reddito di cittadinanza, visto dalla gente come un netto miglioramento delle condizioni sociali e arma efficace contro povertà e indigenza.
Un’altra categoria di entusiasti promotori di questa soluzione sono i tecnocrati e i loro appassionati portavoce.
Non si contano più i video in cui con belle musichette e slogan ammiccanti, si promette un futuro migliore grazie alle nuove tecnologie, verdi, rinnovabili, sostenibili. E grazie all’automazione.
Due enormi inganni.
Il primo è pensare che possa esistere una tecnologia buona: andando a scavare, qualsiasi nuova tecnologia “green” è in realtà un bluff che va ad annullare lo sfruttamento della tecnologia che sostituisce, solo lo rende diverso. Ma questo punto sarebbe troppo lungo da spiegare perciò vi rimando questi link:
https://goo.gl/iDVK1J
https://goo.gl/HbO8tU
https://goo.gl/AUmV0q
https://goo.gl/TZYqEC
https://goo.gl/RDiiX5
https://goo.gl/ugQvHF

Premetto già che non degnerò di un secondo del mio tempo le varie argomentazioni tipo “ma la tecnologia è uno strumento, dipende da come la usi” oppure “ma anche tu stai usando un pc”. Sono argomenti che ho già affrontato e che troverete in quel link.
Parliamo invece di questa salvifica automazione.
L’automazione viene venduta come liberazione dell’uomo dal lavoro. Infatti alcuni stimano che si potrebbe automatizzare il 90% del lavoro su questo pianeta. Sono due i motivi principali per cui questo non avviene: il primo è perché per alcuni tipi di lavoro non esiste ancora la tecnologia necessaria (e quindi un po’ di pazienza); il secondo è perché l’economia stessa vi rema contro, visto che questa si basa sul lavoro e il giochetto andrebbe all’aria. Quindi secondo i tecno-entusiasti avremmo anche una specie di lotta tra i poteri forti economici e la buona tecnologia che ci libera dal gioco del lavoro e dell’economia in un colpo solo. Pensa te che roba!
E pensa te invece quanto siamo fessi nel gioire del fatto che il 90% dei lavori sono automatizzabili…ma che c’è da gioire? Sapete cosa significa? Che questo mondo è fatto per il 90% PER le macchine, non per l’uomo. Questo dovrebbe farci porre seri quesiti sul percorso che abbiamo intrapreso e dove la tecnologia ci ha portati. In questo senso la tecnologia non è diversa dall’economia: è un mostro che abbiamo creato e dal quale dipendiamo totalmente, al quale dobbiamo sottostare, adeguarci, obbedire e servire. È un qualcosa che sembra darci una mano, ma fa esattamente l’opposto rendendoci macchine a nostra volta, utilitaristi, normati, separati, freddi, ripetitivi, in un ambiente appunto fatto per le macchine, non per noi, perché la tecnologia è il padrone e noi il servitore, esattamente come funziona per l’economia.
E se dovessimo automatizzare tutto? Questo ci ridarebbe una dimensione umana? Secondo voi il problema che ci ha convinti a essere usati come macchine, in un sistema folle, si risolverà mettendo delle macchine al nostro posto e lasciando la follia che abbiamo costruito così com’è? Ovviamente no, avremo lo stesso mondo fatto per le macchine, gestito da macchine.
E come ha sintetizzato un matematico della Berkley più di 20 anni fa, in un mondo gestito da macchine avremo due possibilità: lasciare il totale controllo decisionale alle macchine o mantenerlo in mano nostra.
Nel primo caso appare chiaro che lasciando completa autonomia alle macchine, saremmo alla loro mercé: loro avrebbero il potere totale, noi possiamo solo sperare che continueranno ad agire per il nostro bene. Altrettanto ovviamente questo scenario difficilmente potrà piacere a qualcuno.
Nel secondo caso, quello ovviamente più auspicato da tutti, se volessimo mantenere il controllo, potremmo comunque arrivare a un punto in cui intelligenze artificiali avanzatissime, che si autoreplicano, che imparano, gestiranno un sistema talmente complesso che le macchine saranno migliori di noi nel prendere decisioni. Decisioni che saranno fuori dalla nostra portata (già lo sono adesso in molti campi) e quindi il potere e il controllo si troverà a scivolare comunque dalle nostre mani alle loro, ritenute ovviamente più capaci, più veloci, perfette… per il mondo-macchina che abbiamo creato.
Ma poniamo anche il caso in cui si riesca davvero a mantenere il controllo. Di che controllo stiamo parlando? Stiamo parlando di controllare al massimo il nostro pc, l’intelligenza artificiale di casa nostra, della nostra automobile, magari gestire l’impianto neuronale che sostituirà la fallace memoria umana… ma il controllo sui sistemi più grandi sarà sempre nelle mani di una stretta élite, esattamente come oggi ma peggio perché il loro controllo, proprio grazie alla convergenza tecnologica di nanotecnologie, scienze informatiche, neuroscienze, genetica e bio-banche, sarà capillare, sino a livello biologico, sarà controllo totale. Ancor peggio sarà controllo totale su una popolazione divenuta ormai praticamente inutile al sostentamento del sistema proprio grazie all’automazione. Riuscite a farci un pensierino?
Tornando a noi, allora, che c’entra il reddito di cittadinanza con tutto questo? Ragioniamoci su un attimo. Quando mai, a parte rare occasioni che sono subito rientrate nei ranghi, la tecnologia è stata in contrasto con l’economia? La tecnologia e la scienza sono sempre state al servizio dell’economia, infatti le ricerche dipendono quasi esclusivamente dai finanziamenti militari o di imprese private per scopi aziendali, più che altro aziende farmaceutiche (che saranno proprietarie di quelle ricerche, dei dati acquisiti ed anche delle tecnologie risultanti).
Alla tecnologia servono cose, servono fabbriche. La tecnologia si basa sul produttivismo che si basa sulle regole dell’economia. Ma se nessuno lavora perché i lavori sono stati automatizzati e quindi nessuno avrà reddito, a chi venderanno la loro spazzatura tecnologica?
Ecco a cosa serve il reddito di cittadinanza: è la mancia dei padroni che, quando saremo rimasti senza lavoro, ci garantirà il minimo indispensabile per continuare ad essere i loro acquirenti, permetterà al giochetto produci-consuma di non rompersi. Sarà appena il necessario sufficiente a permetterci di trascinarci coi gomiti nel deserto freddo, disumano e controllato che creeranno, mentre nuovi bisogni indotti saranno creati e inseguiti, fatti passare per progresso, mentre il mondo continuerà a collassare, magari più lentamente, in un’infinita agonia silenziosa, ma con un bel sorriso scintillante in nano carbonio.
Ed il potere avrà di nuovo solo cambiato volto.

martedì 21 febbraio 2017

PD: RITRATTO DI OLIGARCHIA CORROTTA DAI MILIARDI. PUBBLICI.

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C’è chi non ha capito in cosa consista la differenza tra Renziani e anti-renziani.  Sono due progetti per la nazione alternativi, quelli su  cui si sono scontrati?  Su cosa litigano? Si scindono o no?
I loro motivi possono essere sunteggiati così.   Renzi e  i renziani: “Se   quelli  si  scindono, meglio; così’ avremo più poltrone da assegnare ai nostri”. La “sinistra” in dubbio se scindersi o no, lo è per gli stessi motivi.  C’è chi dice: restiamo  dentro, almeno occupano le poltrone, e c’è chi invece dice: io di  sicuro non verrò ricandidato,  quindi ho più possibilità se mi metto con Boldrini e Pisapia.
Sono i pensieri di una oligarchia plutocratica, inamovibile, di “ricchi di Stato”, abituata a saccheggiare impunemente. Della popolazione italiana  se ne infischia,  della tragedia sociale che si aggrava se ne frega , perché, loro, prendono 15 mila euro al mese –  come minimo.
Non si può dir meglio di Enrico Mentana: sono come   quei “  fratelli che si odiano ma hanno ereditato un’azienda che continua a macinare utili. E non per modo di dire.
Basti dare un’occhiata al peso istituzionale del partito. Dal Pd viene il capo dello stato. Del resto tutti gli ultimi 4 presidenti della Repubblica sono del partito o dell’area.  Ma del Pd sono tutti i tre premier di questa legislatura, e 400 parlamentari su 945, nonostante il partito abbia ottenuto alle elezioni del 2013 meno del 26%. Del Pd è il nostro unico rappresentante nella commissione Ue. Del Pd la maggior parte dei governatori regionali e dei sindaci delle città capoluogo. Del Pd sono il ministro dell’interno, della giustizia, della difesa, dell’economia, delle infrastrutture, del lavoro, dell’istruzione. Scelti da premier del Pd sono i vertici di tutte le aziende strategiche di competenza statale”.
Sono miliardi di euro  – miliardi presi a prestito per  lo più sui mercati internazionali, perché la torchia fiscale, anche  se ormai al massimo, non copre che metà delle loro malversazioni.
Una oligarchia corrotta perché  miliardaria,  corrotta dai miliardi di denaro pubblico che arraffa, del tutto indifferente al fatto che la maggior parte della popolazione che gli paga gli emolumenti principeschi, sta  morendo letteralmente,  precaria, sottopagata quando non disoccupata e con reddito pari a zero.
Loro, non sentono il bruciore della crisi. Non se ne rendono conto. Come  i fannulloni di Versailles, che danzavano e s’ingozzavano occupati in questioni di precedenza e di onori – anzi molto peggio, perché i fannulloni  eleganti  di Versailles  non avevano  in mano nessuna delle lucrose leve di potere da cui questi non solo mungono, ma distorcono e intralciano l’economia dello stato e privata.  I fannulloni di Versailles non avevano Le  Regioni Sicilia che continua a incamerare miliardi benché sia in deficit di miliardi, in quanto le sue perdite sono rifuse a piè di lista dall’Italia che lavora. Non avevano un Quirinale che costa più di Buckingham Palace. No avevano un Viminale  che distribuisce alle sue clientele meridionali i miliardi per “l’assistenza agli immigrati”. Non avevano il sindaco a Milano o a Bergamo, a    fare da idrovora per   beneficare le clientele parassitiche e partitiche delle altre regioni improduttive.
Qui gli stipendi e i salari calano, puntano verso i 460 euro mensili; lassù, a meno di 15 mila non si sentono bene. E sono legittimati dalla UE – l’altra oligarchia –  e dalla Bce perché impongono a tutti noi la recessione continua  senza prospettive, ciò che si chiama “fare le riforme”. Le riforme consistono appunto nel  ridurre i salari in  modo che ridiventino “competitivi” rispetto a quelli cinesi.  La moneta unica non svalutabile obbliga a svalutare il lavoro.

L’Austerità, è per gli altri.

Come  hanno ridotto la società italiana l’ha spiegato Luca Ricolfi qualche giorno fa su 24 Ore.   Non c’è più solo la distinzione e  divisione iniqua fra “garantiti” (dipendenti pubblici, e privati protetti dai sindacati) e non-garantiti: lavoratori autonomi, di piccole imprese che rischiano la chiusura,  precari di ogni genere, micro-imprenditori “ non coperti in caso di licenziamento, infortunio, malattia, cassa integrazione, disoccupazione”.

I garantiti festeggiano
No. Fra queste due categorie, ne è ingigantita una terza, la Terza Società.
Fondamentalmente   sono gli esclusi dal  circuito del lavoro regolare. Della Terza società fanno parte i lavoratori in nero, i disoccupati in senso stretto (che cercano attivamente lavoro), e i disoccupati in senso lato (disponibili al lavoro, anche se non ne stanno cercando attivamente uno). In essa ci sono anche  “soggetti che non cercano attivamente lavoro perché possono permettersi di non lavorare, come accade per una frazione non trascurabile delle casalinghe e dei cosiddetti Neet (giovani Not in Employment, Education, or Training). La Terza società  è  fatta di ceti bassi, in condizioni di povertà assoluta o relativa, ma anche di ceti medi, che sopravvivono grazie al lavoro retribuito dei familiari e alle risorse accumulate dalle generazioni precedenti”.
La Terza Società –  sotto l’oligarchia PD  e la sua gestione della crisi secondo  il comando di Berlino  –  è diventata grande quasi come le prime due: 9 milioni di italiani.  “Oggi, fatta 100 la popolazione attiva o potenzialmente attiva, circa il 30% appartiene alla Terza società, ovvero si trova in una condizione di esclusione”.
...gli altri no
Prima della crisi, questo segmento  contava sui 6milioni di persone. “ Tra il 2007  e il 2014  è letteralmente esploso, con un aumento del 40% in soli 7 anni”.
Una  patologia  senza eguali. “In Europa, solo Grecia e Spagna hanno una quota di esclusi superiore a quella dell’Italia, mentre paesi come Germania, Regno Unito, Francia, Austria, Olanda, Belgio, Svezia, Finlandia, hanno quote prossime a metà della nostra”.
Ovviamente, i  garantiti, fancazzisti pubblici  e “ricchi di Stato” sono il blocco che,  con le famiglie, clientele   e parentele,  continua a votare per “la Sinistra”, perché appunto essa garantisce la loro situazione di favore,  e ai loro stipendi la protezione dalla recessione mondiale in atto.
E’ per questi ricchi che la “Sinistra” fa le leggi   come  le nozze  gay, che  non sono, ammettiamolo, le istanze più   urgenti dei lavoratori;  ma sono voglie di  ricchi che hanno tempo e soldi da buttare, e  l’ozio è il padre dei vizi. Oggi sappiamo che l’oligarchia miliardaria, dalla Presidenza del Consiglio,    finanzia associazioni gay nei cui locali si  fa’ sesso a pagamento, oltre che spaccio di droga.
http://www.liberoquotidiano.it/news/italia/12308826/palazzo-chigi-finanzia-prostituzione-gay-le-iene-filippo-roma.html
Non so cosa ci voglia di più per capire la natura marcia di questi parassiti, marci fino al midollo, marci per i miliardi che ci prendono – e che sono ormai l’unica ragione per cui si afferrano al potere.

LaTerza Società chi la rappresenta?

Come mandarli via? La “democrazia” garantisce loro un blocco di voti sostanzialmente maggioritario.  Ricolfi nel suo articolo si domanda: esistono partiti che possano e vogliano rappresentare la Terza Società? E qui casca l’asino.
“Considerata nel suo insieme, la Terza società si distingue dalla prima e dalla seconda per la sua preferenza per il Movimento Cinque Stelle e per la sua refrattarietà verso Pd e Forza Italia, i due architravi del sistema politico della seconda Repubblica. Se consideriamo separatamente i suoi tre segmenti, lavoratori in nero, disoccupati e scoraggiati, possiamo inoltre osservare che i lavoratori in nero prediligono anche l’estrema sinistra e Fratelli d’Italia, i disoccupati guardano con interesse alla Lega e ai piccoli partiti di centro, mentre i lavoratori scoraggiati (che hanno smesso di cercare lavoro) si orientano in modo più massiccio di qualsiasi altro gruppo sociale verso il movimento Cinque Stelle, che qui raccoglie oltre il 50% dei consensi”.

mercoledì 15 febbraio 2017

E’ finita: addio Flynn, Trump ridotto a zerbino dai neocon

Meno di un mese fa avevo messo in guardia sul fatto che negli Stati Uniti era in corso una rivoluzione colorata. Il mio primo elemento probatorio era stata la cosiddetta “indagine” che Cia, Fbi, Nsa ed altri stavano conducendo sul candidato che avrebbe dovuto diventare il Consigliere alla Sicurezza Nazionale del presidente Trump, il generale Flynn. Questa notte, il complotto per liberarsi di Flynn ha finalmente avuto successo e il generale Flynn ha offerto le sue dimissioni. Trump le ha accettate. Mettiamo subito in chiaro una cosa: Flynn non era certo un santo o un uomo di tale saggezza da salvare il mondo con una mano sola. Non lo era. Però la figura di Flynn era la pietra angolare della politica di Trump sulla sicurezza nazionale. Per prima cosa, Flynn aveva osato l’impensabile: aveva osato dichiarare che l’ipertrofica comunità dell’intelligence americana doveva essere riformata. Aveva tentato anche di subordinare la Cia e gli stati maggiori riuniti al presidente attraverso il Consiglio per la Sicurezza Nazionale. In altre parole, Flynn aveva cercato di strappare l’autorità e il potere assoluto alla Cia e al Pentagono, per riportarlo sotto il controllo della Casa Bianca.
Flynn voleva anche collaborare con la Russia. Non perché fosse un amante della Russia, il solo pensiero che il direttore della Dia sia un fan di Putin è ridicolo, ma Flynn era razionale e aveva capito che la Russia non costituisce nessuna minaccia per gli Il generale Michael FlynnStati Uniti o per l’Europa e che la Russia e l’Occidente hanno interessi in comune. Questo è un altro psicoreato assolutamente imperdonabile a Washington Dc. Lo “Stato Profondo” neoconservatore ha ora costretto Flynn alle dimissioni, con lo stupido pretesto di una sua conversazione telefonica, su una linea aperta, non sicura e sicuramente monitorata, con l’ambasciatore russo. E Trump ha accettato queste dimissioni. Fin da quando Trump ha fatto il suo ingresso alla Casa Bianca, non ha fatto altro che ricevere colpi su colpi dai media dei neoconservatori sionisti, dal Congresso, dalle superbenpensanti “stelle” di Hollywood e anche dai politici europei. E Trump ha incassato tutti i colpi senza reagire. Non si è visto neanche una volta il suo famoso «sei licenziato!». Ma avevo ancora qualche speranza. Volevo avere qualche speranza. Credo che fosse mio dovere sperare. Ma ora Trump ci ha traditi tutti quanti.
Ricordate che Obama aveva mostrato il suo vero volto quando aveva ipocritamente denunciato il suo amico e pastore reverendo Jeremiah Wright Jr.? Oggi Trump ha mostrato la sua vera faccia. Invece di respingere le dimissioni di Flynn e invece di licenziare quelli che avevano osato fabbricare queste ridicole accuse contro Flynn, Trump ha accettato le dimissioni. Questo non solo è un atto di vile codardia, ma è anche un tradimento, controproducente ed incredibilmente stupido, perché ora Trump rimarrà solo, completamente solo ad affrontare tipi come Mattis e Pence, i duri della guerra fredda, ideologici fino al midollo, gente che vuole la guerra e a cui, semplicemente, non importa nulla della realtà. Ripeto, Flynn non era il mio eroe. Ma, a tutti gli effetti, era l’eroe di Trump. E Trump lo ha tradito. Le conseguenze di una cosa del genere saranno immense. Per prima cosa, Trump è ora chiaramente a terra. Allo “Stato Profondo” ci sono volute solo alcune settimane per castrare Trump e costringerlo Il falco James Mattisad inchinarsi al vero potere. Quelli che si sarebbero schierati dalla parte di Trump ora sanno che non potranno contare sul suo appoggio e si allontaneranno tutti da lui.
I neoconservatori saranno euforici per l’eliminazione del loro peggior nemico, e saranno così ringalluzziti da questa vittoria che continueranno a fare pressione, raddoppiando ogni volta la posta in gioco. E’ finita, gente, lo “Stato Profondo” ha vinto. D’ora in poi Trump sarà uno shabbos-goy, il fattorino per le consegne della lobby israeliana. Hassan Nasrallah aveva ragione a chiamarlo “un idiota”. I cinesi e gli iraniani rideranno apertamente. I russi no, saranno cortesi, sorrideranno e cercheranno di vedere se da questo disastro si potrà salvare un po’ di politica che abbia del buon senso. Qualcosa si potrà fare, ma tutti i sogni di partnership fra Russia e Stati Uniti sono morti stanotte. I leader europei, naturalmente, faranno festa. Trump non era affatto lo spauracchio terrificante che temevano. Viene fuori che è uno zerbino: ottimo per l’Unione Europea. Che cosa ne sarà di noi, dei milioni di anonimi “deplorabili” che cercano, meglio che possono, di resistere all’imperialismo, alla guerra, alla violenza e all’ingiustizia? Penso che avessimo fatto bene ad avere delle speranze, perché le speranze sono tutto quello che abbiamo. Nessuna prospettiva, solo speranze. Ma adesso, obbiettivamente, ci restano ben pochi motivi per sperare. Per prima cosa, la “palude di Washington” non verrà prosciugata. Semmai, la palude ha vinto.
Possiamo solo trovare un po’ di consolazione in due fatti innegabili: 1. Hillary sarebbe stata molto peggio di qualunque versione della presidenza Trump; 2. Per sconfiggere Trump, lo “Stato Profondo” americano ha dovuto indebolire moltissimo gli Stati Uniti e l’Impero Anglo-Sionista. Proprio come le purghe di Erdogan hanno portato il caos nell’esercito turco, così la “rivoluzione colorata” anti-Trump ha inferto un enorme danno alla reputazione, all’autorità ed anche alla credibilità degli Stati Uniti. Il primo punto è ovvio, lasciatemi perciò chiarire il secondo. Nella loro rabbia piena di odio contro Trump e contro il popolo americano (il famoso “cesto di deplorabili”), i neoconservatori hanno dovuto mostrare la loro vera faccia. Con il loro rigetto del risultato elettorale, con i loro disordini, con la loro demonizzazione di Trump, i neoconservatori hanno fatto vedere Trumpdue cose importanti: primo, che la democrazia americana è una barzelletta che non fa ridere, e che loro, i neoconservatori, sono un regime di occupazione, che governa contro la volontà del popolo americano.
In altre parole, proprio come ad Israele, agli Stati Uniti non è rimasta nessuna legittimità. E, dal momento che gli Stati Uniti, proprio come Israele, sono incapaci di spaventare i loro nemici, a loro non rimane praticamente più nulla, nessuna legittimità, nessuna capacità di coercizione. Perciò sì, i neoconservatori hanno vinto. Ma la loro vittoria sottrae agli Stati Uniti l’unica possibilità di evitare il collasso. Trump, nonostante tutti i suoi difetti, metteva al primo posto gli Stati Uniti, come nazione, invece dell’Impero Globale. Trump era anche ben conscio che “ancora lo stesso” non era un’opzione praticabile. Voleva una politica tagliata sulle attuali capacità degli Stati Uniti. Senza Flynn e con i neoconservatori saldamente al comando, è tutto finito. Ritorneremo ad avere l’ideologia che ha il sopravvento sulla realtà. Trump avrebbe probabilmente potuto rendere l’America, beh, magari non “nuovamente grande”, ma almeno più forte, una grande potenza mondiale che avrebbe potuto negoziare e usare la sua influenza per ottenere dagli altri le migliori condizioni possibili. Ora è tutto finito.
Con Trump al tappeto, Russia e Cina ritorneranno sulle loro posizioni ante-Trump: una resistenza ferma, sostenuta dalla volontà e dalla capacità di confrontarsi con gli Stati Uniti e di batterli a tutti i livelli. Sono abbastanza sicuro che oggi al Cremlino non ci sia nessuno che festeggia. Putin, Lavrov e gli altri si rendono sicuramente conto di che cosa è successo. E’ come se Khodorkovsy fosse riuscito a stroncare Putin nel 2003. Devo infatti dar credito agli analisti russi che, già da diverse Obama e Hillarysettimane, paragonavano Trump a Yanukovich, anche lui eletto dalla maggioranza della popolazione, ma che non aveva mostrato la tempra necessaria per fermare la “rivoluzione colorata” scatenata contro di lui. Ma se Trump è il novello Yanukovich, gli Stati Uniti saranno la nuova Ucraina?
Flynn era proprio la pietra angolare della così tanto sperata politica estera di Trump. C’era veramente la fondata possibilità che potesse riportare all’ordine le enormi, ipertrofiche e potentissime agenzie dalle tre lettere, e che focalizzasse la forza degli Stati Uniti contro i veri nemici dell’Occidente: i Wahabiti. Senza Flynn, l’intero edificio concettuale ora crolla. A noi rimarranno quelli come Mattis, con le sue dichiarazioni anti-iraniane. Pagliacci che fanno colpo solo su altri pagliacci. Oggi, la vittoria dei neoconservatori è un evento di enorme importanza, e probabilmente verrà completamente travisata dai media ufficiali. Ironicamente, anche i sostenitori di Trump cercheranno assolutamente di minimizzarla. Ma la realtà è che, salvo un miracolo dell’ultimo minuto, è finita per Trump e per le speranze dei milioni di persone che negli Stati Uniti e nel resto del mondo, avevano sperato di poter cacciare i Neoconservatori dal potere per mezzo di pacifiche elezioni. Questo, chiaramente, non succederà. Vedo nubi oscure all’orizzonte.
(The Saker, “I neocon e lo Stato Profondo castrano la presidenza Trump, è finita gente!”, da “Saker Italia” del 14 febbraio 2017).

venerdì 10 febbraio 2017

La Non dualità anarchica del Tantra

“Non esiste tecnica al mondo che possa essere d’aiuto, ma esiste solo la comprensione della Verità” Ramesh S. Balsekar (1917 – 2009)
Gli avvenimenti accadono, le azioni si compiono, ma non esiste un’entità individuale che agisce volitivamente. La Sorgente, l’Intelligenza primordiale è la fonte di tutto, compreso l’Ego. L’’Ego è parte del programma del tutto, dell’Uno.
Ogni intuizione spirituale, idea, maestro e disciplina può essere rapidamente cooptata dall’Ego per rinforzare la sua natura, creando così un Ego spiritualizzato che risulta ancor più difficile da eliminare, ammesso che sia da eliminare. L’Ego trae  il proprio nutrimento proprio nella dinamica dell’opposizione  nei suoi confronti.
L’Ego quindi non è da combattere, ne ancor di più va annientato, ucciso; perché, chiediamocelo, da chi dovrebbe essere ucciso se non dallo stesso Ego? Ma l’Ego è parte del programma e mai si autodistruggerebbe, anzi.
L’ego va accettato, compreso ed integrato. Soltanto in questa maniera potrà prendere “coscienza” di se stesso.
La condizione di alimentare un’identificazione un “senso di essere” viene interrotta, l’Ego viene azzerato dalla Coscienza. Sottraendo nutrimento all’Ego, lo si indebolisce e la propria comprensione si espande. Soltanto così si potrà agire liberamente.. e non ci saranno più orgoglio, senso di colpa, odio e invidia… non più conflitti. L’assenza di queste proiezioni renderà la vita serena e armonica.
Dimenticare le discipline, gli insegnati (che vogliono annientare l’Ego altrui, ma non il proprio…) e l’insegnamento, perché questi alimentano l’Ego e l’identificazione.
Viceversa se dimentichiamo gli insegnamenti e le dottrine permettiamo al “lavoro di fare il lavoro” e da solo questo ci porterà alla comprensione ultima.
L’idea stessa di diventare qualche cosa di diverso da “ciò che è”, l’idea che c’è qualche cosa da ottenere…tutto questo non è che materialismo spirituale, spazzatura spirituale, mera illusione: confusione. Non esiste disciplina per il cammino spirituale. Non c’è nulla al di fuori dell’essere, inteso come “esssere qui” o “essere presente” e del “ciò che è”, non c’è nulla al di fuori della Coscienza.  Franco H. il tantrika
” C’è solamente ascolto, senza avere la pretesa d’essere qualcos’altro, d’essere separato da ciò che si sente” Eric Baret
bhairavashiva
“La rosa è senza perché, fiorisce perché fiorisce; non pensa a sé, non si chiede se la si veda oppure no” – Angelus Silesius (1624 – 1677)

Scritto da Cristina Bassi Ripropongo un vecchio articolo da Raptitude.com perchè ha a che fare con il senso della realtà, che è cosi tanto c...