lunedì 5 gennaio 2015

BASTA TASSE: TANGENTE DI STATO DITTATORIALE

di Gianni Lannes


C’erano una volta le classi sociali; ora soltanto chi sta in alto (pochi) e chi sta in basso (tanti). La crisi, la disoccupazione, il lavoro che non c’è, e le tasse che spuntano al posto dei funghi. A ben pensarci, le imposte nel Belpaese sono una tangente mafiosa a tutti gli effetti, un’imposizione autoritaria, incostituzionale, e dunque, illegale. La crisi economica non esiste, è una manovra speculativa. Tutti gli umani hanno soltanto un debito ecologico con madre Natura, che prima o poi chiederà il conto salato.

In un passato recente un certo Gandhi ha dimostrato che per debellare e far collassare un governo dispotico, nel caso tricolore anche abusivo, il sistema più veloce ed efficace, è, appunto, non pagare le tasse. Il popolo indiano anche attraverso la marcia del sale, ha così ottenuto l'indipendenza dal colonialismo inglese.

E poi, fate caso all’immigrazione di massa: un’autentica invasione pilotata da chi detiene il potere. I cosiddetti “extracomunitari” approdano nello Stivale senza documenti di identità, ma non è colpa loro. Come sempre, il governo eterodiretto di turno provvede a pagare loro una diaria mensile con denaro pubblico fornito dagli ignari contribuenti, mentre 10 milioni di italiane e italiani muoiono di fame (alla voce rapporto Caritas del 2014) e tanti altri connazionali sopravvivono. Siamo dinanzi ad una manovra che serve ad instillare odio, e violenza. Attenzione, però, non bisogna alimentare il razzismo. Vogliamo dare una mano ai popoli del terzo e quarto mondo? Bene aiutamoli a progredire nei loro Paesi.

Il quadro generale non è roseo, anche se si fa finta di niente. Persone che si tolgono la vita perché non ce la fanno più a pagare questo Stato mafioso, e gente che si ammala sempre più a causa dell’inquinamento bellico provocato dalle scie chimiche e dagli esperimenti segreti di guerra. Ci trattano come cavie, e a guai a chi fiata. Tuttavia, non bisogna rassegnarsi. Si parla, si parla e poi si parla, ma non si agisce mai di concerto dal nord al sud, isole comprese, dai paesi alle città, dai Comuni alle Regioni. Lamentarsi non serve a niente. Bisogna re-agire, passare all’azione astuta, intelligente, imprevedibile, pacifica e non violenta. Stacchiamo la spina a questi parassiti statali ed internazionali. E lasciate perdere quegli onorevoli grulloni, che sono funzionali al sistema, come hanno dimostrato i fatti. Il primo passo è l’in-formazione. La prima rivoluzione è interiore. Su la testa!

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