Sono
passati sette anni dall’inizio di quella che tutti i media definiscono
“crisi”. La maggior parte di noi, sprecando tempo ed energie ad
incolpare tutti tranne se stessi, l’ha subita passivamente, mentre altri
hanno deciso di prendersi la responsabilità di cambiare la propria Vita
senza aspettare niente e nessuno. E sono tornati a vivere.
“Crisi”
è una parola mediatica che serve a mettere paura alla gente. Noi non
abbiamo bisogno di soldi per “comprare l’acqua da bere”, abbiamo bisogno
semplicemente “di acqua da bere”. Non abbiamo bisogno di soldi per
comprare “pomodori e insalata al supermercato”, abbiamo semplicemente
bisogno di “pomodori e insalata” (li possiamo coltivare, ce li può
regalare un amico, ecc.). Noi soprattutto, non abbiamo bisogno di
spendere soldi in prodotti idioti figli di bisogni indotti. In altre
parole abbiamo
bisogno di tornare a recuperare un minimo di indipendenza da un sistema
che ha mercificato per tutto e che, proprio per questo, se fa mancare i
soldi (perché i soldi non mancano. Sono fatti mancare), ci lascia tutti
con le pezze al culo.
Il dramma quindi non è la “crisi”, ma il Sistema, e soprattutto il
fatto che non si faccia nulla per uscirne. I media chiamano “crisi”
quella che è una vera e propria guerra ai popoli, e questo per due
motivi: il primo è che nel mondo d’oggi le guerre si fanno sempre
dichiarandole sotto falso nome (missioni di pace è un esempio, lotta per
la democrazie, lotta al terrorismo e si invadono Paesi e si ammazzano
migliaia e migliaia di civili, ecc.). Il secondo è che l’utilizzo
della parola “crisi” serve a mantenere i popoli nella paura e far sì
che non alzino la testa ed inizino a mettere in discussione il Sistema
stesso.
Perché la sola “crisi” che c’è è il Sistema stesso e conseguentemente
in crisi c’è solamente chi è nel Sistema e dipende da esso e non chi ne è
fuori. Questa “crisi” dunque, a volerla vedere con altri occhi, da
un’altra angolazione, è in realtà una meravigliosa opportunità per
cambiare le nostre Vite, che è poi quello che molti in questi anni,
silenziosamente, hanno iniziato a fare. Non combattere il Sistema ma
voltargli le spalle senza consentirgli di rubarci energie.
Forse
questa opportunità che abbiamo per aprire gli occhi non sarà indolore,
ma sono fermamente convinto che dipenderà tutto o quasi dal nostro
approccio.
Se capiamo che è un’opportunità per rimettere in discussione i
paradigmi imperanti, ci comporteremo con gioia ed entusiasmo, con vero
spirito “positivo”. Se al contrario continueremo a lottare con le unghia
e con i denti per non lasciar andare quello che abbiamo avuto fino ad
oggi, questo stile di Vita, sarà una tragedia.
Per
me è chiaro che non c’è nessuna “crisi”. Crisi è semplicemente una
definizione data dagli stessi che prima non ne parlavano mentre la
preparavano, gli stessi che adesso dicono che se ne uscirà presto
(questo perché devono dare “speranza” così che la gente non si assuma la
responsabilità della propria vita e lasci lo status quo,
cioè lasci i manovratori al loro posto a manovrare). Crisi è solo una
definizione data da giornali, politici, economisti, sindacalisti,
industriali.
Ma
questo non significa che nel nostro mondo non ci siano “crisi”. Ad
esempio sono crisi la quotidiana devastazione ambientale,
l’inquinamento, lo sfruttamento di centinaia di milioni di altri esseri
umani nel terzo mondo ma ormai anche nell’opulento occidente, perché,
checché se ne dica, viviamo ancora immersi nell’opulenza, per produrre
inutilità di ogni genere che ci fanno stare male anziché bene. Queste
sono crisi. La crisi è pensare che questo nostro stile di vita,
insostenibile da tutti i punti di vista (vedi sopra) sia normale.
Credetemi, chi sta sopra, chi manovra, lo sa benissimo che non è
possibile andar avanti così, e allora, come dice Eduardo Galeano, ha
deciso, invece di fare la guerra “alla povertà” di farla direttamente
“ai poveri”.
La
“crisi”, quella vera, è che la gente vive ammalata (il settore
farmaceutico è il primo al mondo per fatturato. Vorrà pur dire che
stiamo male? O no?) come se fosse normale essere ammalati. La “crisi” è
che la gente è sempre più stressata, depressa, che impazzisce sempre più
(le cronache ce ne danno notizia continuamente), e soprattutto che ha
sempre più paura di vivere. Questa sono vere crisi.
La
crisi è esserci convinti che dobbiamo cambiar l’auto, il cellulare,
avere le mutande firmate, uscire il sabato sera. La crisi è
nell’irrealtà di come viviamo, persi tra ore di tivù, di calcio, di
social network, di aperitivi al bar. Questa è la vera crisi, una crisi
del pensiero, e non c’è nulla di più drammatico di un pensiero che non
riesce più a distinguere la realtà dalla fantasia. Viviamo in un mondo
(e in un modo) irreale e crediamo che sia reale, possibile. Anzi, ne
vogliamo ancora di più, lo “desideriamo”. La crisi è non capire tutto
questo. La “crisi”, quella vera, c’è da tanti anni, come minimo da
qualche decennio, da quando è arrivato questo falso benessere che in
realtà è uno straordinario malessere per il semplice motivo che viviamo
vite vuote, completamente prive di significati autentici. Non
si può desiderare un’automobile, un profumo, un vestito, che la squadra
vinca la partita. Proprio non si può. Vuol dire volersi male.
Bisogna
imparare tutti, un passo alla volta ma con determinazione e
convinzione, a vivere con meno cose materiali, con meno desideri, con
meno “tutto” e anche con meno “certezze” (che non esistono, sono
un’invenzione dei nostri tempi. La Vita non dà certezze ed è
meravigliosa proprio per questo. Perché senza certezze ti stupisce tutti
i giorni).
Tutti questi “meno sono dei “più” alla Vita. Questa crisi, lo ripeto, è una straordinaria opportunità per uscire da quel tunnel in cui ci siamo ficcati (o ci hanno ficcato, ma la sostanza è la stessa).
Tutti questi “meno sono dei “più” alla Vita. Questa crisi, lo ripeto, è una straordinaria opportunità per uscire da quel tunnel in cui ci siamo ficcati (o ci hanno ficcato, ma la sostanza è la stessa).
Mi
è capitato di sentire l’intervista a un politico (non ricordo chi fosse
l’imbecille in questione) qualche mese addietro che durante una delle
periodiche campagne mediatiche di demonizzazione dei No-Tav li definiva
non solo terroristi (mi preme sottolineare che i terroristi non sono
coloro che difendono il territorio ma quelli che lo distruggono) ma
anche “contro il Paese” perché “non vogliono capire che la Tav è una straordinaria opportunità di rilancio economico”.
Ribadisco: brutto imbecille e imbecilli quelli che gli credono. E’
questa la “crisi”. Che qualcuno gli crede (e se lui lo dice è perché
qualcuno gli crede).
Insomma,
bisogna uscire da questa ipnosi di massa chiamata “crisi” (e dalla
speculare altra ipnosi chiamata “crescita economica”). Per farlo bisogna
aiutarci fra di noi, ricreare relazioni, guardarci negli occhi,
toccarci, tornare a vivere, a giocare, a scherzare, a mangiare, a
lavorare assieme, ad impegnarci in attività sensate, a disertare i
templi del consumo, e, se siamo stanchi, stressati, depressi, in
difficoltà (perché le difficoltà fanno parte del vivere) a rivolgersi
agli amici e non a medici e psicologi che tra l’altro stanno male quanto
noi perché il Sistema non guarda in faccia nessuno.
Bisogna
ritornare a fare attività fisica, a fare lavori fisici invece che
passare 10 ore al giorno tra computer e tivù per poi andare un’ora in
palestra. Bisogna riportare i bambini a camminare in un bosco che è il
più grande dei parchi giochi e non riempirlo di paure (è troppo caldo,
troppo freddo, troppo vento, troppa pioggia, troppi animali selvatici,
vespe e insetti). Sono le case, le strade, l’inquinamento, il cibo, i
nostri stili di vita ad ucciderci, non il bosco. Bisogna riportare i
bambini, e noi con loro, a guardare le stelle invece di metterli davanti
a un videogioco. Bisogna stare fuori il più possibile anche con il
“brutto tempo”, bisogna abbassare la temperatura dentro casa per
consumare meno, inquinare meno, spendere meno e rendere il nostro corpo e
la nostra mente più forti. Bisogna soprattutto reimparare a commuoverci
per i miracoli veri e non per un I-Phone o per uno schermo FULL-HD. I
miracoli veri sono lì ogni momento: il Sole ma anche la pioggia, il
caldo ma anche il freddo, la Luna e le stelle, il vento, l’acqua.
Bisogna bere ogni sorso di acqua con consapevolezza. Bisogna mangiare
con consapevolezza, senza ingozzarci, con calma, in silenzio,
assaporando veramente il cibo che mangiamo. Dobbiamo farlo noi perché
nessuno lo farà per noi. Tutte queste cose sembrano solo belle parole, teorie, utopie. Lo sono in effetti. Fino a che non le mettiamo in pratica.A quel punto diventano realtà e sostituiscono la realtà della “crisi” che stiamo vivendo oggi.
La
“crisi” a ben vedere è solo in questa grande ipnosi di massa che stiamo
vivendo, questa lobomotizzazione del cervello e dell’anima che stiamo
subendo senza batter ciglio, anzi, quasi con entusiasmo. La
“crisi” è che ci hanno messo la morte nella testa, nel cuore e
nell’anima. Ma non è una morte se non vogliamo che lo sia. Puo’ essere
solamente un lungo sonno. Non buttiamo via questa splendida opportunità, un vero dono, che ci è stato dato per riprendere in mano le nostre Vite.
Apriamo
gli occhi, smettiamola di lamentarci e prendiamoci la responsabilità di
cambiare in prima persona, e facciamolo, possibilmente, prendendo per
mano chi ci è accanto. Andrà a finire che ci terremo tutti per mano e ci
renderemo conto che non c’è nessuna “crisi” se non nella nostra testa.
Buona “crisi” (opportunità di cambiamento) a tutti.
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