martedì 8 settembre 2015

Gary Webb: eroe moderno

Riporto il discorso finale di Gary Webb, tratto dal film che racconta la sua storia, “Kill the messenger“, in italiano “Le regole del gioco“. Spero non me lo blocchino per violazione del copyright, anche perchè vi invito caldamente a vedere questo film che riproduce fedelmente la storia del giornalista investigativo venuto a conoscenza del traffico di droga messo in atto dalla CIA (sì, proprio da loro, mentre dall’altra parte mettevano in galera migliaia di giovani americani, per lo più neri) con la scusa (puerile, per non dire criminale) di “finanziare la guerra dei terroristi in Nicaragua.”
La scena che riporto riguarda la cerimonia di premiazione come miglior giornalista dell’anno.Gary Webb aveva vinto quel premio per la pubblicazione online del dossier “The dark Alliance” (l’alleanza oscura) in cui denunciava i legami fra il governo degli USA e i trafficanti di droga (che poi alla fine erano indistinguibili, gli uni dagli altri). La scena inizia con la sua immaginazione: una apoteosi, tutti i colleghi e gli amici che si complimentano con lui… ma la realtà è ben diversa: ormai relegato in una sede di provincia, messo in condizione di abbandonare il giornalismo dai suoi stessi datori di lavoro, alla fine consegna le sue dimissioni ed esce da una sala fredda e distante.
Perchè? Ma perchè nessuno voleva sentirsi dire quello che lui aveva raccontato. Era troppo. Il mio governo alleato coi peggiori trafficanti? Peggio, il mio governo è il peggiore dei trafficanti? Non lo si può sentire. Ma lui non la pensava così. Lui pensava che il suo mestiere, il mestiere di ogni giornalista, fosse quello di raccontare la verità. Ma così non pensavano i suoi editori. Come raccontato dall’avvocato Paolo Franceschetti, nella sua breve esperienza di giornalista si era reso conto che lo scopo dei giornali non è quello di diffondere la verità, ma di nasconderla.
verita
Ogni giorno noi ci troviamo di fronte a scelte, grandi e piccole, che ci pongono di fronte ad un bivio:fare ciò che è giusto, anche quando questo costa fatica, sacrifici, rinuncia a certe comodità, o scegliere la via più comoda? A volte tali scelte sono esistenziali, a volte semplicemente scorciatoie. Ma dipendono sempre da noi E se non siamo capaci di perseguire sempre il bene, ad ogni costo, anche nelle piccole scelte, come quando scegliamo ad esempio di acquistare beni da multinazionali che sfuttano i lavoratori, solo perchè costano meno, beh, allora non lamentiamoci: saremmo falsi. Troppo facile prendersela col politico di turno. Cominciamo con le nostre scelte, nel nostro piccolo, ogni giorno.
Anche se l’unica (si fa per dire) soddisfazione fosse quella di sentirsi dire da qualcuno (dal figlio in quest caso): “Papà, sono orgoglioso di te“. Perchè non abbiamo altre vite. Questa è l’unica e dobbiamo impiegarla al meglio.

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