La
sera del 25 Gennaio 2019, poco prima di mezzanotte, è andata in onda la
prima puntata di Povera Patria. Una data che rimarrà uno spartiacque
nella storia della tv pubblica italiana. In questi ultimi anni abbiamo
visto nascere e morire decine di talk-show. Nonostante i nomi dei
programmi e dei conduttori cambiassero, si è sempre avuta la sensazione
di guardare lo stesso, identico show. A parte rare eccezioni,
solitamente soppressi (come La Gabbia), il talk-show base italiano ha
sempre offerto la medesima solfa. Quale? Conduttore adepto del pensiero
unico globalista, servizi orientati in tal senso, ospiti non allineati
messi in minoranza e ricoperti di fango, ospiti allineati accolti con
riverenza. Una schifezza alla quale ci hanno abituati, spacciata ogni
volta per civile ed illuminata disamina dei fatti. L’abisso di servilismo e conformismo è stato raggiunto da La7, un canale divenuto inguardabile per chiunque coltivi il dubbio. E la Rai? Non è stata da meno.
Agorà, #cartabianca, Porta a Porta, Mezz’ora in più, Che Tempo che Fa…
una sfilza di salotti permeati dalla stessa visione di mondo dipinta
come imprescindibile. Covi di serpi pronte ad avventarsi sulle voci dissonanti, con domande tese esclusivamente ad affibbiare etichette e suscitare paure irrazionali nello spettatore. Carlo Freccero ha voluto rompere questa vergognosa tradizione.
La sua Rai2 ha cominciato a prendere forma. Dapprima con un Tg che non
fosse un pamphlet del Nazareno, poi con il talk Povera Patria. […]
La
conduttrice non trasuda la bile che rende le Gruber e i Fazio
insopportabili. O la supponenza che trasforma i Formigli e i Floris in
ridicoli inquisitori.
O l’ostilità di chi difende uno schieramento politico/ideologico a
prescindere dai fatti che si ritrova in molti conduttori,
dall’Annunziata fino alla Berlinguer e via dicendo. Il confronto è tutto
sommato pacato. Ognuno riesce a dire la sua e l’intervista finale, pur
non condividendone personalmente i contenuti, è piacevole. Ma la svolta
più eclatante sta nei temi trattati. Qui accade qualcosa di inaspettato.
Viene lanciato un servizio che, tramite una semplice infografica, tocca
l’argomento tabù per eccellenza: la natura del Debito Pubblico. Il
quale viene mostrato non come divina spada di Damocle, non come colpa
blasfema degli italiani, bensì come l’effetto di precise scelte
politiche ed economiche. Viene citato il nefasto
divorzio tra Banca d’Italia e Tesoro avvenuto nel 1981, ad opera di
Andreatta e Ciampi. Ovvero l’inizio della perdita della sovranità
monetaria e del controllo sul debito pubblico stesso. Una
scelta suicida di cui paghiamo le conseguenze tutt’oggi. Apriti cielo!
La reazione alla messa in onda di tale servizio è l’esplosione di rabbia
incontenibile da parte dei pasdaran neoliberisti. Due minuti di
disegnini animati fanno impazzire la “sinistra” finanziaria, gli
europeisti anti-italiani e la claque lobotomizzata a seguito. Come si
osa parlare in questi termini del debito pubblico? I social sono presi
d’assalto dalle mute di cani sguinzagliate per sbranare il dissenso. I
giornaloni si apprestano ad urlare alla “fake news”. Immancabili
arrivano le invocazioni alla lotta ai mulini a vento del totalitarismo
sovranista. Trombettieri e giullari di corte, orfani del loro castello,
strepitano in coro. Un sempre più imbarazzante Marattin (“signore con la
barba che blatera” come l’ha giustamente apostrofato Mohamed Konare) fa
una disamina del video appigliandosi a tutti i luoghi comuni
dell’anti-sovranismo. La testa dell’eretico Freccero viene chiesta su un
piatto d’argento. Ma cosa è avvenuto? Molto semplice: si è abbandonato
il racconto fallace sul debito pubblico ripetuto come un mantra negli
ultimi anni. La filastrocca la conosciamo tutti: lo Stato Italiano è
come una famiglia che si è indebitata sperperando denaro ma è stata
salvata da Sant’Europa da Bruxelles. Un’ignobile menzogna che usa la
metafora (fuorviante) della famiglia senza soldi per colpire allo
stomaco un intero popolo. E convincerlo di meritare politiche di
austerity, privatizzazioni, cessioni di sovranità, tagli indiscriminati e
un lento impoverimento. Una sorta di giusta punizione per una gestione
dissennata dei propri denari, a differenza dei “virtuosi” vicini
tedeschi e francesi. Insomma: la bugia regina, dalla quale si dipana
tutto il resto del racconto europeista. Povera Patria, in pratica, ha
tolto il velo di Maya sulla vera natura del debito pubblico. E lo ha
fatto senza neppure andare in profondità, dato che l’infografica fa un
sunto a grandissime linee di quello che successe nel 1981. Se nelle
prossime puntate l’argomento verrà approfondito ulteriormente, questa
sarà la bomba atomica televisiva del 2019 (e non solo).
E non finisce qui. Perché nella seconda metà della puntata viene lanciato un servizio sulla mafia nigeriana.
Un altro tabù dei nostri giorni. Un pericolo in costante espansione,
alimentato proprio dall’immigrazione scriteriata che ha contraddistinto
gli anni passati. Un cancro che si sta espandendo in zone dove già
operano le mafie nostrane. Riuscendo a prendere il controllo di interi
paesi con una violenza inaudita. Soprattutto, un argomento spesso celato all’opinione pubblica
per gli interessi economici legati al business dell’accoglienza, oltre a
misere prese di posizione ideologiche. Non si tratta di un argomento
del tutto sconosciuto, tuttavia finalmente lo si pone come problema
reale, serio, impellente. Lo si mette sul tavolo del confronto, finora
riempito di patetismo e propaganda immigrazionista da quattro soldi.
Tutto questo avviene in simbiosi con l’approfondimento sul Franco CFA
andato in onda proprio su Rai2, in Night Tabloid. Mafia nigeriana e
assenza di sovranità monetaria delle ex (ex?) colonie francesi. Due temi
dirompenti che cestinano il semplicistico e bambinesco “scappano dalle
guerre”, con cui una certa parte politica liquida il problema
dell’immigrazione di massa. A Carlo Freccero non posso dunque che fare i
miei complimenti. Nel giro di una manciata di giorni, la sua Rai2 ha
girato la testa degli italiani verso un’altra prospettiva. E lo ha fatto
con metodica convinzione, incurante delle reazioni dei nemici del
pluralismo in tv. Anzi, proprio le urla scomposte di certi personaggi e di certi ambienti sono la miglior prova della bontà del progetto Povera Patria.
Gli attacchi saranno sempre più duri. Il fango arriverà a secchiate.
L’idea che qualcuno inizi a narrare la realtà in modo dissimile dal
passato fa imbestialire chi, proprio da quella narrazione, ha tratto
maggior giovamento. Confido nella tenacia di Freccero e nel rinnovato
interesse del pubblico. Se il direttore di Rai2 saprà resistere e tenere
la barra dritta, il suo lavoro getterà le fondamenta di una nuova tv.
Ho soffiato via la polvere dal tasto numero 2 sul telecomando. Cosa che
ritenevo francamente impossibile. E invece ora mi ritrovo a canticchiare
sottovoce: Sì che cambierà, vedrai che cambierà…
Matteo Brandi+
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