di Geraldina Colotti fonte https://www.lantidiplomatico.it
La piazza è gremita di giovani, venuti ad ascoltare Aristobulo Isturiz, ministro venezuelano dell'Educazione. Con lui, ci sono la vicepresidente dell'Assemblea Nazionale Costituente, Tania Diaz e altri dirigenti del PSUV. Siamo a Caracas, nei giorni del sabotaggio elettrico che ha lasciato il paese al buio. Aristobulo è capace di orientare e alfabetizzare, indicando sempre il punto d'azione: non per niente lo chiamano “el profe”, il prof. Al termine del comizio, andiamo a visitare l'Unità educativa Simon Bolivar. Le classi sono sospese anche perché il trasporto non è stato ancora ripristinato, ma la scuola funziona come mensa. Le cuoche, che fanno parte del movimento Cocineras y Cocineros de la Patria- Frente Fernanda Bolaños hanno fatto i salti mortali per arrivare, ma hanno tenuto aperto per i bambini dalle 12 alle 14.
“Nel paese – ci spiega il ministro – abbiamo 22.800 scuole provviste di mense, ovviamente gratuite, e un movimento di Cuoche della Patria composto da 78.000 persone”. Erika posa lo strofinaccio e si avvicina: “Qui – dice – diamo da mangiare a circa 200 bambini, lavoriamo in sinergia con tutta la comunità, con le altre organizzazioni popolari, anche questo è un luogo in cui costruiamo coscienza collettiva. Aprire la mensa nonostante questo atto terrorista che abbiamo subito è una dimostrazione di resistenza. Qui nessuno si arrende”.
Il
Prof scherza con i bambini, tutti vogliono farsi una foto, poi lo
accompagnamo al ministero dell'Educazione, dove si svolge questa
intervista.
Nei
paesi dell'Unione Europea è in corso da anni una tendenza a
privatizzare e a subordinare i sistemi educativi agli interessi del
grande capitale. Come funziona nella rivoluzione bolivariana?
Il
ruolo della rivoluzione è quello di costruire una società basata su
valori alternativi a quelli del capitalismo: giustizia, solidarietà,
amore per il prossimo. Nella scuola non basta parlare di uguaglianza e
di pari opportunità, bisogna costruire le condizioni affinché vi sia
giustizia: un bambino malnutrito o privato dell'affetto in un'età
cruciale come quella che va da zero a sei anni, presenterà dei problemi a
scuola e non avrà un buon rendimento.Se la famiglia non ha i soldi per
comprare i libri o i quaderni, il bambino non andrà bene a scuola.
Durante la Quarta Repubblica, bisognava pagare una tassa d'iscrizione. I
genitori dovevano fare un versamento in banca e portare un tagliando a
comprova. Questo escludeva i più poveri che non mandavano i figli a
scuola. Chavez ha messo fine alla pratica dei tagliandi. L'istruzione
gratuita ora copre anche gli studi di dottorato e quelli all'estero. Lo
Stato fornisce i libri, lo zaino, la divisa per la scuola e quella per
le attività sportive, il portatile, e ora stiamo dando anche le scarpe.
Ai maestri e ai professori viene consegnato un computer con un programma
di aggiornamento incorporato perché la loro formazione sia continua. In
ogni scuola ora c'è una biblioteca. Prima della rivoluzione ho visitato
molto le carceri, vi andavo ogni fine settimana perché facevo parte
della Commissione per gli Affari Penitenziari. C'era molta ingiustizia,
molti innocenti. Chiedevo al giudice o alla guardia: perché questi
giovani si trovano qui? Si trattava, infatti, soprattutto di giovani. Mi
rispondevano: perché hanno rubato, fatto rapine, ucciso... Io
ribattevo: no, stanno qui perché non hanno avuto una buona educazione
primaria e una corretta educazione affettiva. Le loro mamme, infatti,
erano povere, dovevano lavorare per mantenerli e non avevano tempo per
curarne l'educazione. Per questo ora nelle scuole pubbliche ci occupiamo
di tutti questi aspetti, soprattutto dal prescolare alla materna, e
facendo attenzione alla situazione della famiglia al momento della
nascita. Per creare condizioni di giustizia, da noi tutti i servizi sono
sussidiati: luce, trasporti, gas, la borsa di alimentazione (Clap), che
sul mercato varrebbe più di venti dollari, viene venduta alle famiglie a
100 bolivar. Noi crediamo in uno stato di diritto ma anche di
giustizia, senza la quale il diritto non può essere effettivo. Il
concetto di uguaglianza senza giustizia risulta penalizzante per chi non
ha le stesse condizioni di partenza.
Come si articola tutto questo in uno Stato che ha ancora una struttura capitalista?
Ti
spiego il ragionamento di fondo, che sta alla base della nostra
costituzione. Durante la Quarta Repubblica vigeva la democrazia
rappresentativa, intesa fondamentalmente in termini politici. Ma la
democrazia non è solo politica, ha anche un contenuto sociale, disse
Chavez portandoci a riflettere in altri termini sul concetto di
sovranità e di democrazia per come lo vedi formalizzato nella
Costituzione bolivariana. Democrazia significa accesso ai diritti
fondamentali della persona, intesa come essere sociale: casa, lavoro,
salute, cultura. Una democrazia che Chavez definì partecipativa e
protagonista, multietnica, pluriculturale e femminista. Un concetto che
si contrappone a quello della democrazia rappresentativa perché al
carattere rappresentativo noi aggiungiamo la partecipazione e il
protagonismo del popolo. Durante il dibattito per l'Assemblea Nazionale
Costituente discutemmo molto se aggiungere il concetto di
“protagonista”, che ad alcuni sembrava ridondante. Invece no: perché si
può partecipare come spettatore, per esempio in un campo di calcio, e
non come attore, come giocatore. Per questo, c'è un articolo, il 5,
relativo alla sovranità, che lo definisce molto bene. Nella costituzione
precedente, quella del '61, si diceva: la sovranità risiede nel popolo,
che la esercita mediante suffragio attraverso gli organi del potere
pubblico. In concreto, si andava a votare, si esercitava la sovranità
mediante il voto, poi la si metteva in cantina per tirarla fuori, tutta
impolverata e piena di ragnatele, cinque anni dopo, e così di seguito.
Ora invece la esercitiamo costantemente, ce la portiamo dietro e
possiamo tirarla fuori quando ci serve. Non la esercitiamo solo mediante
il suffragio per poi ipotecarla nelle mani del potere pubblico e dei
suoi rappresentanti: un senatore, un governatore, un presidente
eletto... Con l'articolo 5 si stabilisce invece che la sovranità risiede
nel popolo e che non è trasferibile e che il popolo la esercita in
maniera diretta in base ai meccanismi stabiliti dalla costituzione e in
maniera indiretta attraverso il suffragio. Tutti gli organi del potere
pubblico nascono dall'esercizio di sovranità. Nei meccanismi stabiliti
dalla costituzione, per l'esercizio diretto vi sono due concetti chiave:
l'intrasferibilità e l'esercizio diretto della sovranità. Vari articoli
definiscono l'esercizio diretto, io di solito ne cito tre. Uno dei più
importanti è l'articolo 62. Indica il protagonismo che ogni cittadino e
cittadina ha il dovere e il diritto di partecipare alla cosa pubblica,
in maniera diretta e indiretta. In maniera diretta nel senso che tutti
possono elaborare politiche pubbliche e seguirle, e possono averne il
controllo. Questi tre elementi, elaborazione, esecuzione, controllo,
sono quelli che definiscono il carattere protagonista della
partecipazione. In molti allora, hanno detto: ma così stiamo scrivendo
un poema... Allora abbiamo aggiunto un paragrafo che recita: lo stato e
la società sono obbligati ad appoggiare il popolo perché sia in grado di
esercitare questo diritto. Per questo possiamo investire nella
formazione e nella realizzazione del popolo protagonista. Nell'articolo
70, relativo alla partecipazione e al protagonismo, si stabiliscono
tutti i meccanismi che li rendono possibili: dall'assemblea delle
cittadine e dei cittadini fino al referendum consultivo, abrogativo o
revocativo, che abbiamo avuto modo di esercitare in questi vent'anni. Il
nostro è uno dei pochi paesi in cui si è svolto un referendum
revocativo – che il popolo può richiedere raccogliendo un certo numero
di firme tra gli aventi diritto al voto - contro il presidente della
Repubblica, Hugo Chavez, e che poi si è trasformato in un referendum
ratificativo perché Chavez ha vinto. C'è anche l'articolo 184,
l'articolo del trasferimento di competenze e funzioni al popolo
organizzato, al potere popolare, che può usarle e esercitarle nel suo
spazio di comunità. Al vertice delle Americhe che si tenne in Quebec nel
2001, vi su un gran dibattito tra chi intendeva imporre la democrazia
rappresentativa come universale e noi che invece portavamo l'idea della
democrazia partecipativa. Chavez allora, si ritrovò solo, ma per noi il
concetto di Stato di diritto e di giustizia è rimasto un principio
inalienabile. Riguardo l'educazione, il tema della giustizia ha a che
vedere con l'identità. Nella Quarta Repubblica, c'erano quasi 7 milioni
di persone che non avevano carta d'identità, non esistevano dal punto di
vista civile, e non votavano. Per questo, abbiamo creato la Mision
Robinson, che ho presieduto e che ci ha consentito di dichiararci in due
anni territorio libero dall'analfabetismo, come ha riconosciuto
l'UNESCO.L'opposizione dice che così si è abbassata la qualità educativa. E' vero?
E
perché diffondere il sapere a livello di massa dev'essere una truffa?
Si può farlo mantenendo alta la qualità. Questo è un ritornello che
l'opposizione ripete fin dall'inizio. Ho dovuto recarmi due volte
all'UNESCO a difendere il metodo e la qualità educativa delle Misiones,
sia dopo l'istituzione della Mision Robinson che dopo la Mision Ribas.
Ho detto: il mio paese produce ferro da oltre 100 anni, eppure siamo
arrivati al secolo 21 senza avere una struttura produttiva autonoma,
perché ci hanno imposto un modello educativo che ci ha costruito come
paese dipendente, non come un paese libero che maneggia le proprie
risorse. Ci hanno educato a essere un paese venditore di materia prima a
basso costo e compratore di cibo spazzatura a caro prezzo. Vendiamo una
certa quantità di ferro e ci corrispondono una certa quantità di
dollari. La tonnellata di ferro quando viene trasformata, ce la
rivendono trenta volte quel prezzo. Per gli economisti, questo avviene
per il deterioramento dei termini di scambio. Sono un maestro e non un
economista, però a me sembra un volgare sfruttamento. Non c'è qualità
senza coerenza. Se io insegno in una scuola per motoristi e ho la
ventola dell'aria condizionata che non funziona, se insegno in un
laboratorio di falegnameria e non so riparare la sedia nell'aula, meglio
chiudere baracca, perché la prima cosa da insegnare ai ragazzi è che
s'impara facendo. Veniamo da una cultura della rendita contro la quale
stiamo lottando opponendole una educazione liberatrice e emancipatrice
nella quale si può imparare facendo. Per questo, qualunque sia la
materia, qualunque sia il soggetto della tesi universitaria, chiediamo
che venga accompagnato da un progetto produttivo, che dimostri il tuo
progetto di vita nella comunità per realizzare il cambiamento per cui
stiamo lottando. In questa ottica, le Misiones hanno ora la loro fase
produttiva (Robinson Produttiva, eccetera). Nella sua visione elitaria,
l'opposizione crede che pensare a come trasformare la società mediante
il proprio sapere sia avvilente nei confronti della qualità accademica.
Invece il fare dev'essere una componente dell'essere, inteso come essere
sociale. Nell'educazione tradizionale, capitalista, si insegna che la
componente principale dell'essere sia l'avere, il possedere: dimmi
quanto possiedi e ti dirò chi sei, questo è il concetto. Ci hanno
inculcato l'individualismo, la logica del si salvi chi può, hanno
esacerbato l'io laddove la rivoluzione dice “noi”. L'uomo e la donna da
soli non valgono niente, valgono in comunità. Ci hanno inculcato la
competizione sfrenata, l'invidia, la trappola, l'intrigo, la slealtà e
così hanno costruito una società del tutti contro tutti, una società
feroce in cui se devi vendere la mamma per il profitto, lo fai. Noi
diciamo che se un compagno cade, è più importante tornare a soccorrerlo
che vincere la gara. E se per questo dobbiamo andare più lenti, lo
facciamo: arrivare tutti, è molto più importante che arrivare primi.
Perché le università sono spesso il luogo in cui si organizzano le proteste violente dell'opposizione?
Come si può affrontare una guerra economica, finanziaria, diplomatica mediatica dormendo con il nemico in casa?
Assumendo
il conflitto come dimensione quotidiana, permanente, consapevoli della
portata dello scontro e sapendo che possiamo farcela. Questo sabotaggio
elettrico, che ha colpito i bisogni primari della popolazione, indica la
dimensione dell'attacco a livello globale. L'imperialismo non vuole
permettere l'esistenza di un modello alternativo. Il nostro modello
stava avanzando molto in fretta. Siamo stati l'unico paese a raggiungere
nella metà del tempo le Mete del Millennio, ricevendone ampi
riconoscimenti. Ci eravamo convertiti in un riferimento, siamo riusciti a
far cambiare i rapporti di forza in America Latina, negli stessi
organismi internazionali. Dopo la vittoria di Chavez, sono arrivate
quelle di altri presidenti che assomigliavano finalmente ai loro popoli,
e si è cominciato a pensare che questo fosse possibile realizzarlo
anche altrove: in Brasile, in Argentina.... In Uruguay il Frente Amplio,
che ci provava da tanti anni, è andato al governo. In Nicaragua sono
tornati a vincere i sandinisti, in Paraguay ha vinto Fernando Lugo, in
Honduras c'è stato Zelaya... Dovevano fermarci, e sono riusciti a
frenarci, ma non a vincere. I gringos sanno che l'unica maniera di farla
finita con il capitalismo è dimostrare che un altro modello è
possibile, sanno di essere condannati alla sconfitta. La guerra in corso
contro di noi esprime una contraddizione antagonista tra due modelli
diversi di sviluppo e di società. C'è una parte del paese che lo intende
completamente e che resiste, e un'altra parte che vi si oppone, perché
vede la realtà secondo le lenti del capitalismo. La battaglia per
l'educazione, per l'educazione dei docenti ai nuovi valori, è
fondamentale. A coloro che chiedevano a Simon Rodriguez come si dovesse
fare per costruire una repubblica una volta liberatosi del colonialismo,
egli rispondeva: costruendo nuovi repubblicani. La prima cosa che un
maestro deve avere in testa è il modello di repubblica che intende
costruire. Ovviamente questo ha a che vedere con il marxismo, che
insegna a costruire rapporti di forza vincenti per le classi popolari.
Per una nuova società ci vogliono buoni maestri, e il maestro deve avere
coscienza di classe.
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