La Suprema ha dato ancora una volta ragione ai sindacati degli statali: il blocco degli aumenti è “illegittimo”, incostituzionale. Non solo: la sentenza apre a 3 milioni di statali che potranno avviare vertenze (con scioper, naturalmente) per strappare di più. Ciò costerà a noi contribuenti almeno altri 2 miliardi di euro, che pagheremo perché gli statali avranno l’aumento.
Pagano cioè i lavoratori del privato, i pensionati del privato, gli autonomi – categoria che non solo non hanno visto “aumenti” dal 2008, ma che in centinaia di migliaia hanno perso il posto (gli statali ce l’hanno sicuro) e spesso hanno accettato decurtazioni degli stipendi altrimenti l’azienda datrice di lavoro chiudeva; hanno accettato “contratti di solidarietà”.
Gli statali non conoscono nessuna “solidarietà” con i cittadini che devono tirare ancor più la cinghia per pagare i loro aumenti, in piena recessione economica e calo del gettito. I loro stipendi sono già del 20% superiori a quelli dei privati dello stesso livello,ma vogliono di più. Perché – dicono gli spudorati – loro “hanno vinto o’concuorso”, mentre i privati no. Per loro la crisi non deve esistere.
Vi pare che ciò rispetti il principio della “uguaglianza fra cittadini”? Chiedetelo alla Suprema i cui membri si beccano 450 mila euro, e ora avranno gli aumenti anche loro…Non ci sarà un lievissimo conflitto d’interessi? Beh, non chiedetelo nemmeno.
Ma c’è di peggio: come ha notato Stefano Lepri su Il Tempo, per Costituzione deve essere il parlamento a decidere la spesa pubblica. La Corte suprema ha dunque espropriato il parlamento, decidendo lei chi ha l’aumento e chi no, e quanto lo stato deve spendere per far star bene gli statali. Inoltre, ha strappato al governo il potere di governare gli emolumenti dei suoi dipendenti. E’ un datore di lavoro prigioniero e schiavo dei suoi stipendiati
Che fare, quando la corte costituzionale calpesta la legge? Non si può definirlo un golpe? Ma no.
La Suprema spadroneggia. Legalmente, ovvio: è essa la “legalità” incarnata e stipendiata.
Questa sentenza è solo l’ennesima del genere: ricordiamo quella con cui ha protetto le paghe dei magistrati (minimo 7 mila euro mensili) – ed anche le sue principesche, quindi – perché una riduzione intaccherebbe “l’autonomia della magistratura”. La famosa, celebre autonomia della magistratura divisa in partiti e correnti.
Ancora una volta si rivela il vero punto della politica, quello taciuto di più. Che l’Italia è nelle mani della famelica oligarchia parassitaria pubblica, tassatrice e incompetente, per di più ostacolatrice della libertà di chi imprende (lo sospetta di evasione, lo deve controllare e legare con mille leggine poliziesche…) che “governa” il paese interpretando le leggi come le fa’ comodo, a suo esclusivo vantaggio. E contro di noi contribuenti, disoccupati, minimi Inps, partite Iva…
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
RispondiElimina