di SIMONE GARILLI (ARS Lombardia) Fonte http://www.appelloalpopolo.it/
Ogni anno una simpatica organizzazione non governativa, Reporters Sans Frontieres, si diverte a pitturare di arancione, rosso e nero i Paesi scomodi all’imperialismo a stelle e strisce. Ecco allora che gli Stati Uniti, nei quali è quasi impossibile distinguere dove inizino le lobby e dove il giornalismo, si tingono di giallo (che significa “libertà di stampa soddisfacente”) mentre la Russia è naturalmente tutta rossa (situazione difficile), la Cina addirittura nero petrolio (situazione molto grave), il Sud America quasi tutto arancione (situazione problematica) e il virtuoso blocco Nato europeo va dal giallo al bianco (situazione ideale), ma con alcune interessanti eccezioni, tutte concentrate nell’instabile Sud Europa, strategico per posizione geopolitica, essendo il crocevia tra Nord Africa, Medioriente e continente asiatico.
L’Italia, in quanto maggiore economia sudeuropea, è tinta di arancione, “problematica”, e si situa in classifica dopo Paesi africani in preda a dittature, instabilità estrema e guerre civili. Ora, a nessuno viene in mente di difendere l’informazione italiana, nel complesso scandalosa. La questione è: quale informazione di uno Stato a capitalismo avanzato può considerarsi libera e soddisfacente? E quindi: quali sono i parametri secondo i quali l’Italia segue in classifica Paesi impresentabili secondo la stessa retorica atlantista? Paesi cosiddetti incivili perché non (ancora) rigidamente capitalistici?
In un articolo del blog online Il Post si spiega abbastanza bene come a stilare la classifica siano arbitri per nulla terzi. In pratica, semplificando all’osso, a decidere il colore dell’Italia sono i tanti livorosi “travaglini” che considerano “merda” il proprio Paese e lo vincolerebbero tranquillamente come e più di ora alle potenze estere, considerate acriticamente virtuose e moralmente superiori.
A farsi vettori di questa propaganda imperialista sono sempre le Organizzazioni non governative (ONG), che si fregiano volentieri di essere “senza frontiere”, strizzando l’occhio all’ideologia dominante che vuole i confini nazionali come aberrazioni comunitariste, anti-moderne e fasciste. “Senza frontiere” vorrebbe dire “terze”, “imparziali”, secondo gli ingenuotti che ogni anno prendono come oro colato questa presa in giro. Si distingue come al solito per idiozia conformistica il Fatto Quotidiano.
Una politica sovranista dovrà per forza tener conto di queste infide ONG. Bisognerà emarginarle politicamente e culturalmente, come retaggi di un passato globalista e anti-costituzionale.
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