di Sergio Di Cori Modigliani
Mentre in Italia l'attuale classe dirigente politica va appresso alle margherite, interrogandosi l'un l'altro sulla modalità migliore di innaffiare i gerani d'estate, il pianeta Terra prosegue nella sua rivoluzione intorno al Sole, e alcuni capi di Stato si incontrano per discutere le modalità di gestione del nuovo assetto potenziale dell'ordine mondiale, affrontando l'esistenza della globalizzazione nell'unica maniera corretta in cui va affrontata: partecipandovi e gettando sul tavolo le proprie idee, alcuna delle quali originale.
Non è così per gli italiani, sempre più regrediti, e addirittura ipnotizzati all'idea che il centro del mondo economico, finanziario, politico, sia la città di Firenze, detronizzata da questo ruolo che in realtà ebbe per davvero e in maniera determinante -ed è storicamente indiscutibile- ma che in verità ha perso da almeno 400 anni.
Il contributo reale che il bimbo fiorentino sta dando alla partecipazione attiva della nostra nazione (qui intesa come Stato) alla realtà della globalizzazione planetaria consiste in una frase, tipo quelle dei Baci Perugina "dobbiamo investire energie per rendere bella la globalizzazione".
Il fatto è che quando si parla di guerra, di missili, di finanza, di investimenti economici, di disoccupazione, di crisi economica, questa logica animata da annotazioni estetiche, davvero conta poco.
Per non dire, tragicamente, un bel nulla.
A Fortaleza e a Brasilia, in questo momento, si stanno incontrando da una parte brasiliani, cinesi, indiani, russi, sudafricani, e dall'altra, a qualche centinaio di chilometri di distanza, argentini, messicani, uruguaiani, ecuadoregni, cileni, paraguayani, venezuelani: BRICS e MERCOSUR. Si parlano in video-conferenza e hanno già predisposto alcune strategie fondamentali per il pianeta, da cui noi italiani siamo stati tagliati fuori, direi per incompetenza, per mitomania, per negligenza, per mancanza di quella cultura dell'informazione internazionale assolutamente necessaria, oggi, per essere al passo con i tempi.
Sette anni fa, la riunione di quei paesi era molto diversa: tutti aspiranti a qualcosa, alla ricerca di un ruolo protagonista che non avevano.
Oggi, Luglio 2014, la situazione è completamente cambiata.
La Cina annuncia un aumento del proprio pil per un +7,5%.
Il Brasile- giustamente e comprensibilmente festeggiato dagli altri- sostituisce l'Italia avendone preso il posto nel ranking mondiale, ed è la prima nazione americana, dopo gli Usa, a entrare tra i primi otto, con l'India e la Russia in grande spolvero che raggiungeranno il Brasile entro il 31 dicembre 2014; facendo sprofondare ancora di più il nostro Paese, completamente immobile, mentre il resto del mondo si dà da fare per migliorare, cambiare, evolvere, posizionarsi.
A gennaio del 2015, l'Italia uscirà addirittura dalla lista delle prime dieci nazioni.
Prima di noi l'India, il Brasile e in Europa, la Russia, la Germania, la Gran Bretagna, la Francia.
Proseguendo con questo megatrend, nel 2020 probabilmente verremo superati anche da Spagna e Svezia.
Certo a noi non ce lo dicono, dato che in Italia è stato legittimato il principio per cui 1+1=3 e gli italiani si cullano in una illusione perenne di contare qualcosa, di farsi valere, usando (a turno) espressioni del tipo "dobbiamo andare a battere i pugni a Berlino" che non spaventa più nessuno (andava fatto nel 2001, ma allora il Paese, entusiasta, votò in massa per Berlusconi e Tremonti, e la sinistra lanciò il proprio grande intellettuale Enrico Letta che pubblicò per la Rizzoli "Morire per l'euro", quindi arrangiatevi e andate a prendervela con loro, cioè i veri responsabili).
E' necessario rimboccarsi le maniche, abbassare le orecchie e, con la coda tra le gambe e un rinnovato ottimismo, fare i conti con la realtà nuda e cruda e muoversi in una prospettiva davvero globale e nient'affatto provinciale per costruire un'alternativa possibile, auspicabile, potenzialmente alla nostra portata.
Ma è necessario uscire fuori dalla retorica quotidiana e promuovere il realismo pragmatico.
Che cosa stanno decidendo, laggiù, quei signori di cui la cupola mediatica non parla e non ci racconta un bel nulla?
1). Hanno preso atto che il Fondo Monetario Internazionale è una consorteria truffaldina e quindi hanno deciso di fare concorrenza sfacciata. E non si tratta di proclami, ricatti, o impudenza da nuovi ricchi. Sono talmente pragmatici, veloci, efficienti ed efficaci, che hanno preso una decisione ieri al pomeriggio, l'hanno comunicata al mondo e varata questa mattina. E' già operativa. La Cina, la Russia, il Brasile, l'India, il Sudafrica, con l'appoggio esterno di Argentina, Uruguay, Cile, Ecuador, Venezuela, Paraguay, Perù, alla quale si è aggiunta anche l'Indonesia e sembra ci stia per entrare anche il Pakistan, hanno costituito una banca centrale che funge da creditore e garante in ultima istanza per tutti coloro che ne sono membri. In pratica, un doppione del Fondo Monetario Internazionale, senza la preponderante presenza di statunitensi, tedeschi, giapponesi, inglesi, francesi, e italiani, i quali con la loro strapotente finanza unificata sono in grado di colonizzare il resto del mondo con due telefonate al cellulare, mentre guardano alla tivvù l'ultimo episodio di Peppa Pig. Sede centrale e quartier generale: Shanghai. La CIna accetta la responsabilità del proprio ruolo di leader e quindi ha già annunciato che mette a disposizione una quota maggiore (intorno ai 600 miliardi di euro) per aiutare le altre nazioni a fare investimenti nei propri paesi e produrre lavoro e occupazione. Come sono buoni, i cinesi! In cambio, hanno chiesto -e ottenuto- soltanto una cosetta: mandare in pensione il dollaro, l'euro e la sterlina inglese, in una botta sola. Poichè i prestiti partono tutti da Shanghai, i bonifici verranno effettuati in yuan. Poi, se uno vuole se li cambia e ci paga sopra le commissioni. Altrimenti li usa con gli altri paesi membri che li accettano.
Tutto ciò per spiegare che una parte del mondo si è stufata e ha dichiarato guerra agli imperi di una volta, i quali rispondono secondo le modalità consuete: la guerra tradizionale, vedi Ucraina, Iraq, Syria, Lybia, Israele, Gaza, Nigeria. Il resto sono chiacchiere.
2).Valdimir Putin ha annunciato il varo della EEU (Eurasian Economic Union, che per il momento coinvolge Russia, Bielorussia, Kazakhistan e Azerbaijian) la quale ha deciso di legarsi al Mercosur (sarebbe il mercato economico di tutte le nazioni del continente sudamericano) fondendosi in una specie di joint venture. Putin è andato a occupare lo spaventoso vuoto di potere politico globale lasciato dall'Europa boccheggiante e ha chiuso un accordo d'oro addirittura con un intero continente. Tradotto vuol dire che se domani la BMW, la Renault o la Fiat vogliono vendere due auto in più ai ricchi brasiliani, argentini, uruguaiani, cileni (complessivamente un mercato di potenziali acquirenti intorno alle 20 milioni di unità all'anno) dovranno andare da Putin a elemosinare una raccomandazione, un appoggio, un aiutino.
3). Tutte le nazioni che ho nominato sopra intendono essere solidali -in tutti i sensi- con la Repubblica Argentina per quanto riguarda il problema legato al suo debito, dato che (così si sono espressi in un comunicato congiunto firmato anche da cinesi e russi, due nazioni che all'Onu davvero contano) "sembra chiaro che da parte di questo fondo avvoltoio d'investimento ci sia la volontà di usare un dispositivo legale per mandare tecnicamente in default l'Argentina, rifiutandosi di accettare il pagamento, per usarla come arma politica di destabilizzazione dell'intera zona". E perchè tutto ciò? Semplice. Putin ha annunciato: ciò di cui stiamo parlando in questi giorni in Brasile non è che il primo passo verso quello successivo, ormai necessario e inderogabile: la presa d'atto che è arrivato il momento di affrontare il più importante e grosso problema nella governance planetaria, la riforma totale del Fondo Monetario Internazionale, perchè così come è oggi, non funziona, e produce soltanto confusione, speculazione, miseria e disoccupazione.
Ecco ciò che sta accadendo in giro per il mondo.
Qui di seguito un breve estratto di un articolo esaustivo comparso sul più importante quotidiano di Buenos Aires, la naciòn, con il link di riferimento. Più sotto, in inglese, invece, il resoconto informativo pubblicato sulla più importante agenzia di stampa internazionale russa, redatta in lingua inglese, la Itar-Tass.
Buona lettura.
http://www.lanacion.com.ar/1710323-jorge-capitanich-califica-de-autenticos-caraduras-a-los-holdouts-y-reitera-la-argentina-no-esta-en-default-ni-va-a-estarlo
"La Argentina no está en default, no va a estar en default, la Argentina paga, cumple sus obligaciones", sostuvo el funcionario en conferencia de prensa en Casa de Gobierno al criticar la solicitada de la American Task Force Argentina (AFTA), en la que la organización que representa al fondo buitre NML alertó que "el default es una elección" y que "es hora de negociar".
Capitanich consideró que que son "caraduras" los fondos de cobertura que litigan contra el país en Nueva York por la deuda no reestructurada, y remarcó que "ninguno puso un centavo en la Argentina y compraron" títulos "a precio vil".
"NML, el fondo buitre, generó una demanda por un bono que adquirió en 2008 y el juez (Thomas Griesa) le reconoce una ganancia de 1.608 por ciento. Ninguno de estos fondos buitre puso un centavo en la Argentina, por el contrario, adquirieron (títulos) a precio vil. Son auténticos caraduras", fustigó el funcionario.
Al hablar con la prensa en la Casa Rosada, el jefe de los ministros rechazó una nueva solicitada de los fondos especulativos, publicada hoy en matutinos porteños, y reiteró que "la Argentina cumple regularmente los pagos de su deuda. Paga, no ingresa en default y está dispuesta a generar condiciones de negociación, más claro es imposible hablar".
http://en.itar-tass.com/economy/740823 Itar-Tass News Agency.
“Our countries are playing an ever growing role on the global political arena,” he said. “It is important that we are united by the commitment to share positions on issues of global development, reforming the global financial and economic architecture.”
The BRICS countries, according to the Russian leader, are successfully cooperating within the G20, promoting substantive relevance of its agenda and agreements targeted to accelerate global economic growth and trade and find solutions to unemployment problems. “We are working together to promote the solution of one of the most acute problems of global governance, the reform of the International Monetary Fund,”
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