venerdì 19 settembre 2014

Ramesh Balsekar: "Non si tratta di trovare una risposta"




L'illuminazione significa semplicemente che scompare il senso di un
agente personale. Tutte le azioni sono viste come azioni della
Totalità.

All'inizio, il senso della presenza è impersonale. Quando ti svegli al
mattino, il primo barlume di presenza è impersonale. Poi diventa 'io
sono questo e quello'. L'identificazione personale sopraggiunge in un
secondo tempo. All'origine c'è solo il senso della presenza, il senso
impersonale della presenza.


Cioè non sei un 'io', non provi il senso di essere un 'io'.

Nel caso del dolore, tu testimoni il dolore finché, a un certo punto,
diventi il dolore. Il testimoniare si trasforma nell'esperienza del
dolore senza nessuno sperimentatore gettato nel panico. C'è
l'esperienza del dolore. Tu sei l'esperienza. Nell'esperienza, di
profondo terrore o di indicibile estasi, non c'è nessuno che faccia
l'esperienza.

Ogni esperienza è sempre esperienza nell'attimo.

Coscienza, Comprensione, Testimoniare, Esperienza... indicano tutti la
stessa cosa. C'è solo l'esperienza, nel momento presente. Lo
sperimentatore nasce successivamente, quando il pensiero pensa
all'esperienza e dice: «Che esperienza tremenda». Ma nel momento
dell'esperienza c'era puro terrore, tu eri il terrore. Poi la mente fa
sua l'esperienza e la riproietta.
La mente concettuale conserva il ricordo di quel terrore e continua a
proiettarlo. Di qui nascono le nostre paure: dal ricordo. Le paure
sono semplici proiezioni della mente basate sul ricordo. L'esperienza
è sempre nel momento presente.

Non puoi lottare contro l'io. Accettalo, e abbandonalo. Questa
comprensione lo farà recedere lentamente sullo sfondo. Non si tratta
di tenere sotto controllo il corpo e la psiche. I sensi, le emozioni e
i pensieri devono fluire spontaneamente, nella fiducia che assumeranno
un'armonia naturale. Voler controllare a forza la mente è come voler
schiacciare le onde con un'asse. Un simile tentativo non farà che
aumentare l'agitazione. Tentare a forza di unificarci significa
tentare di sottomettere l'organismo a un governo dittatoriale.
Schiavitù è quando la mente desidera o si affligge per qualcosa. La
mente desidera l'illuminazione e si affligge perché non è ancora
illuminata. «Ci provo da dieci, dodici, venticinque anni, e non è
successo niente». La mente si affligge perché non è 'successo niente'.
Vuole che qualcosa accada, e si addolore se non accade. Liberazione è
quando la mente non vuole, non desidera e non si affligge, quando è
vuota, quando è aperta. Mente vuota non significa l'incapacità mentale
di un deficiente: è una mente aperta e attenta, non condizionata. Non
cerca niente, non è intasata da niente.
Non si tratta di trovare una risposta, ma del fatto che, non trovando
risposta, la mente si placa.  Questa comprensione riconduce l''io'
alla sua sorgente. Il problema nasce piuttosto dall'aver paura
dell''io'. Accetta l''io', e tutto il resto, come parte dell'attività
della Totalità, e osserva che cosa accade. Allora i problemi
cesseranno.


In che senso 'accettare l'io'?

La persona comune, che non è un cercatore, non si fa problemi riguardo
al proprio 'io'. È perfettamente soddisfatto di essere un 'io'. Ma, in
conseguenza di migliaia di anni di condizionamento, il cercatore si
sente dire: «L'io è il problema. Devi uccidere l'io, devi fare così,
dive fare cosà». All'inizio, il cercatore riceve il messaggio che
l''io' è il cattivo della situazione. «Devi sbarazzartene». Ma chi se
ne sbarazzerà? L''io' non è disposto a fare hara-kiri, oppone
resistenza.

Comprensione significa assenza di aspettative, accettare tutto ciò che
viene.  La comprensione si fonda sulla non opposizione. Lascia che le
cose seguano la loro strada. Allora, sorprendentemente, le cose
sembrano prendere una strada più facile, più leggera.

Quando cominci a chiederti chi è che respira? Quando qualcosa non va
nel tuo respiro. Solo allora sei consapevole del respiro. Qualcosa non
va nel tuo processo digestivo, e solo allora diventi consapevole della
digestione.

In genere non si è consapevoli di questi processi naturali. Il sistema
nervoso, che è quanto di più complesso si possa immaginare, il
meccanismo respiratorio, il processo della digestione, vanno tutti
avanti da sé. Non ne prendiamo consapevolezza finché qualcosa non va.
Perciò ti domando: «Come mai, allora, sei consapevole del problema
della vita?». Perché c'è qualcosa che decisamente non va nella vita.
Se la vita fosse naturale, come una tranquilla respirazione o una
buona digestione, vivere non sarebbe un problema. Se la vita è un
problema significa che non stai vivendo in modo naturale. Non stai
vivendo in modo spontaneo"

Estratto di dialoghi con Ramesh Balsekar - La coscienza parla

(Fonte: La meditazione come via)

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