Chi ha l’abitudine di leggermi sa benissimo che sono un serio riformatore. Non a parole, ma nei fatti. Già nell’aprile 2013, quindi in tempi “non sospetti”, pubblicai un pamphlet con il quale proposi – nel dettaglio – un mio progetto di riforma della Parte II della Costituzione, e, nel gennaio 2014, pubblicai anche un progetto di riforma della legge elettorale.
Bene. Fatta questa doverosa premessa, vi spiego sommariamente perché – da un punto di vista costituzionale e soprattutto democratico – questo Parlamento non ha alcuna legittimazione né a legiferare né a riformare la Costituzione:
Il Parlamento eletto a seguito di elezioni politiche del febbraio 2013 (XVIIa Legislatura) è stato eletto con una legge elettorale (Porcellum, Legge n. 270/2005) che la Consulta ha successivamente dichiarato incostituzionale (Sentenza n. 1/2014);
La predetta Sentenza della Consulta ha dichiarato l’incostituzionalità del Porcellum nella parte in cui questo non prevedeva: a) la facoltà per l’elettore di esprimere preferenze per i candidati; b) una soglia minima di voti oltre la quale avrebbe dovuto trovare applicazione il premio di maggioranza;
Ne consegue che la composizione parlamentare dell’attuale Legislatura è gravemente viziata proprio per effetto della Sentenza della Consulta, infatti tutti i parlamentari sono stati NOMINATI e NON ELETTI, e, parecchi di essi, hanno ottenuto seggi in Parlamento solo grazie ad un premio di maggioranza dichiarato incostituzionale;
Alla luce di quanto sopra, le riforme sinora realizzate dall’attuale Legislatura (come ad esempio il Jobs Act e l’Italicum) e quelle a venire (ad esempio la revisione della Parte II della Costituzione) trovano concreta attuazione solo grazie ad un numero di voti provenienti da quei parlamentari “eletti” per effetto di un premio di maggioranza che la Consulta ha dichiarato incostituzionale;
Le elezioni politiche del febbraio 2013 diedero questo risultato: coalizione di centro-sinistra guidata da Pierluigi Bersani: 29,55% (all’interno della quale il PD ottenne il 25,42%); coalizione di centro-destra guidata da Silvio Berlusconi: 29,18% (all’interno della quale il PDL ottenne il 21,57%); Movimento 5 Stelle guidato da Beppe Grillo 25,56%; coalizione di “centro” guidata da Mario Monti: 10,56%. Ciò premesso, per effetto del premio di maggioranza previsto dal Porcellum, la coalizione di centro-sinistra guidata da Bersani ottenne – limitandomi all’esempio della Camera – ben il 55% dei seggi (340)! In conseguenza dell’applicazione di quel meccanismo (successivamente dichiarato incostituzionale) il PD ottenne a Montecitorio, con appena il 25,42% dei voti, quasi 300 seggi. Ed oggi, proprio grazie a quel premio illegittimo, il Partito Democratico ha praticamente i numeri sia per legiferare che per dettare l’agenda delle riforme, tra le quali anche quella costituzionale;
Prendiamo ad esempio la situazione della Camera dei deputati: grazie al premio di maggioranza previsto dal Porcellum (e dichiarato incostituzionale ut supra), la coalizione di centro-sinistra riuscì ad ottenere un premio di maggioranza abnorme (dal 29,55% al 55%), ed oggi, grazie a quel premio, i deputati di centro-sinistra (e più nello specifico quelli del PD) hanno una forza numerica parlamentare talmente sproporzionata rispetto al voto popolare che la stessa non rispecchia – neppure minimamente – la volontà degli elettori; forza numerica che consente al PD e cespugli (con annessa “campagna acquisti”) di approvare riforme secondo la propria arrogante convenienza e senza alcuna legittimazione democratica (in sprezzante respingimento delle critiche provenienti dalle opposizioni, parlamentari e non). In pratica, a fare le riforme, sono parlamentari nominati che in gran parte risultano “eletti” non perché votati dal popolo, bensì calati dall’alto grazie ad un premio di maggioranza che la stessa Corte ha dichiarato incostituzionale. La volontà del popolo, quindi, non è in alcun modo rappresentata in Parlamento, il quale, nonostante tutto, continua “illegittimamente” a legiferare! L’art. 1 co. II della Costituzione è ormai lettera morta;
Nessuna delle persone indicate prima delle elezioni politiche 2013, da ciascuna coalizione o lista, a ricoprire in caso di vittoria la carica di Presidente del Consiglio dei Ministri (Bersani, Berlusconi, Grillo e Monti) ha mai ricoperto la predetta carica (fatta eccezione per Monti, ma è un’altra storia), infatti, a causa delle difficoltà politiche e numeriche al Senato che tutti ben conosciamo, dal 2013 in avanti abbiamo avuto due Presidenti del Consiglio (Enrico Letta e Matteo Renzi) non “designati” dal voto popolare. Ciononostante, l’attuale Presidente del Consiglio – che è anche Segretario politico nazionale del PD – si è arrogato il diritto di “imporre” al Parlamento le riforme che meglio convengono a lui e al suo partito (vedesi ad esempio l’Italicum), senza che abbia mai avuto alcuna legittimazione democratica scaturente da elezioni politiche. Il 40,8% ottenuto dal PD alle elezioni europee del maggio 2014 non c’entra assolutamente nulla con la composizione del Parlamento italiano e con il voto di fiducia che questo esprime al Governo della Repubblica! E’ una cosa completamente diversa. Del resto, tanto per dirla tutta, Matteo Renzi alle elezioni europee del 2014 non era neppure candidato, né il suo nome era indicato sul simbolo del PD;
L’attuale Governo è sostenuto in Parlamento, oltre che dal PD, anche da altre forze politiche che alle elezioni del 2013 si erano presentate in aspra competizione con la coalizione di centro-sinistra. Ma al peggio non v’è limite, e mi riferisco al NCD di Angelino Alfano. L’attuale Ministro degli Interni era, al momento delle elezioni politiche del 2013, addirittura Segretario politico nazionale del PDL, quindi si presentò nella lista – e nella coalizione – guidata da Silvio Berlusconi. Ciò detto, chi votò PDL (o uno dei partiti della coalizione di centro-destra) intendeva espressamente NON votare nessuna delle altre liste o coalizioni in competizione. Il furbetto della Trinacria, sprezzante del voto popolare, ha composto – insieme ad altri parlamentari eletti in forza dei voti ottenuti da Silvio Berlusconi – un suo gruppo parlamentare (sia alla Camera che al Senato) che sostiene in Parlamento il Governo Renzi (e ancor prima il Governo Letta)! In pratica alcuni milioni di voti che il popolo espresse direttamente in favore del PDL alle elezioni politiche del 2013 si sono tramutati – contro l’esplicita volontà degli elettori – in voti al PD! E se si considera che al Senato il Governo Renzi non avrebbe la fiducia senza i voti del NCD, la situazione si fa ancora più paradossale! Ah, dimenticavo: Alfano ed alcuni dei suoi segugi furono nominati Ministri del Governo Letta grazie all’indispensabile assenso che Silvio Berlusconi diede alla formazione di quell’esecutivo. Tanto per essere chiari!
E mi fermo qui. Non entro adesso nel merito delle riforme. In buona parte me ne sono già occupato nei miei precedenti articoli, in parte me ne occuperò più avanti.
Per onestà intellettuale occorre tuttavia precisare che la Consulta, nel dichiarare l’illegittimità costituzionale del Porcellum, si è altresì preoccupata di sottolineare la legittimità del Parlamento. Una precisazione totalmente inopportuna in quanto, dichiarando l’incostituzionalità dello strumento e dei meccanismi di elezione del Parlamento, gli effetti di tale pronuncia avrebbero dovuto necessariamente inficiare anche la composizione parlamentare frutto di quello strumento e di quei meccanismi dichiarati illegittimi (effetti ex tunc!).
Bene. Fatta questa doverosa premessa, vi spiego sommariamente perché – da un punto di vista costituzionale e soprattutto democratico – questo Parlamento non ha alcuna legittimazione né a legiferare né a riformare la Costituzione:
Il Parlamento eletto a seguito di elezioni politiche del febbraio 2013 (XVIIa Legislatura) è stato eletto con una legge elettorale (Porcellum, Legge n. 270/2005) che la Consulta ha successivamente dichiarato incostituzionale (Sentenza n. 1/2014);
La predetta Sentenza della Consulta ha dichiarato l’incostituzionalità del Porcellum nella parte in cui questo non prevedeva: a) la facoltà per l’elettore di esprimere preferenze per i candidati; b) una soglia minima di voti oltre la quale avrebbe dovuto trovare applicazione il premio di maggioranza;
Ne consegue che la composizione parlamentare dell’attuale Legislatura è gravemente viziata proprio per effetto della Sentenza della Consulta, infatti tutti i parlamentari sono stati NOMINATI e NON ELETTI, e, parecchi di essi, hanno ottenuto seggi in Parlamento solo grazie ad un premio di maggioranza dichiarato incostituzionale;
Alla luce di quanto sopra, le riforme sinora realizzate dall’attuale Legislatura (come ad esempio il Jobs Act e l’Italicum) e quelle a venire (ad esempio la revisione della Parte II della Costituzione) trovano concreta attuazione solo grazie ad un numero di voti provenienti da quei parlamentari “eletti” per effetto di un premio di maggioranza che la Consulta ha dichiarato incostituzionale;
Le elezioni politiche del febbraio 2013 diedero questo risultato: coalizione di centro-sinistra guidata da Pierluigi Bersani: 29,55% (all’interno della quale il PD ottenne il 25,42%); coalizione di centro-destra guidata da Silvio Berlusconi: 29,18% (all’interno della quale il PDL ottenne il 21,57%); Movimento 5 Stelle guidato da Beppe Grillo 25,56%; coalizione di “centro” guidata da Mario Monti: 10,56%. Ciò premesso, per effetto del premio di maggioranza previsto dal Porcellum, la coalizione di centro-sinistra guidata da Bersani ottenne – limitandomi all’esempio della Camera – ben il 55% dei seggi (340)! In conseguenza dell’applicazione di quel meccanismo (successivamente dichiarato incostituzionale) il PD ottenne a Montecitorio, con appena il 25,42% dei voti, quasi 300 seggi. Ed oggi, proprio grazie a quel premio illegittimo, il Partito Democratico ha praticamente i numeri sia per legiferare che per dettare l’agenda delle riforme, tra le quali anche quella costituzionale;
Prendiamo ad esempio la situazione della Camera dei deputati: grazie al premio di maggioranza previsto dal Porcellum (e dichiarato incostituzionale ut supra), la coalizione di centro-sinistra riuscì ad ottenere un premio di maggioranza abnorme (dal 29,55% al 55%), ed oggi, grazie a quel premio, i deputati di centro-sinistra (e più nello specifico quelli del PD) hanno una forza numerica parlamentare talmente sproporzionata rispetto al voto popolare che la stessa non rispecchia – neppure minimamente – la volontà degli elettori; forza numerica che consente al PD e cespugli (con annessa “campagna acquisti”) di approvare riforme secondo la propria arrogante convenienza e senza alcuna legittimazione democratica (in sprezzante respingimento delle critiche provenienti dalle opposizioni, parlamentari e non). In pratica, a fare le riforme, sono parlamentari nominati che in gran parte risultano “eletti” non perché votati dal popolo, bensì calati dall’alto grazie ad un premio di maggioranza che la stessa Corte ha dichiarato incostituzionale. La volontà del popolo, quindi, non è in alcun modo rappresentata in Parlamento, il quale, nonostante tutto, continua “illegittimamente” a legiferare! L’art. 1 co. II della Costituzione è ormai lettera morta;
Nessuna delle persone indicate prima delle elezioni politiche 2013, da ciascuna coalizione o lista, a ricoprire in caso di vittoria la carica di Presidente del Consiglio dei Ministri (Bersani, Berlusconi, Grillo e Monti) ha mai ricoperto la predetta carica (fatta eccezione per Monti, ma è un’altra storia), infatti, a causa delle difficoltà politiche e numeriche al Senato che tutti ben conosciamo, dal 2013 in avanti abbiamo avuto due Presidenti del Consiglio (Enrico Letta e Matteo Renzi) non “designati” dal voto popolare. Ciononostante, l’attuale Presidente del Consiglio – che è anche Segretario politico nazionale del PD – si è arrogato il diritto di “imporre” al Parlamento le riforme che meglio convengono a lui e al suo partito (vedesi ad esempio l’Italicum), senza che abbia mai avuto alcuna legittimazione democratica scaturente da elezioni politiche. Il 40,8% ottenuto dal PD alle elezioni europee del maggio 2014 non c’entra assolutamente nulla con la composizione del Parlamento italiano e con il voto di fiducia che questo esprime al Governo della Repubblica! E’ una cosa completamente diversa. Del resto, tanto per dirla tutta, Matteo Renzi alle elezioni europee del 2014 non era neppure candidato, né il suo nome era indicato sul simbolo del PD;
L’attuale Governo è sostenuto in Parlamento, oltre che dal PD, anche da altre forze politiche che alle elezioni del 2013 si erano presentate in aspra competizione con la coalizione di centro-sinistra. Ma al peggio non v’è limite, e mi riferisco al NCD di Angelino Alfano. L’attuale Ministro degli Interni era, al momento delle elezioni politiche del 2013, addirittura Segretario politico nazionale del PDL, quindi si presentò nella lista – e nella coalizione – guidata da Silvio Berlusconi. Ciò detto, chi votò PDL (o uno dei partiti della coalizione di centro-destra) intendeva espressamente NON votare nessuna delle altre liste o coalizioni in competizione. Il furbetto della Trinacria, sprezzante del voto popolare, ha composto – insieme ad altri parlamentari eletti in forza dei voti ottenuti da Silvio Berlusconi – un suo gruppo parlamentare (sia alla Camera che al Senato) che sostiene in Parlamento il Governo Renzi (e ancor prima il Governo Letta)! In pratica alcuni milioni di voti che il popolo espresse direttamente in favore del PDL alle elezioni politiche del 2013 si sono tramutati – contro l’esplicita volontà degli elettori – in voti al PD! E se si considera che al Senato il Governo Renzi non avrebbe la fiducia senza i voti del NCD, la situazione si fa ancora più paradossale! Ah, dimenticavo: Alfano ed alcuni dei suoi segugi furono nominati Ministri del Governo Letta grazie all’indispensabile assenso che Silvio Berlusconi diede alla formazione di quell’esecutivo. Tanto per essere chiari!
E mi fermo qui. Non entro adesso nel merito delle riforme. In buona parte me ne sono già occupato nei miei precedenti articoli, in parte me ne occuperò più avanti.
Per onestà intellettuale occorre tuttavia precisare che la Consulta, nel dichiarare l’illegittimità costituzionale del Porcellum, si è altresì preoccupata di sottolineare la legittimità del Parlamento. Una precisazione totalmente inopportuna in quanto, dichiarando l’incostituzionalità dello strumento e dei meccanismi di elezione del Parlamento, gli effetti di tale pronuncia avrebbero dovuto necessariamente inficiare anche la composizione parlamentare frutto di quello strumento e di quei meccanismi dichiarati illegittimi (effetti ex tunc!).
Caro popolo, se ancora non Ti sei indignato allora vuol dire che Ti meriti quanto è accaduto, quanto accade e quanto accadrà!
Giuseppe Palma
Fonte: scenarieconomici
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