martedì 24 maggio 2016

‘Cos’è destra – o di sinistra?’. Lo dice Bernie Sanders

Premessa:  In Austria, tutto come previsto:  incredibile successo di Hofer al primo turno, sconfitta al secondo.  Nel mezzo, qualche settimana di demonizzazione (“ultra-nazionalista, xenofobo”!) che ha innescato  – come al solito – i riflessi pavloviani delle più vaghe e vacue sinistre e moderatismi: andare a votare in massa per bloccare il Pericolo Fascista. Votare per  l’altro, qualunque sia,  per  respingere Hitler alle porte.  No al salto nell’abisso!
Funziona sempre. In Europa, funziona da mezzo secolo.  La sinistra di Pavlov.  Ricordo   una memorabile presidenziale francese in cui, per contrastare Le Pen (padre) che aveva superato al primo turno i socialisti,    tutta la  Gauche si buttò a votare, turandosi il naso, tutti gli orifizi e con smorfie di schifo, un detestato gaullista, discusso sindaco di Parigi, corrottissimo:  Jacques Chirac. Regalandogli otto anni di potere.
Ovviamente in Austria, le sinistre e i moderati (gli elettorati dei due partiti consociativi di sempre, disfatti da Hofer al primo turno) hanno votato per l’euro, per la UE , per l’alluvione di migranti, per la Merkel e Juncker.

Gli operaOsterreich-650x529i (quelli che con i musulmani immigrati devono convivere nei quartieri poveri) hanno votato  all’86% Hofer, ossia “la destra”. I  ricchi espatriati, votando per posta, hanno scelto il vecchissimo verde, che ha tutte le stigmate del passato – e non è certo di ecologia che  l’Austria ha bisogno.  Come sempre, i “progressisti”  hanno adottato, e fatto adottare al resto del paese, le soluzioni più conservatrici, regressive, la “continuità”  che  solidifica il potere delle oligarchie tecnocratiche e finanziarie.  Juncker, Merkel, Renzi, Hollande esultano: scampato pericolo.
Negli Stati Uniti il fenomeno è addirittura caricaturale e tragicomico.  Fra i due candidati, quello davvero “di destra” nel senso peggiore del termine, guerrafondaio, neocon, asservito alla finanza, è Hillary Clinton. Circola in rete un video  agghiacciante del 2012 dove Hillary, ridendo istericamente,  in un talk show,  promette che lei “provocherà guerre” contro l’Iran…

Votare per lei significa votare per altre guerre imperiali,   altra miseria per gli americani poveri, più forti dosi di  capitalismo terminale. Eppure negri e latinos votano per lei,   lei è “progressista”.  Trump è per il salario minimo, per il sistema sanitario pubblico,  contro la guerra,  e ha dichiarato la NATO “obsoleta” come strumento imperiale, vuole la pace con Mosca: ma lui è il “fascista” e “razzista”,   contro cui l’Establishment ha cercato di mobilitare il riflesso pavloviano di sinistre e moderati.
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I negri votano Hillary…
Il riflesso pavloviano perpetua   la frattura “destra-sinistra”  come categorie ideologiche, che da tempo la realtà ha  confuso, e già Gaber canzonava.  Ora, però, qualcosa sta forse per cambiare. Proprio in Usa. E la sta cambiando uno che di sinistra è davvero, un socialista mai pentito: il candidato Bernie Sanders.
Già è senza precedenti che un socialista dichiarato non sia stato eliminato fin dall’inizio delle primarie, e va considerato un  fatto rivoluzionario in America.  Il punto è che Sanders, invece di ritirarsi in buon ordine, continua la sua campagna –  e non certo contro Trump. Ma specificamente contro Hillary Clinton, a cui sottrae  delegati a  ogni primaria, intralciandone in modo decisivo la vittoria
E adesso fa’ anche peggio, dal punto di vista dell’Establishment: Sander attacca la direzione stessa del partito democratico. In termini  rivoluzionari,  evoca  l’esortazione maoista: “Sparate sul quartier generale!”.  E’  verso i comandi del cosiddetto partito progressista che Sanders sta  volgendo le artiglierie del suo elettorato, ragguardevole  e militante.
Come lo fa?  Raccogliendo  presso i suoi elettori fondi per far perdere il seggio (è parlamentare della Florida) alla presidentessa del Democratic National Committee  (DNC)  Debbie Wasserman Schultz.  Il DNC è la “macchina” del partito, il centro di quell’apparato quasi invisibile che congegna, fabbrica e manipola le candidature: il quartier  generale. Bernie Sander ha accusato apertamente la signora Wasserman-Schultz di essere  scandalosamente pro-Hillary, laddove il presidente del partito democratico  deve  (in teoria) essere neutrale nella selezione dei candidati; ma invece di  limitarsi alla lamentela, ha invitato i suoi seguaci a dare fondi a  tale Tim Canova,   che è il candidato che concorre per avere il seggio parlamentare che oggi è   occupato dalla signora. “Dividete il contributo di 2,70 dollari a metà fra Bernie e Tim Canova per il Congresso”, ha lanciato l’addetto alla raccolta fondi di Sanders, Jeff Weawer: “contribuirete ad eleggere dei veri progressisti,  e ad inviare un messaggio INEQUIVOCABILE sull’impegno rivoluzionario di eleggere  candidati che condividono i nostri valori”.   I termine ‘inequivocabile”  è tutto maiuscolo nel testo. E il termine “rivoluzione”,  bandito  come  impronunciabile,  pornografico  nella politica USA,  è ripetuto  senza scrupoli: “Rivoluzione politica non significa solo eleggere un presidente. Ci occorre un congresso con membri che credono, come Bernie, che non possiamo cambiare un sistema corrotto senza portargli via il denaro”.
E’ un linguaggio che non si è mai udito in USA, almeno dai tempi di Sacco  e Vanzetti.  L’attacco diretto all’Establishment del partito democratico è davvero qualcosa di rivoluzionario, come nota il sito Dedefensa (a cui devo questa segnalazione) per la sua valenza apertamente anti-Sistema.   Di fronte all’avanzata di Trump e del suo aver cambiato le carte nell’Establishment repubblicano, è stato possibile ad una sinistra vera di apparire, e di sbugiardare l’equivoco della “sinistra” fra virgolette, quella per cui le “conquiste civili” non sono i salari operai, ma le nozze gay,  i diritti LGBT;  la “sinistra di  complemento”  a Monsanto e Soros, a Wall Street e alla NATO; la sinistra dei benestanti “di larghe vedute”, del Jet-Set internazionalista e global all’ultima moda, la cui doppiezza e immoralità ha denunciato con precisione spietata Paolo Borgognone nel suo saggio fondamentale, “L’Immagine sinistra della globalizzazione”.
Chissà. Se Sanders riesce, re-insegna alla sinistra  a fare la sinistra.  E non solo a quella americana.  Tutte le mode culturali  cominciano in Usa e poi arrivano qui,  col consueto ritardo.   Data la nota esterofilia della nostra cosiddetta sinistra italiota e mediatica, e la sua ridicola subordinazione alla “cultura americana”,  anch’essa potrebbe   cominciare ad adottare il modello Sanders, una volta che diventasse di moda.  La sinistra italiana (ed europea) ha adottato per decenni il modello Blair – privatizzazioni, globalizzazione e guerre imperiali neocon – perché era di moda e conveniva.   Ha adottato il modello Obama, così glamour, Nobel per a Pace;  si è potuto additare in Matteo Renzi  “l’Obama italiano”, come fosse un complimento.  E’ stata la sinistra che ha svenduta alla globalizzazione le “conquiste operaie” senza levare la minima voce critica, ma anzi proponendosi ai poteri forti come l’amministratrice della destrutturazione dello stato sociale, la fedele credente nel liberismo senza frontiere,   la collaboratrice a quella “società senza classi  senza Stato, nazione, spiritualità religiosa tradizionale, frontiere, limiti” (Borgognone) che faceva comodo alle multinazionali, venditrici di iperconsumi-standard a consumatori che dovevano rendere “standard”,  cittadini del McWorld, del “tempo libero” (per chi se  lo può permettere). La “sinistra” italiota non ha posto alcuna obiezione intellettuale e morale alla de-industrializzazione  che prima il Washington Consensus, poi la UE divenuta   prigione dei popoli con l’euro; anzi l’ha promossa, voluta e legittimata come “Progressista” Al punto che oggi  è progressista Niki Vendola che ha affittato l’utero di una schiava,  estremo sfruttamento della povertà per scopi ludico-narcisisti.  Perché la collaborazione coi veri poteri forti, l’applicazione locale dei dogmi monetaristi di FMI, UE ed Usa, è stata ben compensata. Il tradimento della classe lavoratrice mica l’hanno fatto gratis.  Loro, hanno gli yacht da regata, le vacanze alle Maldive,  gli amanti dei cinque sessi tratti dai  cataloghi della Società dello Spettacolo; soprattutto, sono al riparo dalla competizione globale, i loro stipendioni pubblici sono del tutto fuori mercato, ma il Capitale terminale, a loro, non chiede tagli né efficienza né produttività.  Un motivo c’è.
Oggi la sinistra italiota, che esiste nei media e nei talk-show, è tutta contro Trump e per la Clinton:  pavlovianamente, sente il primo come “xenofobo” (e “omofobo”) dunque “fascista”, e Hillary l’assassina della Libia e della Siria, come progressista.  Come sempre non è ragionamento, ma un istinto settario e una moda. Se in America cambia la moda, Obama “non si porta più” e invece è “attuale” Sanders, chissà, magari la sinistra comincia a dire davvero qualcosa di sinistra, se non a farlo.
Speriamo  in questo, perché  i partiti  sovranisti (mediaticamente “ultra-nazionalisti, xenofobi”) in Europa hanno davanti a sé il destino di Hofer e del  suo partito austriaco:  trionfo al primo turno, sconfitta al secondo,  In fondo, è proprio per questi che è stato congegnato il sistema di voto a ballottaggio: tagliare “gli estremismi”, escluderli dal gioco, marginalizzali e delegittimarli.  Solo che stavolta il gioco è fatale: c’è bisogno di novità, di idee  nuove e resistenze allo status quo, ed ogni votazione che sconfigge queste “destra” che destre non sono, li ritarda.

“Destre” incapaci di aggregare

Come si constata ogni volta,  i partiti nazionali, quindi anti-UE, anti-Euro, anti-NATO, non sono capaci di aggregare: il loro elettorato resta al secondo turno quello che era al primo, mentre la cosiddetta “sinistra”,  chiamando a raccolta contro “il pericolo fascista”, aggrega cani e porci.  Che votano per la conservazione  di ciò che non deve essere conservato. La “sinistra  plurale” per settarismo  pavloviano; i moderati, che sono la palude centrista maggioritaria, per conformismo e  per viltà:  hanno paura  nel “salto nell’ignoto”   (così gli presentano i media  la vittoria   dei ‘populisti’) “e i politici degli apparati storici strumentalizzano questa paura dell’ignoto: è il solo argomento che oggi resta loro”, scrive Jacques Sapir in una disanima di questo incaglio, che  deve essere l’inizio di una seria auto-analisi per detti partiti,  se vogliono non restare eterni secondi. (Les Leçons de l’Autriche – http://russeurope.hypotheses.org/4977)
Unica eccezione,  è stata in Italia: Berlusconi sapeva aggregare,  negli anni ’90  molta gente di sinistra è accorsa sotto le sue bandiere. Ciò che aggrava la sua colpa, e rende imperdonabile aver  sprecato questa occasione storica  per la sua insipienza culturale e bassezza morale. Questa occasione  non si ripresenterà. Oggi abbiamo lo spettacolo ridicolo e tristissimo  di una “destra”  che è maggioranza nel paese, e i cui capi e capetti non riescono che a litigare;  litigandosi la eredità aggregatrice del fallito Berlusconi, non fanno che dilapidarne quel poco che resta.  In questa dilapidazione va’ citata come caso pietoso estremo una gravida  fuori  posto, che  pare rispondere al nome di Giorgia Meloni. Tutte le volte che apre bocca, fa’ danno. L’ultimo: “Romani, votate   per me, e vi darò una strada intitolata a Giorgio Almirante”.  Fra tutti i problemi di Roma,  non c’è che dire,  ha identificato il più urgente; inoltre s’è fatta dare dell’antisemita dalla comunità ebraica,  incollandosi volontariamente sulla bassa fronte la stigmata di “Estrema Destra” che spaventa  la palude  moderata e, quindi,   perpetua la sconfitta  del sovranismo.  A questo punto, i casi sono due: o è completamente scema ed è bene per tutti che vada a casa a partorire, perché non capisce niente del mestiere; oppure è una sabotatrice. In entrambi i casi, merita il titolo di Inutile Idiota.
Essa non è capace di tenersi al tema. Ignora “i punti cardine  attorno a cui si gioca il contrasto fra populismo ed  establishment”, elencati così un po’ alla svelta, ma con chiarezza politica, da Marco Tarchi: “Identità e radicamento culturale contro cosmopolitismo e omologazione; amore per la stabilità contro culto della precarietà; solidarietà e legami di prossimità contro  individualismo e  globalismo; buonsenso contro sofisticazione intellettuale; controllo costante su chi governa contro delega fiduciaria”. La  battaglia è seria e su temi seri.  Non è per false bionde in gravidanza extramaritale.

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