giovedì 12 maggio 2016

Gandhi e Tolstoj 2 grandi anime

Insieme a Thoreau,le anime che hanno influenzato di più il possibile risveglio umano

Preso da qui, ma solo una parte http://www.peacelink.it/storia/a/32805.html
2 - Come Gandhi conosce Tolstoj 
«Tolstoj fu certamente l’autore non indiano che più influenzò la formazione di Gandhi» (G. Sofri, in Bori-Sofri, p. 45) 
Gandhi, dopo il 1890 (quando ha 31 anni), legge gli scritti di Tolstoj su droghe, alcol, tabacco. Nel 1894 legge Il Regno di Dio è dentro di voi, pubblicato l’anno precedente, e dice: «Mi entusiasmò. (…) Mi fece una impressione incancellabile». Ha per Tolstoj la stessa ammirazione che ebbe per il Sermone della montagna nei vangeli. 
Dirà poi (nel 1928): «A quel tempo io credevo nella violenza. La sua lettura mi guarì dal mio scetticismo, e fece di me un fermo credente nell’ahimsa» (non è ancora il satyagraha). (Sofri, p. 45-46). Rileggerà quel libro di Tolstoj nel 1908 e lo regalerà a varie persone. Tra il 1894 e il 1896 legge altri libri di Tolstoj, tra cui Breve esposizione del Vangelo. Nell’appendice bibliografica a Hind Swaraj (1909) cita sei libri di Tolstoj sui 20 complessivi citati. 
Gandhi non lesse mai i grandi romanzi di Tolstoj, Guerra e pace; Anna Karenina. Forse, ma non è certo, lesse con commozione La morte di Ivan Il’ič, Resurrezione, La sonata a Kreutzer. 
Conosceva i racconti popolari di Tolstoj e ne pubblica alcuni nel 1905 su Indian Opinion. Nello stesso anno 1905 riassume in brevi frasi didascaliche, su Indian Opinion, l’insegnamento di Tolstoj: 
«In questo mondo l’uomo non dovrebbe accumulare beni. 
Per quanto male una persona possa arrecarci dovremmo sempre farle del bene. Questo è il comandamento di Dio e anche la sua legge. 
Nessuno dovrebbe combattere. 
È peccato esercitare il potere politico, poiché questo causa tanti dei mali del mondo.
L’uomo è nato per compiere il suo dovere verso il Creatore; dovrebbe perciò prestare più attenzione ai suoi doveri che ai suoi diritti.
L’agricoltura è la vera occupazione dell’uomo. È perciò contrario alla legge divina costruire grandi città, dar lavoro a centinaia di migliaia di persone che si occupano dei macchinari delle industrie così che i pochi sguazzano nel denaro. Se lo possono permettere sfruttando gli indifesi e la povertà della maggioranza». (in La forza della verità p. 118 e in Sofri-Bori p. 48
). 
Nel 1910, presentando la traduzione inglese di Hind Swaraj, Gandhi scrive: «Tolstoj è stato uno dei miei insegnanti per molti anni» (La forza della verità, p. 257). E in una lettera del 21 maggio dello stesso anno, egli dice di Tolstoj: «Ciò che ha predicato, come del resto tutti i maestri del mondo, è che ogni uomo deve obbedire alla voce della propria coscienza, deve essere maestro di se stesso e cercare il Regno di Dio dentro di sé. Secondo lui non esiste governo in grado di controllarlo senza la sua approvazione. Tale uomo è superiore ad ogni governo» (ivi, p. 280). 
A sua volta, il pensiero indiano e orientale influì su Tolstoj, che attinge alle sapienze antiche, e in nome dell’induismo incoraggia gli indiani alla nonviolenza (cfr Bori, in Bori-Sofri, pp. 149-159). Nel periodo tra i 50 e 60 anni (1878-1888) non è citato il pensiero indiano nelle letture di Tolstoj (Bori, L’altro Tolstoj, p. 146). 
Gandhi legge altri autori del filone anarco-religioso, dell’evangelismo sociale, tra cui il più importante per lui è Ruskin (autore inglese, tra i riformatori sociali e religiosi citati da Gandhi in appendice a Hind Swaraj), che legge nel 1904 in Sudafrica; quindi traduce-sintetizza il suo libro principale Unto This Last in gujarati col titolo Sarvodaya (Il benessere di tutti). Legge Thoreau nel 1907, lo ammira, ma ne critica i limiti. Legge Carpenter nel 1909. Qui è l’inizio, per Gandhi della critica radicale della civiltà moderna che culminerà in Hind Swaraj, nel 1909.

3 – Con la Lettera a un indù Tolstoj conquista Gandhi 
Decisiva per l’influsso di Tolstoj su Gandhi è la Lettera a un indù, dello scrittore russo, nel 1908-1909.
Il 24 maggio 1908 un giovane indiano estremista ed esule politico, Taraknath Das, scrive a Tolstoj: «Voi odiate la guerra, ma la fame in India è più spaventosa di qualsiasi guerra … non per penuria di alimenti, ma a causa del depredamento della popolazione e della spoliazione del paese da parte del governo britannico» (Sofri-Bori, p. 107). 
Tolstoj riceve la lettera il 7 giugno e lo stesso giorno comincia quella risposta che diventerà la Lettera a un indù, dopo sei mesi di lavoro e 27 (!) stesure successive, per 413 fogli diversi. Il 14 dic. 1908 annota: «Ho finito la lettera a un indù. È debole. Ci sono ripetizioni». Il 2 maggio 1909 corregge la traduzione inglese. Estratti della lettera sono già apparsi su due riviste russe. 
Das riceve la risposta di Tolstoj, che ormai è una lettera aperta, e la pubblica nel marzo-aprile 1910, con una sua replica, in cui dice che è disposto ad adottare la resistenza passiva, ma anche ad abbandonarla quando si rivela vana (dunque è nonviolento pragmatico, relativo, tattico). 

Questa Lettera a un indù è in Bori-Sofri (pp. 181-197). Bori (pp. 163-168) illustra la lettera con varie citazioni dei contemporanei Diari di Tolstoj e da altri suoi scritti. 
Facciamo qui una sintesi-schema del testo della Lettera a un indù: 
- quali sono le cause dell’oppressione di pochi oziosi sulla maggioranza del popolo lavoratore? 
- 200 milioni di Indiani sono assoggettati da una piccola cricca di estranei, incomparabilmente inferiori dal punto di vista etico-religioso 
- la causa è l’assenza di insegnamento religioso razionale che illumini la legge della vita, sostituito da principi pseudoreligiosi e pseudoscientifici; questi causano effetti immorali chiamati civiltà 
- la storia è sempre stata dominio di pochi su molti 
- sia i dominatori che i dominati ritengono il dominio necessario per la convivenza (cfr Hobbes) 
- nonostante ciò, c’è la religione universale dell’amore: è un pensiero inerente alla natura umana ed è verità 
- ma questa verità è deformata e ostacolata da chi ha il potere, con una religione stabilita dal potere. Questo è accaduto ovunque 
- c’è una contraddizione: gli uomini accettano contemporaneamente la legge dell’amore e l’opposizione al male con la violenza, perché accettano l’organizzazione sociale basata sulla violenza
- ma col tempo si è indebolita la fede nel diritto divino dei monarchi 
- ci si attenderebbe ora che ci si liberi dalla sottomissione all’autorità, che ha perso il diritto divino 
- e invece viene un nuovo inganno: la classe dei governanti che, col pretesto di governare il popolo, vive del suo lavoro 
- si pretende dare un fondamento “scientifico” ai nuovi poteri, come prima si dava “religioso” 
- la violenza viene presentata e giustificata 1) come legge perpetua della storia 2) come selezione naturale nella lotta per l’esistenza 3) e anche come volontà del popolo (nelle forme rappresentative di governo) 
- intanto, l’infelice maggioranza degli oppressi accetta queste stupidità scientifiche, come prima quelle religiose, e continua a sottomettersi ai nuovi sovrani altrettanto crudeli, ma alquanto più numerosi 
- la superstizione scientifica prende piede anche in oriente 
- alla tesi violenta di Das – resistenza all’aggressione non è solo giustificabile, ma è un imperativo; la non-resistenza offende sia l’altruismo sia l’egoismo – Tolstoj replica: l’amore è l’unico modo di cui l’uomo dispone per salvarsi da tutte le calamità 
- questo fondamento religioso della vita è tipico dell’India dall’antichità, ma ora l’India si contraddice se sostiene la resistenza al male con la violenza 
- voi dite che gli inglesi vi hanno asservito perché non avete resistito, ma è vero il contrario: gli indiani sono sottomessi perché hanno creduto alla violenza come principio e fondamento dell’ordine sociale, perché hanno accettato la legge della violenza 
- non sono stati gli inglesi, ma gli Indù stessi a ridursi in schiavitù 
- dovete non collaborare al male (amministrazione, tribunali, tasse, esercito) e nessuno vi ridurrà in schiavitù 
- l’umanità, come una persona che cresce, passa da un’età all’altra e deve assumere una guida adeguata alla nuova età 
- ora è questo passaggio ad una nuova età 
- occorre superare la contraddizione tra la legge benefica dell’amore e il sistema violento 
- la legge della vita è l’amore 
- occorre la completa liberazione di questa verità dalle superstizioni religiose e scientifiche, dalle credenze che oscurano la verità 
- una sola cosa è necessaria: la legge dell’amore è la legge della vita 
- questa è verità connaturata ad ogni uomo e presente in tutte le religioni del mondo 
- emergendo quella verità, scomparirà tutto il male da cui ora l’umanità è afflitta

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