Da Baton Rouge ad Ankara, non è detto che gli eventi – del resto in tumultuoso sviluppo – siano quello che sembrano. Una cosa però è reale e vera: Erdogan ha umiliato ed offeso l’unica Superpotenza rimasta, e detta Superpotenza non è in grado di reagire, di punire, e nemmeno di minacciare. Un governante con sufficienti forze armate proprie, ha potuto chiudere Incirlik, la base più importante che la Superpotenza ha nella zona di massimo conflitto contro Mosca; tagliarle la luce; prendere ostaggio di fatto i 3 mila membri del personale americano; le 80 testate atomiche che custodiscono; chiudere lo spazio aereo ai loro caccia, e farlo impunemente. Ha potuto accusare la Superpotenza, di cui era fino a ieri alleato, di averlo tradito e aver tentato d’un golpe per abbatterlo, e ottenerne soltanto dei balbettamenti, invece che dei ruggiti e dei bombardamenti a tappeto ; esigere la consegna del suo nemico Gulen riparato in Usa e noto “asset della Cia”, e non essere fulminato.
Qualunque cosa si pensi di Erdogan, ha dimostrato al mondo che la Superpotenza è debole, cieca e stupida. Che un suo alleato puà rivoltarlesi contro, e trionfare.
E ciò non sarà senza enormi conseguenze geopolitiche e strategiche.
Si esita a credere che gli eventi sono quel che sembrano, perché il collasso simultaneo di tutti i capisaldi del potere globale Usa appare così enorme, rapido e completo da essere inverosimile. Si sgretola la UE, con la Brexit; la gabbia della NATO è spalancata dal Turxit; i trattati di commercio globali sono silurati; l’espansione infinita della “democrazia” e dei suoi “valori” è stata apertamente derisa e calpestata dal Sultano; la Superpotenza stessa è minacciata all’interno da una guerra civile razziale resa spaventosa dalla abbondanza di armi in mano ai privati. Possibile che sia tutto vero?
Sembra comunque la disfatta più completa di Obama. Della sua doppiezza demenziale. Dell’abuso artificioso della NATO, un’alleanza che doveva essere abolita vent’anni fa, per nuovi e sempre più vasti scopi: propagandistici; neocoloniali con l’invio di truppe in Irak e Afghanistan; di appoggio occulto dello Stato Islamico che fingeva di combattere; spada di Damocle sulla testa del governo siriano; di rassicurazione dei neo alleati polacchi e baltici che hanno conti da regolare con Mosca e, insieme d’asservimento degli stati vassalli europei; la protezione di Israele, l’attrezzo di destabilizzazione dei paesi islamici secondo il programma dei neocon, e lo strumento di separazione, il cuneo piantato per impedire l’integrazione economico-politica fra il ventre molle europeo e la Russia, che non era più una minaccia e sempre più, ma ormai un cliente-fornitore unito da forti legami storici e culturali.
Nuland in Kagan ha fallito?
Sembra la disfatta della centrale neocon – la famiglia Nuland-Kagan – annidata nel Dipartimento di Stato che sembrava imporre la politica di aggressione al Segretario, il povero Kerry: ma chi può esserne certo?
Un disertore dell’esercito di Kiev ha rivelato ai ribelli del Donbass della massiccia preparazione di un attacco da parte contro Lugansk: dove “i nostri sono solo un terzo, gli altri sono ceceni, arabi, turchi, polacchi; centinaia di carri armati; consiglieri della NATO all’opera in ogni unità; tutto è estremamente ben preparato, tutti gli errori del passato sono stati riesaminati…”. La NATo continua dunque ciecamente, roboticamente, la sua sovversione in Ucraina? La centrale Nuland-Kagan fa’ quel che vuole, mentre tutto il Sistema sembra crollare attorno a loro?
Le sparatorie in Usa, sono quel che sembrano? Noi qui abbiamo mostrato i precisi indizi secondo cui sarebbero parte di un complotto teleguidato da Soros per impedire la convention repubblicana di Cleveland, bloccare la nomination di Donald Trump, e anzi portare il paese in una situazione di guerra civile abbastanza spaventosa da dare ad Obama la scusa per sospendere le elezioni presidenziali di novembre, e mantenersi per un terzo termine, presidente non votato ma tanto favorito dai poteri forti di Wall Street e del sistema militare-industriale, dei neocon come dei militanti negri, della plebaglia di colore (pagata) e dell’Establishment che vorrebbe la Clinton alla Casa Bianca, ma sa che essa è improponibile. Un golpe di questo genere, mentre gli altri pilastri del potere globale si scollano e spezzano, dal Brexit alla Nato, è ovviamente assurdamente rischioso per chi lo tenta: può la Superpotenza permettersi il collasso interno guidato, il bagno di sangue in una guerra civile artificiale, mentre Erdogan ha mostrato al mondo che la Superpotenza è sfidabile, e la NATO una tigre di carta che può essere presa in ostaggio con le sue atomiche? Tuttavia questa demenza sarebbe in perfetto “stile Obama”, come lo è il”golpe turco”, sia o no un false flag: un prodotto della doppiezza, fatto per giunta a metà, con una intenzione perfetta.
E Erdogan potrebbe aver preso la sua ‘folle’ decisione di rovesciare l’alleanza e sputare in faccia a Washington, proprio perché – come rivela il giornalista Chuck Ross – “documenti ed email appena rivelati e a disposizione del Congresso rivelano legami tra il ‘mondo dei Clinton’ e membri della rete operata (…) da Fetullah Gulen. Questa connessione fra i Clinton e Gulen può metter a rischio la complessa relazione tra Usa e Turchia, alleato essenziale della NATO, se l’ex segretaria di Stato vince la Casa Bianca”. Questa frase è state scritta il 13 luglio: premonitrice davvero.
Erdogan può aver calcolato che un terzo mandato a Obama equivaleva ad una presidenza del ‘mondo Clinton’ e quindi un potere che avrebbe dato potere a Gulen. E ha forzato la gabbia della NATO. In fondo, nonostante i modi molto più educati, come ha fatto anche la regina Elisabetta forzano il Brexit in quel voluto fuori onda: dove ha reso chiaro che il il Brexit si doveva fare, altrimenti scoppiava “la guerra”. Come vediamo adesso, aveva perfettamente ragione.
Se le cose sono quel che sembrano, s’intende.
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