lunedì 18 luglio 2016

Una cosa è certa: la Superpotenza è stata sfidata. Impunemente.


Da Baton Rouge ad Ankara, non è detto che gli eventi –  del  resto in tumultuoso sviluppo – siano quello che sembrano. Una cosa però è reale e vera:   Erdogan ha umiliato ed offeso l’unica Superpotenza rimasta, e  detta Superpotenza non è in grado di reagire,    di punire, e nemmeno di minacciare. Un governante con sufficienti forze armate proprie,  ha potuto chiudere  Incirlik, la base più importante che la Superpotenza ha nella zona di massimo conflitto contro Mosca; tagliarle la luce; prendere ostaggio di fatto i  3 mila membri del personale americano;  le 80 testate atomiche che custodiscono;  chiudere lo spazio aereo ai loro caccia,  e farlo impunemente. Ha potuto accusare la Superpotenza,  di cui era fino a ieri alleato, di averlo tradito e aver tentato d’un golpe per abbatterlo, e ottenerne soltanto dei balbettamenti, invece che dei ruggiti  e dei bombardamenti a tappeto ;   esigere  la consegna del suo nemico Gulen riparato in Usa e noto “asset della Cia”, e  non essere fulminato.
Qualunque cosa si pensi di Erdogan, ha dimostrato al mondo  che la Superpotenza è debole, cieca  e stupida.  Che un suo alleato puà rivoltarlesi contro, e   trionfare.
E ciò non sarà senza enormi conseguenze  geopolitiche e strategiche.
Si esita a  credere che   gli eventi sono quel che sembrano, perché  il collasso simultaneo di tutti i capisaldi del potere globale Usa  appare così enorme, rapido e  completo   da essere inverosimile.  Si sgretola la UE, con la Brexit;  la gabbia della NATO  è   spalancata  dal Turxit; i  trattati di commercio globali sono silurati; l’espansione infinita della “democrazia” e dei suoi “valori”  è stata apertamente derisa e calpestata dal Sultano; la Superpotenza stessa è  minacciata all’interno  da una guerra civile razziale  resa spaventosa dalla abbondanza di armi in mano ai privati. Possibile che sia tutto vero?
Sembra comunque la  disfatta più completa di Obama. Della sua doppiezza demenziale. Dell’abuso artificioso della NATO, un’alleanza che doveva essere abolita vent’anni fa, per nuovi e sempre più vasti scopi: propagandistici;  neocoloniali con l’invio di truppe in Irak e Afghanistan;  di appoggio occulto dello Stato Islamico che fingeva di combattere; spada di Damocle sulla testa del governo siriano; di rassicurazione dei neo alleati polacchi e baltici che hanno conti da regolare  con Mosca e, insieme d’asservimento degli stati vassalli europei;  la   protezione di Israele,  l’attrezzo di destabilizzazione dei paesi islamici secondo il programma dei neocon, e  lo strumento di separazione, il cuneo piantato per impedire l’integrazione economico-politica fra il ventre molle europeo e la Russia, che non era più una minaccia e sempre più,  ma ormai  un cliente-fornitore  unito da forti legami storici e culturali.

Nuland in Kagan ha fallito?

Sembra la disfatta della centrale neocon – la famiglia Nuland-Kagan – annidata nel Dipartimento di Stato che sembrava imporre la politica  di aggressione  al Segretario, il povero Kerry: ma chi può   esserne certo?
Un   disertore dell’esercito  di Kiev   ha rivelato ai ribelli   del Donbass della massiccia preparazione di un attacco da parte contro Lugansk:   dove “i nostri sono solo un terzo, gli altri sono ceceni, arabi, turchi, polacchi; centinaia di carri armati; consiglieri della NATO all’opera in ogni unità; tutto  è estremamente ben preparato, tutti gli errori del  passato sono stati riesaminati…”.   La NATo continua dunque ciecamente, roboticamente,  la sua   sovversione in Ucraina?  La centrale  Nuland-Kagan   fa’ quel che vuole, mentre tutto il Sistema sembra crollare  attorno a loro?
Le  sparatorie in Usa, sono quel che sembrano? Noi qui abbiamo mostrato  i precisi indizi secondo cui sarebbero parte di un  complotto  teleguidato da Soros  per  impedire la convention repubblicana di Cleveland, bloccare la nomination di Donald Trump, e anzi portare il paese  in una situazione di  guerra civile abbastanza spaventosa da dare ad Obama la scusa per sospendere le elezioni presidenziali di novembre, e mantenersi per un terzo termine, presidente non votato ma tanto  favorito dai poteri forti  di Wall Street  e del sistema militare-industriale, dei neocon come dei militanti negri, della plebaglia di colore  (pagata) e dell’Establishment che vorrebbe la Clinton alla Casa Bianca, ma sa che essa è improponibile. Un golpe di questo genere, mentre   gli altri pilastri  del potere globale si scollano e spezzano, dal Brexit alla Nato,   è ovviamente  assurdamente rischioso per chi lo tenta:  può la Superpotenza permettersi il collasso interno guidato, il bagno di sangue in una guerra civile artificiale, mentre Erdogan ha mostrato al mondo  che la Superpotenza è sfidabile, e  la NATO una tigre di carta   che può essere presa in ostaggio con le sue atomiche? Tuttavia questa demenza sarebbe  in  perfetto “stile Obama”, come lo è il”golpe turco”, sia o no un  false flag:  un prodotto della doppiezza, fatto per giunta a metà, con una intenzione perfetta.
E Erdogan potrebbe aver preso la sua ‘folle’ decisione di rovesciare  l’alleanza e sputare in faccia a  Washington, proprio perché – come rivela  il giornalista Chuck Ross –   “documenti ed email  appena rivelati e a disposizione del Congresso rivelano  legami tra il ‘mondo dei Clinton’ e   membri della rete operata (…) da Fetullah Gulen. Questa connessione fra i Clinton e  Gulen può  metter a rischio la  complessa relazione tra Usa e Turchia, alleato essenziale della NATO, se l’ex segretaria di Stato vince la Casa Bianca”.  Questa frase è state scritta il 13 luglio: premonitrice davvero.
Erdogan può aver calcolato che  un terzo mandato a Obama  equivaleva ad una presidenza   del ‘mondo Clinton’   e quindi  un potere che avrebbe dato potere a Gulen.  E  ha  forzato la gabbia della NATO. In fondo, nonostante i modi molto    più educati, come ha fatto anche la regina Elisabetta forzano il Brexit in quel  voluto fuori onda:  dove ha   reso chiaro che il il Brexit si doveva fare, altrimenti scoppiava “la guerra”.  Come vediamo adesso, aveva perfettamente ragione.
Se le cose sono quel che sembrano, s’intende.

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