Fonte http://www.byoblu.com/
In queste ore di dolore si moltiplicano gli appelli alla raccolta fondi per aiutare le popolazioni colpite dal terremoto. In prima linea ci sono le forze politiche. Il che, se ci pensate bene, è un po’ come se il vostro datore di lavoro facesse una raccolta fondi tra i dipendenti per pagare gli stipendi. Lo Stato non è altro che il modo in cui i cittadini si organizzano per amministrarsi. I soldi non sono altro che un servizio, che dovrebbe essere reso dallo Stato, che serve a facilitare gli scambi e a consentire il fiorire dell’economia. Non c’è nessuna ragione per cui, in una situazione di emergenza, uno Stato (cioè noi cittadini) non debba poter adattare il servizio della moneta alle esigenze del momento. In poche parole: dopo una catastrofe naturale, lo Stato dovrebbe semplicemente creare la moneta necessaria a pagare la ricostruzione del territorio e dare una sistemazione dignitosa alle popolazioni colpite. È semplice come bere un bicchiere d’acqua. Invece i soldi li chiedono a noi, facendo largo uso di una parolina magica: “solidarietà“. Al grido di “solidarietà!” lo Stato chiede ai cittadini di fare quello che lui ha rinunciato a fare, stampare moneta, grazie ai piani di chi ha voluto prima il divorzio tra la Banca d’Italia e i Ministero del Tesoro, nel 1981, e poi ha demandato la creazione della moneta a un istituto centrale straniero, la Banca Centrale Europea, che ha trasformato un servizio (la creazione della moneta) in un prodotto, o meglio in un ricatto: la restituzione di qualcosa che appartiene al popolo in cambio della sudditanza politica. Mario Monti ha fatto il resto, introducendo il Pareggio di Bilancio in Costituzione che ha annullato la possibilità di spendere a deficit.
La sovranità monetaria appartiene al popolo (e gli appartiene ancora, lo dicono le banche centrali): il popolo elegge suoi rappresentanti che la amministrino per lui, i politici. Dunque la politica non deve chiedere soldi ai cittadini, ma deve restituire loro il servizio di creazione della moneta, del quale sono stati defraudati per regalarlo ai banchieri privati, e creare tutto il denaro che serve per ricostruire immediatamente le case e le infrastrutture distrutte dal terremoto, stimolando così anche un indotto positivo per l’economia.
Dite ai politici che elemosinano qualche spicciolo dalle vostre tasche, oppure che la chiedono all’Unione Europea (la quale “valuterà” se scucire qualche moneta da gettare con benevolenza nel cappello di noi poveracci), che quello che devono fare ora non è mendicare, ma andare in Parlamento, fare una legge che restituisca agli italiani la sovranità monetaria e stampare il denaro che serve a risolvere subito, oggi, adesso il problema dei terremotati passati, presenti e futuri.
Tutto il resto è criminale, perché se la gente muore è colpa di uno Stato che innanzitutto non fa prevenzione nelle aree a forte rischio (i ragazzi delle scuole della zona di Amatrice, a due passi da L’Aquila, non hanno neppure mai fatto una simulazione di evacuazione), e che poi si rifiuta di fare il suo lavoro, che è quello di creare le condizioni economiche per una ricostruzione veloce ed efficiente. Il denaro non lo si evoca facendo inutili danze della pioggia, non si spera di trovarlo in fondo a una miniera e non lo si deve chiedere agli alieni, in cambio di sacrifici umani: il denaro è un’invenzione dell’uomo, che lo crea a suo piacimento, e l’unica ragione per cui non ve lo danno, è che non ve lo vogliono dare.
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Questa è un intervista realizzata grazie al supporto della rete, di cittadini come te. Per questo è libera di raccontare quello che altrove non si può dire. Aiutami a continuare: sostienimi.
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