PD: 16,5 %
Lega: 7,5 %
M5S: 5,5 %
FI+FDI+NcD: meno del 6Queste sono le percentuali reali del voto in Emilia-Romagna. Se ad esse si aggiungono i risultati raggiunti da liste minori, si arriva al 38% di aventi diritto al voto. Alle scorse regionali, nel 2010, il dato era stato del 68%. Alle politiche di un anno e mezzo fa del 82%.
Ancora una volta le elezioni amministrative si rivelano la cartina di tornasole della disaffezione (e del disgusto) dei cittadini. Ne avevamo parlato due anni e mezzo fa. Le medesime considerazioni di allora valgono per l'oggi, amplificate.
Qualcuno ha provato a minimizzare la voragine che si è aperta nella regione che, un tempo, era quella dove più alta era la partecipazione popolare alle elezioni. Per esempio, qualcuno ha provato a spiegare che quanto è avvenuto è dovuto al fatto che il PD, di fatto, non aveva avversari. Argomento senza consistenza: la "sinistra", nelle sue metamorfosi, non ha mai avuto avversari competitivi in Emilia.
Qualcun'altro ha avanzato l'ipotesi che siano stati i vari scandali che hanno interessato sia il Consiglio regionale sia la Giunta emiliana ad aver provocato l'esodo dalle urne. Ma non è la prima volta che si vota all'indomani di simili scandali; e un crollo del genere non si era mai neanche sognato.
Le ragioni di quanto avvenuto sono molto, molto più profonde. Ed hanno a che fare con la trasformazione del regime politico in cui viviamo.
Ci sarà tempo per produrre analisi adeguate ai tempi. Per ora, solo una raccomandazione: non dite che Renzi ha vinto e la Lega vola, per piacere. (C.M.)
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