sabato 27 febbraio 2016

La Storia del Me ~ Tony Parsons


Tutto ciò che c’è è totalità, interezza.. energia sconfinata che appare come ogni cosa… il cielo, gli alberi, le emozioni, i pensieri e qualsiasi cosa. E’ il mistero del nulla che allo stesso tempo è il tutto.
Non c’è nulla al di fuori della sconfinata immensità ma nonostante questo, visto che è libera, può apparire come fosse separata da se stessa…può apparire come fosse la storia del me. Non c’è nulla di giusto o sbagliato in questa apparizione che è la totalità nella sua apparente manifestazione.
L’energia contratta sembra sorgere nell’essere umano e creare un senso di separazione dal quale nasce il senso d’identità… la coscienza di sé. Il me è nato e la storia del me pare cominciare. Il me è la storia e la storia è il me, e uno non può esistere senza l’altro. Tutti e due si manifestano e funzionano in una realtà dualistica come soggetto e oggetto. Ogni cosa sembra essere personalmente esperita come una serie di eventi che stanno accadendo in un tempo reale a un me reale. All’interno di questa storia, il viaggio, lo scopo e il libero arbitrio sembrano essere reali.
Questo senso di separazione non è solo un’idea, un pensiero o una credenza. E’ un’energia contratta incorporata nell’intero organismo che influenza ogni esperienza. Come conseguenza il me esperisce un albero, il cielo, un’altra persona, un pensiero o un sentimento attraverso un velo di separazione. E’ come se il me fosse un qualcosa e tutto il resto tante altre cose separate che accadono proprio al me. Ciò che sorge da questa sensazione è una sottile percezione d’insoddisfazione. Come se qualcosa fosse stato perso o nascosto.
Per la maggior parte delle persone questo senso d’insoddisfazione non è così evidente, e dato che credono di essere individui con libertà di scelta e di volontà sembrano motivati a provare a creare una storia di successo…buone relazioni, buona salute, benessere, potere personale e qualsiasi altra storia.
Invece per altri esiste una mggiore sensibilità rispetto al fatto ci sia qualcosa che sembra essere andato perso. Questa sensazione produce un desiderio per un più profondo senso di appagamento. Da qui può nascere una ricerca nella religione, nella terapia o nel significato dell’illuminazione. E dato che il me si è convinto di avere i mezzi per influenzare la sua storia, inizia anche a presupporre di potere trovare un maggiore appagamento attraverso le proprie scelte, la propria determinazione, le proprie azioni.
Il me potrebbe, ad esempio, recarsi da un prete o un terapista o un insegnante d’illuminazione per trovare quello di cui pensa di avere bisogno.
Spesso, dato che il me sente di avere perso qualcosa, ci può essere un senso di inadeguatezza e quindi viene ricercato un insegnamento che soddisfi la necessità di fare qualcosa che porti a una trasformazione personale e faccia sentire degni di essere soddisfatti. Tutta quest’attività accade in apparenza all’interno della storia del me la quale funziona in una realtà artificialmente dualistica. In questo modo il me cerca nel mondo del ‘finito’ quello che è infinito. E’ un qualcosa che cerca un altro qualcosa, e quello cui veramente anela rimane irraggiungibile essendo già ogni cosa. E’ come cercare di catturare l’aria con una rete da farfalle. Non è difficile, è meravigliosamente impossibile. L’essenziale futilità di questa ricerca inevitabilmente nutre un senso del me che si sente ancora più inadeguato e separato.
Inoltre, nell’attività di ricerca ci possono essere esperienze lungo il cammino che incoraggiano il me a cercare ulteriormente e a provarci con rinnovato vigore. La terapia può portare un temporaneo senso di equilibrio personale nella storia. Pratiche come la meditazione possono portare a uno stato di pace e di silenzio. L’autoinvestigazione può portare a un’apparente progressiva esperienza di comprensione e rafforzata consapevolezza. Ma affinché la consapevolezza lavori necessita di qualcosa di separato di cui essere consapevole. La consapevolezza semplicemente nutre la separazione, e uno stato di distacco può sorgere ed essere scambiato per illuminazione. Tutti questi stati vanno e vengono all’interno della storia del me.
Alla base di tutti gli insegnamenti su come diventare illuminati sta l’idea che un cambio di convinzione o d’esperienza possa portare a una conoscenza personale dell’essere uno, dell’autorealizzazione o della scoperta della propria vera natura. Tutto l’investimento in un percorso che prosegue nutre la storia di un me che può ottenere qualcosa. Anche la suggestione di un arrendersi o di un’accettazione personale può all’inizio essere molto attraente e portare a uno stato di soddisfazione…per un po’. Ci sono tanti cosiddetti insegnanti non-duali che nutrono la storia del me che diventa liberato.
In ogni caso, l’unità a cui aneliamo è senza confini e gratuita. Non può essere afferrata e nemmeno avvicinata. Non esiste nulla che dovrebbe essere fatto o cambiato o fatto meglio di qualcosa che è già tutto.
L’esperienza del me può sembrare molto convincente perché ‘il mondo’ in cui vive sembra dominato da molti di questi me in molte storie. Ma il costrutto del me è incostante e senza fondamenta. Tutta le storia del me è solo una danza senza alcun significato o scopo.
Un’esposizione profonda e senza compromessi del costrutto artificiale del senso di separazione e della storia del me può allentare la presa che li tiene saldi al loro posto e rivelare il modo in cui la ricerca può solo rinforzare il dilemma. L’apparente senso di separazione, comunque, è nella sua essenza energia contratta che nessuna quantità di chiarezza concettuale potrà mai disfare.
Quando però esiste un’apertura verso la possibilità di un qualcosa che esiste oltre la ricerca, allora sembra che l’energia contratta possa dissolversi nella libertà sconfinata che già è. E comunque questa è un’altra storia che cerca di indicare e descrivere un totale paradosso…l’apparente fine di qualcosa che non è mai stato reale…la storia del me.
Tutto quello che c’è, è libertà senza limiti.
Tony Parsons 2
Tony Parsons

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