mercoledì 25 gennaio 2017

SONO ZERO

Passando da un mercato di paese, pieno di gente indaffarata e chiacchierona, di commercianti che strillavano la bontà dei loro prodotti o ammiccavano con insegne buffe la necessità di comprare da loro, tutt’a un tratto mi venne in mente un poemetto… ‘‘A magic show’’ di Nazir, poeta sufi.
Uno spettacolo magico
Che meraviglioso mercato è questo mondo,
ma che strani merci offre!
Qui si arrostisce il grano per il pane,
piatti ricchi e saporiti si ammucchiano in abbondanza.
Ma se guardo meglio con gli occhi del discernimento,
non vedo né mercato, né banchetti, né fuoco;
vedo solo onde e spruzzi,
ascolto solo mormorii ed echi:
il mondo è solo uno spettacolo magico
che non guarderò più.
Alcuni ridono e comprano oggetti,
altri si battono per vedere lo spettacolo!
Alcuni han vestiti sfarzosi, altri son coperti di stracci,
alcuni si chiaman padri e figli, altri nipoti e fratelli;
Ma se guardo meglio con gli occhi del discernimento,
non vedo né oggetti, né vesti, né gente,
vedo solo onde e spruzzi,
ascolto solo mormorii ed echi:
il mondo è solo uno spettacolo magico
che non guarderò più.
Ecco dottori e astrologhi,
dotti preti e ciarlatani;
alcuni saggi ed esperti, altri pazzi o in estasi.
Alcuni si affidano a talismani e indovini
Altri ripetono formule.
Ma se guardo meglio con gli occhi del discernimento,
non vedo né mercato, né astrologhi o talismani;
vedo solo onde e spruzzi,
ascolto solo mormorii ed echi:
il mondo è solo uno spettacolo magico
che non guarderò più.
Alcuni han copricapi vistosi di seta,
altri girano quasi nudi.
Altri ancora portano scialli ricamati,
alcuni stoffe tessute in casa.
Ognuno mostra il suo gusto per mostrarsi al di sopra degli altri.
Ma se guardo meglio con gli occhi del discernimento,
non vedo né copricapi vistosi né scialli ricamati
vedo solo onde e spruzzi,
ascolto solo mormorii ed echi:
il mondo è solo uno spettacolo magico
che non guarderò più.
Che colore ammirerò, che forma loderò?
Il mercato dura solo un pomeriggio,
ma molti lo godono molto.
Non posso descrivere né spiegare
Questa visione che ho.
Meglio rimanere silenti
Indifferenti e neutrali.
Ma se guardo meglio con gli occhi del discernimento,
non vedo né forma né colore,
né mercato o mercanzia.
Vedo solo onde e spruzzi,
ascolto solo mormorii ed echi:
il mondo è solo uno spettacolo magico
che non guarderò più.
O amico rinuncia all’ambizione
e questo vagare da luogo a luogo!
Ricorda,
ogni giorno la morte ruba merce ai mercanti.
I tuoi pacchi e i tuoi cammelli,
i servitori e i loro bagagli,
tutto dev’essere lasciato
quando il viaggiatore piegherà le sue tende e partirà.
Oggi sei un ricco mercante
e commerci con tanto profitto:
qualcuno ancor più grande ti rimpiazzerà.
I frutti sugosi, le spezie, le noci,
l’uva, lo zafferano e i chiodi di garofano-
tutto dovrà essere lasciato
quando il viaggiatore piegherà le sue tende e partirà.
Mentre fai commercio, ricorda questo:
né moglie né figlio,
né amico o nipote ti piangeranno a lungo.
Perché ingombrarti di un peso così grande?
Tutto dovrà esser lasciato
quando il viaggiatore piegherà le sue tende e partirà.
In verità quel che possiedi non è tuo.
Quando il corpo giace inerte,
i ricchi ornamenti e le coppe ingioiellate
non ti ridaranno la vita.
Non fidarti del tuo scudo per protezione,
non vantarti della tua spada;
quando la Morte colpisce, non avrai il tempo
nemmeno di cogliere una foglia da un albero;
tutto dovrà essere lasciato
quando il viandante piegherà la sua tenda
e partirà per il luogo sconosciuto.
Nazir nacque ad Agra nel 1740, scrisse versi fin da giovane, e mai per assecondare un nobile. Era un sufi. Morì a 80 anni e fu sepolto in un povero cimitero.
………..
“Sono zero, non esisto, tutto è illusione… se non c’è osservatore non vi è nulla da osservare, creo il mio mondo’’ sono ritornelli che ormai si sentono da varie parti, per chi tenta di mettere il dito su ‘’qualcosa’’ che non riesce ad afferrare, ma con quale effetto? Rimangono concetti inerti, definizioni altisonanti, bandierine stinte che si mescolano al quotidiano, ai problemi insolubili, alle paure come e anche più di prima. L’ipnosi ormai cementata da anni di memorie, rimane inalterata, forse con qualche etichetta nuova in più.
Si parla tanto di maya, di advaita, si prendono a prestito tradizioni orientali e lontane, alcuni si rifanno agli aborigeni o ad abitanti del deserto africano, per cui tutto è sogno, ma quanti si interrogano a fondo sulla questione, quanti riescono a verificare con l’investigazione costante di ‘’chi o cosa siamo veramente’’ senza ricorrere a strumenti alla moda o viaggi esotici?
Forse non sono conosciuti o poco ‘’esotici’’ Meister Eckhardt, Marguerite Porrette(La nube di non-conoscenza)o Silesius che senza terminologie specifiche additavano là dove ormai non era restato nemmeno il ricordo di essere.
Nel film ‘’Matrix’’ il primo della serie, quello in cui Neo e Morpheus si trovano in una stanza vuota e Neo si dichiara stupito indicando una poltrona: ’’Ma questo… non è reale?’’ altri video o libri cercano di mostrare l’irrealtà del mondo fenomenico in modi diversi e attuali. Se qualcosa appare soltanto soggettivamente(anche confermato da più individui)come può essere definito reale? Si dirà che i sensi te lo confermano, ma ci si può fidare del loro funzionamento? E quello che essi descrivono corrisponde a quello che “realmente” si osserva?
In un libro di fantascienza francese dei fratelli Bogdanov,” La mémoire double’’ il personaggio principale si trova fra due mondi e scopre che entrambi sono solo ingegnosi programmi di un computer molto perfezionato: alla fine si rende conto che anche il cespuglio era “accettato come vero” poiché credeva ad un insieme di percezioni o meglio un’equazione d’onda che definisse anche la realtà della tavola sulla quale mangiava. ’’I cani, i bicchieri o gli alberi non erano insieme di entità solide, ma immateriali combinazioni di entità elementari, solo comprensibili sotto forma di funzioni d’onda… Al di là delle apparenze tutto convergeva verso un Assoluto inconoscibile…là lontano dietro la ‘Maya’ punto ultimo di un turbinio di materia e spirito, ma inscindibile da “tutto-ciò-che-è”, origine e fine della storia degli uomini’. Alla fine decide di accettare questo stato, senza però credervi affatto come prima.
Se in una stanza vedi in un angolo una sedia e in un altro angolo nessun oggetto… qual è la differenza? Nessuna. Se riesci a osservarlo con potenti microscopi elettronici è così. La seggiola “appare”, ma in realtà è solo un fluttuare di…vuoto quantico. In ogni angolo quindi vi è solo spazio vuoto.
“In mancanza di un osservatore l’atomo è un fantasma” dice la fisica quantica : eccoci daccapo.
……..
La nostra memoria, tiene insieme, dal concepimento in poi, tutto questo bagaglio, tranne qualche episodio di Alzheimer che con un colpo di spugna elimina questo peso stantio, ma anche le più elementari cognizioni utili alla sopravvivenza. La primissima memoria è il “pensiero” che esisto, ci aggrappiamo ad esso credendo alla sua naturale continuità, ma siamo noi a immaginarla per rassicurarci: se essa sparisce durante il sonno profondo o una sincope, significa che non è permanente ma indotta e temporanea. Siamo vivi o siamo morti?…la costatazione accade solo perché lo ”sappiamo” o supponiamo.
Il risultato di questa introspezione profonda e senza sosta - non è un ricerca di un ‘’altro’’, ma uno sprofondare dentro ad un pozzo senza fondo in sé stessi – se ne può vedere l’effetto soprattutto da ciò che definitivamente ci abbandona, senza alcun sforzo da parte nostra. Non sono le abitudini esteriori, legate al funzionamento fisico, anche se molte se ne vanno, ma quelle di fondo, gli interessi, le aspettative, le reazioni e i desideri incontrollabili: diventano inutili balocchi dimenticati. Si vive solamente una certezza indefinibile, dal momento che l’Assoluto NON è concepibile! Se la comprensione è totale e solida, se assimilata come un cibo nutriente, si trasforma in energia e ciò che rimane dei concetti è evacuato senza fatica alcuna. L’apparente vuoto(che molti trovano deprimente!) lasciato dalla dissoluzione dei desideri, appagamenti o fastidi, si riempie immediatamente di calma e serenità, che si mantiene nel sottofondo di ogni azione anche energica.
Il pensiero che s’attacca come un’etichetta appiccicosa alla pura sensazione di essere, si espande poi come un ruscello in mille rivoli di complesse scariche neuronali, su cui man mano si agglutinano le esperienze costantemente tenute insieme dalla colla dei ricordi.
La memoria è un fattore “cibernetico” come già scrissi. Utile per il quotidiano, ma un peso se legato a traumi o eventi emozionalmente complessi che c’incatenano a personaggi fittizi, fantasmi che invadono lo spazio puro dell’essere. Non sono eventi ‘’passati’’, ma campi sempre attuali che ci condizionano e legano a strutture e impalcature immaginarie.
I colori, le emozioni, i suoni… appaiono, ma sono solo giochi di vibrazioni…vuote, ma… piene di ciò che è e non sappiamo, ma… siamo!
Se non pensi, se non c’è memoria, esisti, non esisti o nessuno dei due? Se non pensi, se non c’è memoria, esisti, non esisti o nessuno dei due? Se non pensi, se non c’è memoria, esisti, non esisti o nessuno dei due? Essere o non essere… anzi nessuno dei due.

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