martedì 10 dicembre 2019

L'oligarchia barricata dentro la Scala applaude se stessa

di Max Del Papa - 09/12/2019 fonte https://www.ariannaeditrice.it
L'oligarchia barricata dentro la Scala applaude se stessa
Fonte: Max Del Papa
Cinquant’anni fa un antenato delle sardine, per dire un giovane arruffapopoli fuoricorso salito dalla mite provincia umbra s’inventò un modo di stare al mondo. Fondò un movimento, anzi Movimento, maiuscolo, come poi sarebbe passato agli annali, alla testa del quale non mancava una sola occasione per far casino contro “il sistema”: memorabile la provocazione davanti alla Scala, lanci di uova a bombardare le pellicce dei “fascisti, borghesi, ancora pochi mesi”, come venivano ammoniti i ricchi, gli aristocratici, i capitani d’industria, i banchieri, vale a dire tutta la bella gente che poteva permettersi una Prima, seguita da una esclusivissima cena, nel più famoso teatro del mondo.
Mario Capanna è una profezia vivente: quella di Montanelli, che ne previde la sistemazione “al museo dei reduci, forniti di pancia e cellulite”. È andata proprio così, oggi il Capanna ricompare ogni tanto per rispolverare quegli anni che definì formidabili, e per lui certamente lo furono, tanto più che gli valsero una pensione da parlamentare sulla quale l’ex Masaniello in falce e martello non accetta discussioni: se l’è guadagnata, sostiene, e, dal suo punto di vista, ma solo dal suo, non fa una piega. Oggi, mezzo secolo e tant’acqua sotto i ponti dopo, la turbo-borghesia aristocratica che entra alla Scala per la Prima – quest’anno una Tosca in odor di metoo – non sembra cambiata granché: come allora, si schiera ostentatamente “a sinistra del partito comunista cinese”, come diceva Fantozzi, non credendoci affatto ma sapendo per esperienza che le conviene.
Immancabilmente questa super élite riesce a schierarsi coi poteri forti, costituiti e contemporaneamente con i giovani movimentisti i quali, in modo più sfacciato di allora, difendono lo status quo. Ovazioni clamorose, 10 minuti di standing ovation per Mattarella, considerato con tutta evidenza non il garante di tutti gli italiani ma quello del sistema altoborghese che si riconosce nella sinistra ztl, nei menu di Farinetti, nel partitone di Repubblica e nei buoni per costituzione, anche se mai nel loro giardino; inchini e sospiri di vellutato servilismo ai ministri tassatori, migrantisti e volendo incompetenti; tripudio clamoroso per l’immancabile Liliana Segre, questa nuova santa misteriosamente balzata all’esaltazione della società civile a 90 anni dopo una vita in ombra, salutata, anche lei come la garante contro i fascismi, i razzismi, i sovranismi, i leghismi, i salvinismi, i melonismi, gli euroscetticismi le cattiverie, le malattie, il politicamente scorretto e perché no i cambiamenti climatici. Io son Liliana, sono guardiana, sono anche anziana, mi fan girare tutta la settimana.
A proposito di cambiamenti climatici, si è patita, causa vertice Onu, la dolorosa assenza di Greta, la Cassandrina con le trecce, quella che, appena annuncia l’essiccamento del pianeta, si spalancano le cateratte e vien giù acqua per 40 giorni come per una punizione biblica. Latitanti anche le sardine, in compenso a perorarne la causa c’era quella megera accartocciata di Patti Smith, rockstar in fama di genio antagonista, in realtà bravissima a costruirsi la sua carriera di mediocre sempre sulle spalle di qualcuno; di lei si ricorda l’estasi dionisiaca che la rapiva, “mentre stavo cantando sul palco mi sono cagata addosso”, e oggi, ultima vaccata conosciuta, appunto l’apertura di credito alle sardine, curiosa schiatta di contestatori a favore del sistema, dei privilegiati nei quali, chiarissimamente, si riconoscono. Gente con un futuro da influencer, come l’istruttore di frisbee Mattia che a domanda, qualsiasi domanda, mai risponde, però si compiace: “Vengo bene in tivù, faccio audience”. Quasi quasi era meglio Mario Capanna, che almeno il rischio di qualche manganellata lo correva: questo ha l’aria di uno che si metterebbe a frignare anche spolverato col piumino da cipria.
Insomma eccola qui la nuova élite che poi è sempre quella vecchia: ad annusarsi, a ovazionarsi, ad applaudirsi ben protetta dentro il teatro più bello del mondo; a farsi coraggio contro quei miserabili che alla Prima della Tosca grazie a Dio non entrano e però fanno tanta paura con la loro paura, con le loro giornate di merda tutte uguali, con l’incertezza di ogni domani, con l’esasperazione di chi non dice per forza “prima gli italiani” ma semplicemente non capisce perché questi italiani senza ztl, senza attico vista Brera o Colosseo debbano sempre arrivare ultimi, se mai arrivano. Ma Liliana Segre ha detto che l’uomo forte le provoca preoccupanti ricordi, in pratica che Salvini è Mussolini: 92 minuti di applausi e vergogna per chi la tiene in ansia. Anche il Censis non si è trattenuto e ha spiegato: gli italiani sono razzisti perché sono tristi perché sono spaventati perché sono esasperati perché sono sconcertati perché sono disorientati perché sono razzisti. E sempre allegri bisogna stare, che il nostro piangere fa male al re; fa male a Sergio, alle sardine, alla Liliana e a Patti Smith; e sempre allegri bisogna stare, che poi s’incazzano se noi piangiam.

lunedì 18 novembre 2019

Michel Onfray: La cretinizzazione progressiva della gente rappresenta un vero problema


Mondo
Nel suo libro “Teoria della dittatura”, Michel Onfray presenta il lavoro di George Orwell come una grande prefigurazione del mondo contemporaneo. Il filosofo, che non teme polemiche, descrive la nuova forma di dittatura a che stiamo vivendo oggi …


Fonte http://www.comedonchisciotte.net
Intervista con Michel Onfray:
Secondo lei, George Orwell fu un pensatore politico ad alto livello.  Fu uno che prese le  misure a quelli che poi sono stati i totalitarismi del ventesimo secolo e anticipò i nostri tempi. In che modo l’epoca in cui viviamo porta il segno del totalitarismo? Non le sembra una esagerazione? Siamo  entrati davvero in una nuova forma di dittatura?
No, non c’è nessuna esagerazione, perché non ho detto che siamo tornati al nazismo o allo stalinismo. Quello che mi interessa non è il modo in cui funzionava il totalitarismo di una volta, ma come il totalitarismo funziona oggi, nell’era di Internet, dei dati e dei telefoni cellulari. Questo totalitarismo di oggi non porta né l’elmetto, né gli stivali. Noi viviamo solo in una società del controllo: il fatto che possiamo essere  costantemente spiati, il fatto che stiano costantemente accumulando dati su di noi, ecc. Questa società del controllo è arrivata a un punto di incandescenza a cui non si era mai giunti.
Le nuove tecnologie quindi per lei non ci porteranno nessun vantaggio?
Viviamo in una specie di servitù volontaria nei confronti delle nuove tecnologie. Ma questo a volte è estremamente perverso. Ad esempio, per garantire la riservatezza, ci chiedono di accettare certe cose … Ma, accettandole, si passano certe informazioni ai G.A.F.A. E’ chiaro che possiamo rifiutare ma, ovviamente, rifiutando non possiamo più viaggiare in treno, in aereo o fare quello che volevamo fare.
Ma questo è quello che  ci aveva anticipato Orwell?
Orwell pensa come in un un romanzo. Usa la fiction. Ma la sua fantascienza ha smesso di essere immaginaria ed è diventata scienza. Quello schermo TV che controlla tutti permanentemente  oggi esiste. Ormai noi siamo dentro quello schermo. Fu Orwell che inventò certe cose sul controllo delle persone e sull’invisibilità dei poteri ed è proprio questo che distingue il vecchio totalitarismo dal nuovo totalitarismo. Allora, il potere aveva una faccia che si poteva riconoscere, oggi chi è che decide? Chi sono e dove sono le persone che rendono possibile tutto questo? Secondo me, queste persone, sulla costa occidentale americana hanno un progetto di dominio sul mondo e non un progetto transumanista.
E’ questo capitalismo senza regole che è responsabile di questa situazione?
Il capitalismo non scomparirà: è connaturato con l’uomo. Oggi non ha più nemici davanti a sé. Con la caduta del blocco sovietico, il capitalismo ha sentito che poteva trionfare. Qualcuno, come Fukuyama,  addirittura sostenne che fosse la fine della storia, la completa vittoria del neoliberismo. Ma il mondo non è fatto solo di capitalisti e di comunisti. Ci sono anche dei poteri spirituali, come l’Islam. L’abbiamo visto l’11 settembre 2001.
Secondo lei, la democrazia rappresentativa è morta?
Sì. Il popolo e i suoi rappresentanti non coincidono affatto. Nelle assemblee e nei parlamenti c’è una sovra-rappresentazione delle professioni liberali, come avvocati, insegnanti, ecc.  e ci sono pochi pastori, pochi tassisti o  pochi studenti. Questo significa che esiste una parte della società che semplicemente non è rappresentata. E poi per sperare di essere eletti, bisogna avere denaro, bisogna entrare in un apparato, prendere la forma di un partito. Questa democrazia rappresentativa ha fatto il suo tempo. Il referendum sul Trattato di Maastricht è stata una perfetta incarnazione dei suoi limiti: gli eletti dal popolo  che votano contro il popolo.
Come definisce il populismo che temiamo così tanto al giorno d’oggi, crede che il popolo possa rilanciare la democrazia?
Non ho problemi a definirmi populista. Comunque, faccio una differenza tra populisti e “popolicidi”. Ed il problema sta proprio qui e non, come ci vogliono far credere, tra populisti e democratici. Macron, Chirac e Mitterrand prima di  tutto sono “popolicidi”, sono uomini che non vogliono governare per il popolo. Il referendum di iniziativa dei cittadini è un’idea molto interessante. L’idea che ci siano dei parlamentari eletti che siano revocabili è una buona cosa. Ovviamente, nel contesto attuale, il vero problema è la progressiva cretinizzazione del popolo. E qui dirò qualcosa che potrà sorprenderla se messa in relazione con quanto ho detto prima: il grande vantaggio di Internet è che le persone possono cercare informazioni alternative. È fantastico, un popolo che decide di assumersi la propria responsabilità. Che un testo di legge possa essere pensato e criticato dal popolo è un’ottima idea.
Cosa ne pensa dei movimenti di disobbedienza civile che stanno prendendo piede?
Quando Thoreau parlò di disobbedienza civile, parlava della guerra contro il Messico. Quando Martin Luther King se ne servì fu per combattere il razzismo. Stessa cosa per Ghandi, quando voleva l’indipendenza dell’India. Oggi tutti pensano che la disobbedienza civile funzioni  in ogni circostanza. La domanda che si devono fare tutti questi movimenti è questa: abbiamo una grande causa da difendere? Alla fine ci si accorge che le cose si fanno solo per se stessi. Ad esempio, un insegnante non può rifiutarsi di dettare o compito in classe o  di fare gli esami solo perché non è d’accordo con una legge del Ministro della Pubblica Istruzione … Rifiutarsi di far fare il proprio lavoro non trasforma nessuno in un eroe delle Resistenza. Io ho una alta concezione della resistenza e la disobbedienza civile deve essere riservata solo alle grandi cause comuni.
E sull’emergenza climatica?
Non è come sembra, la grande causa comune sarebbe il trionfo dei gilet gialli. L’emergenza climatica è il falso spauracchio del capitalismo. Ad esempio, le auto elettriche che ci vengono presentate come ecologiche non lo sono. Vogliono riproporci un capitalismo verde, così detto “eco-responsabile”. Oggi, quando vogliamo acquistare un prodotto, ci dicono che è “biologico”. La vera ecologia, alla quale io aspiro, è presa in ostaggio da questa ecologia urbana che è nelle mani della pubblicità. Stiamo giocando con il riscaldamento globale, cosa innegabile, senza badare alle sue cause veramente scientifiche.
Anche Greta Thunberg, alla quale ha dedicato parole molto polemiche è, secondo lei, un personaggio di questo capitalismo verde?
Questa ragazza è nelle mani del capitalismo verde che usa l’ecologia come uno strumento di vendita. Alla sua età, per quanto sia intelligente, non riesco a immaginare come possa disporre degli argomenti necessari per conoscere appieno tutte le questioni scientifiche alla base della questione ecologica.
Come analizza i diversi movimenti sociali nei quattro angoli del pianeta? C’è qualcosa che, a parte le differenze, le unisce?
Al giorno d’oggi non è più possibile mandare i militari per strada, perché grazie, ancora una volta, al flusso delle informazioni, se ne accorgono subito tutti. Temo però che tutti questi movimenti siano solo una specie di grande fremito democratico. Un dittatore se ne va e un altro lo sostituisce … E pensiamo che questo cambi qualcosa. Non sarà certo mettendo Macron alla porta e mettendo al suo posto Muriel Penicaud che si può fare una grande rivoluzione democratica. Tutti questi movimenti sono il segno che i popoli ne hanno le scatole piene. Non ce la fanno più a vedere che ci sono tanti parvenu strafottenti e persone che fanno scoppiare le guerre solo per arricchirsi. Come Trump che, con un incredibile cinismo, dichiara, dopo aver ucciso Baghdadi, di averlo fatto per proteggere il petrolio … Oggi, grazie alla rete, la gente è pronta a scendere per strada molto rapidamente. Questi sollevamenti popolari mi rallegrano e, allo stesso tempo, temo che saranno strumentalizzati dai demagoghi che sono sempre lì in agguato. I gilet gialli sono stati sfruttati da Mélenchon,  per la violenza dei provocatori, dei black block, ecc. In un certo senso, questa è la lezione della storia: il popolo soffre sempre di questi spossessamenti.
Lei non esita mai a essere deliberatamente polemico. È questo il ruolo del filosofo? L’intellettuale di oggi deve necessariamente essere impegnato?
 Si, c’è bisogno delle parole di un intellettuale in un mondo in cui chiunque fa l’intellettuale. Oggi tutti danno la loro opinione e ci dicono come dovrebbe funzionare il mondo. Non vedo perché sorprenda qualcuno il fatto che io intervenga su tutti gli argomenti. Perché dovrei esserne meno legittimato di a parlarne di un calciatore?
Lei scrive: “La lingua è attaccata”. Cosa intende dire?
Mio padre è cresciuto ed h studiato con la scuola repubblicana. Sapeva scrivere senza fare sbagli, non faceva errori di logica e aveva imparato alcuni grandi classici della letteratura. La distruzione della scuola ha portato alla distruzione dell’intelligenza. Si tratta sempre meno di educare un cittadino che pensa e sempre più di creare un consumatore che paga. Impariamo sempre meno cose. Qualcuno dice che non dovremmo fare i dettati, studiare la grammatica, ecc. Ma il cervello è un muscolo: se non lo manteniamo in attività, comincia a rattrappirsi ….
Alla fine della sua opera, si legge: “Non sono  veramente sicuro di voler essere progressista”. Come può il progressismo, secondo lei,  incarnare una forma di nichilismo?
Sono contrario a quel genere di progressismo che ci viene presentato oggi. Il progresso non è un bene in se stesso. Può esserci un progresso del male o un progresso della morte. Dire a una povera donna che può affittare un utero per avere un figlio non rappresenta, a mio avviso, una forma di progresso. In questo senso, non sono un progressista. Io non ci gioco a questo gioco che consiste nel mettere  sistematicamente i populisti-malvagi  contro i progressisti-gentili.
Il socialista libertario e l’anarchico che sono in lei quindi possono essere anche conservatori?
Certo. La pensione a 60 anni, va bene. Bisogna mantenerla. Da dove arriva questa bella idea che, siccome si vive più a lungo, si deve lavorare più a lungo? Al contrario, bisogna ridurre l’affaticamento delle persone ed  è positivo che i lavoratori si ritirino presto dal lavoro. Starsene tutti nudi sotto le coperte e fare i bambini, ha funzionato per secoli. Perché anticipare i problemi  e dire che  si deve cambiare tutto? Dobbiamo mantenere  quelle cose che hanno sempre funzionato. Il cambiamento a tutti i costi non ha senso. Se mi viene data la prova che cambiare  è meglio, io sono disposto ad accettarlo, ma altrimenti … Oggi abbiamo l’impressione che la nostra civiltà stia avanzando alla cieca.

venerdì 25 ottobre 2019

CILE: DOPO MEZZO SECOLO di NEOLIBERISMO, TORNA la RIBELLIONE CONTRO le ELITES



JOSÉ AMESTY L’attuazione del neoliberismo in Cile è vecchia, almeno dagli anni ’70, e da quel momento ha preso possesso di tutte le aree della vita del popolo cileno. Questo modello è stato consolidato con la complicità della dittatura di Augusto Pinochet, che aveva permesso l’introduzione delle sue politiche economiche neoliberiste e attraverso un gruppo di economisti (i “Chicago Boys”),


All’inizio della fase “democratica” in Cile, il modello è stato mantenuto, è stato introdotto il primo pacchetto di misure neoliberali, senza restrizioni, che copre tutti i livelli dell’apparato governativo. Da tempo , le organizzazioni finanziarie internazionali proponevono proprio il Cile, come esempio da seguire per l’America Latina, dal momento che aveva completato le riforme strutturali proposte dal modello neoliberista, con pochissima resistenza. Avevano fatto in Cile tutti i “compiti a casa” che gli richiedevano il FMI e la Banca Mondiale.

Era normale sapere che il Cile era il paese, dove il neoliberismo aveva portato ad alti livelli di prosperità e trionfo delle politiche della preminenza dei mercati . Dopo i governi di Bachelet e Piñera, queste linee guida furono ulteriormente rafforzate.

Tuttavia poi cos’è successo? Improvvisamente, emerge un focolaio sociale, per effetto di una semplice misura di aumentare i prezzo della metropolitana in Cile. Come è accaduto anche in Ecuador, un semplice aumento dei costi del carburante.
Inaspettatamente, esplode come un tuono, dopo che sembrava che fossero stati arginati diversi problemi nascosti. Improvvisamente, il popolo cileno si sveglia da un lungo e stagnante incubo. Svegliati dal sogno neoliberista. Che cosa è successo al “miracolo economico”?
E ci svegliamo, realizzando problemi di dati come:

Secondo l’ECLAC, l’1% più ricco del paese ha mantenuto il 26,5% della ricchezza nel 2017, mentre il 50% delle famiglie a basso reddito ha avuto accesso solo al 2,1% della ricchezza netta del paese.
Sebbene ci riferiamo a un semplice aumento del trasporto in metropolitana, tuttavia, uno studio ha rivelato che esistono famiglie a basso reddito che possono spendere il 30 percento del loro stipendio per il trasporto. Inoltre, se si aggiunge un aumento del costo dell’elettricità, dell’acqua e dei costi elevati nel sistema sanitario pubblico. Tutti sistemi privatizzati e dati in gestione alle multinazionali.
Secondo Claudio Fuentes, professore di Scienze Politiche alla Diego Portales University, ” C’è stata una grande crescita della classe media, ma è una classe media precarizzata, che ha pensioni basse, alti livelli di debito, vive molto di credito e ha stipendi decisamente bassi. È una situazione in cui la vita quotidiana è precaria, si vive nell’incertezza “.

Guarda cosa scrive la città in una specie di opuscolo: la metropolitana di Santiago costa 4 VOLTE PIÙ della metropolitana di Buenos Aires ed è più costosa di New York. Il presidente del Senato cileno ha entrate (dieta + indennità = 30 milioni di pesos). I senatori si auto-assegnarono 2 milioni di pesos per la “diffusione delle attività sul campo” a tempo indeterminato, e avevano già un fatturato di 15 milioni al mese. L’elettricità costa il doppio in Cile rispetto al resto dell’America Latina. In Cile l’economia è cresciuta sistematicamente e per paradosso aumenta la povertà, chi ottiene i soldi? 

Uruguay, Bolivia, Venezuela e Cuba offrono istruzione universitaria gratuita ai loro giovani, in Cile la classe politica lucra con quelli : Joaquín Lavín, Teodoro Rivera, Gutemberg Martínez, ecc. Ci viene addebitato un permesso di circolazione e su di esso parcheggi con parchimetri che non forniscono alcun servizio. Gli ex presidenti cileni ricevono circa $ 30.000 al mese. La sanità privata in Cile è 3 volte più costosa rispetto alla GERMANIA. Il Servizio delle Imposte Interno ha condonato oltre 77 miliardi di pesos (144 milioni di dollari) alla catena di negozi Johnson, il che è più che il costo per costruire l’edificio del Costanera Center. Le banche e gli istituti finanziari applicano interessi sull’ordine del 47% all’anno. Questo è più del costo per costruire l’edificio del Costanera Center. Le banche e gli istituti finanziari applicano interessi sull’ordine del 47% all’anno. Le banche e gli istituti finanziari applicano interessi sull’ordine del 47% all’anno.



Proteste a Santiago de Chile

Infine, per concludere questo esempio dimostra il perchè dell’implosione e dell’esplosione di rivolta del popolo cileno, citiamo altri, come alcuni esperti lo chiamano, abusi del sistema neoliberale, nel caso specifico del Cile:
Il sistema pensionistico , è stato detto che il modello non è in grado di offrire “pensioni decenti” e ha collaborato alla concentrazione della disuguaglianza di ricchezza e reddito.
La salute, l’assenza di ospedali e specialisti, l’assistenza sanitaria di base per prevenire le malattie e la necessità di ridurre le liste di attesa che, negli ultimi anni, sono aumentate in modo significativo.

Trasporto pubblico: un problema irrisolto , nonostante diverse ristrutturazioni, riassegnazione di percorsi, misure di emergenza e iniezioni di investimenti da milioni di dollari nel corso di diversi anni, la rete di trasporto non è riuscita a rispondere in modo efficiente al grande flusso di persone che si sposta ogni giorno in città.

Privatizzazione dell’acqua ” , il Cile è l’unico paese al mondo che mantiene le sue fonti d’acqua privatizzate dalla dittatura”, “qui gli imprenditori possono acquistare, vendere o noleggiare acqua”.
Istruzione e mobilità sociale, l’ istruzione rimane, per molti, una pietra miliare verso una migliore qualità della vita.

Corruzione, secondo gli analisti politici, oggi quasi l’ 80% delle persone afferma che l’amministrazione statale è “corrotta o molto corrotta”.
Commento finale: Indichiamo che il neoliberismo si è radicato come sistema profondamente in Cile per diversi decenni, al punto che questa teoria economica, per dire qualcosa, ha messo radici, in modo approfondito così tanto nella coscienza del popolo cileno, al punto che è riuscita a affermarsi come qualcosa di comune fra i cittadini in generale. Da lì, il letargo, il profondo sogno neoliberista, e inoltre, ha causato incredibili divisioni e una mescola di punti di vista, nonché confusione quando si cerca di spiegare il fenomeno dello scoppio dlla rivolta..

Non sorprende quindi osservare persone, gruppi, partiti di sinistra, definirsi socialisti e difendere, ad esempio, il ruolo dei militari nell’implosione e nella repressione. Da lì, il ruolo di inerzia dei partiti di sinistra, il ruolo della Chiesa cattolica ed evangelica, il ruolo dei sindacati, tra gli altri, ovvero il neoliberismo atrofizza le capacità per analizzare e per vedere con chiarezza quello che accade al momento di alcuna distrazione, nell’attuazione di questa nefasta corrente e ideologia economica capitalista.
Traduzione: Lisandro Alvarado
fonte qui

venerdì 13 settembre 2019

L’avvocato del diavolo: vinci se nessuno sa chi sei davvero


Fonte https://www.libreidee.org
Vinco perché nessuno mi nota, nessuno mi vede mai arrivare: lo dice Al Pacino al giovane Keanu Reeves nel film “L’avvocato del diavolo”. Una parte che sembra attagliarsi bene a un attore come Giuseppe Conte, fino a ieri perfettamente sconosciuto. Ma il due volte premier, prima al servizio del sovranismo-populismo gialloverde e ora prediletto dall’Ue, non era l’avvocato del popolo? Tutto si tiene, se si rilegge la storia con le lenti della pellicola di Taylor Hackford, uscita nel ‘97: puoi fare bingo, se nessuno sa veramente chi sei. Quando lo scoprono è ormai troppo tardi: siedi già a Palazzo Chigi. Da lì obbedirai ai tuoi veri padrini. Dietro a Conte, sostiene Fausto Carotenuto (già analista strategico dei servizi segreti) c’è lo stesso potentissimo club vaticano sul quale poteva contare l’eterno Giulio Andreotti, ininterrottamente in sella per mezzo secolo. Altra stoffa, certo. Ma identici mandanti? «Conte può, come Di Maio, essere interprete ed esecutore di spartiti anche opposti», scrive il giornalista della “Stampa” Jacopo Iacoboni, nel libro “L’esecuzione”, edito da Laterza. «È un Di Maio 2.0 nel momento in cui Di Maio non viene creduto più». Del resto ne ha fatta, di strada, il devoto di Padre Pio. «Partito da Volturara Appula, a Roma ha costruito un network trasversale di relazioni che spazia tra il mondo dei giuristi-grand commis dello Stato e il Vaticano».
Quando il suo nome viene ufficiosamente fatto pervenire sul tavolo di Sergio Mattarella da Di Maio e Salvini, a maggio del 2018, si avviano discreti sondaggi (non solo da parte del consigliere Ugo Zampetti) per avere qualche notizia in più su questo  Contegiurista, «che il capo dello Stato non conosce personalmente», scrive Iacoboni. Si attiva così un informale giro di pareri, «nessuno dei quali si rivelerà negativo». Viene tenuto in considerazione Giacinto Della Cananea, un altro giurista (allievo di Sabino Cassese) che Di Maio aveva messo a capo di una strana entità, il “Comitato per valutare la compatibilità del programma M5S con i programmi degli altri partiti”. I commenti provenienti dal mondo di più influenti giuristi romani pervengono a Bernardo Giorgio Mattarella, figlio del presidente della Repubblica e docente di diritto amministrativo a Siena, oltre che condirettore del master in management della pubblica amministrazione alla Luiss di Roma (dove anche Conte tiene corsi). «I rapporti accademici di questo avvocato pugliese sono, insomma, ben coltivati». Conte figura tra i relatori – ben più illustri – del forum annuale sulla strategia energetica nazionale: tra questi il consigliere di Stato Luigi Carbone, lo stesso Bernardo Giorgio Mattarella e un altro Cassese-bioy, Giulio Napolitano, figlio di Re Giorgio e professore di diritto amministrativo a Tor Vergata.
«Insomma, Conte ha un profilo pacato e ben inserito», sintetizza Iacoboni. E, ciò che più conta, «non attiva veti di nessuno sulla sua figura: è talmente poco noto e silente che non fa rumore, si muove abbastanza in sordina, non è osteggiato da influenti colleghi giuristi del Palazzo». Spiega “l’avvocato del diavolo”, nel film di Hackford, all’aitante apprendista: «Non se ne devono accorgere, che arrivi. Devi mantenere un profilo basso. Sembrare insignificante: uno stronzetto, emarginato. Sottovalutato, dal giorno della nascita». Mario Calabresi, all’epoca direttore di “Repubblica”, osserva che è singolarissima la circostanza di un uomo che arriva sulla soglia di Palazzo Chigi senza che nessuno abbia mai sentito il suo tono di voce, o sappia se è in grado di parlare in pubblico. «Conte però sa eseguire, e non è uno con la cattiva fama di voler strafare», continua Iacoboni. «L’esecuzione potrebbe aver trovato il suo uomo. Una capacità che, forse, è stata affinata fin da ragazzo tra le felpate Al Pacino nel film L'avvocato del diavolostanze di Villa Nazareth, il collegio cattolico che aiuta i giovani studenti di famiglie non abbienti a mantenersi (anche Conte ci  ha studiato, ma da non residente all’interno della struttura; per essere residenti bisognava che in famiglia entrasse un solo stipendio)».
L’Istituto Nazareth – fondato nel dopoguerra da monsignor Domenico Tardini, che dopo la morte darà il nome alla Fondazione che gestisce il centro – è un luogo simbolo del cattolicesimo democratico italiano. «Dietro i suoi cancelli, andando a ritroso, sono transitati negli anni, come professori o come ospiti, Sergio Mattarella, Romano Prodi, Oscar Luigi Scalfaro, fino ad Aldo Moro», ricorda Iacoboni. Il porporato di peso che tiene d’occhio nella sua prima formazione lo studente Conte è – guardacaso – monsignor Pietro Parolin, oggi segretario di Stato del Vaticano. «Nel corso degli anni si fa sempre più stretto il rapporto di affetto di Conte verso monsignor Parolin, un uomo che in più di una occasione – a Roma come a Washington, e all’ambasciata presso la Santa Sede – Luigi Di Maio ha incontrato e consultato, spesso nella massima riservatezza, nel processo di avvicinamento del Movimento Cinque Stelle alle stanze vaticane, e al governo». In quella fase, a metà maggio 2018, non sono in pochi, anche nel mondo cattolico romano delle più diverse ispirazioni – non solo a Villa Nazareth – a interessarsi a quel movimento «così plasmabile, malleabile, apparentemente romanizzabile», e quindi «così potenzialmente utile per tramandare l’eterna struttura, immutata, del potere temporale e spirituale della romanità».
Certo – aggiunge Iacoboni – è assai diverso il cattolicesimo di Parolin da quello del cardinale Raymond Burke, l’ultraconservatore amico di Steve Bannon, l’ex “strategist” della Casa Bianca, «anche lui di casa sia Oltretevere che nella politica italiana post-4 marzo, e in particolare nel Movimento Cinque Stelle con cui, come sappiamo, Bannon ha dichiarato di aver avuto diversi incontri». Tra parentesi: l’ideologo sovranista Bannon, massone reazionario, è stato formato alla Georgetown University di Washington, culla del potere gesuitico negli Usa. E dunque, si domanda Iacoboni: quale Vaticano sta vincendo, nel 2018, con l’insediamento del primo governo guidato dal premier Giuseppe Conte? Il Vaticano di Parolin o quello di Burke? «Chi prevale nel conflitto, che da allora diventerà endemico di questa stagione italiana: il Conte teorico del sovranismo, allineato agli interessi di Salvini e Casaleggio, o il Conte apprezzato nell’ambiente dei giuristi romani, e nel Jacopo IacoboniVaticano moderato e più “politico”, il Conte che a dicembre del 2018 porta a casa – certamente incoraggiato e quasi guidato  dalla presidenza della Repubblica – il negoziato con l’Europa per evitare la procedura d’infrazione, che a un certo punto il suo governo era sembrato quasi cercare?».
La figura del premier-esecutore «riassume in sé tutta l’ambiguità di questo biennio, le ombre e i poteri che si addensano e circondano l’esecuzione, e il fatto che molti segmenti istituzionali, o pezzi di centrosinistra, siano ancora convinti, o a volte semplicemente fiduciosi, di poter disarticolare il Movimento, e usarlo, assimilarlo, ricondurlo nelle spire sempre avvolgenti della romanità». E tuttavia, di nuovo: «L’esecuzione è esecuzione di cosa, e per conto di chi?». Il fine ultimo di questo intreccio così appassionante di storie e relazioni, umane e politiche, resta controverso, conclude Iacoboni nel suo libro, in commercio dal 28 marzo. «Sebbene il governo Lega-Movimento e la pulsione estremista-sovranista appaiano resistenti e tenaci, nell’autunno-inverno del 2018-2019, degli spread, del degrado dei rapporti dell’Italia con l’Unione Europea e degli editti dei Cinque Stelle contro i giornali, una cosa è certa: non tutto cambia, nel “governo del cambiamento”. Molti poteri sono all’opera per resistere immutati, cambiare tutto per non cambiare nulla o, al limite, staccare il Movimento dalla Lega». Facile profeta, Iacoboni. Il potere che ha messo Conte a Palazzo Chigi con la Lega ora si gode il Conte-bis col Pd. «Tu non mi crederesti mai un padrone dell’universo, non è vero?», domanda Al Pacino a Keanu Reeves, a cui l’anonimo e insignificante “avvocato del diavolo” svela la sua arma infallibile: «La gente non mi vede arrivare».

domenica 18 agosto 2019

Finestra di Overton sempre più aperta sulla pedofilia

Marcello Pamio     fonte https://disinformazione.it
La «Finestra di Overton» («The Overton Window») è una vera e propria tecnologia di persuasione delle masse. Stiamo parlando di «ingegneria sociale»: un modello di rappresentazione delle possibilità di cambiamenti nell’opinione pubblica.
Il nucleo è il seguente: qualsiasi idea, anche la più incredibile e inaccettabile, per potersi sviluppare nella società ha una cosiddetta «finestra di opportunità». Da qui il nome Finestra di Overton.
In tale finestra (window), una idea può essere invisa, attaccata, derisa, discussa, per poi lentamente e paradossalmente andare a modificare la legge in suo favore.
Avviene qualcosa di incredibile all’interno di questa «finestra di opportunità», perché l’idea iniziale passa dallo stadio di «impensabile» a quello di un pubblico dibattito, per poi finire all’accettazione totale da parte della massa, divenendo «normalità».
La cosa più inquietante di tutto questo è che le «idee» nascono sempre da uno sparuto gruppo e a vantaggio solo di pochi, con danni per tutti gli altri…
Attenzione, non stiamo parlando del classico lavaggio del cervello, perché qui abbiamo a che fare con una tecnica molto più sottile e soprattutto efficace. Lo scopo è portare il dibattito fino al cuore della società - attraverso i compiacenti media - per modificare la percezione del suddito, affinché questo se ne appropri e la faccia diventare sua.
Sembra impossibile? Spesso addirittura è sufficiente che un personaggio noto al pubblico, o un politico, promuova una «idea», anche in modo caricaturale e/o estremo, per far sì che il resto del pubblico o della classe politica inizi col dibattito.
Il risultato non importa, l’idea è nata, il virus è stato inoculato e la «tecnologia» ha iniziato a lavorare...
«Non importa che se ne parli bene o male, l’importante è che se ne parli», con questo aforisma, il grande Oscar Wild dimostra di avere capito il meccanismo quasi un secolo prima di Joseph Overton…
Chi era Joseph Overton
Possiamo dire che Overton non è stato un personaggio importantissimo e noto, anzi, ma quello che ha studiato e scoperto è estremamente interessante per tutti.
Joseph P. Overton (1960-2003) è stato un sociologo e attivista statunitense, già senior Vice-President del «Mackinac Center for Public Policy», un think tank conservatore che si occupa di politiche liberiste.
Morì molto giovane a seguito delle ferite riportate dallo schianto dell’ultraleggero su cui volava. Un incidente strano visto che le cause non furono immediatamente chiare.
Per cui la sua «finestra» è postuma.
Overton semplicemente voleva studiare gli effetti sulla popolazione dei «serbatoi di pensiero», i cosiddetti «think tank», e delle centrali di influenza del processo politico.
Da questa ricerca concepì che una qualsiasi idea ricade in un intervallo di possibilità che la rende più o meno accettata dalla società. Tutti gli uomini importanti, quelli che contano (politici, economisti, banchieri, pubblicitari, ecc.) si attengono alle idee che la sua Finestra ritiene accettabili.

I sei stadi secondo i quali ogni idea evolve, sono i seguenti:
  • «Unthinkable» («impensabile», «inconcepibile» cioè inaccettabile, vietato);
  • «Radical» («radicale», ancora vietato ma con delle eccezioni);
  • «Acceptable» («accettabile», l’opinione pubblica sta cambiando);
  • «Sensible» («sensata», cioè razionale);
  • «Popular» («popolare», «diffusa», socialmente accettabile dalla società);
  • «Policy» («legalizzata», l’idea diviene parte concreta della politica).
Grazie a questa «ingegneria sociale», con gradualità qualsivoglia tabù può essere infranto e reso accettabile dalla società. E’ solo questione di tempo e di propaganda...
Viene sempre citato l’esempio della rana bollita perché è perfetto.
Se una rana viva viene gettata in una pentola con l’acqua bollente, questa salta fuori immediatamente, ma se il povero animale viene messo nell’acqua fredda e lentamente si fa aumentare la temperatura, molto gradualmente, questa resta immobile fino alla lessatura.
Nelle politiche sociali è importantissimo avanzare per gradi e molto lentamente, a parte qualche caso in cui serve invece la tecnica militare chiamata «shock and awe», del «colpisci e terrorizza», ma questa è un’altra storia.

La parola «omosessuale», per esempio, è stata introdotta nella fase in cui l’idea da «impensabile» e «radicale», doveva divenire «accettabile» e «sensata».
Agli inizi degli anni Settanta in America i convegni dell’APA, (l’American Psichiatric Association, la casta degli psichiatri) venivano costantemente occupati dagli attivisti dell’associazione LGBT e il risultato fu la cancellazione dell’omofilia dalla lista delle malattie sessuali del DSM, il Manuale Diagnostico-Statistico dei disordini mentali (1973).
Oggi è normalissimo parlare di omosessualità, ma cinquant’anni fa non era assolutamente così!
Traguardi indiscutibili dell’emancipazione, del rispetto e delle libertà, o manipolazione delle coscienze?
Moltissime idee contemporanee erano assolutamente inconcepibili solo qualche decina di anni fa, ma poi sono diventate accettabili per la legge e per la società.
Siamo veramente sicuri che tali «riforme» societarie, siano state ispirate dal bene comune e per gli interessi del gregge? O piuttosto per altri motivi, magari meno etici?
Oggi le «finestre» sono state aperte su moltissimi concetti e idee: gender, microchip sottocutaneo, eliminazione della moneta contante, uteri in affitto, vaccini obbligatori, geoingegneria atmosferica (scie chimiche), immigrazioni di massa, eutanasia, pedofilia, incesto, ecc.
La cornice della finestra
I media con i dibattiti giocano un ruolo decisivo.
TED sta per «Technology Entertainment Design» e ormai è un marchio di conferenze statunitensi gestite dall’organizzazione privata non-profit «The Sapling Foundation». TED è nato nel febbraio 1984 come evento singolo, poi nel tempo si è trasformato in una conferenza annuale tenuta a Monterey in California, e ogni due anni in altre città del mondo.
Con la scusa della mission: «ideas worth spreading», cioè «idee degne di essere diffuse» vengono invitati personaggi illustrissimi che ovviamente fanno molto comodo al Sistema e al paradigma….
Ricordiamo l’intervento di Bill Gates nel febbraio del 2010 sul tema molto caro ai neo-eugenetisti: il «riscaldamento globale». La colpa dell’innalzamento del livello di anidride carbonica e quindi del Global Warming è, come da copione, del cancro-uomo e delle sue attività.
Una diagnosi corretta ha già in sé anche la terapia. La soluzione per il patron della Microsoft è la riduzione della popolazione mondiale. Come? Vaccinazioni di massa e “servizi sanitari orientati alla riproduzione”, che tradotto farebbe più o meno “controllo delle nascite e aborti”.
Ecco le sue precise parole: «prima di tutto, abbiamo la popolazione. Il mondo oggi ospita 6,8 miliardi di abitanti, e tale cifra sta crescendo speditamente verso i 9 miliardi. Ora, se davvero facessimo uno splendido lavoro in relazione a nuovi vaccini, sanità e servizi sanitari orientati alla riproduzione (aborti), noi potremo probabilmente ridurre quest’ultimo numero di una percentuale valutabile intorno al 15%»
Saltiamo in Germania all’University of Wurzburg, il 5 maggio 2018 durante l’edizione europea di TED. Questa volta il tema trattato era «Future Societys» e la relatrice Mirjam Heine.
Questa studentessa di medicina ha tenuto un monologo di circa 13 minuti davanti ad una vasta platea di persone applaudenti, in cui parlava in termini positivi della pedofilia, intesa come «normale orientamento sessuale».
«Pedophilia is an unchangeable sexual orientation. Anyone could be born that way», la pedofilia è un orientamento sessuale immutabile, e “chiunque” potrebbe nascere così!
Non una gravissima e inaccettabile deviazione patologica, ma un banalissimo orientamento sessuale.
La Finestra di Overton si è spalancata sulla pedofilia, ed ecco il meccanismo...
Dalla fase uno («impensabile», «inaccettabile»), ci troviamo nella fase due «radicale» («vietato ma con delle eccezioni»), per cui si inizia a parlarne.
La seconda fase continua con il dibattimento in piccoli convegni (TED è solo l’inizio) dove stimati scienziati faranno delle dichiarazioni sotto forma di discussioni «scientifiche».
Contemporaneamente e/o precedentemente, in sintonia con il dibattito pseudoscientifico, si costituiscono associazioni di pedofili, le cui dichiarazioni vengono - non a caso - amplificate dai media.
Associazioni e partiti propedofilia sono nati da tempo. La Nambla per esempio (North American Man-Boy Love Association) è l’associazione di pedofili americani che ha chiesto perfino l’abolizione dei limiti di età per i rapporti sessuali. In Olanda è sorto NVD, il partito di pedofili (poi scioltosi) il cui motto era: «Amore per il prossimo, Libertà e Diversità».
Sempre nel paese dei tulipani vi è pure la Fondazione «Stitching Martijn» che promuove la pedofilia.
L’argomento quindi cessa di essere un tabù e s’introduce nello spazio d’informazione.
Questo scatenerà fortissimi e aspri dibattiti mediatici: ci saranno esperti a favore (all’inizio pochissimi) e contrari (molti). Anche la popolazione si dividerà, per poi alla fine passare alla fase tre: l’«accettazione».
Attenzione perché il meccanismo è stato messo in moto...

sabato 13 luglio 2019

Robert Adams – DA, La Collezione dei Satsangs da Agosto 1990 a Giugno 1993

 Lo stato senza ego che è alla base di ogni cosa o regno. Significa che non c’è causa per l’esistenza e se lo comprendi vivi nel momento automaticamente. Esattamente come nel sogno. C’è forse una causa, un inizio nel sogno? A un tratto vivi un sogno e tutto esiste. Da dove è venuto? Dalla mente. Il solo modo di uscirne è di…svegliarsi! Anche questo è una specie di sogno, è transitorio e non c’è nessun ego dietro ad esso. È solo l’ego che lo rende reale. Se non c’è ego non ci sono limiti, malattie, morte, nulla di tutto questo.
fonte  http://www.isabelladisoragna.com/e-book/robert-adams-versione-italiana/

martedì 11 giugno 2019

Quando l’omosessualità si trasforma in ideologia



“L’omosessualità in sé non mi turba affatto. Non mi chiedo nemmeno da che cosa dipenda. Mi dà fastidio, invece, quando (come il femminismo) si trasforma in ideologia. In categoria, in partito, in lobby economico-cultural-sessuale. E grazie a ciò diventa uno strumento politico, un’arma di ricatto, un abuso Sexually Correct. O-fai-quello-che-voglio-io-o-ti-faccio-perdere-le-elezioni. Pensi al massiccio voto con cui in America ricattarono Clinton e con cui in Spagna hanno ricattato Zapatero. Sicché il primo provvedimento che Clinton prese appena eletto fu quello di inserire gli omosessuali nell’esercito e uno dei primi presi da Zapatero è stato quello di rovesciare il concetto biologico di famiglia nonché autorizzare il matrimonio e l’adozione gay.
……….
Un essere umano nasce da due individui di sesso diverso. Un pesce, un uccello, un elefante, un insetto, lo stesso. Per essere concepiti, ci vuole un ovulo e uno spermatozoo. Che ci piaccia o no, su questo pianeta la vita funziona così. Bè, alcuni esperti di biogenetica sostengono che in futuro si potrà fare a meno dello spermatozoo. Ma dell’ovulo no. Sia che si tratti di mammiferi sia che si tratti di ovipari, l’ovulo ci vorrà sempre. L’ovulo, l’uovo, che nel caso degli esseri umani sta dentro un ventre di donna e che fecondato si trasforma in una stilla di Vita poi in un germoglio di Vita, e attraverso il meraviglioso viaggio della gravidanza diventa un’altra Vita. Un altro essere umano. Infatti sono assolutamente convinta che a guidare l’innamoramento o il trasporto dei sensi sia l’istinto di sopravvivenza cioè la necessità di continuare la specie. Vivere anche quando siamo morti, continuare attraverso chi viene e verrà dopo di noi. E sono ossessionata dal concetto di maternità. Oh, non mi fraintenda: capisco anche il concetto di paternità. Lo vedrà nel mio romanzo, se farò in tempo a finirlo. Lo capisco così bene che parteggio con tutta l’anima pei padri divorziati che reclamano la custodia del figlio. Condanno i giudici che quel figlio lo affidano all’ex-moglie e basta, e ritengo che nella nostra società oggi si trovino più buoni padri che buone madri. (Segua la cronaca. Quando un padre impazzito ammazza un figlio, ammazza anche sé stesso. Quando una madre impazzita ammazza un figlio, non si ammazza affatto e va dal parrucchiere). Ma essendo donna, e in più una donna ferita dalla sfortuna di non esser riuscita ad avere figli, capisco meglio il concetto di maternità.
……..
Ma qualcun altro me lo chiederà. Quindi ecco. Un omosessuale maschio l’ovulo non ce l’ha. Il ventre di donna, l’utero per trapiantarcelo, nemmeno. E non c’è biogenetica al mondo che possa risolvergli tale problema. Clonazione inclusa. L’omosessuale femmina, si, l’ovulo ce l’ha. Il ventre di donna necessario a fargli compiere il meraviglioso viaggio che porta una stilla di Vita a diventare un germoglio di Vita poi un’altra Vita, un altro essere umano, idem. Ma la sua partner non può fecondarla. Sicché se non si unisce a un uomo o non chiede a un uomo per-favore-dammi-qualche-spermatozoo, si trova nelle stesse condizioni dell’omosessuale maschio. E a priori, non perché è sfortunata e i suoi bambini muoiono prima di nascere, non partecipa alla continuazione della sua specie. Al dovere di perpetuare la sua specie attraverso chi viene e verrà dopo di lei.
Con quale diritto, dunque, una coppia di omosessuali (maschi o femmine) chiede d’adottare un bambino? Con quale diritto pretende d’allevare un bambino dentro una visione distorta della Vita cioè con due babbi o due mamme al posto del babbo o della mamma? E nel caso di due omosessuali maschi, con quale diritto la coppia si serve d’un ventre di donna per procurarsi un bambino e magari comprarselo come si compra un’automobile? Con quale diritto, insomma, ruba a una donna la pena e il miracolo della maternità? Il diritto che il signor Zapatero ha inventato per pagare il suo debito verso gli omosessuali che hanno votato per lui?!? Io quando parlano di adozione-gay mi sento derubata nel mio ventre di donna. Anche se non ho bambini mi sento usata, sfruttata, come una mucca che partorisce vitelli destinati al mattatoio. E nell’immagine di due uomini o di due donne che col neonato in mezzo recitano la commedia di Maria Vergine e San Giuseppe vedo qualcosa di mostruosamente sbagliato. Qualcosa che mi offende anzi mi umilia come donna, come mamma mancata, mamma sfortunata. E come cittadina. Sicché offesa e umiliata dico: mi indigna il silenzio, l’ipocrisia, la vigliaccheria, che circonda questa faccenda. Mi infuria la gente che tace, che ha paura di parlarne, di dire la verità. E la verità è che le leggi dello Stato non possono ignorare le leggi della Natura. Non possono falsare con l’ambiguità delle parole «genitori» e «coniugi» le Leggi della Vita.
Lo Stato non può consegnare un bambino, cioè una creatura indifesa e ignara, a genitori coi quali egli vivrà credendo che si nasce da due babbi o due mamme non da un babbo e una mamma. E a chi ricatta con la storia dei bambini senza cibo o senza casa (storia che oltretutto non regge in quanto la nostra società abbonda di coppie normali e pronte ad adottarli) rispondo: un bambino non è un cane o un gatto da nutrire e basta, alloggiare e basta. E’ un essere umano, un cittadino, con diritti inalienabili. Ben più inalienabili dei diritti o presunti diritti di due omosessuali con le smanie materne o paterne. E il primo di questi diritti è sapere come si nasce sul nostro pianeta, come funziona la Vita nella nostra specie. Cosa più che possibile con una madre senza marito. Del tutto impossibile con due «genitori» del medesimo sesso”
Oriana Fallaci fonte http://www.imolaoggi.it
Il 29 giugno ricorre il 90° Anniversario della sua nascita. Buon compleanno Oriana!
Armando Manocchia, per celebrare la ricorrenza del grande scrittore, organizza all’Hotel dei Cavalieri di Milano un Cocktail Event dal titolo: 90 anni, in 90 immagini e 90 frasi. Numerosi e prestigiosi gli invitati

mercoledì 15 maggio 2019

Avaaz, il braccio armato di Soros & C.






Marcello Pamio fonte https://disinformazione.it/
Con la solita scusante delle Fake News, il social più seguito al mondo, Facebook, ha fatto chiudere 24 pagine che sembravano a favore del governo. Stiamo parlando di pagine con più di 2 milioni di utenti.
L’accusa è pesantissima, perché questi utenti screanzati «condividevano informazioni false e contenuti divisivi su migranti, antivaccini e antisemiti a ridosso delle elezioni europee, oltre la metà a sostegno di Lega e 5 Stelle». Chiaro?
Attenzione che il giudice in questione, cioè colui che afferma, senza commettere errori, che una notizia è falsa, non è Facebook. In questo caso la marionetta Zuckemberg è solo il mandatario, perché il mandante della censura è la ong Avaaz.
La segnalazione sembra infatti essere partita dal sito spuntato dal nulla negli Stati Uniti nel 2007.
Ma cos’è Avaaz? Diciamo che è una sorta di «organizzazione di comitati di propaganda elettorale», che con la scusa della raccolta firme contro questo o a favore di quello, incamera colossali indirizzari mail (gentilmente consegnate dai firmatari delle petizioni online) per poi invadere i computer di tutti gli iscritti con post sponsorizzati e promossi su tutti i social.
Anche in questo caso di mezzo c’è sempre lui, George Soros, l’ebreo ungaro naturalizzato americano che con la sua potentissima corazzata miliardaria Open Society, controlla a cascata le ong di mezzo mondo.
La sua fondazione, con badilate di dollaroni è in grado di condizionare la politica, l’economia e la finanza del pianeta; non a caso tutte le famose «rivoluzioni» sono opera sua.
Ricordiamo anche che nell’International Board di Open Society siede una certa Emma Bonino (ex Bilderberg), già commissario UE e oggi a capo del partito che chiede "sempre + Europa".
Formazione politica questa ben oliata dall’amico Soros.
Per capire che Avaaz non è un organo imparziale basta osservarne le segnalazioni e le battaglie politiche, chiaramente orientate e non certo super-partes. Per non parlare dei finanziamenti di cui ha beneficiato.
Avaaz.org infatti è stata co-fondata da «Res Publica» e dal gruppo progressista «MoveOn.org», movimento quest’ultimo vicino al partito democratico americano, che solo nel 2004, stando al Washington Post, ha ricevuto ben «1,6 milioni di dollari da Soros».
Nel 2018 Avaaz ha lanciato l’ennesima petizione contro l’organizzazione dei Mondiali in Russia, ma nel mirino ovviamente c’erano Vladimir Putin e il presidente della Siria Bashar al-Assad: «Da tutto il mondo vi chiediamo con forza di opporvi ai crimini contro l’umanità che la Russia sta perpetrando in Siria».
Nel febbraio dello scorso anno, come scriveva Franceso Boezi su «Il Giornale.it», sempre Avaaz invitava a votare contro la coalizione di centro-destra, data per vincente in tutti i sondaggi: tant’è che sulla sua pagina Facebook veniva pubblicato un video dal contenuto eloquente: «La coalizione Berlusconi, Salvini e Meloni è quasi maggioranza. Maggioranza. Ma possiamo fermarli.»
Ha ancora senso continua a firmare petizioni con Avaaz?

martedì 16 aprile 2019

Venezuela, l'uomo nuovo secondo Aristobulo Isturiz, ministro dell'Educazione

 


di Geraldina Colotti fonte https://www.lantidiplomatico.it
  La piazza è gremita di giovani, venuti ad ascoltare Aristobulo Isturiz, ministro venezuelano dell'Educazione. Con lui, ci sono la vicepresidente dell'Assemblea Nazionale Costituente, Tania Diaz e altri dirigenti del PSUV. Siamo a Caracas, nei giorni del sabotaggio elettrico che ha lasciato il paese al buio. Aristobulo è capace di orientare e alfabetizzare, indicando sempre il punto d'azione: non per niente lo chiamano “el profe”, il prof. Al termine del comizio, andiamo a visitare l'Unità educativa Simon Bolivar. Le classi sono sospese anche perché il trasporto non è stato ancora ripristinato, ma la scuola funziona come mensa. Le cuoche, che fanno parte del movimento Cocineras y Cocineros de la Patria- Frente Fernanda Bolaños hanno fatto i salti mortali per arrivare, ma hanno tenuto aperto per i bambini dalle 12 alle 14.
“Nel paese – ci spiega il ministro – abbiamo 22.800 scuole provviste di mense, ovviamente gratuite, e un movimento di Cuoche della Patria composto da 78.000 persone”. Erika posa lo strofinaccio e si avvicina: “Qui – dice – diamo da mangiare a circa 200 bambini, lavoriamo in sinergia con tutta la comunità, con le altre organizzazioni popolari, anche questo è un luogo in cui costruiamo coscienza collettiva. Aprire la mensa nonostante questo atto terrorista che abbiamo subito è una dimostrazione di resistenza. Qui nessuno si arrende”.
Il Prof scherza con i bambini, tutti vogliono farsi una foto, poi lo accompagnamo al ministero dell'Educazione, dove si svolge questa intervista.

Nei paesi dell'Unione Europea è in corso da anni una tendenza a privatizzare e a subordinare i sistemi educativi agli interessi del grande capitale. Come funziona nella rivoluzione bolivariana?

Il ruolo della rivoluzione è quello di costruire una società basata su valori alternativi a quelli del capitalismo: giustizia, solidarietà, amore per il prossimo. Nella scuola non basta parlare di uguaglianza e di pari opportunità, bisogna costruire le condizioni affinché vi sia giustizia: un bambino malnutrito o privato dell'affetto in un'età cruciale come quella che va da zero a sei anni, presenterà dei problemi a scuola e non avrà un buon rendimento.Se la famiglia non ha i soldi per comprare i libri o i quaderni, il bambino non andrà bene a scuola. Durante la Quarta Repubblica, bisognava pagare una tassa d'iscrizione. I genitori dovevano fare un versamento in banca e portare un tagliando a comprova. Questo escludeva i più poveri che non mandavano i figli a scuola. Chavez ha messo fine alla pratica dei tagliandi. L'istruzione gratuita ora copre anche gli studi di dottorato e quelli all'estero. Lo Stato fornisce i libri, lo zaino, la divisa per la scuola e quella per le attività sportive, il portatile, e ora stiamo dando anche le scarpe. Ai maestri e ai professori viene consegnato un computer con un programma di aggiornamento incorporato perché la loro formazione sia continua. In ogni scuola ora c'è una biblioteca. Prima della rivoluzione ho visitato molto le carceri, vi andavo ogni fine settimana perché facevo parte della Commissione per gli Affari Penitenziari. C'era molta ingiustizia, molti innocenti. Chiedevo al giudice o alla guardia: perché questi giovani si trovano qui? Si trattava, infatti, soprattutto di giovani. Mi rispondevano: perché hanno rubato, fatto rapine, ucciso... Io ribattevo: no, stanno qui perché non hanno avuto una buona educazione primaria e una corretta educazione affettiva. Le loro mamme, infatti, erano povere, dovevano lavorare per mantenerli e non avevano tempo per curarne l'educazione. Per questo ora nelle scuole pubbliche ci occupiamo di tutti questi aspetti, soprattutto dal prescolare alla materna, e facendo attenzione alla situazione della famiglia al momento della nascita. Per creare condizioni di giustizia, da noi tutti i servizi sono sussidiati: luce, trasporti, gas, la borsa di alimentazione (Clap), che sul mercato varrebbe più di venti dollari, viene venduta alle famiglie a 100 bolivar. Noi crediamo in uno stato di diritto ma anche di giustizia, senza la quale il diritto non può essere effettivo. Il concetto di uguaglianza senza giustizia risulta penalizzante per chi non ha le stesse condizioni di partenza.

venerdì 5 aprile 2019

I RICCHI DI STATO SONO PER L’ACCOGLIENZA. Poi la scaricano a Torre Maura

Immancabile, la Procura di Roma indaga  su quelli che a Torre Maura hanno protestato con violenza contro  lo scarico, nel loro quartiere, di 70  zingari.  Ha posto l’aggravante dell’”odio razziale”  come movente.
Nelle  stesse ore,  è apparsa la foto  di un personaggio  attivamente pro-immigrati.

Il figlio di Tria.  Era secondo skipper della barca a vela-civetta che accompagnava la Mar Jonio di Casarin e soci,  finanziata da Banc Etica e vari Fratoianni. La vela, alta sul mare, serviva a rendere visibili ai clandestini nel gommone la nave-soccorso.  Rimasto solo al largo, lo yacht è arrivato a fatica a Lampedusa, riferisce la  Verità.

Quel che importa è come  lo vediamo nella foto: bello, palestrato, palesemente ricco.
Le cronache non ci restituiscono invece le foto  di Niccolò Ciappini,  il  figliastro del ministro Tria, figlio della seconda moglie Maristella Vicini;  ma possiamo giurare che avrà l’aspetto ricco . Questa è la jeunesse dorée . Il ragazzo  di cui le cronache ci  narrano come sia stato assunto  nel gruppo Tinexta  da Pier  Andrea Chevallard  amministratore delegato della medesima, nonché “compagno” di Claudia Bugno,  la consulente che Tria vuole assolutamente  al suo fianco perché non sa privarsi  della sua  preziosa professionalità, comprovata nella presenza della brillante professionista nel consiglio  d’amministrazione di Banca Etruria (a fianco di papà Boschi) durante il crack (Bankitalia, non conscia delle sue alte qualità, l’aveva multata per 121 mila euro), poi alla vicepresidenza Alitalia   da cui  se n’è andata perché l’ex commissario Luigi Gubitosi non la voleva più lì».
Veronica Padoan
Se aggiungiamo che la figlia dell’ex ministro  Padoan,  Veronica, è ricordata per aver capeggiato la rivolta degli immigrati senza documenti sbarcati   e offerti allo sfruttamento del caporalato di Rosarno,  possiamo concludere che i militanti dell’accoglienza, che schifano i razzisti di Torre Maura,  appartengono alla speciale categoria dei Ricchi di Stato.

Una categoria tutta italiana. I ricchi esistono ovviamente in  ogni parte del mondo, anche miliardari, ma sono dei privati a capo di imprese private.
All’estero,  lavorare per lo Stato,  anche  ai  vertici, non rende ricchi.  Qui  sì, come ha mostrato un recente servizio di Milena Gabanelli.

All’estero, pagati molto meno.
https://www.corriere.it/dataroom-milena-gabanelli/rai-43-dirigenti-incassano-stesso-stipendio-dell-amministratore-delegato/9a79d3e8-53b4-11e9-96c3-69d40ecc7f9b-va.shtml
Questa dei ricchi di Stato  è una categoria speciale.  Non devono lottare per sopravvivere, non devono competere, non  conoscono la precarietà del lavoro come il resto degli italiani.  Cadono sempre in piedi, come dimostra il caso di Claudia Bugno: cacciati da una partecipata, vengono assunti da un’altra e ai vertici.
Il  caso ancor più notevole è quello di Maria Cannata, la dirigente altissima che per 17 anni ha gestito il debito pubblico italiano  contraendo derivati con Morgan Stanley in modo così abile,   che secondo  la Corte dei Conti   ha  concorso a creare un danno allo Stato da 4,1 miliardi di euro , ma che secondo  le stime di Luca Piana de L’Espresso,  nel tempo, tra il 2016 e il 2021 le perdite saranno  24 miliardi.
Processo? Prigione? In qualunque altro paese, non nell’Italia dei Ricchi di Stato.  La Cannata è uscita dal Tesoro solo per godersi la  profumata pensione che spetta tali pubblici dirigenti.  Anche perché sarebbe ingiusto prendersela con la dottoressa Cannata, e  non “il suo predecessore Vincenzo La Via e gli ex direttori del Tesoro Domenico Siniscalco, poi passato alla stessa Morgan Stanley, e Vittorio Grilli, ora a Jp Morgan”.
https://www.lettera43.it/it/articoli/economia/2018/02/16/derivati-stato-italia/217902/
Per  livello di emolumenti senza confronto con quelli del settore privato, per impunità e intoccabilità, per la rete di relazioni utili  che hanno intrecciato attorno a sé e nel loro ambiente per i loro rampolli, questa corrisponde perfettamente alla definizione di una oligarchia. Mantenuta da denaro pubblico.
Questa oligarchia è,  vediamo, militante dell’accoglienza senza limiti di tutti i clandestini che arrivano dall’Africa;  perché tanto, poi lo scarica  a Torre Maura e simili quartieri, sulle spalle di quei razzisti che, se hanno un lavoro, prendono sul migliaio di euro.  I fortunati, perché c’è  anche  la donna di  88 anni che  racconta:  “Viviamo in questo appartamento  comunale  da 41 anni . Prendo 600 euro di pensione al mese, il soffitto del bagno mi sta per crollare in testa. Quando chiamo il Comune, mi tengono in attesa un tempo infinito e ora mantengono questi rom“.
Naturalmente hanno contro i giornalisti,  che sono per l’accoglienza in quanto appartenenti alla casta dei Ricchi di Satto – almeno quelli della Rai TV.

(I neo-assunti hanno uno stipendio superiore del 30 per cento a quello che percepiva Blondet dopo 37 anni di anzianità)
Essi, molto ricchi, hanno trovato rivoltante che i nazifascisti razzisti diTorre Maura da 600 euro almese o disoccupati, hanno calpestato il pane destinato dal Comune agli zingari.  Sono pieni di buoni sentimenti progressisti; essere di sinistra, in Italia, esige  un certo reddito,  l’appartenenza a una certa rete oligarchica privilegiata
Chi ha calpestato il pane ieri notte a , per giunta gridando “ dovete morire di fame”, ha compiuto un gesto sacrilego che tormenta le coscienze di tutti noi
gad
Hanno contro anche i giudici,  che prendono, fra annessi a connessi, 145 mila euro annui,  abbastanza da non sentire la durezza del vivere e poter coltivare sentimenti umanitari riguardo ai ROM. Dunque giudici che incrimini  per odio razziale gente che spacca tutto quando gli mettono vicino i 70 Rom che sono, sostanzialmente, mantenuti  dal denaro pubblico, favoriti e  alleviati di pesi come pagare le  bollette, o i  canoni d’affitto.
Questi italiani razzisti se fossero in Francia, sarebbero noti come ”la France péripherique”, quella parte della società  descritta dal sociologo-geografo Christophe Guilly,   “la gente che si trova  anche territorialmente, nei territori che contano  poco”, più abbandonata delle stesse minoranze etniche e  di nuova immigrazione, perché la  ““metropoli mondializzata popolata di radical chic  progressisti,  che si crogiolano nel liberalismo economico, la società aperta, i comportamenti consumisti libertari”  fa’ vivere le minoranze etnicizzate delle banlieues nella luce dei suoi consumi  di lusso, del suo benessere, del suo superfluo, della sua “creatività senza pregiudizi” e senza tabù.  I nuovi immigrati vi si concentrano perché godono degli affitti “sociali” delle grandi metropoli, mentre “le classi popolari sono intrappolate lontano  dalle zone che creano  posti di lavoro, e non godendo di affitti sociali, spendono per il diesel 250 euro al mese, un quarto del salario minimo”.
In Francia, questi  sono i Gilet Gialli.  Ossia un  popolo che si è riconoscuuto unito nell’insurrezione e nell’opposizione, dalla Normandia alla Provenza, che ha  riscoperto la fraternità cantando l’inno  nazionale, che  ha la coscienza politica unitaria, messaggi politici generali perfettamente enunciati (Macron dégage!), la costanza di scendere in piazza da venti settimane sfidando le percosse della polizia  del Potere.  A Torre Maura, non viene a nessuno l’idea di indossare il gilet giallo.   Anche in Sardegna, i pastori che hanno protestato per il prezzo del latte, non l’hanno fatto. Indossare un gilet giallo è   fare appello al popolo,  al proprio popolo, agitare una bandiera, chiamare  gli altri a combattere insieme. I pastori sardi non   hanno chiesto al resto degli italiani – anche poveri e periferici – di unirsi a loro: non solo perché la loro  rivendicazione  era particolare e particolarista , ma anche (soprattutto) perché non si aspettano che, avessero fatto appello al resto del popolo, questo sarebbe sceso in piazza e li avrebbe capiti e sostenuti. Nessuna categoria di oppressi si aspetta di essere compresa e aiutata dall’altra?

Pongo la domanda. Perché finisce così: che la Procura da 145 mila all’anno incriminerà  per  odio razziale aggravato   i quattro gatti di Casa Pound o  di Forza Nuova già noti e stranoti alla Digos,  i giornalisti Rai da 90-240 mila faranno servizi sul razzismo nero pericolossimo,  il figlio di Tria  tornerà   con lo yacht degli amici  a “salvare”  i clandestini (che  hanno pagato il biglietto per essere “salvati”) e l’oligarchia li scaricherà  da qualche parte  tipo Torre  Maura, certo  non ai Parioli o a Capalbio.

Scritto da Cristina Bassi Ripropongo un vecchio articolo da Raptitude.com perchè ha a che fare con il senso della realtà, che è cosi tanto c...