sabato 26 maggio 2018

UE: UN NAZISMO SENZA MILITARISMO di Paolo Savona

[ 26 maggio 2018 ] fontehttps://sollevazione.blogspot.it

«L'Italia è in una nuova condizione coloniale.... siamo in presenza di un fascismo senza dittatura e, in economia, di un nazismo senza militarismo». 
(Paolo Savona)

Presentiamo ai lettori alcuni significativi stralci del libro di Paolo Savona "Come un incubo come un sogno" (Rubbettino) in libreria nei prossimi giorni. Sarà chiaro perché gli euroinomani lo detestano e Mattarella non vuole nominarlo ministro.

COME CI FICCAMMO NEI GUAI...

«Il mancato perseguimento degli obiettivi conduce a uno stato permanente di tensione all'interno dell'Europa per le ingiustizie che implica: i cittadini non sono tutti uguali nei diritti, ma solo nei doveri. L'esprit d'Europe si attenua e vengono meno le componenti
TUTTI CONTRO....
Anche Il fatto Quotidiano del 22 maggio
sociali della pace, la vera forza che ha trainato all'inizio l'idea di Europa. I motivi di questa situazione sono due: l'unione non era ancora maturata nella coscienza dei popoli europei finendo con il peggiorarla per le cattive performance registrate nei momenti di crisi e perché le istituzioni create confliggevano con gli obiettivi. La scelta fu decisa da un'élite che procedette illudendo il popolo con le promesse contenute nell'articolo 3 riportato. Per l'euro, invece, la volontà delle élite divergeva e fu necessario un compromesso che assegnò compiti limitati all'eurosistema e condusse a una sua nascita prematura rispetto all'indispensabile unione politica. Le preoccupazioni erano dovute al fatto che l'assegnazione di poteri più ampi alla Banca centrale europea non avrebbe garantito un'inflazione contenuta e poteva condurre a una mutualizzazione dei debiti pubblici, entrambi aspetti che la Germania non intendeva accettare. Fu un atto di debolezza dovuto alla fretta».

"ITALIANI FANNULLONI E SCANSAFATICHE"..
L'inaccettabile sciovinismo della stampa tedesca (1)
ITALIA COLONIA (TEDESCA)...
«Al di là dei difetti in materia "economica", i modi in cui l'Ue è nata, con poca preparazione dei cittadini europei e in assenza di un referendum in molti dei paesi firmatari, sono la manifestazione più chiara della filosofia politica più ingiusta e pericolosa per l'affermarsi della democrazia: quella che gli elettori non sanno scegliere, mentre sarebbero capaci di farlo per loro conto solo gruppi dirigenti "illuminati" che, guarda caso, coincidono con quelli al potere. Tra questi Paesi vi è l'Italia, dove la Costituzione decisa dai padri della Repubblica contiene la più chiara violazione del principio democratico, quello che i trattati internazionali non possono essere oggetto di referendum. Conosciamo le origini di questa grave limitazione, ma esse non valgono più dalla caduta del comunismo sovietico; torna comodo tenersi la proibizione per imporre la volontà dei gruppi dirigenti economici e politici. Posso testimoniare personalmente che i sostenitori del Trattato di Maastricht, in particolare per quanto riguarda la cessione della sovranità monetaria, erano coscienti dei difetti insiti negli accordi firmati, ma la sfiducia che essi avevano maturato sulla possibilità di collocare l'Italia nel nuovo contesto geopolitico hanno indotto il Parlamento a seguire i loro consigli, compiendo un atto che sarebbe potuto essere favorevole al Paese se l'assetto istituzionale dell'Ue avesse condotto a un'unione politica vera e propria e non avesse i gravi difetti di architettura istituzione e di politeia indicati...Poiché l'unione commerciale e monetaria non ha condotto all'unione politica come sperato, questi gruppi dirigenti ci hanno lasciato un'eredità negativa che, sommandosi ai difetti culturali e politici del Paese, fa scivolare l'Italia in una nuova condizione coloniale, quella stessa sperimentata dalla Grecia».  

FASCISMO SENZA DITTATURA...

«L'Italia era impreparata nel 1992 ed è ancor più impreparata oggi, per le difficoltà che si sono accumulate e perché ha capito con quali compagni di strada si è messa. Non accuso la sola dirigenza italiana della scelta errata, ma anche quella europea, che era ben conscia, anche spingendosi oltre la realtà fattuale, che l'Italia non fosse preparata per stare nella moneta unica così come era stata concepita. Nella riunione del 24 marzo 1997, tenutasi a Francoforte, l'Italia era fuori dall'euro, nonostante Ciampi, ministro del Tesoro del governo Prodi, avesse varato il 30 dicembre precedente una manovra fiscale di 4.300 miliardi di lire, imponendo quella che è ricordata come "eurotassa" per rientrare nei parametri fiscali concordati. L'Italia aveva chiesto inutilmente di prorogare l'avvio dell'euro, ma la Germania si oppose. Un anno dopo, il 28 marzo, l'Italia venne accettata nel gruppo di testa dei Paesi aderenti all'euro. Non si conosce che cosa sia esattamente successo nel corso di quell'anno; forse ha contato l'impegno della diplomazia monetaria, dove la Banca d'Italia svolgeva un ruolo importante, o forse il fatto che, fatti bene i calcoli, i Paesi-membri hanno compreso che, tenendoci fuori, avrebbero patito la nostra concorrenza sul cambio e, accettandoci, avrebbero bardato il nostro sviluppo. Ora la nuova sovranità da espugnare è quella fiscale con le stesse modalità che hanno ispirato la cessione della sovranità monetaria, ossia secondo una visione di parte, pregiudiziale, del suo funzionamento, accompagnata dalla solita dichiarazione che servirebbe a migliorare il benessere generale. Essa non sarebbe un passo verso un'unione dove i cittadini godono degli stessi diritti ma per consentire una buona performance dell'euro e del mercato unico che causa una divisione tra essi. L'uomo al servizio delle istituzioni e non viceversa, una concezione sovietica dietro il paravento della liberaldemocrazia. Semmai si decidesse di farlo — e i gruppi dirigenti italiani, la stessa cultura accademica prevalente sono pronti ad accettarlo — si rafforzerebbero ancor più le forme di coordinamento obbligatorio, di tipo burocratico, diminuendo quello spontaneo garantito dal mercato unico creato con gli Accordi di Roma del 1957. Il problema dell'Ue non è l'autonomia delle sovranità fiscali nazionali, peraltro già vincolate dai parametri di Maastricht e rafforzate con il fiscal compact, ma l'assenza di un'unione politica in una delle forme conosciute di Stato. Spiace doverlo evidenziare, ma, cavalcando l'ideale elevato di porre fine alle guerre tra Paesi europei, non potendo procedere per via politica, i gruppi dirigenti hanno deciso di seguire una soluzione dove i principi democratici non hanno accoglienza. La conseguenza di questa scelta ha i contenuti di un fascismo senza dittatura e, in economia, di un nazismo senza militarismo».
Di Maio=PESTE. Salvini=COLERA...
L'inaccettabile sciovinismo della stampa tedesca (2)


SE QUALCOSA NON FUNZIONA SI CAMBIA...

«I gruppi dirigenti apprezzano l'inversione dei rapporti di forza favorevole che l'Ue stabilisce tra loro e il popolo, in particolare i lavoratori, con i media che esaltano quasi quotidianamente "le magnifiche e progressive sorti" dell'Unione europea per il Paese, anche se esse non emergono dalla realtà. L'enigma (peraltro di facile soluzione) è a quale parte del Paese si riferiscono? Purtroppo la risposta è quella parte che già sta bene e sa difendersi, essendo in larga maggioranza. Siamo tornati indietro di secoli nelle conquiste raggiunte nella convivenza civile democratica. Poiché una politica monetaria comune non si adatta a tutte le esigenze o condizioni di fatto dei Paesi che aderiscono alla moneta unica, l'aggiustamento dovrebbe essere attuato con adeguate politiche fiscali, le quali, come si è ricordato, sono restate nelle mani dei singoli Paesi, ma sono vincolate da limiti ben precisi posti ai deficit del bilancio pubblico e al livello del debito sovrano sul Pil. Soprattutto per i Paesi, come l'Italia, che fin dall'inizio avevano una posizione squilibrata rispetto a questi due parametri fiscali (oltre il 7% nel deficit di bilancio e oltre il 100% nel rapporto debito pubblico/Pil), gli spazi per queste politiche sono di fatto attribuiti in modo asimmetrico, positivi per chi rientra nei parametri concordati, negativi per gli altri. L'ingiustizia è innata negli accordi (...) Non c'è verso di convincere i leader dell'Unione europea di seguire il principio di Franklin Delano Roosevelt che se qualcosa non funziona, si cambia. Ma il cambiamento richiede preparazione scientifica, fantasia creatrice e coraggio per intraprenderlo. Nell'Ue le forze della conservazione prevalgono. La storia economica brevemente percorsa suggerisce che è necessario mutare le politiche riguardanti gli investimenti, soprattutto pubblici, e la tutela del risparmio operando sui tassi dell'interesse e sul rischio, nonché il funzionamento del sistema monetario internazionale ed europeo, affrontando con adeguate politiche i divari di produttività tra aree geografiche, settori produttivi e dimensioni di impresa. Se non lo fa, la società prima o dopo si vendicherà, seguendo i movimenti di protesta non perché siano preparati ad affrontare il problema, ma solo perché insoddisfatti delle politiche seguite dai partiti tradizionali».

E per quella inglese han vinto "I BARBARI"

IL RISCHIO CHE ARRIVI LA TROIKA...

«Non ho mai chiesto di uscire dall'euro, ma di essere preparati a farlo se, per una qualsiasi ragione, fossimo costretti volenti o nolenti (il piano B da me invocato). Ritengo che uscire dall'euro comporti difficoltà altrettanto gravi di quelle che abbiamo sperimentato e sperimenteremo per restare. Il problema consiste nel fatto che non abbiamo né piano A, né B. Il piano A dell'Italia è quello della Ue con le conseguenze indicate. Ho il timore che il piano B sia quello di consegnare la sovranità fiscale alla "triade" (Fmi-Bce-Commissione) se le cose peggiorano, infilandoci nella soluzione greca. Il Paese è in un vicolo cieco. Le autorità hanno il dovere di approntare e attuare due diversi piani, quello necessario per restare nell'Ue e nell'euro, e quello per uscire se gli accordi non cambiano e i danni crescono. Invece si insiste nella loro inutilità essendo l'euro irreversibile e si è disposti a pagare qualsiasi costo pur di stare nell'eurosistema. La prima dichiarazione viene fatta a voce alta, la seconda raramente, ma viene comunque pensata dagli ideologi dell'Ue e dell'euro, ben sapendo che questo costo non verrebbe pagato da loro, ma da una minoranza, sia pure di dimensione significativa».

lunedì 21 maggio 2018

Hanno paura di Borghi & C.


Fonte https://www.ingannati.it
Nonostante ci sia ancora chi pensa di vivere in una democrazia, i vari veti che il presidente della repubblica sta mettendo ai nomi di possibili primi ministri o altri ministri, così come i messaggi allarmati che intimano di non tradire quanto fatto fino ad ora (soprattutto in funzione di allineamento all’Europa, ed alla cessione di sovranità ad organismi come la BCE e la Giunta europea che, nel caso qualcuno se lo fosse dimenticato, NON sono eletti e NON hanno un mandato popolare); tutto questo, dicevo, sta a dimostrare senza ombra di dubbio che questa è soltanto una parvenza di democrazia. Voi credevate di avere la possibilità di scelta, credevate che esistessero regole imparziali, credevate che chi vince ha la possibilità di attuare il programma elettorale… e invece no! Se questi programmi non sono in linea con i desiderata di chi ci controlla, allora si mette il veto, con varie scuse più o meno credibili.
Ma per quale motivo questo governo fa così paura? Il motivo è presto detto, anzi, è proprio ufficiale, state a sentire:
A mettere in allarme i mercati sono le dichiarazioni relative ai mini bond, un controverso strumento con il quale lo Stato dovrebbe riuscire a saldare il suo debito con i fornitori, pagando con questa carta e non con denaro: il responsabile economico della Lega Nord ha confermato che arriveranno presto. Ma si trascura il fatto che l’operazione avrà impatti significativi sul debito pubblico.
Credit Agricole ritiene che i minibond siano un modo per dribblare le regole comunitarie. Ing afferma che si tratta, di fatto, di una valuta parallela. BNY Mellon dice che già la Grecia aveva pensato di introdurre questo strumento.
Capito? Hanno paura di perdere il monopolio più importante: quello della creazione di denaro, la prima e più importante arma di controllo dell’umanità. Ed il pericolo è così grande che sono disposti a tutto, pur di mantenerlo.

martedì 15 maggio 2018

NO A SAPELLI. OVVERO, LA DE-SELEZIONE ITALIOTA DELLE ELITES.

18 commenti
“E’ la prima volta nella storia – ha detto Paolo Mieli stasera  – che un governo non è supportato da nessun giornale. Vogliono – aggiungo io – un paese povero e incolto, facile da governare. Un villaggio musulmano,  totalmente dipendente dai massoni e dai banchieri”: così Danilo Quinto, l’ex radicale convertito, nel suo blog.
Anche il resto è da citare:
Sono felice di aver votato LEGA e dico che a Matteo Salvini si deve dire solo grazie. E’ l’unico leader politico che in questo momento ha l’Italia. Dice parole chiare, libere, oneste, di verità. Parole nobili, che non si sentivano da anni. Mi sento di dire che Salvini coltiva sempre di più la “nobiltà della politica” ed io sento di essergli grato, da cittadino di questo Paese, per lo sforzo che sta compiendo, perché “nobiltà della politica” significa svolgere un servizio per il bene comune, mettendo da parte gli interessi e  le ambizioni personali. Salvini non cambia e non rinuncia alle proprie idee (sulla Russia, su Putin, sulla Siria, sull’Europa) e questo è già moltissimo in un Paese abituato ai voltagabbana. Non solo. Salvini vuole realizzare le sue idee, per rispetto dei suoi elettori e di tutti i cittadini.
Sono d’accordo con Salvini, con il punto cruciale del suo intervento: la ridefinizione della posizione dell’Italia nei confronti dell’Europa. I punti del programma annunciato non si possono realizzare obbedendo ai diktat europei e rinunciando alla nostra sovranità, come vorrebbero continuare a fare i poteri forti e la gran parte dei mass media – i casi di “Repubblica” e de “Il Giornale” sono esemplari – che in questi giorni stanno attaccando in modo formidabile Salvini e la sua volontà di dare un Governo serio al Paese, temendo i sondaggi che vedono crescere in maniera intollerabile per molti i consensi per la LEGA.

http://daniloquinto.tumblr.com/post/173899968578/onore-a-matteo-salvini-di-danilo-quinto-14
Non c’è molto da aggiungere. Quando nella mattinata di ieri ha cominciato a circolare la voce che il premier scelto da Di Maio e Salvini era  Giulio Sapelli,  m’è sembrato impossibile: troppo perfetta la scelta. Sapelli è un economista cattedratico di fama internazionale, un critico acuto  e competente  dell’Unione Europea, dell’euro come aborto e della Merkel  come hitlerina, ospite fisso al Valdai Forum  (il tink tank putiniano);  desideroso per di più di combattere – perché per un  professore universitario di 61 anni diventare primo ministro di un governo così attaccato non è certo un riposo –  per un  senso del dovere che non si può definire che amor di patria.
Troppo bello. Nei minuti seguenti infatti è arrivato veto,  si capisce non da Di Maio, ma da Grillo e Casaleggio.  Certo, non si può chiedere troppo al 5 Stelle. L’ignoranza vuole la sua parte, così come la mancanza di coraggio e lucidità. Ma ancor più che l’ignoranza, constato qui la fatale pulsione che fa dell’Italia un paese arretrato, avviato a diventare “un villaggio musulmano”. Cerco di spiegarmi.  Ho rivalutato Salvini, quando ho visto che è capace di scegliere e chiamare  a lavorare insieme “persone migliori di sé”  come Bagnai e la Buongiorno,  per un progetto politico che ha chiaro in mente, e richiede i migliori. E’ una eccezione rarissima, nel mondo politico.
Nei miei 76 anni  di vita, l’ho visto accadere ormai troppe volte: appena nasce, per merito di qualche capo-popolo, un movimento nuovo, che apre a speranze di rinascita, a questo movimento si avvicinano, e si offrono per collaborare,  personalità capaci, competenti, dotate di qualità e coltura specifica, tecnica o generale; ma, passato il primo entusiasmo ed abbraccio, esse vengono allontanate dall’apparato partitico.  Ho visto mettersi a servizio di Umberto Bossi , Gianfranco Miglio, il maggior politologo di allora. Rapidamente, Bossi se n’è liberato:  ha sempre preferito i consigli del suo autista,  lui è uno “del popolo lumbard”, quello sì che capiva la “pancia del Nord”. Non sto a ricordare –  anche perché molti erano miei amici – i tanti “migliori”,  hanno visto in Forza Italia una speranza, e  si sono offerti per riempire i posti di responsabilità per cui avevano le qualità, a battersi per quella che credevano fosse la battaglia di Berlusconi, in Parlamento, nei ministeri, alla Rai.  Berlusconi, avete visto  tutti, ha fatto parlamentari e  persino ministre sue escort,  ha selezionato  non un personale politico, ma un corpo di ballo di cosce lunghe e nani leccaculo comici, come si trattasse di mettere insieme una troupe di avanspettacolo. Che infatti era proprio il suo scopo: mettere a carico dei contribuenti le sue pompinare, insediandole in cariche pubbliche stipendiate. E’finito con la nipote di Mubarak.
Nel Movimento 5 Stelle è successo lo stesso. Hanno prima assunto  Claudio Messora, il miglior video-blogger disponibile, intelligente militante, a capo della loro comunicazione – per poi buttarlo via rapidamente, ed è finita a querele; e sarebbe un ottimo presidente dellas RAI nel nuovo governo. Allontanato Paolo Becchi. Anatemizzato e maledetto Pizzarotti, il sindaco di Parma,  perché è più bravo di loro, infatti i cittadini l’hanno rieletto –  infischiandosene del  M5S.
Ovviamente si capisce perché i capipopolo procedono a queste epurazioni, si liberano di persone ottime, migliori di sé, disposte ad operare con loro per il progetto politico: perché temono di  perdere  il controllo  sul loro potere.  Temono le persone più intelligenti, più competenti, più creative, perché sono libere, fuori dal conformismo di partito – non capiscono che è proprio questa la loro utilità (se non  fossero libere non avrebbero creatività e fantasia); e i politici hanno una paura barbina di ciò che può sorprenderli, che non controllano.
E questo, attenzione, succede  negli apparati ministeriali, dove il dirigente sceglie e fa avanzare  le mezze tacche, perché non gli fanno ombra, e soprattutto non fanno risaltare  la sua propria incompetenza e inadempienza.  Nelle Università – dove i baroni  si accordano fra loro per far vincere i concorsi ai loro più mediocri leccaculo, temendo l’indipendenza e la concorrenza dei portaborse veramente migliori, quelli che farebbero avanzare la scienza. Naturalmente è per questo che, generazione dopo generazione di mediocri, non  solo la scienza non avanza, ma gli studenti abbandonano a frotte le università italiane, comprendendo benissimo che esse non insegnano quasi nulla di utile.
https://www.huffingtonpost.it/2018/01/22/gli-universitari-italiani-sono-i-piu-insoddisfatti-al-mondo_a_23339782/

E’ la selezione delle elites al contrario, quella italiana.  Chi ha un minimo di potere, dovunque, emargina le elites (i migliori di sé) e promuove la mediocrità.  Il risultato, impressionante,  l’abbiamo visto negli immani talk-show  con cui i giornalisti  (de-selezionati nel modo sopra descritto) si sono  lanciati come un sol uomo a dimostrare  come le   proposte del  futuro governo giallo-verde fossero irrealizzabili e da dilettanti allo sbaraglio – intervistando  di continuo e soltanto elementi del PD (gli sconfitti), che  davano  prova continua del loro dilettantismo ed ignoranza. Loro e i giornalisti.
Non so se vi siete resi conto: Gianni Riotta, in una trasmissione, Agorà, si è stupito quando gli hanno detto che nell’articolo 1 della Costituzione è scritto: “La sovranità appartiene al popolo”,  a questa rivelazione, Riotta ha esclamato: Se uno studente dice questo all’esame, lo bocciano!  Solo con sforzo riescono a convincerlo che nella Costituzione è scritto proprio così.
https://www.ilprimatonazionale.it/cronaca/gianni-riotta-non-conosce-costituzione-rinaldi-lezione-85253/
E Riotta è un principe del giornalismo italiota: corrispondente dagli Usa per il Corriere della Sera  per una  vita, è stato direttore de Il Sole 24 Ore confindustriale, oggi lavora per La Stampa:  solo piani alti.  E’ l’incarnazione stessa del processo di de-selezione delle elites. E’ salito  così in alto  perché è un ignorante  a tal punto. Ovviamente è per l’ Europa  della Merkel, per l’euro e per le cessioni di sovranità.
In un altro talk show,  c’è il sociologo De Masi, molto di sinistra,  che ha sempre votato PD, vicinissimo al 5 Stelle  (teorizza una sua idea: lavorare gratis per lavorare tutti) e col dente avvelenato perché s’è messo “con la destra”. Ma asfalta un tale Marattin,  definito “consigliere economico” del PD, che difende le “riforme” di Renzi.
Marattin racconta: prima del Jobs Act, le donne  quando venivano assunte   firmavano una lettera di dimissioni in bianco nel caso fossero incinte. Il Jobs Act  l’ha abolito.
De Masi: “Guardi che era illegale anche prima”.
Marattin tenta la carta, molto usata nei talk shows,  del  “i 5 stelle hanno abbandonato il loro programma su questo e quest’altro punto”.
DeMasi: “Tutti i partiti fanno programmi pre-elettorali e poi fanno altro. Per esempio il PD: io non lo avrei mai votato, se avessi saputo che il PD avrebbe abolito l’articolo 18”.
http://www.la7.it/laria-che-tira/video/de-masi-vs-marattin-pd-incidenti-sul-lavoro-sono-effetto-del-jobs-act-leggi-sbagliate-producono-14-05-2018-241561
Non c’è spazio per elencare tutte le dimostrazioni di dilettantismo  sesquipedale, e  incompetenza terminale dei sinistri  piddini: risultato evidente di 50 anni di de-saelezione, allontanamento ed emarginazione dei migliori, per restare soli fra i peggiori e mediocri. Il PD per esempio conosceva Alberto Bagnai, l’ha valutato quando era di sinistra, l’ha compulsato,  i militanti di sinistra alle sue conferenze tornavano a dire al partito: è bravo. Ma non  l’hanno voluto. L’hanno lasciato  alla Lega, e adesso dicono che è fascista. E i loro giornali  ne sbagliano apposta il nome: “Mugnai”, “Cimaglia”…
Alberto Bagnai, non Cimaglia.
Gli “economisti” della sinistra  che vedo partecipare ai  talk, così, non capiscono nulla e nulla sanno quando un competente parla di politica monetaria,  di come viene creata la moneta, di cosa è l’euro e perché dei Premi Nobel hanno messo in guardia contro la sua attuazione, prevedendo gli effetti destabilizzanti socialmente che constaiamo, in modo critico: gli mancano evidentemente le nozioni di base. L’economia che  difendono è quella che è pensiero unico  da 30 anni, non ne conoscono altra. E’ anche quella meno pericolosa per le loro carriere, perché non sfida il potere.
E oviamente, durando le trattative, la “base” grillina ignorante invidiosa ha preso a metterei bastoni tra le ruote: vuole de—industrializzazioni, vuole l’immigrazione umanitaria  –  senza saper distinguere  in questo governo lo scopo primario dagli accessori utopistici. Lo scopo primario è, come ha detto Salvini:  “O riesco a dare vita a un Governo che ridiscute i vincoli esterni con l’Europa oppure e’ un libro dei sogni: non voglio prendere in giro nessuno. Il Governo parte se puo’ fare le cose: se dovessimo renderci conto che non siamo in grado di farle, non cominciamo neanche”.

Frase da statista coraggioso. I grillini però si tirano indietro. Anche perché non hanno il personale adatto, altrimenti perdono il controllo.
Hanno scelto la posizione moderata, “centrista”, che fu tipica della DC. No agli estremismi, restiamo moderati. Non troppo intelligenti, non troppo coraggiosi, non troppo competenti –  prendiamo posizioni non troppo coraggiose (così l’Europa non ci teme) e non troppo intelligenti, sennò avremmo bisogno di Bagnai, di Messora,  di Sapelli – e non li controlliamo.
Vittoria dei Piddini, degli ignoranti; del “Sud” contro il “Nord” (la conseguenza sarà alla lunga  la secessione, quella vera);  degli italioti che vogliono diventare un villaggio musulmano.

domenica 13 maggio 2018

MATTARELLA VI INSEGNA LA LIBERTA’.

 FONTE 50 commenti
Sono contento di questa occasione storica: il presidente Mattarella insegna alle giovani generazioni che cos’è la Libertà.
Anzitutto l’articolo. E’ del Giornale berlusconiano:

Mattarella nega alla Lega i ministeri chiave con i dossier esteri

“Il Quirinale si aspetta che Salvini rassicuri Stati Uniti e alleati europei, Francia in testa

Una presa di posizione chiara, netta ed inequivocabile sulla politica estera. Sergio Mattarella non solo la chiede, ma la pretende. Vuole che Salvini si esponga in prima persona, confermando senza esitazioni la collocazione dell’Italia nell’Alleanza atlantica e al fianco degli Stati Uniti. Una dichiarazione che rassicuri non solo Washington, ma anche le cancellerie europee in agitazione ormai da giorni (l‘ambasciatore francese Christian Masset pare sia tra i più preoccupati). Come inquieto è lo stesso presidente della Repubblica, che in quanto a filoatlantismo non ha nulla da invidiare a Francesco Cossiga. D’altra parte, prima da vicepremier e poi da ministro della Difesa fu proprio Mattarella a seguire l’intervento italiano nella missione militare della Nato in Kosovo.
Così, nello scenario attuale e con l’alta tensione tra Usa e Russia all’orizzonte, è nelle cose che il Colle chieda garanzie. Il tweet di Salvini contro l’intervento americano in Siria, infatti, non è passato affatto inosservato a Washington. Così non è un caso che proprio ieri Guglielmo Picchi abbia provato ad aggiustare il tiro. «Non abbiamo dubbi, siamo nell’Alleanza atlantica senza se e senza ma», ha spiegato il deputato della Lega e consigliere per la politica estera di Salvini, che ha pure tessuto le lodi di Donald Trump e di Israele. Insomma, un prima manovra di assestamento che al Quirinale hanno sì apprezzato ma che non ritengono sufficiente. Sul Colle, infatti, si attende una parola chiara da Salvini in persona.
È per tutto queste ragioni che nelle ultime ore il Quirinale sta giocando di sponda con Di Maio per contenere la Lega. […] la distanza è tutta politica, non certo personale. Distanza siderale se pare che il Colle – questo raccontano sia fonti del M5s che del Carroccio – avrebbe posto un veto su tutte quelle poltrone dove passano i dossier chiave della politica estera. E quindi non solo la casella di premier e vicepremier, ma anche quella di ministro degli Esteri e della Difesa, tutti snodi nevralgici se si arrivasse ad una crisi nei rapporti tra Stati Uniti e Russia. A preoccupare, infatti, sono soprattutto le posizioni filo Putin e il rapporto con Mosca. Qualche spiraglio, invece, si sarebbe aperto per la casella di sottosegretario alla presidenza (con forti dubbi per l’eventuale delega sui servizi). Nessun problema, invece, per la poltrona di ministro dell’Economia (sempre che ci vada Giancarlo Giorgetti) e dell’Interno.
Il punto, però, resta soprattutto la premiership. Di Maio e Salvini hanno contattato alcune figure per così dire «terze» ma tutti hanno declinato l’offerta. Così, anche grazie alla sponda del Quirinale che dal M5s si sente decisamente più garantito sul fronte internazionale, sono tornate a salire le quotazioni proprio del leader del M5s. Quel che è certo è che Mattarella ha messo in chiaro che il futuro premier dovrà avere un profilo «presentabile» al prossimo G7 che si terrà l’8 e 9 giugno in Canada. Insomma, nessun esperimento con personalità alle prime armi, ma qualcuno che abbia già una consuetudine con i consessi internazionali o comunque un suo peso politico da mettere sul tavolo”.
http://www.ilgiornale.it/news/politica/mattarella-nega-lega-i-ministeri-chiave-i-dossier-esteri-1525535.html?mobile_detect=false
Vedete o giovani, quanta libertà vi dà l’Europa? Potete votare liberamente per chi volete. Poi gli Stati Uniti decidono che non può essere né premier né vicepremier, e si assicurano che Mattarella non gli dia gli Esteri né la Difesa: e ciò nel caso “si arrivasse ad una crisi nei rapporti fra Stati Uniti e Russia”. Una crisi peggiore di quella in corso, capite cosa significa?
La collocazione atlantica al fianco degli Stati Uniti” non può essere discussa in politica. Ma tuto il resto sì. Negli appositi talk shows.  La libertà vostra, grazie alla democrazia, è totale. L’Europa vi ha dato delle libertà che prima non avevate, come mostra questo breve video dell’europarlamento:
https://twitter.com/Europarl_IT/status/993105095138082816

siete liberi di “viaggiare, lavorare, studiare e andare in pensione” – cosa che gli stati nazionali non vi permettevano – avete “più opportunità di lavoro” (all’estero) , e ”garantisce i vostri diritti di consumatore”. Di più, di più,: se siete sodomiti, potete sposarvi tra voi e adottare un figlio preso da un utero in affitto; potete avere il suicidio assistito. Solo la collocazione atlantica a fianco degli Stati Uniti” non deve essere una opzione fra le altre.
Quella si chiama “libertà politica”, e questa non vi è data. Ma che vi importa, o giovani? Che sacrificio è, in comparazione dei diritti LGBT di cui voi tutti godete?
Avete letto sopra, o giovani, che “l’ambasciatore francese Christian Masset” è “preoccupato”, sicuramente ha telefonato a Mattarella, che si premura di epurare il futuro governo secondo i desideri di Parigi. Ora, magari, voi pensate che la UE essendo una unione di “liberi e uguali”, dove tutti gli Stati membri hanno pari diritti, il governo italiano abbia mai potuto fare altrettanto? Che possa ficcare il naso, tramite ambasciatore, su quale ministro degli Esteri ha scelto Macron? E’ un errore. Scusabile, lo ammetto. Voi siete ancora legati alla vecchia idea per cui le “giuste” relazioni internazionali sono basate sulla non-ingerenza e sulla “reciprocità”: un concetto antiquato e malsano, tant’è vero che viene promosso dal dittatore Putin. Le vere relazioni internazionali, di cui l’Europa è il modello, sono queste: loro possono interferire negli affari interni nostri, noi “non” possiamo, nemmeno osiamo, ingerirci degli affari loro. E’ il modello di espansione della democrazia americano: quando un governo appare alle potenze occidentali poco democratico, esse lo bombardano e lo cambiano. A Salvini, per ora, si limitano a chiedere una abiura “pubblica, netta e inequivocabile”, sulla politica estera. Qualcosa che ricorda il trattamento che si faceva subire agli eretici in tempo di fanatismo ed oscurantismo religioso. Ma a voi che importa, o giovani? La storia è così noiosa! Voi avete, grazie alla UE, tutte le libertà, tipo “studiare, lavorare e andare in pensione dovunque nella UE”, – volete che vi rimandi il filmetto?
https://twitter.com/Europarl_IT/status/993105095138082816

Siete liberi, o giovani! Certo che se “si arrivasse a una crisi fra Stati Uniti e Russia”, sarete voi a partire, in mimetica ed elmetto. La libertà politica serve, ma solo di tanto in tanto.
Per esempio, di fronte a quel che il presidente Mattarella con le “cancellerie” sta facendo della volontà popolare legittimamente espressa dal popolo italiano, l’unica risposta sarebbe la tanto celebrata Resistenza, la preparazione alla lotta per la Libertà, anche armata. Ma voi avete le armi? Sapete usarle? No, vi hanno liberato della noiosa incombenza che si chiamava “servizio militare di leva” – quindi voi non fate più paura a chi vi toglie la libertà, mentre siete voi che dovete aver paura di loro: non a caso voi siete disarmati e impreparati alla “lotta”, mentre loro hanno tre polizie di 500 mila uomini – per mantenere l’ordine – non verso gli immigrati violenti, è chiaro; verso di voi, se vi ribellate in caso di “crisi fra Stati Uniti e Russia”
Richiamo infine la vostra attenzione, o giovani che necessitate di chiarirvi le idee sulla Libertà, sull’ultimo capoverso dell’articolo di cui sopra.
Si tratta di scegliere il premier. I due partiti che hanno vinto le elezioni, col 33 e 17 per cento dei voti (quindi il 50%), hanno la maggioranza – ma non possono sceglierselo fra loro, come vogliono loro secondo il mandato che hanno ricevuto da voi.
Di Maio e Salvini hanno contattato alcune figure per così dire «terze» ma tutti hanno declinato l’offerta”, e ci credo.
“Mattarella ha messo in chiaro che il futuro premier dovrà avere un profilo «presentabile» al prossimo G7 che si terrà l’8 e 9 giugno in Canada”.
E chi può essere? Uno atlantico e europeista, di sicuro. Ma dove trovarlo? Cercate, cercate….
“Insomma, nessun esperimento con personalità alle prime armi, ma qualcuno che abbia già una consuetudine con i consessi internazionali o comunque un suo peso politico da mettere sul tavolo”.
Quindi nessun Di Maio, nessun Salvini, nessuno dei loro nuovi eletti da voi, perché sono tutti alle prime armi, oppure sono critici dell’euro, quindi “impresentabili” Nello stesso tempo deve essere uno “di area”, perché di europeisti e atlantisti ce ne sono mazzi a sinistra, ma la sinistra ha perso – sarebbe troppo sporca prendere da lì il premier del governo Lega-M5S
Chi sarà? Chi sarà? – come canta la Butterfly – giusta suspence, o giovini, vi attanaglia. Ma ecco:
uscito dalla folla cittadina
Un uomo, un picciol punto
S’avvia per la collina.
Chi sarà? Chi sarà? (canta la Callas)
Lo riconoscete? Sì! E’ lui!

Di nuovo eleggibile! Votatelo, siete liberi.

“Sorpresa! Berlusconi riabilitato e candidabile!

Il tribunale di sorveglianza di Milano: il venerdì pomeriggio. Con due mesi di anticipo rispetto al calendario (doveva decidere a giugno). Nel cuore delle trattative per il nuovo governo – che fa? Lava il Cavaliere da tutti gli effetti della condanna subita nell’agosto del 2013 per frode fiscale Mediaset.
“La clamorosa decisione – dicono i media – consente insomma a Berlusconi di tornare in campo a pieno diritto, candidandosi fin da subito se, per esempio, fallisse il nascente governo Lega-5Stelle e si andasse alle urne per luglio o settembre”.
Eccolo lì, l’uomo col profilo presentabile al prossimo G7, l’uomo con esperienza nei consessi internazionali, l’uomo col suo peso politico – anche se, oddio, noi vecchi ci ricordiamo che nei consessi internazionali la sua “esperienza” non fu memorabile, non aveva peso politico,

, faceva le corna al momento delle foto ufficiali, fingeva di fare nascondino dietro Angela Merkel (la “culona inchiavabile”), strattonava re Juan Carlos tirandolo per un braccio, urlava per richiamare l’attenzione dell’”Abbronzato”: “Mister Obama, Mister Obama!” al punto da irritare la regine d’Inghilterra. Insomma dava fastidio a tutti, era impresentabile, Merkel e Sarkozy lo schernirono e infine lo fecero cadere, con la complicità do Draghi e Napolitano, lo hanno sbattuto giù dal governo dandoci Mario Monti al suo posto, e 8 anni di governi non eletti. Ma hanno cambiato idea. Adesso è presentabile, atlantico, europeista.

E la magistratura? Cinquecento processi appena vinse le elezioni aprì contro il Cavaliere, per frodi, puttane, figlie di Mubarak, olgettine…e adesso lo rende ricandidabile. Il venerdì pomeriggio. Con due mesi d’anticipo, nel cuore delle trattative fa Lega, Cinque Stelle e Quirinale per un governo da cambiare. Come mi dice l’amico Angelo P., “questa magistratura non conosce festivi”. Non quando c’è da difendere la collocazione atlantica a fianco degli Stati Uniti.
Si può sempre contare sulla Giustizia Italiana.
A questo punto, a voi giovini, vi toccherebbe fare la  rivoluzione. Ma con quali mezzi? Armi? Cultura politica? Avrete nuove elezioni e Berlusconi premier.

Un a ltro governo di questi che tanto bene hanno fatto al debito pubblico
Qualcosa dà anche l’Italia alla UE…
Coi voti anche PD. Che volete di più? La UE vi ha già dato tante libertà: potete viaggiare, lavorare (se potete), pensionare….Vai col filmino!
https://twitter.com/Europarl_IT/status/993105095138082816

Scritto da Cristina Bassi Ripropongo un vecchio articolo da Raptitude.com perchè ha a che fare con il senso della realtà, che è cosi tanto c...