giovedì 30 aprile 2015

QUESTA NON E’ UNA CRISI ECONOMICA

Questa non è una crisi economica. Spiegata la fretta di Renzi sull’Italicum.
Questa non è una crisi economica, ma è uno strumento, un processo voluto e pianificato per arrivare a sostituire la zootecnia alla politica, ossia per poter governare la popolazione terrestre con la padronanza e prevedibilità con cui si governa il bestiame nella stalla o i polli in batteria. E per arrivarci con la collaborazione della gente, che crede che le riforme siano tutte scelte scientifiche razionali e magari anche democratiche (l’aspetto didattico-ideologico, la dottrina dei mercati sani e disciplinanti).
Questo processo è stato avviato dalla metà degli anni 70, mediante una serie di precise scelte: un preciso modello economico, una serie di riforme legislative, di lungo respiro (soprattutto la deregolamentazione del settore bancario, l’indipendenza delle banche centrali, la privatizzazione del rifinanziamento del debito pubblico), che si sapeva benissimo che cosa avrebbero prodotto, ossia una società è un’economia reale permanentemente in balia dei mercati e degli speculatori finanziari. Una crescente concentrazione di quote di reddito, quote di ricchezza, quote di potere, nelle mani dei pochi che decidono. Tutti gli altri soggetti, cioè Stati, imprese, famiglie, pensionati, disoccupati, permanentemente con l’acqua alla gola, impoveriti, costretti ad obbedire, ad accettare, come condizione per una boccata d’aria o di quantitative easing, dosi ulteriori di quelle medesime riforme. Dosi ulteriori di concentrazione di ricchezza e potenza, di oligarchia tecnocratica irresponsabile e senza partecipazione dal basso, senza controllo democratico. Era tutto intenzionale. Infatti, nessuno dei meccanismi finanziari che hanno prodotto e mantengono l’apparente crisi è stato rimosso, dopo visti i danni che facevano, nemmeno la possibilità per le banche di giocare in borsa coi soldi dei risparmiatori.
Anche l’euro si sapeva benissimo che cosa avrebbe prodotto, in base a ripetute esperienze precedenti con il blocco dei cambi tra paesi economicamente dissimili.
Non è un incidente, una crisi, un cigno nero, bensì un’operazione di potenziamento e razionalizzazione tecnologica del controllo sociale; non mira banalmente al profitto economico, il quale ormai è un concetto superato da quando la ricchezza si produce con metodi contabili ed elettronici nel gioco di sponda tra banche e governi, che possono creare tanto denaro quanto vogliono.
Non è una crisi, e soprattutto non è una crisi economica, sicché affannarsi a proporre ingegnose soluzioni sul piano economico e monetario è incongruo, improduttivo; non è qualcosa di accidentale, non si sta cercando di uscirne, è un processo guidato verso un obiettivo preciso e già ampiamente conseguito, un processo a cui nessuna forza politica o morale può opporsi efficacemente, dati i rapporti di forza, e l’unica speranza sta nella possibilità che esso sfugga di mano ai suoi strateghi e ingegneri.
La fascistoide riforma costituzionale ed elettorale di Renzi – diciamo di Renzi, ma sappiamo che le riforme strutturali in Italia le detta Francoforte e che da qualche tempo i primi ministri italiani agiscono su suo mandato – è un tassello italiano di questa strategia zootecnica, disegnato per consentire la gestione dell’intero paese attraverso un’unica persona, un unico organo istituzionale, il Primo Ministro, che assommerà in sé i poteri politici senza contrappesi e controlli indipendenti. I tempi forzati in cui detta riforma deve venire attuata sono verosimilmente in relazione al tempo per cui la situazione italiana può reggere, prima che vengano  meno le condizioni esterne molto favorevoli oggi presenti, prima che arrivino pesanti scadenze finanziarie, prima che si dissolva l’impressione popolare di incipiente ripresa e che si renda necessario imporre nuovi e impopolare i sacrifici.
Quando ciò avverrà, si scateneranno forti tensioni sociali e si calcola di poterle reprimere e contenere grazie a una riforma costituzionale di tipo autoritario. Renzi non è un dittatore, è solo un esecutore teleguidato, costruito col marketing. Ma sta preparando il posto di comando per il dittatore che verrà dopo di lui.
Ecco il perché della fiducia posta dal governo sull’Italicum, una riforma elettorale che andrà in vigore nel 2016, sicché non ci dovrebbe essere fretta ad approvarla; ma in realtà c’è molta fretta, perché proprio nel 2016 finirà il quantitative easing assieme agli effetti benefici della svalutazione dell’euro, e allora il quadro potrebbe saltare. Per rispettare questi tempi il governo Renzi deve mantenere l’appoggio degli interessi parassitari legati alla politica e necessari per avere i voti in parlamento, il che spiega perché non ha toccato i centri di spreco come le famose società partecipate e non ha proceduto alla spending review, quantunque sia questa la vera urgenza. Se l’avesse fatto, la sua maggioranza si sarebbe squagliata subito. Invece il 29 aprile ben due terzi dai suoi apparenti oppositori interni gli hanno votato la fiducia sulla legge elettorale. Funziona sempre, questa irresistibile attrazione delle poltrone che resteranno a galla quando il paese affonderà.
30.04.15 Marco Della Luna

mercoledì 29 aprile 2015

I cadaveri non si decompongono più! Allucinante!

Qualche giorno fa un mio collega anatomopatologo mi dice:”Sai che i cimiteri dei piccolo comuni da qualche anno stanno avendo problemi di mancanza di loculi? E’ dovuto al fatto che quando riesumano le salme per trasferirle nell’ossario le trovano ancora tutte intere! Come se fossero morti ieri! E’ dovuto al fatto che da una quarantina di anni mangiamo cibi pieni di conservanti e questi rimangono nel nostro corpo e conservano anche noi oltre che i cibi…”
Resto a dir poco allibito e dal giorno dopo inizio le mie ricerche per capire se quello che mi dice è vero.
Indosso la mia migliore faccia di bronzo e chiamo il necroforo (o becchino che dir si voglia…) del cimitero comunale di un paesino pugliese (evito riferimenti più precisi per questione di privacy) chiedendogli come seppelliscono i cadaveri e se da qualche anno quando riesumano le salme le trovano ancora ben conservate o trovano solo le ossa. Il necroforo mi dice che seppelliscono i cadaveri o sotto terra o nei loculi: nel primo caso usano bare di legno e riesumano i cadaveri dopo 10 anni; nel secondo caso sigillano le bare con dei controcassoni di zinco e riesumano i cadaveri dopo 35 anni.
Alla seconda domanda risponde così:”Dottore le faccio una confidenza: 10 anni fa ho sepolto mio padre sotto terra e quando lo ho riesumato lo ho trovato tale e quale a come lo avevo lasciato. Questa non è mica l’eccezione! Da una ventina di anni sono aumentati di gran lunga i cadaveri mummificati o saponificati, vado a riesumare le salme e non trovo più le ossa come dovrebbe essere e come era, ma trovo i cadaveri intatti. Non mi fa certo paura ma sta diventando un problema per il nostro cimitero perchè iniziano a scarseggiare i posti! Non so dirle il motivo perchè le tecniche di sepoltura sono rimaste praticamente invariate ma so solo dirle che questo è quello che ho riscontrato.”
Porca miseria allora il mio amico non mi aveva preso in giro! E’ tutto vero!!
Ok adesso però c’è da capire la causa di questo assurdo fenomeno. Per avere conferme faccio qualche ricerca online e trovo solo poche notizie in inglese, in particolare Seth Roberts professore di Psicologia dell’Università di Berkeley e autore del Seth’s Blog dice che questo fenomeno è dovuto al fatto che negli anni sessanta c’è stato un passaggio dai cibi fatti in casa ai cibi preconfezionati e/o precotti e che questi ultimi contengono meno batteri e anche i nostri intestini quindi hanno iniziato a avere sempre meno batteri rallentando quini il processo di decomposizione.
Aggiungo che il numero inferiore di batteri potrebbe essere dovuto anche a tutti gli antibiotici che assumono gli animali che mangiamo.
Infine l’ipotesi dei conservanti che si accumulano nei nostri corpi non è neanche da scartare ma potrebbe aggiungersi come fattore a quello del minor numero di batteri.
Conclusione
Fra 5 minuti (il tempo di riprendervi dallo stupore di questa notizia…) iniziate a programmare una dieta che sia il più naturale possibile che comprenda soprattutto cibi cucinati a casa con materie prime biologiche e con meno conservanti possibili!
Spero di avere ulteriori conferme nei commenti a questo post.
NOTA: Sarete sorpesi nel sapere che nel corpo sano ci sono più batteri che cellule! Sono dieci volte di più infatti. Con un alimentazione sempre più sintetica e con l’abuso di farmaci che prendiamo in continuazione per ogni fastidio, tra vaccini e i medicinali contenuti nella carne e nel latte il corpo umano sta davvero subendo una sorta di trasformazione sintetica. L’intestino è l’organo che ospita il 90% dei batteri e che è più sensibile all’introduzione di tossine. LO stesso intestino è la sede di quasi tutto il sistema immunitario, permette la digestione e l’assimilazione dei nutrienti e quindi la produzione di energia. Non sorpendiamoci quindi di tutte le malattie e tumori che proliferano in un corpo così indebolito. Ora puoi scegliere di cambiare tutto questo. Dioni
Fonte:  dionidream.com – di Dr. Daniele Aprile
Molto interessante questo video sull"importanza dei batteri.


martedì 28 aprile 2015

Mani Pulite ci ha lasciato un’Italia peggiore, mai così povera

In questi giorni si parla molto di una fiction, mandata in onda sulle reti Sky, volta a ricostruire a beneficio del grande pubblico, specie dei più giovani, la storia di Mani Pulite. Io confesso di non avere visto neppure una puntata della serie in oggetto, ricordando invece perfettamente il clima che in quegli anni si respirava. Sul finire degli anni ’80 l’Italia era ancora un paese ricco e sovrano. I problemi non mancavano, a partire dalla corruzione e dalla crescente arroganza delle mafie. Ma, come bene spiega l’economista Nino Galloni, «la corruzione di allora rappresentava la devianza patologica di un indirizzo politico comunque pensato per realizzare una idea di interesse generale». Detta in maniera più semplice. Esistevano, eccome se esistevano, “ruberie, mazzette, tangenti e malversazioni”, malsano effetto collaterale di un sistema che però nel suo complesso produceva ricchezza e posti di lavoro. L’Italia di oggi, invece, frastornata da anni di continua ed incessante caccia alle streghe, è migliore o peggiore di quella lasciataci in eredità dalla cosiddetta Prima Repubblica? Io credo peggiore. Molto peggiore.
La corruzione, più raffinata nelle forme, esiste ancora, risultando illusoria e infantile la pretesa di estirpare per decreto o sentenza il vizio e l’ingordigia dal cuore degli uomini; in compenso è scomparso il benessere e sono riapparsi i poveri e i Il pool Mani Pulitedisperati, fucilati da un sistema che ha nel suo complesso perso il senso e la misura. Con la scusa di combattere sprechi e corruzione è stato in realtà posto in essere un vero e proprio Olocausto sociale, crimine immane che nessun sistema delle tangenti, per quanto ben oliato e pervasivo, potrebbe mai eguagliare. La fine dei partiti, e la morte del concetto stesso di Stato imprenditore, giustificata sul piano dialettico proprio attraverso la strumentale esasperazione di alcune deprecabili prassi, ha  prodotto un immenso vuoto. Questo vuoto è stato ricoperto per intero da chi detiene su scala globale il potere economico e finanziario, ora finalmente libero di produrre i suoi effetti nefasti (e in parte perfino sanguinari) senza dover sopportare oltre il peso della intermediazione politica.
Cosicché, sulla scia del nuovo equilibrio consolidatosi, i nuovi padroni hanno forgiato un modello strutturalmente fondato sulla frode e sull’abuso e l’hanno chiamato “regole”. Hanno distrutto la dignità del lavoro ribattezzandola “flessibilità”; hanno colpito il welfare spacciando una operazione immonda per semplice “razionalizzazione dei costi”; hanno consegnato la leva monetaria ai privati nel nome della “responsabilità”, e hanno messo in piedi un meccanismo che moltiplica in automatico povertà ed indigenza nel nome della sempiterna “lotta agli sprechi”. Questo hanno fatto. E l’hanno fatto grazie alla Francesco Toscanocollaborazione, dolosa o colposa, di tutte quelle forze politiche che non hanno mai trovato il tempo per elaborare una piattaformapolitica alternativa al neoliberismo dominante.
Partiti di destra, di centro o di sinistra, tutti accumunati dalla paradossale e unanime condanna del nostro fantomatico debito pubblico. Partiti vuoti che vivono esclusivamente della capacità istrionica del satrapo di turno. Partiti ipocriti che, pur richiamandosi impunemente ad una tradizione socialista, si preoccupano solo di assecondare le pulsioni distruttive di un mercato lasciato a briglie sciolte. Mani Pulite non è servita né all’Italia né agli italiani. Mani Pulite è servita a tutti quelli che non vedevano l’ora di trovare campo libero nel mentre Mario Draghi apparecchiava le famose “privatizzazioni”. Mani Pulite è servita a screditare il ruolo della politica, aprendo così la strada al governo di molti ”tecnici illuminati” che, da Prodi a Monti, altro non sono se non amministratori delegati occulti di grandi banche d’affari e multinazionali. Non so come sarebbe oggi l’Italia se Mani Pulite non ci fosse mai stata. So però com’è e non mi piace affatto.
(Francesco Maria Toscano, “Sulla scia di Mani Pulite è nata un’Italia peggiore”, dal blog “Il Moralista” del 7 aprile 2015. Toscano è segretario del Movimento Roosevelt, fondato con Gioele Magaldi).

sabato 25 aprile 2015

La nostra unicità,il nostro credo ci cura

Oggi è il 25 aprile,c"è poco da festeggiare, siamo  servi di un potere  invisibile,che perciò non si può combattere,in quanto non identificabile, non si possono perciò unire le forze.

Questo potere,ha ucciso il senso di comunità,ci ha fatto diventare singoli individui,ed in virtù di ciò,grazie al grande fratello televisivo,veniamo indottrinati da falsi profeti.
Gli idoli televisivi,grazie al potere conferitogli dalle masse addormentate,in nome del fantasma chiamato democrazia,dove per democrazia a mio parere c"è livellamento verso il basso,si possono permette di distruggere le persone più consapevoli,tipo la dottoressa Mereu.
http://www.video.mediaset.it/video/iene/puntata/toffa-i-miracoli-della-dottoressa-mereu_531845.html
Persone come questa Toffa,di una ignoranza senza pari sui poteri della coscienza umana,si permette con la tipica arroganza di chi pensa di sapere,di giudicare sulla base di luoghi comuni,ma soprattutto basandosi su interviste che si basano su percorsi individuali,dove perciò la ricetta  è sempre unica ed originale,e soprattutto intuitiva.
Ogni essere umano in quanto unico,può essere aiutato in infiniti modi diversi,proprio per questo ovviamente,con il semplice crederci questi metodi possono funzionare , qui senza pensarci troppo elenco sommariamente.
Medicina ufficiale,omeopatia,pranoterapia,medicina cinese,guaritori filippini,psicomagia di jodorowskj,sciamani,erboristeria,massaggi,agopuntura,leggi biologiche del dottor Hamer,the china studyterapia verbale della dottoressa Mereu,la dieta senza muco di arnold Ehret,la dieta del dottor Mozzi,l"igenismo naturale,il crudismo,il veganesimo ,il vegetaresimo,i fiori di bach,il pensare positivo,i miracoli di lourdes,il digiuno,il ricaricarsi energeticamente in luoghi di potere,metodo respirazione buteyko,macrobiotica,musicoterapia,bioenergetica,ecc ecc.
Tutti possono funzionare,io uso il mio metodo,non uso prodotti caseari, mangio più del 50 per cento di cibo autoprodotto e selvatico,sto spesso all"aria aperta,faccio la giusta attivita fisica,e soprattutto ascolto il mio corpo e la mia anima,seguo i loro segnali,i medici da circa sette anni non mi vedono.Ognuno si crei il proprio metodo di cura,un essere umano può dare solo consigli,ma chi guarisce,è sempre l"armonia tra corpo e anima,essere sereni è la strada maestra per non ammalarsi,ma per essere sereni ,bisogna essere saggi,e la saggezza scaturisce solo e soltanto da esperienze negative che ci hanno permesso di capire cosa è bene e giusto per ognuno di noi.Ma queste leggi naturalmente sono sempre uniche e non trasmessibili ad altri esseri umani.
Concludo che ognuno sia medico di se stesso,questo è quello che auguro ad ogni essere umano,poi se ci si rompe una gamba,be un bel gesso posso anche non rifiutarlo,sapendo che se sono in un isola deserta,una semplice stecca funziona lo stesso.

venerdì 24 aprile 2015

Le Iene e Gabriella Mereu, parte 2.


Stimavo molto la Mereu,e penso che dovrebbe effettivamente togliersi dall"ordine dei medici,visto che quest"ultimi,sono dei farabutti o semplicemente degli incopetenti.
Altro che ipnotizzata dalle iene,quando ha promesso di cancellarsi dall"ordine dei medici era verissima,questa sua ritrattazione,ai miei occhi è un autentico autogol.
Nessuno è perfetto,ma quello che dice la Mereu ,su farmaci che altro non sono che placebo,il solo tranquillizzarsi permette al nostro straordinario corpo di guarire da solo spontaneamente,lo intuii molti anni fa ponendomi la semplice domanda,come mai gli animali selvatici guariscono senza medico e medicinali,se ci si riflette a fondo si comprenderà moltissimo. I medici altri placebo,( basta pensare a lei stessa,ahahah), oltre che strozzini.Malattie che il corpo fa sorgere per risvegliare lo stato coscienziale  addormentato , queste cose sono per mia personale esperienza certezze.


Qualche giorno fa avevamo anticipato il possibile servizio delle Iene contro la dottoressa Gabriella Mereu. Proprio ieri, Italia Uno ha mandato in onda il servizio. Che la trasmissione sia stata montata ad arte per infangarla e presentare il peggio della sua attività, non deve stupirci e ce lo aspettavamo. 
Tuttavia l'assurdità della vicenda non si esaurisce solo nell'attacco in sè, dovuto in parte ad ignoranza in parte all'atteggiamento troppo sopra le righe della dottoressa che purtroppo si presta a essere frainteso e deriso. 
C'è un altro aspetto, che mi lascia talmente senza parole da raccontarlo senza commenti particolari.
La troupe televisiva si è presentata due volte nello studio, la prima volta con un finto malato di tumore, la seconda con un finto paralitico.
Al primo malato la dottoressa risponde "ma è sicuro di avere un cancro?" e quello: "si come no, mi hanno fatto una biopsia..."; allora la Mereu "ma non è vero...  ma non è vero, non ha niente".

Stessa scena si ripete con il finto paralitico. Quello si alza dalla sedia a rotelle e le fa "ma dottoressa, sono guarito, cammino, come mai?" e la dottoressa risponde "perchè non avevi un cazzo".

In altre parole: un ciarlatano e truffatore avrebbe vantato le proprie abilità terapeutiche, avrebbe scucito altri soldi per altri consulti, proposto medicine inutili, ecc. Invece la dottoressa si limita a dire ad entrambi i finti malati che... sono finti malati.

Credo che ognuno, senza bisogno di altri commenti, può constatare chi sia il ciarlatano. 
Viene il dubbio che il servizio sia stato fatto per fare alla dottoressa una pubblicità occulta. Mah.



Il video di Italia 1

http://www.video.mediaset.it/video/iene/puntata/toffa-i-miracoli-della-dottoressa-mereu_531845.html

giovedì 23 aprile 2015

Il nostro vero nemico è il grande alleato. La prova definitiva di Maurizio Blondet

Fonte: Effedieffe 




«Per gli Stati Uniti la paura primordiale è il capitale tedesco, la tecnologia tedesca, unita con le risorse naturali russe e la manodopera russa: è la sola combinazione che ha fatto paura agli USA per secoli»: così George Friedman, il fondatore del centro di analisi strategiche Stratfor, nel discorso che ha tenuto presso il Council on Foreign Relations il 4 febbraio, e di cui pubblichiamo qui il video con la nostra traduzione integrale (dal parlato inglese). Vale la pena di mostrarlo con la dovuta attenzione, perché merita la più ampia diffusione.

Friedman, che è un ebreo nato a Budapest nel 1946, è un uomo dello ‘Stato profondo’ americano-militarista: docente all’US Army War College, studioso alla National Defense University e alla RAND (il megafono del sistema militare-industriale), esprime qui con inaudita franchezza la strategia che seguirà Washington per mantenere il predominio mondiale. In questa strategia, l’Europa è una pedina, e uno strumento, di cui Friedman parla con infinito disprezzo. L’arma usata, sarà la destabilizzazione: in Ucraina è ciò che abbiamo già fatto in Afghanistan. Abbandoniamo ogni velleità di instaurare la democrazia; una volta destabilizzato il Paese, noi abbiamo compiuto il nostro lavoro... vale la pena di ascoltarlo. E di osservare il suo freddo sorriso, o rictus, mentre espone il programma.


Ecco quel che Friedman dice per sommi capi:

– L’Europa non esiste.

– Soltanto l’integrazione Germania-Russia può minacciarci, non lo permetteremo (1).

– Per questo sosteniamo Kiev.

– L’esercito di Kiev è il nostro esercito, tant’è vero che diamo medaglie ai loro soldati.

– Noi stiamo posizionando armi in tutti i paesi dell’Est europeo, approfittando della loro russofobia.

– Ovviamente agiamo al difuori del quadro della NATO.

– Il nostro scopo: stabilire un cordone sanitario attorno alla Russia.

– Noi possiamo invadere ogni paese del mondo, mentre nessun paese può invaderci.

– Tuttavia, non possiamo occupare l’Eurasia; la tattica è fare in modo che i paesi si dilanino tra loro.

– Per la Russia, lo status dell’Ucraina è una minaccia esistenziale.

– «È cinico, è amorale, ma funziona».

– L’obiettivo non è vincere il nemico, ma destabilizzarlo.

– La destabilizzazione è il solo scopo delle nostre azioni estere. Non instaurare la democrazia; quando abbiamo destabilizzato un Paese, dobbiamo dirci: «Missione compiuta», e tornare a casa.

– La nostra incognita è la Germania. Che cosa farà? Non lo sa nemmeno lei. Gigante economico e nano politico, come sempre nella storia.

– «L’Europa subirà la stessa sorte di tutti gli altri Paesi: avranno le loro guerre. Non ci saranno centinaia di milioni di morti, ma l’idea di una esclusività europea, a mio avviso, la porterà a delle guerre. Ci saranno dei conflitti in Europa. Ce ne sono già stati, in Iugoslavia ed ora in Ucraina.

Il sito Saker mette a confronto questo programma con ciò che ha detto Vladimir Putin nella lunghissima diretta tv del 6 aprile, a cui ha risposto alle domande del pubblico russo:

– La Russia non aggredisce nessuno, difende solo i suoi interessi.

– Noi abbiamo due basi militari fuori della Russia, essi hanno più di mille basi nel mondo: e saremmo noi gli aggressori? Dov’è il buon senso?

– Il bilancio militare del Pentagono è 10 volte maggiore del nostro, e siamo noi che conduciamo una politica aggressiva... Per caso siamo noi ad avere delle basi ai confini degli USA?

– Chi installa dei missili alla frontiera dell’altro?

– Noi vogliamo relazioni di uguaglianza con l’Occidente, in accordo coi nostri interessi nazionali.

– Le sanzioni economiche non sono il prezzo che paghiamo per aver ripreso la Crimea, ma per la nostra volontà di esistere come nazione e civiltà libera.

– Abbiamo atteso vent’anni prima che essere accettati dal WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio), facendo molte concessioni; adesso [imponendo le sanzioni alla Russia, ndr] le norme del WTO sono violate, quelle dell’ONU, quelle del diritto internazionale.

– Noi vogliamo collaborare ai problemi dell’umanità, sicurezza, disarmo, terrorismo, droga, crimine organizzato.

– Dopo la caduta del Muro di Berlino ci avevano promesso il congelamento della NATO. Oggi la NATO è dappertutto alle nostre frontiere. Gli occidentali hanno deciso che erano i vincitori.

– Qualunque cosa facciamo per la distensione, abbiamo sempre incontrato rifiuti e resistenze dell’Occidente. Gli ultimi giochi olimpici invernali di Soci sono stati calunniati e screditati prima, durante e dopo; perché?

Una nota: la Russia s’è appellata al WTO, di cui è membro, perché le sanzioni imposte dagli USA e dalla UE ne violano le regole; il WTO è il sorvegliante, il poliziotto è il giudice del libero commercio globale, che – secondo il dogma – deve essere senza dazi né altri ostacoli di nessun genere. Per cui, nessuna sanzione commerciale deve essere imposta, a meno che non sia votata dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU — ciò che ovviamente non è avvenuto. Non credo che il WTO darà ragione a Mosca.

Ma con ciò, Putin avrà ottenuto due risultati. Uno, dimostrare USA ed UE violano le regole stesse che si sono date ed hanno imposto al mondo; che la globalizzazione non è altro che un sistema di dominio americano; e che il WTO non è affatto l’arbitro oggettivo del libero commercio, ma un’altra arma politica in mano al sistema occidentale anglo.

Il secondo risultato è che la Russia, visto che è vittima di ingiuste ritorsioni economiche in violazione delle norme del WTO, può esentarsi dalle regole del commercio internazionale dettate dallo stesso WTO. Il primo e più gravoso di questi condizionamenti è che il WTO vieta di favorire le industrie nazionali contro la concorrenza delle merci estere. L’embargo in corso obbliga la Russia ad accrescere la parte di produzione nazionale nelle proprie industrie e altre attività economiche; se ben usata, può essere l’occasione insperata per rinforzare il proprio sistema industriale al parziale riparo dalla competizione estera, con misure di protezione che non sarebbero state accettate dalla «comunità internazionale» né dalla propria popolazione. Le sanzioni stanno provocando difficoltà; ritardano i rammodernamenti che erano già in corso (grazie alle industrie tedesche), per cui in pochi anni Mosca avrebbe potuto cominciare a produrre per il mercato merci «di qualità tedesca» nei settori dove ha prodotti di punta (nati per motivi militari) che è incapace di imporre globalmente: chimica, farmaceutica, turbine, chips, opto-elettronica e micro-elettronica, software indipendente (dalla porte posteriori NSA) eccetera (per un’esposizione dei progetti e delle possibilità di eccellenza della Russia si veda qui).

Insomma ha l’occasione di attivare quelle politiche industriali di cui noi europei – vassalli vili e stupidi – ci siamo lasciati spogliare totalmente: dalla svalutazione resa impossibile dall’euro, fino al controllo dei cambi e di opporsi alla fuga dei capitali, misure tradizionali per secoli di qualunque Governo sovrano, ed oggi proibite dal Trattato di Lisbona, come il WTO ci proibisce di difendere le nostre industrie invase e devastate da merci sottocosto. Mentre noi ci lasciamo annodare al collo l’ultimo nodo scorsoio: il TAFTA, il trattato transatlantico, con cui ci assoggetteremo alle normative statunitensi persino per quel che mangiamo.



L’Europa dunque affonda nella crisi (provocata dalla finanza USA e dal suo capitalismo terminale) affondando nel vassallaggio a Washington; complice servile delle sanzioni, perde la grande occasione di sviluppo dell’economia russa – che è un compito immenso, che avrà bisogno di enormi finanziamenti e dunque di investimenti esteri colossali, a cui ahimè provvederà la Cina. E in compenso, da Washington cosa ottiene? Progetti di destabilizzazione e di guerre al suo interno, come promette Friedman.

Vale per noi il detto di Plotino: «Che i vili sian governati dai malvagi – è giusto».

Quanto all’America, e al suo destino storico e metastorico, dovrebbe paventare un altro detto: se sono detti «Beati i costruttori di pace», quale maledizione incombe su tali anticristici seminatori di discordie e suscitatori geopolitici di odi e violenze?



1) Nel 1939 il Council on Foreign Relations di Rockefeller, diretto allora da Isaiah Bowman, raggiunse la stessa conclusione: dopo un accurato studio dei rapporti commerciali dell’intero pianeta, stabilì che l’Europa continentale (con la Russia integrata alla Germania) avrebbe costituito un «blocco autosufficiente», ciò che era contrario all’interesse nazionale, in quanto mega-corporations americane avevano bisogno di «libero accesso ai mercati e alle materie prime» di quella parte del mondo. Fu costituito un War and Peace Studies Project (con un centinaio di avvocati, industriali, politici, diplomatici, banchieri) che con forti finanziamenti (la sola Rockefeller Foundation diede 300 mila dollari di allora), delineò un intero progetto per far entrare in guerra gli USA, e costituire nel dopoguerra un nuovo ordine mondiale: il FMI, la Banca Mondiale furono già concepiti allora. Presentati a Roosevelt, i risultati dello studio lo convinsero ad entrare nel conflitto contro la Germania e il Giappone.
 
Tante altre notizie su www.ariannaeditrice.it 

lunedì 20 aprile 2015

Passaparola: Il Sistema Alimentare è criminale, di Carlo Petrini #TTIP


Fonte http://www.beppegrillo.it
http://www.beppegrillo.it/la_cosa/2015/04/20/passaparola-il-sistema-alimentare-e-criminale-di-carlo-petrini-ttip/ 
 
 I prodotti alimentari italiani sono sottoposti a controlli rigorosi a garanzia della qualità del prodotto finale e della salute del consumatore. Grazie alla rigidità dei controlli e al duro lavoro dei piccoli allevatori, agricoltori e pescatori italiani, il cibo del nostro Paese è considerato un'eccellenza in tutto il mondo. Una delle poche che ci sono rimaste, ma che perderemo non appena sarà approvato il TTIP, un trattato che permetterà l'ingresso nelle nostre tavole di prodotti dagli USA con standard qualitativi e prezzi inferiori ai nostri. Con l'avanzare della crisi i consumatori abbasseranno le loro pretese e acquisteranno polli al cloro, carne bovina e suina cresciuta e pasciuta a ormoni, frutta e verdura con pesticidi. La loro salute ne risentirà, contadini, allevatori, pescatori chiuderanno baracca e del "Food Made in Italy" non resterà che uno sbiadito ricordo. Non possiamo permettere questo crimine contro la salute! Il mio amico Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, racconta come ognuno di noi, sostenendo i piccoli imprenditori italiani del cibo con la propria scelta di acquisto, possa far saltare in aria il Sistema Alimentare Criminale.
Blog - Che cosa è Slow Food?
Carlo Petrini - Slow food è un movimento internazionale che si occupa di cultura alimentare e di lavoro di informazione, educazione, non solo al cibo, ma anche verso l’agricoltura, la pesca, tutte quelle attività che garantiscono il cibo quotidiano.
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Petrini durante l'intervista: "Fare un orto è un atto politico"
Blog – Slow Food si presenta a Expo con questo claim: “SALVA LA BIODIVERSITA’. SALVA IL PIANETA”. Ci può spiegare perché la biodiversità è un valore così importante?
Carlo Petrini - La biodiversità è la vera forza creatrice della sapienza umana, quindi dobbiamo rispettarla, se noi continuiamo con questo modello alimentare, con questo sistema alimentare criminale, che distrugge la biodiversità in virtù del fatto che bisogna privilegiare razze forti, più produttive perché si pensa solo al profitto e mai alla Terra Madre, alla natura, noi consegneremo alle future generazioni un patrimonio genetico molto, ma molto più povero.
Blog - Parliamo del TTIP: lei ha più volte manifestato la sua preoccupazione per gli effetti che avrà sull’industria alimentare europea. Perché c’è tanta pressione affinché sia confermato in tempi brevi? Chi ci guadagna dal TTIP? Chi ci perde? Quali sono gli effetti nel lungo periodo per l’Italia? Per i consumatori? E per gli equilibri del pianeta?
Carlo Petrini - Penso che è un atteggiamento disonesto e non corretto realizzare questi trattati nella più assoluta segretezza senza coinvolgere le comunità e quando si fanno le cose segrete in genere le fanno i disonesti! Non bisogna permettere che questi trattati si svolgano sulla pelle di milioni di contadini e di pescatori e di produttori che in ogni angolo del pianeta stanno lavorando e devono essere tutelati e hanno davanti un feticcio che si chiama libero mercato che libero non lo è e che spesso e volentieri distrugge la vita di queste comunità. Se in virtù del libero mercato faccio entrare prodotti a base di carne, allevata con criteri non così rigorosi come quelli che sono tenuti a applicare i nostri allevatori, prodotti fitofarmaci, antibiotici, anabolizzanti, ormoni per la crescita: tutte queste cose, vietate in Italia e in Europa, non sono vietate negli Stati Uniti.
Io faccio un’ingiustizia nei confronti dei nostri allevatori, la legge deve essere uguale per tutti. Noi cittadini possiamo diventare coproduttori perché le nostre scelte possono determinare delle scelte agricole, se mangio prodotti provenienti da un’agricoltura locale di piccola scala, che non utilizza pesticidi, pulita, aiuto quel tipo di agricoltura lì. Se io mangio e compro prodotti di multinazionali che arrivano magari da altre parti del mondo senza le regole che debbono seguire i nostri produttori, magari ottenuti attraverso forme di schiavismo della manodopera, aiuto quel tipo di agricoltura. La sovranità alimentare si coniuga attraverso un rapporto forte tra cittadini e produttori dello stesso Paese.
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Petrini durante l'intervista: "Senza contadini Expo è costruita sulla sabbia"
Blog - Durante l’evento “Expo per le ideelei ha affermato: “Senza la partecipazione a Expo di pescatori, allevatori, agricoltori l’esposizione universale sarà costruita sulla sabbia”. Ci spiega che cosa intende con questa riflessione?
Carlo Petrini - Senza la presenza dei contadini, dei pescatori a Expo, l’esposizione è costruita sulla sabbia, cosa intendo dire? Intendo dire che i veri protagonisti di queste tematiche sono loro, e pensare a un Expo solo come una grande opportunità per turisti anonimi da ogni parte del mondo che portano risorse e ricchezza al sistema milanese, sì è giusto, ma non è il senso profondo del significato di questa Expo. Perché questa Expo era chiamata a diventare un luogo di discussione delle tematiche del cibo e anche di cambiamenti di alcuni paradigmi in grado di mutare questo sistema alimentare ingiusto. Noi abbiamo uno spreco alimentare di proporzioni bibliche, è per questo che io amo dire che questo sistema alimentare è criminale, perché fa convivere lo spreco con la morte per fame, basterebbe questo per dire che è sufficiente.
Blog – Quale è a sua opinione in merito ai lavori di costruzione dei padiglioni Expo? Lei ritiene che siano stati pensati e realizzati nel rispetto dell’ambiente? Si poteva fare diversamente?
Carlo Petrini - Quando ho creduto nella fase iniziale, nelle potenzialità di questo Expo, lo immaginavo impostato in maniera tale che il focus principale potesse essere una grande opportunità di discussione planetaria sui destini dell’alimentazione. Purtroppo devo prendere atto che sarà in minima parte, non tutto, però avrebbe potuto essere molto di più da questo punto di vista. Ma un’altra delle questioni, così come l’avevo concepita io, era che avrebbe dovuto avere un suo disegno, una sua logica per cui alla fine dell’evento i terreni tornavano a essere terreni agricoli. Quale più grande messaggio che riconsegnare quello spazio all’agricoltura? Purtroppo questo non è passato e non sto lì a aprire il capitolo non solo dell’incongruenza di queste cose, ma anche di atteggiamenti di vero e proprio ladrocinio.
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Petrini durante l'intervista: "Questo sistema alimentare è criminale perché fa convivere lo spreco con la morte per fame"
Blog - Anche McDonald e Coca Cola saranno presenti a Expo per “nutrire il pianeta”. Qual è la sua opinione in merito? Non teme di essere criticato per la scelta di partecipare nonostante la presenza di questi grandi colossi?
Carlo Petrini - Le dico cosa mi ha detto un contadino marocchino della rete di Terra madre: "Le sedie vuote non hanno mai contribuito a far cambiare le cose". Non lascio la sedia vuota per non parlare delle nostre tematiche. Siamo vittime di ore e ore di pubblicità dove non ha accesso a questa pubblicità il piccolo contadino del territorio, il piccolo produttore che produce il miele, che produce i formaggi, questi non hanno accesso. Noi dobbiamo fare il modo che attraverso i mercati contadini, la ricostruzione degli orti, gli orti nelle scuole, nei villaggi, negli ospedali, nelle case di riposo perché quello è un atto politico, fare un orto oggi è un atto politico, altissimo!
Vorrei che queste idee all’Expo ci fossero e ci impegneremo a farle sentire. In più la rete giovani di Slow Food ha fatto questa grande scommessa: una moltitudine di giovani che arrivano da ogni angolo del pianeta e anche attraverso un rapporto anche di intelligenza affettiva, empatica, saprà essere un potenziale straordinario, quella è la più grande multinazionale virtuosa del cibo.
Agli amici del Blog del mio amico Beppe Grillo, vi chiedo Passate Parola, passate parola di Terra Madre Giovani e diamo una mano perché questi giovani, specialmente quelli che arrivano dai Paesi africani del sud del mondo possano avere il diritto al viaggio come ce lo abbiamo tutti noi.
Oltre all'intervista integrale a Carlo Petrini ti proponiamo alcune video-pillole sintetiche che approfondiscono tematiche specifiche:
VIDEO: Che cosa è Slow Food?
VIDEO: Biodiversità: perché è un valore così importante?
VIDEO: Industria alimentare criminale: l'Italia è pronta a cambiare?
VIDEO: Cementificazione Expo, l'opinione di Petrini

ARTICOLO: Cibi senza controllo sulle nostre tavole grazie al #TTIP
ARTICOLO: Il pollo al cloro #TTIP



Strage migranti, il filosofo Fusaro: "Stanno creando una nuova razza. Cara Boldrini, sbagli Resistenza"

20 aprile 2015, Marta Moriconi 
Strage migranti, il filosofo Fusaro: 'Stanno creando una nuova razza. Cara Boldrini, sbagli Resistenza'
Dopo la nuova strage di migranti nel Canale di Sicilia, si pensa a un’operazione di polizia internazionale per mettere sotto controllo le spiagge e i porti della Libia. La parola d’ordine è fermare l’attività criminale degli scafisti. Ma in queste ore è più guerra di dichiarazioni “ideologiche” e di propaganda, che lancio di idee e proposte politiche che possano stroncare il traffico di esseri umani che l’Europa, per ora, si è messa a guardare. Abbiamo intercettato Diego Fusaro, filosofo marxista, che ha contestato il fenomeno dell’immigrazione come positivo di per sé. Anzi. Per lui è in atto la creazione di una nuova antropologia. E contesta la presidente della Camera Laura Boldrini. Per lui gli elogi del migrante sono sbagliati ed e inutile il ricordo della Resistenza se poi “non c’è una Resistenza oggi rispetto ai nuovi invasori: i tedeschi della Troika, gli americani che occupano il territorio con le basi americane”.

Strage di migranti. L’ennesima. E’ guerra di dichiarazioni, è guerra a colpi di propaganda. Ma l’immigrazione non si fermerà con le parole. Come valuta quanto sta accadendo? 

“Intanto mi dissocio totalmente da questo utilizzo delle tragedie per racimolare voti. A me interessa discutere filosoficamente su quanto accaduto. E quello che è accaduto è la prova provata che l’immigrazione non è un fenomeno in sé da elogiare e che i migranti sono sì da trattare dignitosamente e da accogliere, ma dire che rappresentino un fenomeno positivo è una cosa falsa. Penso che l’immigrazione nuoccia anzitutto ai migranti e anche ai non migranti che faticano ad arrivare a fine mese loro, figuriamoci se c’è spazio per aiutare altri”.

Parlando di diritto alla felicità dei migranti, chi può dire se loro in questi centri di accoglienza stiano più o meno bene rispetto ai luoghi da cui scappano? 

“Bisogna accogliere quando si ha la possibilità di farlo, non siamo in grado di garantire una decorosa accoglienza neanche ai nostri disoccupati, ed è difficile garantirla a loro. E’ abbastanza oggettivo: li proiettiamo in un altro inferno”. 

Al di là degli interventi e delle proposte, come per esempio intervenire in Libia, c’è il Mare Nostrum delle ipocrisie in queste ore? 

“Tenderei a dire che siamo di fronte alla creazione di una nuova antropologia che è quella del migrante. Dove in qualche modo la figura del migrante è il nostro futuro, dobbiamo diventare migranti anche noi, ce lo ripetono continuamente le ideologie dominanti. Gli stessi giovani europei sono sempre più ridotti a migranti che devono abbandonare il proprio Paese per andare a fare, magari come laureati, il lavapiatti a Sidney o a New York. L’elogio del migrante non ha nulla se non l’ennesima retorica del sistema economico che vuole fare dei giovani i nuovi migranti elogiando questa migrazione come fenomeno positivo. Ma qui non c’entra nulla la figura di Ulisse, quella del viaggiatore. Il migrante non è un viaggiatore! E’ un disperato che se potesse starebbe a casa tua ci starebbe”. 

Come analizza questa dichiarazione del presidente della Camera Laura Boldrini sui migranti cristiani gettati in mare: “Non credo che a bordo queste persone abbiano fatto una discussione teologica”.

Io voglio fare una difesa della Boldrini. Ossia non voglio immaginare che sia così sciocca. Per me è qualcuno che ha messo lì un’immagine finta al posto suo e la fa parlare e dire sciocchezze una dietro l’altra. Sembra che dica le cose apposta per farsi odiare universalmente. Penso anche alla stupidaggine dell’obelisco…".

Perché sarebbe sciocca la richiesta della rimozione della parola Dux dall’obelisco del Foro Italico? Lo chiedo al marxista, più che al filosofo…

Perché il passato non si cancella. Non si possono cancellare le pagine della storia neanche quelle più sgradevoli. Sarebbe come dire cancelliamo le piramidi egizie perché le hanno fatte gli schiavi. Cancelliamo il Colosseo perché ci morivano dentro degli esseri umani. E’ una sciocchezza che rivela ingenuità e ignoranza da parte delle persone che si fanno portatrici di queste idee. Non vuol dire che se c’è la scritta Dux bisogna essere fascisti, vuol dire che quello fa parte del nostro passato, che è incancellabile”.

A proposito di Liberazione e Resistenza, si aspetta molta retorica anche qui?

“E’ inutile ricordare la Resistenza se poi non c’è una resistenza oggi rispetto agli invasori moderni. Non sono i fascisti i nuovi “invasori”, ma i tedeschi della Troika, gli americani che occupano il territorio con le basi americane.  Se la Resistenza diventa solo una liturgia della memoria non ha senso farla. Ha senso la Resistenza se serve a risvegliare la nuova Resistenza. Perché nessuno resiste di fronte alla basi americane sul nostro territorio? Nessuno ha il coraggio di dire che quando ci fu la Resistenza finì fortunatamente una dittatura ma iniziò subito un’altra. Iniziò quella americana”.

Fiorella Mannoia,una grande persona

    Fonte da facebook di Fiorella Mannoia
    Dovrebbero rispondere gli stati dove risiedono le multinazionali che lucrano su qui paesi, dovrebbero rispondere tutti gli Stati che hanno bombardato stati sovrani, uccidendo migliaia di civili e portando caos in ogni posto dove sono andati. ( Libia compresa ) Chiediamo giustamente all'Europa di prendersi le sue responsabilità, allora chiediamo anche agli Stati Uniti di prendersi le sue responsabilità, anche loro dovrebbero prendersene carico. In questo casino in cui ci troviamo, soprattutto noi Italiani che siamo la porta d'ingresso del Meditarraneo, loro hanno la loro parte di responsabilità, tanto quanto noi. Tutti lucrano in Africa, TUTTI. Aiutiamoli a casa loro dite, certo, si vede come li aiutiamo a casa loro! Riducendoli alla fame, distruggendo interi ecosistemi come stanno facendo multinazionali del petrolio, comprese le nostre, sul Delta del Niger, o come davanti alle coste del Senegal, dove le multinazionali hanno monopolizzato il mare mettendo sul lastrico i pescatori locali, o in paesi dove le le multinazionali del cibo requisiscono con la forzai terreni ai contadini per le loro coltivazioni di monocoltura transegenica, li usiamo come discarica di rifiuti tossici, di medicinali scaduti, li sfruttiamo per un pugno di riso nelle miniere di diamanti, di oro, di coltan. Assassiniamo i loro leader migliori (vedi Sankara, ma non il solo) che si sono battuti per l'indipendenza Africana, con la complicità di questa Europa ipocrita degli altrettanto ipocriti Stati Uniti, finanziando e appoggiando al loro posto, dittatori senza scrupoli che gli hanno permesso in questi decenni di depredare in pace ( Ora anche la Cina.) destabilizzando antichi equilibri, vendendogli armi (Russia compresa) perchè si ammazzassero meglio tra di loro. Abbiamo creato, armato, finanziato pazzi sanguinari che sgozzano e ammazzano senza pietà altri poveri esseri umani e ora, fuori controllo dicono che non sanno come fermarli. Ora voi mi venite a dire che riescono a leggere la scritta di un pacchetto di sigarette dallo spazio, hanno eserciti con la più avanzata delle tecnologie e non riescono a fermare quattro pazzi cialtroni incappucciati? Ma a chi la raccontano? Hanno bombardato migliaia di civili, povera gente incolpevole, donne, bambini, distrutto intere città per colpire un solo uomo e ora ci vengono a raccontare che non sanno fermare un piccolo esercito di pazzi sanguinari? Io non so che cosa ci sia dietro tutta questa storia, ma di sicuro non credo a una sola parola di quello che ci raccontano. Questo esodo biblico non si fermerà finchè non si scriveranno delle regole, finchè gli stati non imporranno alle multinazionali un comportamento etico, finchè non capiremo che le risorse vanno distribuite, finchè non si investirà sulla popolazione africana, con acqua, scuole, salute, formazione e indipendenza economica, ma dubito che questo succederà. A Salvini non resterà che andare personalmente e sparare sui barconi, insieme alla Santanchè, ma non mandando l'esercito, troppo comodo, ci devono andare loro, fisicamente, in diretta televisiva.
     

sabato 18 aprile 2015

Mani Pulite, un colpo di Stato giudiziario (di Diego Fusaro)

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Fonte http://scenarieconomici.it

Mani Pulite” continua a essere agiograficamente celebrato come un evento decisivo, come una liberazione, vuoi anche come il trionfo della democrazia sulla corrottissima “prima repubblica”. Ma siamo davvero sicuri che sia questo il corretto modo di intendere la realtà? Mi permetto di dubitarne, sollevando il dubbio metodico di marca cartesiana. Il compito della filosofia, forse, risiede proprio nel problematizzare l’ovvio o, come diceva Heidegger, nel fare emergere come “in ogni cosa risaputa si celi ancora qualcosa degno di essere pensato”.

Sarò telegrafico, esponendo in forma apodittica la mia tesi, che ho meglio argomentato nello studio “Il futuro è nostro. Filosofia dell’azione” (Bompiani 2014, cap. VI). “Mani Pulite”, con buona pace delle retoriche edificanti e della “pappa del cuore” per anime belle, fu un vero e proprio colpo di Stato che rese possibile l’abbandono del welfare State e di quelle forme politiche che, pur corrottissime, ancora ponevano in primo piano la comunità umana e i suoi bisogni concreti, l’istruzione e la sanità garantite, non certo il mercato sovrano e assoluto.

La logica dialettica di sviluppo del capitalismo è quella della progressiva estensione della forma merce a ogni ambito e, insieme, della distruzione di ogni limite che a tale movimento si opponga: “ogni limite è per il capitale un ostacolo”, sapeva già Marx. E il capitale procede al superamento degli ostacoli per imporre la forma merce ovunque, di modo da rispecchiarsi in ogni cellula della realtà integralmente reificata (sul tema, rimando al mio “Minima mercatalia. Filosofia e capitalismo”, 2012).

Ora, con la “prima repubblica” vi era certo la corruzione (che non mi sogno di negare o anche solo di ridimensionare!), ma vi era pur sempre un governo ispirato a valori non coincidenti con quelli del mercato e, anzi, potenzialmente in grado di prendere posizione contro di essi.  DC e PCI, pur diversissimi, erano accomunati da un’attenzione per il sociale che oggi è scomparsa su tutto il giro d’orizzonte, a destra come a sinistra. Il fanatismo dell’economia doveva abbattere esattamente tutto questo, per sostituirlo con una politica che non fosse altro che la continuazione dell’economia con altri mezzi.

Fu ciò che, appunto, “Mani Pulite” rese possibile. Non era possibile farlo tramite un aperto colpo di Stato manu militari, proprio come gli USA non possono bombardare i popoli esibendo l’autentica ragione, cioè la criminale brama di dominio imperialistico del mondo: proprio come gli USA, dal 1989 ad oggi (in quella che, con Costanzo Preve, ho definito la “quarta guerra mondiale”), bombardano sempre in nome dei diritti umani e della libertà, della democrazia e dell’umanità, analogamente “Mani Pulite” distrusse i diritti sociali e una politica non ancora subordinata integralmente all’economia, e lo fece in nome della lotta alla corruzione e della giustizia, dell’onestà e della questione morale. Lo fece, cioè, trovando l’appoggio di un’opinione pubblica artatamente pilotata e, di più, rincretinita ad opera del circo mediatico e dal clero giornalistico, tramite parole d’ordine come “lotta alla corruzione” e “onestà”; parole d’ordine che, trovando subito il cosnenso universale, fecero sì che gli Italiani acconsentissero e, di più, volessero la distruzione dell’Italia stessa come Paese sovrano e non ancora integralmente sottomesso al fanatismo economico.

Il grado di ipocrisia fu, grosso modo, lo stesso che riscontriamo abitualmente nelle politiche estere statunitensi: la lotta contro la corruzione divenne il casus belli per distruggere lo Stato e la politica, i diritti sociali conquistati, e dunque per aprire l’esiziale ciclo delle privatizzazioni in nome del sacro dogma – sempre ripetuto ancora oggi nelle omelie neoliberali – della competitività in assenza dei lacci e dei lacciuoli dello Stato. Non diversamente, gli USA continuano a usare barbuti dittatori come pretesto per massacrare i popoli (Iraq, Libia, ecc.), sempre in nome – citando Preve – dell’intervenitismo umanitario, del bombardamento etico e dell’embargo terapeutico. Questo è il punto. Occorreva attuare la cosiddetta “rivoluzione liberista”, ossia la privatizzazione neoliberale dell’intera società, con aziendalizzazione del sociale, rimozione del diritti sociali (sostituiti dai diritti civili innalzati a soli diritti esistenti), distruzione della politica, sostituzione dei politici con maggiordomi della finanza e del vecchio capitalismo europeo dotato di welfare state con il capitalismo selvaggio americano senza diritti e garanzie.

Questo fece Mani Pulite, con buona pace delle grandi narrazioni ripetute urbi et orbi dalla propaganda ufficiale. Mani Pulite fu un colpo di Stato giudiziario ed extraparlamentare con cui, in coerenza con la nuova politica globale, si era precocemente iniziato a distruggere il lascito di uno Stato sociale di stampo keynesiano, sia pure in preda alla corruzione.

Si aprì, così, nel consenso generale, e nel trionfo di scene patetiche come quella del lancio delle monetine, il ciclo irresistibile di politiche inetrscambiabili di centro-destra (il cavaliere Berlsuconi) e di centro-sinistra (il baffetto D’Alema), in un’alternanza senza alternativa in cui a vincere era sempre e solo il mercato, sempre e solo il nesso di forza capitalistico, sempre e solo il fanatismo dell’economia. Di qui occorre tornare a riflettere per comprendere le vicende degli ultimi vent’anni, il piano inclinato che ci ha portati dove attualmente siamo.

Diego Fusaro

martedì 14 aprile 2015

Lavorare meno lavorare tutti, mantenendo gli stipendi invariati.

Ovvero: come risolvere il problema della disoccupazione con due semplici mosse. 

Se vi chiedessi di esporre la miglior soluzione possibile per risolvere l'attuale crisi economica, quasi certamente mi rispondereste che bisognerebbe far crescere l'economia in modo da creare lavoro, risolvendo così il problema della disoccupazione. A quel punto i consumi ripartirebbero e il sistema economico si rimetterebbe in moto. Fine della crisi. 
Bene, se la pensate in questo modo iniziate a preoccuparvi: i mass-media hanno fatto un ottimo lavoro su di voi, avete imparato in maniera ineccepibile quello che dovevate imparare, pensate esattamente ciò che dovete pensare e ripetete a pappagallo la presunta verità utile al potere.
Vi assicuro che c'è almeno una soluzione di gran lunga migliore. Come faccio ad esserne sicuro?
Semplice, perché quella appena illustrata è la soluzione di cui abbisogna il capitale, la classica idea diffusa a Ballarò per intenderci, e dal momento che il capitale trae vantaggio dallo sfruttamento indiscriminato di esseri umani e di risorse, già intuisco che quella di certo non può essere la strada ottimale, perché i capitalisti non guardano al benessere collettivo ma al loro egoistico interesse. 
Non c'è bisogno di creare più lavoro, di lavoro ce n'è anche troppo, solo che è mal ripartito. C'è chi lavora 10 ore al giorno, sabato incluso, e chi è disoccupato. 
Non dobbiamo rilanciare ulteriormente i consumi, perché è evidente che stiamo già iper-consumando. L'ecosistema non ne può più del nostro stile di vita e inizia amorevolmente ad inviarci dei segnali che dovrebbero farci intuire che non è più il caso di continuare così. 
Ma al netto di queste belle parole, la disoccupazione resta. E allora, che fare?
Veniamo subito al dunque: per eliminare la disoccupazione è sufficiente ridurre l'orario di lavoro senza diminuire gli stipendi, finanziando l'operazione con una semplice manovra redistributiva. 
Ora immaginate per un attimo a cosa accadrebbe se tutti tornassero ad avere un lavoro con un orario ridotto e con un livello di retribuzione invariato... 
Semplice, finirebbe la crisi, le persone avrebbero più tempo per vivere la vita e i mass-media potrebbero tornare a dedicare maggior spazio a tutte le stupidaggini che desiderano, come la cronaca, il calcio mercato o il gossip, continuando a distrarre e ad anestetizzare la massa così come hanno sempre fatto.
Lo so a cosa state pensando... lo so perfettamente!  Che non ci sono i soldi per una simile manovra economica, e che quindi sia impossibile mantenere la retribuzione invariata... 
Vi leggo nella mente perché anche io sono quotidianamente indottrinato dal sistema, ma vivendo nella consapevolezza di questo fatto, cerco di andare oltre e mi chiedo: da dove prendiamo quei soldi?
Anche in questo caso, per quanto intendano farci credere il contrario, le risposte sono almeno due.
La prima, è che il denaro è semplicemente un segno contabile memorizzato all'interno di qualche server di una banca, che viene creato dal nulla e a costo zero. Quindi dire che non ci sono i soldi per finanziare una certa operazione è una pura assurdità.

I soldi ci sono, sono virtualmente infiniti e costano praticamente zero. 
Guarda caso quando c'è da fare una guerra, o da rifinanziare il sistema bancario che è fallito, come per magia i soldi spuntano sempre fuori e chissà come mai invece, quando si tratta di migliorare le condizioni di vita degli esseri umani ciò non è più possibile!

Si potrebbe quindi pensare ad un'opportuna politica monetaria volta ad integrare la diminuzione dello stipendio, ad esempio istituendo un reddito d'esistenza, ovvero una somma di denaro accreditata mensilmente, concessa a tutti gli individui di ogni età solo ed esclusivamente per il fatto di esistere. 
La seconda, è che il PIL pro-capite in Italia è di 23.000€ all'anno circa (nonostante la crisi). Pro-capite significa per ogni individuo: neonati, bambini, adolescenti, studenti universitari, disoccupati, occupati e pensionati inclusi. 
In linea teorica ogni italiano potrebbe disporre di 23.000€ all'anno a testa. Così facendo una famiglia composta da padre, madre e 2 figli avrebbe un reddito di 92.000€ all'anno! Mica male! 
Ma allora i soldi ci sono!?! Certo, e anche se non ci fossero potremmo sempre crearli dal nulla a costo zero, se solo i politici, che "notoriamente" stanno dalla parte del popolo, non avessero ceduto la sovranità monetaria alle banche private!
Ma se tutti quei soldi sono in circolo, perché esiste la povertà? Oh è semplicissimo: perché invece di suddividere la ricchezza che siamo in grado di produrre in parti uguali, c'è chi ne accumula avidamente in eccesso rispetto alla media. 
La matematica ci dice che per ogni individuo che ha ricchezza al di sopra della media devono essercene altri che ne hanno al di sotto, altrimenti i conti non tornerebbero!
Che ci volete fare, a forza di guardare la Tv ci siamo convinti che sia giusto che esistano individui ricchi, perché sono meritevoli, intelligenti, bravi, furbi o belli...

ma purtroppo ci siamo anche dimenticati che in una società capitalistica all'opulenza dei pochi corrisponde il malessere di molti, perlomeno fin quando non tocca a noi scendere sotto la media e trasformarci in poveri; stranamente in quel caso anche la matematica diventa chiara e semplice.
Allora chiediamoci: com'è allocata la ricchezza in Italia? Ce lo dice Bankitalia:  il 10% delle famiglie più ricche possiede il 46,6% delle ricchezza netta familiare totale. (Fonte: indagine sui bilanci delle famiglie italiane nel 2012 della Banca d’Italia)
E nel mondo va ancora peggio: nel 2016 l’1% della popolazione sarà più ricco del restante 99%, stando a quanto recentemente dichiarato da Oxfam.
Bene, ma se l'1% della popolazione mondiale detiene il 50% della ricchezza totale, questo significa che il restante 99% potrebbe raddoppiare la propria ricchezza se solo quell'eccesso di accumulazione venisse redistribuito. E già, avete capito bene: raddoppiare!
Ma noi per risolvere la questione inerente la disoccupazione in Italia non dobbiamo mica raddoppiare la nostra ricchezza!

Abbiamo bisogno di diminuire l'orario di lavoro e riportare gli stipendi al livello precedente, integrando la diminuzione con una manovra redistributiva, che potrebbe essere finanziata prelevando ricchezza da chi ne ha in eccesso. Tutto qui!
Se immaginiamo di diminuire l'orario di lavoro di 1 ora al giorno, il nostro stipendio non verrà di certo dimezzato, ma diminuirà del 12,5% . Se invece volessimo ridurlo di 2 ore al giorno, calerebbe di un 25%, nel caso di un calo di 3 ore, ci sarebbe un ammanco del 37.5%.

D'accordo, ma di quanto dovrebbe diminuire l'orario? E soprattutto quanto costerebbe complessivamente la manovra?  
Qualche tempo fa, mi sono divertito a stimare, nel modo più semplice possibile, di quanto sarebbe dovuto diminuire l'orario di lavoro per eliminare la disoccupazione, ipotizzando di assumere qualche dipendente pubblico per compensare l'ammanco di servizi dovuto alla diminuzione del loro orario. Ho anche cercato di stimare i costi totali che trovate qui.
Stando alle mie valutazioni, per risolvere la disoccupazione in Italia (dato Istat ufficiale 12,6%) sarebbe sufficiente lavorare 1h al giorno in meno, mentre il costo per integrare i redditi dei lavoratori (in modo da non farli diminuire) ed assumere 500 mila nuovi dipendenti pubblici (per offrire il medesimo numero di ore di servizi pubblici), sarebbe complessivamente di circa 70 miliardi di euro all'anno.
70 miliardi sono veramente bazzecole per una manovra che garantirebbe la piena occupazione, inducendo effetti straordinari sull'intera economia italiana e, cosa ben più importante, sulla felicità di 60 milioni di persone. 
Quei valori potranno essere certamente ricalcolati in modo più accurato ma, come dicono i fisici, visti gli ordini di grandezza ottenuti, comprendiamo che è realmente possibile eliminare la disoccupazione senza creare ulteriore lavoro, semplicemente redistribuendo quello esistente, diminuendo l'attuale orario di lavoro, mantenendo inalterati i livelli di retribuzione. 
Ora spero che sia chiaro a tutti che non abbiamo bisogno di “più lavoro”; al contrario, visti gli eccessi consumistici e le innumerevoli apparecchiature soggette ad obsolescenza programmata, nell'odierna ingiusta ed inefficiente società capitalistica di lavoro ce n'è addirittura in eccesso e anche di consumo, ovviamente. 
Le due cose sono correlate: più consumiamo e più dobbiamo lavorare, ma più consumiamo più inquiniamo; più lavoriamo e meno tempo abbiamo per vivere; più lavoriamo e più inquiniamo, più ci ammaliamo... e così facendo peggioriamo drasticamente le condizioni di vita dell'intera umanità.

Non abbiamo bisogno di più beni che durano sempre di meno, ma di un minor numero di oggetti che però siano di qualità elevata.

Non abbiamo neanche bisogno di più lavoro, semmai di un maggior tempo libero per vivere la vita in condizioni di libertà.
Che strano, ancora una volta tutto il contrario di quello che ci dicono i massmediologhi! 
In Tv ci dicono che il lavoro nobilita l'uomo e che il lavoro è salutare; che lo scopo è di garantire un lavoro a tempo pieno a tutto il popolo, uomini, donne e anche ragazzi/e, che ovviamente potrebbero lavorare d'estate sacrificando il periodo delle vacanze scolastiche!
Una palese follia sociale, figlia di qualche mente malata di profitto, che non guarda minimamente al benessere degli esseri umani.
Se invece eliminassimo l'iper-consumo, ad esempio sostituendo tutti i beni scadenti e soggetti a obsolescenza con altri durevoli e di elevata qualità (nel medio-lungo periodo) di lavoro ce ne sarebbe ancor meno, pur continuando ad avere tutti i beni di cui avremmo bisogno. 
Tutto ciò si tradurrebbe in un minor lavoro ed in una diminuzione dell'inquinamento ambientale, quindi in maggior tempo libero per vivere la vita e in una ritrovata salute fisica. Mica male!?!
Considerando che le automazioni e le IA andranno a sostituire sempre di più gli esseri umani nelle loro funzioni, comprendiamo ancor meglio che di lavoro ce ne sarà sempre di meno (per nostra fortuna)!
Sì! Per fortuna! Tutto ciò non è un problema, ve l'assicuro! Piuttosto direi che è una benedizione! 
Il vero problema non è il lavoro che manca o quello che mancherà, ma è la più totale inefficacia del sistema economico attuale.
Infatti se i beni ci sono, perché vengono prodotti dalle automazioni invece che dagli esseri umani, ma non c'è il lavoro, quale sarebbe il problema? 
Direte, resteremo senza lavoro ecco qual è il problema! Certo, con le folli regole attuali, ma non esiste mica solo questo tipo di economia! 
Per fortuna ci sono diverse strategie per far tornare tutti al lavoro, che evidentemente passano per una riduzione della quota di lavoro pro-capite, ma che riescono ad assicurare comunque l'accesso ai beni ed ai servizi di cui ciascuno di noi ha bisogno. 
Lo ripeto, il problema non è nel lavoro che diminuisce, ma nella visione socio-economica nei confronti del lavoro, che è una vetusta impostazione ottocentesca e che evidentemente non è più in grado di stare al passo con i tempi. Basta cambiarla, fine dei problemi.

D'altronde non c'è da stupirsi, il fine del capitalismo non è il raggiungimento del benessere collettivo o l'incremento della felicità, bensì la legittimazione e l'accrescimento della ricchezza e del potere di un'élite, che da sempre si avvale di un ingiustificabile sfruttamento di esseri umani e di risorse comuni.

Ecco perché il capitalismo, con la sua visione economica neoliberista volta al profitto, dimostra sempre più di essere totalmente incapace quando si tratta di cogliere le straordinarie opportunità che si prospettano per il nostro futuro, e che potrebbero finalmente elevare gli esseri umani a una condizione di abbondanza, benessere e libertà inimmaginabili fino a qualche decennio fa.
Ma di questo parleremo nei prossimi post, ora abbiamo un'impellente necessita: 
dobbiamo adoperarci in prima persona affinché l'orario di lavoro venga diminuito mantenendo gli stipendi invariati, attuando una doverosa manovra di redistribuzione della ricchezza già esistente,

esattamente come sostenuto in quel famoso motto: lavorare meno lavorare tutti; ma (aggiungo) mantenendo gli stipendi invariati!


Mirco Mariucci

Scritto da Cristina Bassi Ripropongo un vecchio articolo da Raptitude.com perchè ha a che fare con il senso della realtà, che è cosi tanto c...