domenica 28 ottobre 2018

Alan Watts: il potere e la fiducia nell’Universo

Scritto da Cristina Bassi  fonte https://www.thelivingspirits.net
Alan Watts (1915-1973), nativo inglese naturalizzato poi americano, fu autore, filosofo e docente di successo. Divenne celebre in tutto il mondo, negli anni ’60,  come ponte di collegamento fra la cultura occidentale e quella orientale.
Il video che qui presento e sintetizzo in traduzione, ha per oggetto il potere che deriva nel riporre fiducia nell’Universo; questo mi ricollega per un attimo al linguaggio della medicina energetica, in relazione ai meridiani polmone-colon quello della stagione autunnale: quando in equilibrio e armonia, esprime Fiducia e Fede (non in un dogma) quando in disarmonia e squilibro, manifesta fanatismi, -ismi vari, guru, ossessioni perfezionistiche, mancanza di ispirazione, stato caotico, ossessività.
Ma torniamo alla lezione di Alan Watts:
Lao Tzè diceva: “Il Grande Tao fluisce in ogni luogo, sia a destra che a sinistra. Ama  e nutre tutto, ma non si sovraccarica e quando raggiunge l’obbiettivo, non erige templi”.
Tao, la Via della Liberazione - Libro
Fidarsi dell’altro, dice, rende piu’ potenti, ma non perché si controlli tutto, ma perché ci si fida del lavoro di tutti: gli altri lo eseguono per voi.
“E’ per questo che potete andare a dormire la notte, fidandovi che il vostro sistema nervoso vi svegli la mattina. Gli potete persino dire di svegliarvi alle 6 e lo farà! Sembra un paradosso, ma raggiungere un senso di Unità con tutto il resto dell’Universo, non è cercare di ottenere potere sul resto dell’universo. Questo lo disturberà solo e anzi creerà antagonismo”.
L’unico modo per essere Uno con l’Universo, ci ricorda, è avere fiducia nell’Universo stesso.
Le persone diventano ansiose quando devono prendere una decisione.
C’è un aneddoto per questo, ci racconta:
“ un coltivatore aveva bisogno di aiuto e ingaggiò’ un ragazzo che fece un lavoro incredibilmente veloce e perfetto nel mettere un recinto. Ma in un giorno il lavoro era terminato e quindi l’agricoltore dovette ingegnarsi sul cosa fargli fare.
Lo chiamò e gli disse: “qui ci sono patate, ti chiedo di dividerle in tre gruppi: quelle che vendiamo, quelle che conserviamo per fare semenza, quelle che buttiamo”.
L’aiutante si ripresentò a fine giornata di lavoro, dicendo: “mister, io finisco qui”.
“Come – rispose sorpreso e allarmato l’agricoltore- : ti aumento lo stipendio, faccio cio’ che desideri, una cosa del genere non mi è mai capitata…“No – disse il lavoratore-  tutto questo dover scegliere …è troppo”.
Quando decidiamo siamo sempre preoccupati: ho preso in considerazione abbastanza dati? Però se ci riflettete, vedrete che non potrete mai prendere in considerazione abbastanza dati, perché i dati a disposizione per una data situazione sono infiniti. Cosi pensate a cosa fare e poi quando arriva il tempo di agire… date i numeri.
Fortunatamente dimentichiamo le variabili che potrebbero intervenire ed è incredibile come funzioni. I guerrieri sono coloro che pensano a tutte le variabili al di là del loro controllo, cosi quando prendono la decisione, funziona. E penso che questo abbia poco a che fare con il vostro intento cosciente e il controllo.
Se delegate autorità, svolgete le cose piu’ armoniosamente. I veri grandi businessmen sono coloro che sono in grado di delegare autorità, si fidano che gli altri lavorino per la cosa. Cio’ accade perché costoro sviluppano un business sulla base della stessa struttura fondamentale di un organismo vivente, ovvero delegando autorità.
Funziona cosi: tanto più’ lasciate andare e vi fidate come se fossero altri piuttosto che voi stessi a fare la cosa, tanto piu vi rendete conto della inseparabile identità del sé e dell’altro. Al contrario, se cercate di trovare l’identità del sé e dell’altro, sottomettendo l’altro al sé… non andate da nessuna parte. Se date il sé, che è controllo, all’altro, riponendo fiducia in questo, potete fare un errore, fare una cattiva scommessa, ma a lungo andare agite con un principio, che ha sostenuto l’evoluzione.
Cosi funziona la evoluzione biologica: costante delega di autorità. Per questo la democrazia è superiore alla monarchia. Perché in democrazia è all’opera la sinergia politica. La sinergia è l’intelligenza di un sistema altamente complesso, la cui natura è spesso ignota all’individuo singolo”.
La Cultura della Controcultura - Libro
Watts teneva le sue lezioni negli anni 60, che non sono oggi. Lo faceva da anglosassone, che non è la cultura Latina-italica. Tuttavia trovo ci sia una grande verità e saggezza, ma per essere colta e praticata, oggi occorre a mio avviso epurare l’esperienza da –ismi, emozionalità, illusioni… tutto cio’ che è stato spesso fuorviante in questi decenni,  con ciò’ che è circolato sotto il cappello “new age”, con i suoi mantra classici: “lasciare andare”, “vai dove ti porta il cuore”, “attrai chi ti pare” etc etc.
Il rapporto è intimo e personale con l’Ente, l’Universo, l’Uno, l’Esistente, il Tutto cio’ che è e sarà, o come volete chiamarlo, anche Dio se non lo collegate ad un dogma di una istituzione terrena. In questa accezione, “l’abbandono”, la Fiducia, il lasciare andare non sono una risposta emozionale. E’ un collegamento interiore, con l’Intelligenza che crea la Vita.
Sarebbe probabilmente meno complicato se potessimo fare il tutto immersi in un ritmo “ di natura “, se non fossimo in un paese pesantemente in crisi e oppresso, soprattutto da quelli a cui “emozionalmente” gli Italians si sono “affidati” con ingenuità e opportunismo. MA: qui siamo, in questa realtà e qui dobbiamo cercare le nostre soluzioni e risposte.
Il Tao della Filosofia - Libro
Continua Watts: “quando entriamo in un nuovo ambiente, non sappiamo mai esattamente cosa sia, perché l’unico che conosciamo è quello “passato. Attaccare la spina, collaborare con il flusso della Natura, rende le cose più’ facili e le fa accadere. Non più’ autosacrificio e virtuosismi, quindi: nulla di tutto questo. Lasciare andare il controllo sugli altri, rinunciare a dominare è diventata la politica piu’ difficile da attuare.”
Nel qui e ora…va da sé che venga da osservare quale sia l’esito della strategia politica e geopolitica del grande colosso occidentale da cui dipendiamo, per vedere come “il controllo” sia diventato esasperante sulle nostre vite (creando l’inevitabile caos), ben diverso da un “ordine delle cose” (metodo e disciplina) .
Prosegue Alan Watts  nella sua lezione:
“Parallelamente in questo nostro momento storico, imparare come godere della vita  è diventata la pratica piu’ difficile. E’ sacrosanto dovere imparare a farlo. Perchè in un’epoca di tempo libero, le persone veramente devono apprendere come divertirsi. Se le persone non lo fanno, tutto il futuro della razza umana sarà distrutto.
Quindi ‘utopia è diventata non tanto una sorta di sogno ma una necessità urgente… non possiamo farne a meno, se cercassimo di farlo, quello che accadrebbe è che porremmo fine alla nostra razza umana in un mutuo massacro di capri espiatori.
L’attuale paranoia presente negli Stati Uniti, è che tutti stanno pensando a capri espiatori e quanto grande sarebbe demolirli. Tutta questa storia di destra e sinistra è diventata irrilevante [Watts è morto nel 1973], perché ora abbiamo l’opportunità di avere fiducia nella nostra intelligenza, la nostra tecnologia, e correre il rischio di fare ciò’ che vogliamo, cosa che funzionerà fintanto che ciò’ che io voglio, sostanzialmente è cio’ che tu vuoi.
Ma io non so cosa vuoi. Quindi arriviamo al punto della questione: “cosa voglio?” E la risposta è “non so”.
Buddismo - Libro
Quando al Bodhidharma fu chiesto “chi sei?”, che è un’altra forma della stessa domanda, egli rispose “non lo so”. Il Bodhidharma dice non so. E quando non sai cosa vuoi, hai raggiunto lo stato dell’assenza di desiderio.
C’è uno stadio iniziale del non sapere, poi c’è uno stadio finale del non sapere. Nella fase iniziale, non sai cosa vuoi perché non ci hai pensato, o lo hai fatto in modo superficiale. Ma quando qualcuno ti costringe a pensarci, allora fai un po’ di selezione…”si penso mi piace, questo, quello…”: questa è la fase intermedia.
Quando vai oltre questa, e giungi al “cosa veramente voglio”, finisci col dire alla fine “no, non penso sia quello”. “Potrei essere soddisfatto per un po’, non volterei le spalle a questo, ma non è cio’ che voglio”. Perché non sai veramente cio’ che vuoi?  Due le ragioni per questo:
  1. Lo hai già
  2. Non conosci te stesso, perché non sei mai nella condizione per farlo.
Cosi come il coltello non taglia se stesso o il fuoco non brucia se stesso, la luce non illumina se stessa: è sempre un mistero infinito, verso se stessa. Questo “non lo so” non è altro che l’interiorità dello spirito. Questo “non lo so”, è la stessa cosa che “io amo, lascio andare, non cerco di forzare, o controllare, è la stessa cosa dell’umiltà.
Le Upanishad dicono : “ se pensi di comprendere Brahma, non comprendi. Devi ricevere ulteriori istruzioni. Se sai che non comprendi, allora comprendi veramente. Poiché Brahma è sconosciuto.
Il non attaccamento a sè e l’accesso al potere
Il principio è che ogni volta che lasci andare il controllo volontariamente, in altre parole cessi di essere attaccato a te stesso, hai un accesso al potere.  Perché per tutto il tempo perdi energia nell’autodifesa, cercando di gestire le cose, cercando di forzare le cose perché si adattino alla tua volontà, nel momento in cui smetti di fare tutto questo, quella energia sprecata, diventa disponibile. Quindi ce l’hai a disposizione e sei Uno con il Principio Divino, hai l’energia.
Ma quando cerchi  di agire come se fossi Dio, ovvero non hai fiducia di nessuno  e sei il dittatore che deve tenere a bada tutti, perdi quella energia divina, perché quel che stai facendo è semplicemente difenderti. Quindi il principio è : tanto piu’ dai via, doni, tanto piu’ torna indietro.
Ora dirai che non hai il coraggio di darlo via. Mi spiace. Puoi superare quell’ostacolo solo rendendoti conto che è meglio che tu lo faccia, perché non puoi trattenerlo in nessuno luogo.
Il senso è che tutto si dissolve costantemente, crolliamo tutti, siamo in un processo di morte continua, e che quel mondo su cui pensavamo le persone avrebbero messo il loro cuore, diventa polvere oppure prospera come la neve nei deserti… le torri avvolte dalle nubi, i gloriosi palazzi, tutto il globo…si dissolveranno e quando questa sfilata inconsistente svanisce, non c’è nulla che viene lasciato indietro … tutto crolla.
Questo è di grande assistenza per te: vedere che tutto è in decadenza, questo ti aiuta. Ti permette di non dover lasciar andare, perché non c’è piu’ niente da trattenere. Quando sei veramente in questo… ti rendi conto improvvisamente di avere potere, ovvero di avere un grandissimo accesso a questa energia.
Ma non è un potere che viene a te perché lo hai afferrato, al contrario esso è arrivato in un modo completamente opposto. E quando arriva in questo modo, nel modo opposto, è un potere di cui ti puoi fidare”.
“Tu stesso sei eterna energia, come è questo universo. Non sei venuto IN questo mondo, ma sei uscito DA questo mondo. Come l’onda dall’oceano”
Concludo con altre citazioni dalle sue lezioni  (purtroppo dimenticando di prendere nota del link al video):
“Se dovrai svegliarti, dovrai farlo. Se sei pronto per svegliarti lo farai, diversamente no e fingerai di essere solo il “me poverino”
Allora… quando sei sul percorso per risvegliarti, e scoprire chi veramente sei, quel che fai è cio’ che sta facendo tutto l’universo in un luogo che chiami qui ed ora
Sei qualcosa che tutto l’universo sta facendo allo stesso modo in cui un’onda è qualcosa che tutto l’oceano sta facendo.
Il vero te stesso non è un pupazzo che la vita spinge a destra e a manca. l vero te stesso, che sta nelle tue profondità, è tutto l’universo
Quindi quando muori, non è che deve sopportarti un’ eterna non esistenza, perchè non sarà questa l’esperienza. Molti hanno paura che quando moriranno, finiranno con l’essere chiusi in eterno dentro una stanza buia “

martedì 2 ottobre 2018

La fatica fa bene: rende meno stupidi. Non fatevela rubare dalle macchine

di Claudio Risé - 01/10/2018
La fatica fa bene: rende meno stupidi. Non fatevela rubare dalle macchine
Fonte: Claudio Risé Fonte https://www.ariannaeditrice.it


Sudore e responsabilità sono parte della vita fin dal travaglio della nascita.
Quando tentano di sbarazzarsene uomini e società si indeboliscono e si
disfano. Lo avevano già capito Cesare Augusto e i monaci benedettini.

La più antica delle fake news, la più dura a morire? Quella che ci assicura
che liberarci della fatica è uno straordinario affare. Anzi il più importante di
tutti. Trasferire la fatica ad altri, a qualcuno o qualcosa che la faccia al nostro
posto è l'antico sogno del pigro che sonnecchia dentro di noi, mentre
lavoriamo. È anche il messaggio di gran parte della pubblicità. Ma si tratta di
una sciocchezza, praticabile per poco tempo.
È questa, ad esempio, la storia (raccontata dai racconti popolari in tutto il
mondo, in modi diversi ma con la stessa morale) del Principe che scambia la
sua situazione con il povero per liberarsi delle sue fatiche principesche e
vedere la vita da un altro punto di vista. Proposta subito accolta dall'altro, ben
contento di liberarsi delle fatiche da povero. Dopo qualche peripezia però,
ognuno scopre gli inaspettati fastidi della nuova posizione, finisce nei guai, e
deve ritornare velocemente sui suoi passi. L'avventura gli ha comunque
mostrato che la fatica ti aspetta in ogni situazione, anzi è semplicemente la
vita.
Un insegnamento che comincia da subito, con la nascita. Che come si sa,
può avvenire in due modi, con il parto naturale, o con il più veloce cesareo.
Molto amato dalle donne italiane (che lo richiedono ormai in oltre il 38% dei
casi, primato europeo e mondiale per regioni dove è ancora più alto:
Campania, Sicilia e Puglia), perché dura pochi minuti e c'è meno fatica. Ma
oltre a costare un bel po' ha i suoi svantaggi per il bambino, alcuni dei quali
possono rientrare subito, ma altri, soprattutto quelli psichici e cognitivi, si
rivelano invece più tardi (una delle ragioni che ha valso all'Italia il richiamo
dell'Organizzazione Mondiale di Sanità). Già alla nascita, comunque, il bimbo
si trova un bel po' disorientato: uscire da un rifugio caldo dove sei rimasto 9
mesi richiederebbe un tempo più lungo, "umano" appunto, non costruito dalla
tecnica chirurgica. Nel migliore dei casi, comunque, la fatica che il bambino
non ha fatto alla nascita dovrà poi farla più tardi, spesso con un terapeuta,
per mettersi pienamente nel mondo e abbandonare le aspettative di facilità e
perfezione suscitate nel profondo da un modo di nascere "facile", ma da
adottare solo quando indispensabile. Le ricerche mediche condotte nel
mondo illustrano ampiamente i costi dell'eliminazione della fatica alla nascita.
Più in generale, Il fatto è che senza fatica l'uomo resta (o torna) bambino, e la
società si imbarbarisce e si disfa. Quando i romani cominciarono a trasferire
agli schiavi le loro fatiche, compresa (in parte) la generazione dei figli, Cesare
Augusto si accorse che questa vita più comoda stava indebolendo il carattere
e le forze dei cittadini, sia nella loro vita privata che in quella pubblica. Per
contrastare la decadenza promulgò allora, negli anni attorno alla nascita di
Cristo, le Leges Iuliae, sulla famiglia e sul rispetto delle tradizioni degli
antenati (mos maiorum).
Fu in sostanza una legislazione sulla necessità del tornare a fare fatica,
abolendo le scorciatoie e assumendosi le proprie responsabilità Gli adultèri
furono proibiti e puniti con l'esilio. Ci si doveva sposare non troppo tardi, chi
non si sposava e non aveva figli era multato. Si doveva tornare a lavorare la
campagna, come facevano gli antenati con le loro esistenze laboriose e
discrete. Qualcuno non fu d'accordo, come Giulia la figlia di Augusto, da lui
molto amata, ma poi condannata all'esilio a Ventotene per la vita lussuriosa e
aver complottato contro il padre. Intellettuali come Virgilio furono invece
spronati (da Mecenate, consigliere di Augusto) a cantare la bellezza della
natura e il significato profondo della fatica che essa richiede per dare i suoi
frutti. Fu anche per il loro impulso e sostegno che Virgilio scrisse le
Georgiche, un poema che mostra l'anima di quell' Impero che trovava la forza
nella eroica fatica umana, coltivata ed educata giorno per giorno sulla terra,
la coltivazione dei campi, la cultura degli alberi, delle api, l'allevamento del
bestiame. È in quella pace operosa fatta di intelligenza e fatica che nasce un
Paese forte. L'Eneide, dove il mitico eroe Enea progenitore di Roma porta
l'eredità greca, nasce su questo stesso impianto etico dove la fatica non è
una disgrazia (come pensano oggi anche molte psicologie e pedagogie), ma
una prova indispensabile alla costruzione di un pensiero e una morale,
personale e collettiva. Dopo le leggi di Cesare Augusto i cittadini romani
tornarono a fare figli e l'Impero romano durò altri quattro secoli.
Quando l'Impero cedette alle pressioni di popoli più forti, il monachesimo fece
poi della fatica e della sua ricchezza formativa del fisico e del morale la
struttura portante delle sue Regole. Si tratta di quelle norme e usanze che (a
partire da quella scritta da Benedetto da Norcia, inorridito dalla decadenza
romana), contribuirono alla bonifica e fondazione dell'Europa e della sua
ricchezza e cultura (come lo Sguardo Selvatico ha raccontato qualche
numero fa). Ancora oggi, l'ispirata e sapiente ospitalità dei conventi
rappresenta un'oasi di silenzio e ristoro indispensabile per migliaia di europei
di ogni condizione e età.
Dallo sviluppo industriale in poi però, la fatica è stata direttamente sfidata da
quelle correnti del pensiero tecnico e scientifico che vogliono non più aiutare
l'uomo nelle difficoltà (come accaduto fin dall'antichità, per esempio con lo
strumento tecnico del bastone), ma trasferire alle macchine operazioni,
fisiche e mentali, proprie dell'uomo. Per poi gradualmente sostituirlo, come
sta già accadendo nella procreazione.
Anche perché a quel punto l'uomo potrebbe essere ormai inutile. Infatti come
dice il principio base delle neuroscienze, il cervello "o lo usi o lo perdi". Se
non lo usi più, sostituendolo con macchine, si smonta, e diventi
"svanito" (come si diceva una volta, stando bene attenti a evitarlo). Nell'attesa
di essere sostituito dalle macchine (e dopo che farà, e di cosa vivrà?), l'uomo
diventa più stupido e si ammala in vari modi (l'ho raccontato in Sazi da
Morire. Malattie dell'abbondanza e necessità della fatica. San Paolo ed).
Come ha detto Vivek Haldar, uno dei geni di Google: "Strumenti brillanti,
menti ottuse": più macchine intelligenti usi, più diventi stupido.
Le neuroscienze hanno ormai ampiamente spiegato come (ad esempio) i
navigatori automobilistici tolgano progressivamente ogni senso
dell'orientamento, disattivando le aree cerebrali che se ne occupano. I più
furbi li attivano solo per percorsi impegnativi e in casi di fretta assoluta. Così
come molti si sono accorti di quanto la televisione non stop peggiori i
processi cerebrali degenerativi degli anziani, e quindi dosano, sondano le
possibilità offerte invece dalla musica dal vivo, dall'aria aperta... Intere
pedagogie poi, come quella steineriana, adottate da tempo dalle classi agiate
in Occidente, hanno bandito ogni tecnologia dalla scuola e dalla vita dei
ragazzini, che imparano a scriversi i libri da soli.
Perché la fatica, poi, è anche divertente. Come scopre l'anziano a cui viene in
mente l'intero "5 maggio" del Manzoni, mandato faticosamente a memoria
secoli prima, o il ragazzino quando impara finalmente bene qualsiasi cosa
utile a farne un'altra, dallo smontare e rimontare una moto, a creare un orto, o
insegnare qualcosa a un amico che non la sa. Non siamo, infatti, né solo
accumulatori di soldi, né solo consumatori, né solo edonisti, ma sempre
anche molto altro. Scoprire cosa, costa soprattutto fatica, con passioni e
anche delusioni. Ma rinunciare a farla ci rende meno umani, e più deboli e
stupidi. Non è il caso.

Scritto da Cristina Bassi Ripropongo un vecchio articolo da Raptitude.com perchè ha a che fare con il senso della realtà, che è cosi tanto c...