martedì 30 aprile 2013

Malattia: visione hameriana e visione tradizionale


hamer

Riporto questo simpatico racconto che mi ha inviato l’amico Graziano, di Fanzolo, perchè mi sembra utile per introdurre ai diversi approcci alla malattia secondo la medicina tradizionale e quella hameriana.
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Testimonianza: mordere, seni frontali, gastrite, costipazione, eruzione cutanea 
13.02.2013
Un saluto solare alla famiglia Pilhar e a tutti quelli che conoscono la Medicina Germanica!
I 10 giorni appena trascorsi sono stati molto conflittuali ed estremamente istruttivi. Affinchè anche altri possano trarre profitto da queste esperienze scrivo questa testimonianza – che, ammetto, è un po’ lunga. Premessa: mia moglie (25) e io (41) viviamo da quasi 2 anni su una barca a vela, attualmente ai Caraibi, e conosciamo la Medicina Germanica da molti anni sia in teoria che in pratica.
Il 17 di agosto 2012 è nato nostro figlio Marius a Maiorca (cioè al largo di Maiorca, nel nostro caso). Il 1 febbraio di quest’anno, a Santa Lucia, abbiamo preso a bordo come ospite pagante una pediatra 26-enne fresca di laurea (destrimane) che stava facendo una breve vacanza ai Caraibi prima di venir lanciata sui piccoli pazienti in un ospedale tedesco. I suoi ultimi giorni di vacanza quindi, in mare, con noi.  Noi eravamo coscienti fin dall’inizio che sarebbe stato difficile (molto conflittuale) se avessimo parlato di MG di fronte a lei, perchè saremmo stati per 10 giorni letteralmente sulla stessa barca, e per questo decidemmo che questo tema sarebbe stato per noi tabù.
Infatti i primi 2 giorni passarono quasi senza problemi, lei ci raccontò molto delle sue esperienze in barca e dei sui viaggi in tutto il mondo. Anche un tonno, impigliatosi all’amo, fu un diversivo.  Una volta si lamentò della confusione dei generi (dei sessi) nelle università tedesche e che questa follia purtroppo viene importata dal sistema scolastico americano (sistema scolastico americano??? Da quando abbiamo sta cosa???).  Osservai che questo potrebbe dipendere dal fatto che tuttora gli USA sono una potenza occupante in Germania e la Germania dal 9 aprile 1945 non ha più avuto la sovranità(secondo le affermazioni di Schäuble) e inoltre sta scritto perfino nella costituzione che deve sostenere tutti i costi dell’esercito d’occupazione; uno stato sovrano ha naturalmente bisogno urgente di queste cose.
Non appena dissi questo lei starnutì forte più volte. Ok, queste cose non le vuole sentire, ne ha il naso pieno. Chiaro, alla fin fine ha dovuto subire in Germania l’indottrinamento obbligatorio e i programmi istillati funzionano come da copione.  Ad una richiesta di opinione sulle vaccinazioni dicemmo che nessuno, nè Marius e neanche noi, e nemmeno il nostro cane è vaccinato e mai verrà vaccinato perché noi non crediamo alla teoria delle vaccinazioni. Lei affermò che in India e in Ecuador ha visto molti bambini che sarebbero sicuramente morti se non fossero stati vaccinati.
Le feci la lista degli ingredienti contenuti nei sieri dei vaccini: mercurio, alluminio, formaldeide, cellule di polli e reni di scimmie geneticamente manipolati, proteine sintetiche nonchè nanoparticelle e finchè qualcuno non mi spiegherà come una mistura così tossica non possa che danneggiare seriamente uomini e animali, sia fisicamente che mentalmente, fino a quel momento non ci faremo vaccinare per niente al mondo.  Lei chiuse la discussione dicendo che continuerà a credere comunque agli studi di sua conoscenza!
Questo scambio di opinioni non fu affatto conflittuale, non ci aspettavamo da lei niente di diverso e lei si era sicuramente già confrontata spesso con persone scettiche sui vaccini. Il terzo giorno ci raccontò delle sue esperienze in una clinica tedesca. Io le dissi che una infermiera mia conoscente di Vienna mi raccontò una volta dei problemi con pazienti turchi maschi perché per educazione nessuna donna può dire qualcosa a un maschio e le chiesi la sua esperienza in merito. Lei disse: no, non è così grave, ma questa gente (gli orientali) non si attengono a nessuna terapia o piano dicura e fanno ciò che vogliono, per cui come si può curare un bambino se i genitori non partecipano? Ma –aggiunse – nei casi più gravi e quando i genitori fanno veramente gli gnorri, per fortuna gli si può togliere la patria potestà per poter curare in maniera sensata i bambini!  Peng! Aveva toccato un mio tasto delicato e patìi un conflitto-del-mordere che però risolsi subito contrattaccando.
Le spiegai che ci sono 2 motivi principali perchè nostro figlio è nato in barca e non a Vienna. Uno è la dilagante islamizzazione dell’Europa e l’altro per tenerlo lontano dalle grinfie della medicina. È già terribile abbastanza, quando si ha fiducia nella medicina ufficiale, dover assistere alla morte di un figlio. Ma se so che il mio bambino sta passando solo una fase di guarigione e poi vengo costretto a vedere come viene torturato a morte, allora farei il giro di mezzo mondo per portarlo al sicuro lontano dai camici bianchi. Le misi in mano i libri “Olivia, diario di un destino“ e “le bugie d’oro della scienza“ e le raccontai in sintesi i casi Olivia e Seebald. A seguire accettò di sorbirsi, stranamente rilassata, una mezzoretta di introduzione alla Medicina Germanica.
Non appena feci una pausa per prendere fiato mi spiegò che lei ascoltava volentieri anche altre teorie. Teorie? Ma sto parlando di leggi naturali! Definirebbe una teoria anche l’affermazione che per ogni bambino deve esserci sempre, come causa originale, un padre e una madre? Ora, visto dal livello della fisica quantistica si potrebbe dire che anche questa è una teoria! Rimasi senza parole e lasciammo stare per il momento l’argomento. Mi diede subito indietro i libri e se ne procurò uno sulle barche a vela.
Il mattino dopo guardai le mie nuove e-mail e dissi, rivolto a mia moglie, che c’era una nuova testimonianza di Helmut (gastrite e brividi di freddo). Mi disse di salvarla per poterla leggere dopo. Ma la nostra dottoressa domandò perché non la leggessi subito ad alta voce (sicuramente pensava si trattasse di una testimonianza di vela).  Seduta, rigida come uno stoccafisso, ascoltò le mie parole, senza fare alcun commento (stava per scoppiare, come minimo, un conflitto del “mi puzza“).
Dopo una breve immersione sotto la barca mi uscì un fiotto d’acqua dal naso e la dottoressa spiegò che l’acqua di mare è il miglior mucolitico in assoluto con il quale si puòliberare ogni naso chiuso.  Subito dopo siamo andati al largo sugli scogli a distenderci e una volta risaliti a bordo lei si massaggiò alla radice del naso e alla fronte. Con nostro stupore ci spiegò che durante il pisolino le è probabilmente entrata acqua nel naso e adesso le fosse nasali sono completamente chiuse (ma allora, l’acqua di mare apre o chiude il naso? La testimonianza le deve aver puzzato non poco).
Il mattino seguente il discorso tornò nuovamente sulla testimonianza letta il giorno prima e le spiegai dettagliatamente il meccanismo della gastrite. Le spiegai anche che la mucosa della piccola curvatura è di derivazione ectodermale e che è anche uno dei pochi conflitti che provocano dolore nella fase di attività conflittuale come ben sa anche la saggezza popolare: non arrabbiarti che ti viene l’ulcera allo stomaco.
Lei affermò in modo trionfante e teatrale che nello stomaco ci sarebbe solo tessuto endodermale, di sicuro nessun ectoderma.  Prendo dallo scaffale il libro “Il cancro e tutte le cosiddette malattie“, lo apro a pagina 206, e le mostro quali tessuti ci sono nello stomaco e la loro posizione.
Secondo la mia formazione però, nello stomaco c’è solo tessuto endodermale!“ disse cercando di difendere il suo punto di vista (in quel momento aveva sicuramente un forte rancore nel suo territorio =campo di specializzazione/competenza).  Siccome avevo ancora il libro aperto le mostrai anche la certificazione della verifica di Trnava e le spiegai che questo significa che la Medicina Germanica fa parte del sapere scientifico accertato e che la medicina accademica è stata con ciò confutata, anche se si fa ancora finta che questa verifica non sia mai avvenuta (credo che questo sia stata la DHS per la costipazione = rancore indigeribile con un aspetto del morire di fame. Alla soluzione di questo conflitto non abbiamo più dovuto assistere).
Lasciammo cadere il discorso e ci recammo su una spiaggia per nuotare e distenderci. Inseguimmo una tartaruga gigante e una manta sotto alla barca. Appena risaliti a bordo lei iniziò nuovamente a massaggiarsi la fronte, con la stessa motivazione; acqua di mare (si vedeva già che la faccenda della MG le puzzava veramente). Quando mia moglie servì il pranzo mangiò solo alcuni cucchiai di riso. Non riusciva a mandar giù niente e aveva anche mal di pancia (ha studiato medicina e si sente competente, cioè questo è il suo territorio, nel quale qualche ora prima aveva avuto dei forti contrasti). Due giorni dopo lamentò anche una costipazione, aveva quindi capito bene che valore avrebbe ancora la sua formazione se queste conoscenze fossero legalizzate. Inoltre non dormì quasi niente, ma questo, disse, dipendeva dagli ondeggiamenti della barca all’ancora.
Ci rendemmo conto che non aveva senso voler insegnarle qualcosa, chiudemmo commenti e spiegazioni e navigammo in diverse isole e scogli della Tobago Cays. Solo quando ci parlò del suo sovrappeso dovuto a cause genetiche (130 Kg.) accennammo ai tuboli collettori renali (=ritenzione idrica, ndt.). Quando parlò del diabete da cause genetiche le raccontai del conflitto dell’opporsi e che “le cause genetiche è un altro modo per dire: non ho nessuna idea della causa e di come posso aiutarti ma imparo a conviverci!
Siccome non parlammo più di Medicina Germanica andò in vagotonia e di brutto. Doveva aver avuto anche un conflitto del tronco cerebrale (endoderma) perché per 2 notti sudò abbondantemente. Si alzò raramente dal letto, aveva 38,7° di febbre e mal di testa e teneva un secchio a portata di mano perché vomitò per un giorno ripetutamente e non mangiò quasi niente.
Mi chiese informazioni sul desalinatore e sui filtri di acqua potabile a bordo, evidentemente stava cercando di scoprire una possibile causa. Alla fine ci spiegò che nei Caraibi ci sono zanzare pericolose. Se pungono causano febbre per due tre giorni. Evidentemente era stata punta. Contemporaneamente pregò mia moglie di non avvicinarsi troppo a lei con Marius perché non vorrebbe mai contagiarlo (in che modo poi? Le punture di zanzara sono contagiose?).  Il terzo giorno della sua vagotonia veleggiammo sottovento di St. Vincent e si sentì abbastanza in forze per salire in cabina di pilotaggio per godersi distesa il veleggiare.
Mia moglie di sotto preparava la pasta per il pane. Io stavo seduto con Marius in braccio al timone e la nostra dottoressa/paziente stava distesa all’ombra, lì vicino. Improvvisamente si girò il vento e schiacciò la vela sulle sartìe e dovetti reagire. Le misi Marius in braccio e la pregai di tenerlo un attimo. Mentre mi destreggiavo con le vele Marius si aggrappò ai suoi capelli e si tirò sù mentre lei si irrigidì completamente.
Avrebbe preferito trattenere il respiro per non contagiarlo. Dopo qualche minuto la liberai del nostro pargoletto. Poco dopo tornò di nuovo a letto. Non passò nemmeno un’ora e mia moglie – che nel frattempo si era trasformata in infermiera – mi riferì che aveva sulla parte interna di entrambe le braccia una irritazione cutanea. Da dove arriva il conflitto di separazione? Le raccontai che cosa era successo e le chiesi di verificare se lo sfogo ci fosse anche sulla zona dei seni e della pancia, cosa che mi confermò più tardi (voleva separarsi da Marius per non contagiarlo). Per lei era impensabile e anche imprevedibile che io come padre fossi così incosciente da mettere mio figlio in braccio di una malata piena di bacilli. Inoltre questo fu per lei una cosa traumatica e intima.
Il penultimo giorno della nostra crociera andammo da St. Lucia a Martinica. Stava di nuovo così bene che potè sedere con noi al timone e mangiare normalmente anche se era ancora un po’ debole. Ci raccontò diverse teorie sulla sua “malattia” e fummo sorpresi della sua ricchezza inventiva. Per lo meno non tentò di dare la colpa a noi.
Troviamo affascinante e allo stesso tempo preoccupante che si possa programmare (istruire) le persone in modo tale che i corpi delle vittime reagiscano ad ogni verità scomoda per il potere stabilito in modo completamente automatico saltando la ragione conscia con meccanismi di difesa potenti, fino alla distruzione di se stessi.
La mia diagnosi: dissonanza cognitiva multipla (dissonanza cognitiva = ritenere come giuste due affermazioni che sono contemporaneamente contraddittorie)
  1. lei è fermamente contro la dilagante islamizzazione dell’Europa ma vota per i verdi.
  2. L’acqua salata libera il naso, l’acqua di mare è la causa della sua occlusione dei seni frontali.
  3. La sua malattia è una reazione alla puntura delle zanzare ma si preoccupa di non contagiare nostro figlio.
In conclusione vogliamo però sottolineare che la nostra “dottoressa a bordo“-prescindendo dalla sua anacronistica superstizione medica – è una persona molto piacevole e gentile e che abbiamo avuto veramente una fantastica crociera con lei (di vela ne capisce veramente molto). Ci eravamo prefissati sinceramente di escludere il tema medicina, ma da una parola ne è seguita un’altra e così…va beh! Ci dispiace solo per i bambini sui quali lei proverà a breve la sua “arte terapeutica” anche se lo farà sicuramente con le migliori intenzioni e in buona fede.
Saluti tropicali dai Caraibi
Natalie, Hans & Marius

Annotazione di H. Pilhar:
Io avrei provato a spiegare a questa giovane dottoressa i suoi sintomi sulla base dei suoi conflitti ancora freschi. La “colpa” di averle causato questi conflitti me la sarei addossata su di me. La sua costipazione era presumibilmente dell’intestino crasso, quindi un conflitto per contrarietà ripugnante, indigesta (insinuazione ingiustificata). Avrebbe ricordato e riconosciuto tutto, con stupore.
Le cause da lei presunte (acqua di mare, punture di zanzare, desalinizzatore,…) avrebbero dovuto valere anche per gli altri naviganti. Come avrebbe spiegato che il resto dell’equipaggio non si è ammalato?  Hans ha ragione quando afferma che si tratta di confusione da indottrinamento. Quando questi giovani medici con gli anni riconosceranno che medicina assurda hanno creato allora ne saranno diventati ormai complici e cercheranno, per il proprio interesse, di proteggere ulteriormente questo non-sistema medico colpevole e cinico. Viene voglia di urlare dalla disperazione!
Questa breve storia dimostra che chi conosce bene la Medicina Germanica può sostenere facilmente il confronto con qualsiasi medico universitario. Cioè questi medicinici (= medici cinici) non sanno proprio niente e in confidenza in genere lo ammettono anche! Se il confronto si fa duro allora tirano in ballo la giustizia! Codardi e miserevoli! Questo non ha più niente a che vedere con la medicina nel senso di Ippocrate. Sottoporre a terapia delle persone contro la loro volontà è sadismo! Una presunta scienza che non ha l’onere della PROVA – quì si spalancano le porte e le finestre all’arbitrio! Una tale pseudo-scienza è pericolosa per il paziente ,ma anche per gli “istruiti”. Un giorno la fortuna girerà e allora sarà posta la domanda fondamentale: che cosa sapevi di questo sterminio in serie della nostra gente in queste strutture oncologiche?
Ahoi e altrettanti cordiali saluti ai soleggiati Caraibi!
Qui da noi sta nevicando e soffia una brezza fredda Ma la primavera è alle porte. Ci affidiamo alla Sacra Natura! A lei non dobbiamo credere! La Natura, che è in tutte le cose, dobbiamo solo viverla!
sunsail-06-1

lunedì 29 aprile 2013

Rivoluzione Non Autorizzata


Fonte http://svegliati.myblog.it/

Rivoluzione Non Autorizzata

Come cambierà il Mondo


Dai crack finanziari pilotati alla ribellione islandese di cui nessuno parla
Scottanti rivelazioni sulla truffa globale della dittatura economica che tiene in ostaggio l’umanità 
Quando la gente non riesce più ad arrivare alla fine del mese, comincia a porsi delle domande e a ridestarsi dai potenti strumenti di distrazione di massa di cui è vittima (la macchina mediatica dello spettacolo, dell’intrattenimento e della disinformazione). Per tale ragione, economisti, politici, capi di stato e persino il Vaticano stanno premendo l’acceleratore sulla presunta “necessità” di realizzare un Nuovo Ordine Mondiale.
Il loro sostegno al progetto di globalizzazione lo dichiarano ormai apertamente nelle interviste, nei talk-show e nei discorsi pubblici, invocandolo come l’unica soluzione possibile per uscire dalla crisi. L ’élite finanziaria vuole agire in fretta e senza ostacoli. Per evitare che la crisi le sfugga di mano usa i mass-media, la borsa, le agenzie di rating e i partiti.
La popolazione viene terrorizzata quotidianamente con notizie negative sullo spread e sul rischio di bancarotta dello Stato e costretta ad accettare qualsiasi condizione venga imposta da “governi tecnici”. 
Nel frattempo, nessuno spiega la verità sull'origine della crisi: i popoli non hanno mai governato realmente, la loro volontà è stata sempre aggirata, la democrazia rappresentativa è un inganno e il debito pubblico è una colossale truffa nei confronti dei cittadini.
Fino a pochi anni fa scrivere un saggio sul Nuovo Ordine Mondiale significava essere etichettati come “cospirazionisti”, mentre ora stiamo assistendo a un’esplosione di interesse collettivo per le rivelazioni sulla vera struttura di potere che controlla tutte le nazioni. Nel corso degli anni, le peggiori previsioni della controinformazione hanno trovato riscontro nella crisi finanziaria internazionale e nelle pressioni esercitate dai banchieri per instaurare la loro tecnocrazia globale.
Come uscirne? È appena successo in Islanda: riportando la finanza sotto il controllo della politica e quest’ultima sotto il controllo del popolo; fondando un nuovo sistema di regole e sostenendo una pacifica rivoluzione civile che ristabilisca la democrazia partecipativa.
Marco Pizzuti elenca una mole impressionante di prove oggettive in grado di demolire ogni dubbio sui veri scopi perseguiti dall’attuale classe politica di tutto il mondo (da Obama a Monti, da Papademos a Draghi ecc.), su quelli dei loro mandanti (l’élite finanziaria) e su cosa accadrà nel prossimo futuro se non facciamo qualcosa per evitarlo.

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domenica 28 aprile 2013

La notte della repubblica è la nascita di un nuovo giorno! Elì, elì, lama sabactanì!


Oggi sul blog di Grillo è comparso un post intitolato "la notte della repubblica". Di solito evito, ma questa volta ho ritenuto di rimbalzarlo attraverso il mio twitter. Poco dopo si arrivati i primi commenti, sia sotto al post che per messaggio. Uno in particolare ha richiamato la mia attenzione, una domanda lecita che apre scenari: "Come faccio a non essere arrabbiata?" Per quanto naturale arrabbiarsi allo stato attuale non è una risposta utile per realizzare e capire cosa sta accadendo. Credo che allo stato attuale dei discorsi fatti sino a qui sia utile mettere bene e pesantemente l'accento sulla questione "emotiva". L'emozionale nelle persone è totalmente fuori controllo, basta niente per innescare reazioni a catena senza precedenti. Siamo veramente nelle scene finali della trilogia di "the matrix" dove tutto è verde scuro e tutto sono uguali a Smith. La metafora è chiara, per chi la vuole leggere, non è una questione di fisionomie, ma di forma interna, di identità interna. A cosa gli serva a questi un popolo fortemente irritato sinceramente ancora non lo vedo così chiaro, a meno che la regia non sta dietro anche ai burattinaio che ci governano o almeno ci provano. 

E' cardinale capire che la nostra rabbia personale nei confronti di quello che stiamo osservando e capiamo siano delle porcate alimenta anche però di fatto quelle stesse porcherie, di cui parla anche l'articolo di Grillo! Personalmente l'ho twittato solo perchè ci si rendesse conto che è necessario un ulteriore sforzo di "fiducia" o "fede" o "volontà" in quello che si cerca di portare avanti come individui in termini di "coscienza", in modo da non spegnere quella "luce" che portiamo dentro, e che è la nostra personale Pistis Sophia (fede e saggezza). Bisogna capire che per vincere l'arrogante o l'arroganza (della politica, che ne è il riflesso, l'effetto collaterale nel mondo) serve "luce" e non "rabbia", "delusione", o altro di simile. Serve "volontà" e serve non perdersi d'animo, la battaglia non è nel mondo, ma è psicologica, e loro questa cosa un pò la sanno per questo usano i giornali ed i media in questo modo. 

Non un granello di inferno deve entrare nel nostro paradiso personale, è stato detto; questo perché quel piccolo granello "emotivo" vanifica, almeno momentaneamente, il nostro "intento". Se reiterato ci precipita definitivamente in un inferno interiore più grande. Questi "qua" hanno fatto le loro mosse, convinti di aver risolto, e di essersi nuovamente insediati, adesso pensano che potranno realizzare le cose che le persone, il popolino vuole e che così recupereranno credibilità. Non essendo in grado di "fare" veramente cercheranno solo di darne una parvenza, ma all'atto pratica non ce la faranno, anche perché ignorano la natura dell'universo e dei cicli, e soprattutto non capiscono che relazione che ci possa essere tra la "coscienza" e la "materia". Non sanno che se quegli 8 milioni di italiani non gli danno "energia" attraverso la "delusione", la "collera", etc. i loro intenti vacilleranno; se capiamo i nuovi assunti di cui parlo, stiamo di fatto smettendo di dare energia a quel genere di "materia" che continuerà inesorabilmente a sgretolarsi nonostante i loro propositi, inciucci o altro. Capitelo bene non sono in grado di "fare", sono in grado solo di auto sabotarsi  perché è il programma di condizionamento che hanno subito anche loro da piccoli a farglielo fare.

L'equilibrio emotivo è in questo momento è la cosa più importante da realizzare; in questo momento è importante voltare pagina, serrare le file, e ripartire con nuovi slanci ed eventualmente qualche iniziativa intelligente, utile e mirata ad aprire la comprensione e non il dissidio. Adesso "questi qui" si credono con buona probabilità di averla fatta franca, ... bene, meglio lasciarglielo credere, ... ci sono già caduti in precedenza, quando credevano che oscurando il "movimento", il "movimento" non sarebbe esistito. Fiducia, no-rassegnazione. Altrimenti siamo sempre alla stessa contraddizione: non crediamo in quello in cui crediamo di credere. Lo "spirito", la "risonanza", il potere della "coscienza", persino il "the secret" di turno, vale solo per ottenere case, auto ed agio? Ma quando la cosa si fa grossa uno non crede più che attraverso queste conoscenze non si possa realmente cambiare le condizioni generali del mondo o di una società? Serve "ricapitolare", serve usare la "ricapitolazione" per recuperare le energie e sciogliere ogni attrito emotivo. 

Il mondo è il riflesso della somma di tutte le coscienza ed incoscienze. Apparentemente sembra una semplice media matematica, ma quando si parla di "coscienza" si tratta di una media pesata, e la "coscienza" pesa molto di più dell'idiozia e del potere, per quanto apparentemente non sia così. Ci dobbiamo preparare a vedere cadere ogni cosa, anche perché se insistono nella direzione che hanno preso, questo è quello che accadrà. Il sistema attuale è totalmente insostenibile in termini di risorse ed anche in termini di qualcos'altro. Forse è vero hanno rimesso il coperchio, ma stavolta con dentro una "luce", la "luce" della speranza, in un cielo diverso, terno, libero dalle nuvole e dalla schiavitù emotiva nella quale cercano di precipitarci, una speranza che veramente si arrendano e se ne vadano fuori dai piedi liberandoci dalla vista della loro vomitevole "tiepidezza", ... non si rendono ancora conto di cosa potrà accadere. Non fatevi abbattere la guerra è appena cominciata, e non si combatte con le armi, ma con la "coscienza", con le "idee".

Noi non abbiamo ancora compreso la forza ed i progetti che possiamo realizzare stando insieme, non è ancora maturata, ma più si degrada il sistema è più questo si farà sempre più chiaro, almeno in coloro che hanno orecchie per intendere, gli altri si batteranno nei vicoli, nelle piazze, si arrabbieranno piagnucoleranno e molto altro proprio come ho scritto nel precedente articolo sul 1° maggio.  Elì, elì, lama sabactanì! - entro nella prealba di un nuovo giorno!

sabato 27 aprile 2013

Pomodori rivoluzionari

DI VALERIO LO MONACO
ilribelle.com

Intanto non è affatto vero che "la terra è bassa". Almeno, non così bassa come mi avevano terrorizzato che fosse. Ora mi bastano tre-quattro ore alla settimana: parlo di un piccolo orto, sia chiaro, non di un terreno da arare con i buoi e zappare per giornate intere, naturalmente. E poi a un certo punto è diventata una questione di principio: qualche anno addietro mi sono reso conto che per me, concepito, nato e diventato adulto in città, i pomodori praticamente crescevano dentro al supermercato. Non poteva andare no?


E in ogni caso c'è voluto un trentennio, qualche centinaia di libri studiati e sedimentati, una quindicina d'anni da inviato, l'aver conosciuto Massimo Fini e l'aver passato una sera a cena con Maurizio Pallante. 

Queste le cose determinanti. Il colpo di grazia me lo ha dato Ivan Illich quando ho letto che la modernità ha espropriato, tra le altre cose, la capacità di fare da noi ciò che altrimenti sapremmo fare benissimo. O quanto meno, a giudicare dai miei - parziali, per ora - risultati, non così male.
Insomma alla fine mi sono detto che non sarei potuto andare avanti senza aver almeno provato e dimostrato a me stesso di poter fare un orto. Tra la costernazione (iniziale) della mia compagna dunque mi sono messo a cercare un pezzettino di terra al fine di iniziare quello che ho forse troppo pomposamente chiamato, all'inizio, "esperimento di università agraria personale". Il tutto, sia chiaro, ben prima dello scoppio dei mutui subprime eccetera eccetera.
Tanto per essere subito chiari: non credo di essere in grado di dare consigli in merito, e su internet, o in tanti libri, ci sono spiegazioni pratiche su come iniziare e cosa fare anche per i principianti. E se ci sono riuscito io, poi. Che per la cronaca: ci sono riuscito eccome. Non viene fuori tutto, non tutto è proprio bello da vedersi, ma sicuramente è sano, e vero. E cento metri quadri bastano per due persone. Con ampi margini di miglioramento, peraltro. Che l'orto è una scienza, precisiamo. Tra consociazioni, rotazioni e fasi calendario da rispettare e composizione del terreno, sul serio è una materia di studio. L'antico adagio non sbaglia: "contadino, scarpe grosse ma cervello fino".
Ma questo per dire che la pratica dell'orto, più che altro, è una sorta di Zen personale. Di dissidenza diretta dalla società che abbiamo intorno. Insomma è qualcosa che si avvicina molto di più a una esperienza spirituale piuttosto che a una materiale. Per intenderci: non mi chiedete quanto si risparmi, in denaro, a fare un orto rispetto a comperare verdura e ortaggi e patate e il resto al supermercato. Non lo so. Dalla regia mi dicono almeno il 90%, ma davvero, non è questo il punto. Dicevo: sono convinto che l'orto sia oggi una vera e propria rivendicazione culturale. Che poi, a pensarci bene, che cosa è in fin dei conti "cultura" se non la stessa radice di coltivazione e culto, terra e cielo?
Torniamo a bomba: il punto all'inizio era soprattutto trovare il tempo per farlo, l'orto. Che non avevo. Ma all'epoca non avevo ben capito cheliberare tempo per fare l'orto sarebbe stato in realtà il primo atto in assoluto di "preparazione della terra stessa". Una sorta di concimazione naturale e necessaria, intima e personale, e propedeutica in fin del conti a tutto il resto. E così per altre cose analoghe. Non so, faccio un esempio a caso. Pallante una sera mi accende la luce: per ogni vasetto di yogurt che comperi, hai prodotto inquinamento per chilometri di tir che te lo portano al supermercato dietro casa, un vasetto di plastica e un coperchietto di alluminio da buttare. Per 125 ml di prodotto ingerito. A un euro e mezzo la coppia, toh, a 0.90 centesimi "in offerta". Oggi - rigorosamente in bicicletta - vado a 400 metri da qui e prendo un litro di latte crudo alla spina in una bottiglia di vetro, che è sempre la stessa. Lo porto a casa e mischiandolo con un vasetto di yogurt autoprodotto che mi tengo da parte a ogni tornata, ne preparo altri 7 (di vetro, sempre gli stessi). Tempo dell'operazione, tra i sei e i sette minuti in tutto. Costo? Un euro. Per sette vasetti. A consumi, rifiuti, conservanti e inquinamento zero.
Anche Zamboni, ogni tanto a casa mia, mi guarda di traverso quando faccio questa operazione serale (ci vuole la notte intera, per far trasformare il tutto in yogurt, ma tanto fa tutto da solo lui, mentre io dormo). Ma Zamboni non mangia yogurt, si può capire. L'unico inconveniente è il pensiero che mi viene in mente e che mi turba, ogni tanto, quando immagino quanti coglioni ci siano che ogni giorno vanno al supermercato e comperano yogurt. Per non parlare delle pubblicità in televisione con le pance che ridono. Ma insomma - e questo è discorso generale - non è che in questa vita possiamo sperare davvero di cambiare la situazione nel suo intero dopo che sono serviti decenni, forse un paio di secoli, per farla arrivare a questo punto, no?
Dico quest'ultima cosa perché nelle pieghe di tante conversazioni, anche nei commenti qui sul sito, uno dei temi più ricorrenti si può sintetizzare nella certezza, che i più hanno, di non riuscire a imprimere più di tanto, per quanto ci si impegni e si speri, una rivoluzione generale in grado di cambiare radicalmente la situazione della nostra società. Ora, dovrebbe essere chiaro che sperare in una cosa del genere è condannarsi alla delusione. Come potremmo mai, nell'arco di qualche anno, o di qualche decennio, pensare di sovvertire del tutto un sistema così potente e capillare, militare e ancora di più a livello di immaginario, che ha impiegato secoli per arrivare allo stato attuale? E chiaro che il massimo che si possa sperare è, da una parte, innescare qualcosa che possa arrivare a compimento, o comunque a direzione diversa, per le prossime, due generazioni. E dall'altra parte che, malgrado non si possa sperare di vincere su tutto il campo, in questa vita, esistono però ancora ampi margini di dissidenza. Di parziale, imperfetta, incompleta quanto si vuole e non determinante rivalsa. Ma quei margini ci sono eccome. Insomma se la scelta deve essere tra il tutto, e in tempi rapidi, oppure il niente, allora è persino inutile ingaggiarla, questa battaglia. Se ci poniamo invece nell'ordine di idee di guerreggiare metro per metro, avamposto per avamposto, ribellandoci e dissentendo non appena si può, e magari innescando ciò che un domani altri vedranno finalmente alla loro portata, allora potremo dire di non aver passato invano il tempo che ci tocca in sorte di vivere in questi anni.
Dice: ma falla finita con questa storia dell'agro-bio e di "love love love" da figlio dei fiori fuori stagione. Che del denaro, dell'euro-Bce serve sempre, altrimenti come lo paghi il terreno e le tasse che ti ci mettono sopra? E chi lo nega. Anzi direi che tenerlo a mente è utile, perché così si evita di cadere nella trappola di darsi alla macchia e basta. Come dire: sempre tenere a mente che la guerra grande da combattere è l'altra. Volete che non lo sappia?
Sintetizzo: lotta dura "contro il sistema", sempre e comunque, che le cose da estirpare sono i banksters e i loro alleati, non (solo) la gramigna sul terreno. E ci sono milioni di persone da persuadere alla cosa, da convincere, alle quali tentare di aprire gli occhi. Ma intanto? Non vorrete mica che mentre ci battiamo allora perdiamo di vista tutto il resto no? 
Sintetizzo ancora: mi viene da vomitare quando sento storie di persone che fuggono in campagna e per farlo usano un Suv da 3000 di cilindrata. O quando i tabloid fotografano quella stronza di Michelle che fa l'orto nel giardino della Casa Bianca mentre il marito, dentro alla Casa Bianca, schiaccia un bottone per lanciare bombe sulla testa di altri popoli sulle montagne per conquistare mercati. E mi prudono le mani anche ogni volta, però, in cui sento o leggo qualcuno che sbraita a destra e a manca centrando l'obiettivo, almeno a parole, ma poi non prova nemmeno a fare un millimetro di percorso se al di fuori della strada ben segnata.
E allora discerniamo, per favore. Anche il "Che", suppongo, dopo aver combattuto il giorno intero, la sera qualche schioppettata a un cinghialotto per mangiare la dovrà pure aver tirata no?
E non è una questione solo di libro e moschetto. Per quanto, ad avercene di persone così. Ecco, trovato: diciamo che la battaglia totale si deve muovere necessariamente su più piani. Dal libro al bastone alla vanga. Alle bombe. Ma sopra ogni altra cosa, anzi prima di ogni altra cosa, scrolliamo chi rimane fermo immobile ad aspettare. E prima di tutti quelli che rimangono fermi immobili ad aspettare mentre sproloquiano dal pulpito. O dalla poltrona di casa.
Non c'è nulla di più lontano, meglio, non c'era nulla di più lontano dalle mie abitudini fatte praticamente di soli studio e scrittura, libri e computer, che fare cose manuali e di autoproduzione come tante cui invece adesso non rinuncio (con aiuti di vario tipo: pane, dolci, conserve, marmellate…).  E come ad esempio l'orto. 
Ogni singolo pomodoro staccato da una pianta che io ho seminato a costo zero e che mi porto a casa nel paniere con la mia bicicletta è una rivincita contro le multinazionali del pelato in scatola. Dico in senso lato. Ma non solo. Contro il padrone datore di lavoro che mi avrebbe voluto invece al tavolo della sua scrivania per guadagnare lo sporco euro che serve per comperarlo, quel pomodoro. Euro sul quale lo Stato mi avrebbe peraltro taglieggiato per ingrassare la speculazione internazionale e che poi avrei utilizzato per andare (di fretta) al supermercato (in automobile che avrei dovuto pagare e mantenere) per potermelo procurare dopo che era stato raccolto da poveracci immigrati schiavizzati e trasportato per tutta la penisola inondando l'aria di veleni che poi sarebbero finiti nei polmoni nostri e in quelli dei nostri figli. Può bastare, per spiegare dal punto di vista pratico l'atto autenticamente rivoluzionario di piantare e far crescere una pianta di pomodoro?
Ciò non significa, beninteso, che si debba rinunciare a combattere in modo diretto con le multinazionali e con il sistema che le alleva e da cui si alimenta. Voglio dire che quella è la battaglia con la B maiuscola, e che a questa non rinunciamo affatto. Ma, come detto, se non è forse ancora il tempo dello scontro frontale, è invece assolutamente il momento della dissidenza di base, della ribellione personale e comunitaria. E di campi per questa guerriglia quotidiana, ognuno nella propria vita, ambito per ambito, settore per settore, ce ne sono a bizzeffe. Una azione alla volta. Un metro quadro alla volta. Uno scalpo alla volta. 
Valerio Lo Monaco
Fonte: www.ilribelle.com
Link: http://www.ilribelle.com/la-voce-del-ribelle/2013/4/26/pomodori-rivoluzionari.html
26.04.2013

giovedì 25 aprile 2013

DAVID ICKE: L'ESPANSIONE DELLA COSCIENZA. NON PIU' "POVERO ME"!



Perchè abbiamo scelto di essere qui? Perchè siamo qui ora e non siamo altre espressioni di coscienza, in questo momento?
Abbiamo già fatto questa scelta di essere qui, in un'altra dimensione, ora dobbiamo capire PERCHE' l'abbiamo fatta

Perchè siamo qui? Dal mio punto di vita, per rompere l'incantesimo e per fare esperienza di questo tempo incredibile di cambio di epoca. Siamo qi per rompre l'incantesimo di una umanità programmata e cambiare la natura dell'esperienza qui su questa Terra, in quetso periodo mentre il sistema di controllo cerca disperatamente di avere ancora la meglio, di avere il controllo, ma è alla sua fine.
E' disperato nel suo modo 
di fare perchè sa che sta per essere rimosso. 


Se possiamo attenerci al fatto di essere  coscienza che fa una esperienza, sarà tutto piu' facile.
Ora nell'umanità stiamo per uscire dal periodo della crisalide e siamo pronti per volare e renderci conto di cio' che veramernte siamo

Non sono potenti, questi poteri di controllo, questi poteri rettiliani, hanno paura di perdere e questo li fa stare ad una basso livello di coscienza, lo stesso stato in cui devono tener 
l'umanità , devono metterci in una piccola scatola . Ma se ci svegliamo abbiamo la possibulità di espandere la nostra coscienza.

Quando noi stessI cambiamo il mondo stesso cambia perchè il nostro cambiamento porterà una nuova percezione che crearà nuove relazioni. Una rivolzuone della percezione è cio' che serve fare. "Non sono un povero me, sono piu' grande di cio' che ho sempre capito di essere. Sono un leone e non una agnello".
E'' TEMPO DI VOLARE

Noi possiamo fare cose che il sistema di controllo non sa fare

Al sistema di controllo non importa nulla della lortta e della protesta
Non si "combatte" per la pace. Si "è" in pace.
"Combattiamo" per la giustizia e la pace... ma creiamo solo conflitto!
Fare sommosse non è rivoluzione... occore che ci sia un senso di utilità della protesta 
Alondra 1 milione di persone protestavano contro l'invasione dell'Iraq. Risultato: l'hanno invaso.
Lo stesso per tutti gli altri motivi. Nulla cambia. Loro non sono spaventati dai cortei, ma sono paventati dalla umanità che si riunisce anzichè dfividersi e si unisce per un comunue bisogno : le nostre libertà che loro vogliono annientare.

E' una cospiarzione per schiavizzarci tutti, non solo qualcuno di noi ecco perchè dobbiamo unirci tutti come umanità!

Alla fine non ricorderemo le parole dei nostri nemici ma il silenzio dei nostri amici
Il sistema di controllo è dove è, perchè  in molti hanno agito complicità . Ma... Il leone dorme nel cuore di tutti

NON complicità con cio' che ci dicono che dobiamo fare
Il loro potere si ciba con la nostra acquisscenza...
Quando guardiamo la piramide gurdiamo al vertice, pensando al potere che là è,  ma il vero potere è alla base: noi... se ce ne andiamo, e diciamo che non siamo piu' complici con la nostra schiavitù, tutto cade a pezzi...questo edificio di potere è solo una casa di carte

Non cambieremo questo stato attraverso la politica, ma nel non ssere piu' complici

sintesi e traduzoine Cristina Bassi 

Traduzioni da David Icke: http://thelivingspirits.net/php/lista_articoli.php?id_sottocategoria=73&id_categoria=12&lingua=ita

Italia kaputt, a Palazzo Chigi il super-piazzista dell’euro


Euro sì. Morire per Maastricht”. Era il 1997 ed Enrico Letta annunciava, nel suo saggio pubblicato da Laterza, che sarebbe valsa la pena di morire per l’euro e Maastricht come nel 1939 valeva la pena di “morire per la Polonia”. «Non c’è un paese che abbia, come l’Italia, tanto da guadagnare nella costruzione di una moneta unica», disse al “Corriere della Sera”, al termine del suo primo incarico importante, la partecipazione alla commissione per l’introduzione dell’euro. «Abbiamo moltissimi imprenditori piccoli e medi che, quando davanti ai loro occhi si spalancherà il grandissimo mercato europeo, sarà come invitarli a una vendemmia in campagna: è impossibile che non abbiano successo, il mercato della moneta unica sarà una buona scuola, ci troveremo bene». Questo è l’uomo a cui l’appena rieletto Napolitano affida il “governissimo”.
«Enrico Letta di tutti i politici italiani è il più affidabile, è il cane più fedele ai padroni esteri», scrive “Come Don Chisciotte”. «Letta è stato dall’inizio un Enrico Letta 2fanatico talebano dell’euro e giustamente ora i suoi padroni lo ricompensano nominandolo premier, con la complicità di Berlusconi che vuole evitare le condanne». Membro del comitato europeo della Commissione Trilaterale, super-clan mondiale neoliberista fondato nel 1973 da David Rockefeller, Letta ha partecipato nel 2012 alla riunione del Gruppo Bilderberg a Chantilly, in Virginia, Usa. L’ex vice di Bersani, aggiunge il blog, è anche membro del comitato esecutivo dell’Aspen Institute Italia, «un’organizzazione americana finanziata anche dalla Rockefeller Brothers Fund», che si pone come obiettivo quello di promuovere leadership fidate, basate su “idee e valori senza tempo”.
«Questo è un tizio a cui andrebbe tolta la cittadinanza, come si fa con i clandestini – conclude “Come Don Chisciotte” – perchè è una quinta colonna, una spia, un infiltrato». Eppure, l’apparenza si incarica di dipingere un altro ritratto: la mitezza è stata finora la misura dominante della maschera pubblica del successore di Mario Monti. Uno che, giovanissimo, giocava a tennis con due spettacolari devastatori europei, Tony Blair e Giuliano Amato, all’epoca in cui il centrosinistra italiano fingeva di combattere Berlusconi e quello inglese terminava l’opera di demolizione sociale avviata da Margaret Thatcher, smantellando la sinistra e svuotando da cima a fondo l’anima laburista che aveva costruito il leggendario welfare dei diritti. Enrico Letta è «così bravo, ben educato, disponibile e prudente che sembra lo zio Gianni: insieme non fanno una famiglia ma compongono Berlusconi e Lettaun sistema di potere equivicino», lo tratteggia Antonello Caporale sul “Fatto”.
L’ex ministro più giovane d’Italia al tempo del governo Prodi «ha sempre le idee ben pettinate» e dimostra «la capacità di stare quasi sempre dalla parte che vince». Fino a ieri vice di Bersani, e quindi «vice-disastro», a differenza del segretario appena “smacchiato” dagli elettori ha semplicemente «aperto l’ombrello e schivato la pioggia», scrive Caporale. Enrico? «E’ un bravo democristiano, limpido e solare. Non urla ma dibatte. Non decide, lui concerta. Non invita, lui auspica. E’ perfetto nella figura del presidente-arbitro: conterà poco, perchè dietro di lui si staglia l’ombra di re Giorgio, ma a quel poco ci tiene tantissimo». Sempre «immobile al centro dell’universo», Enrico Letta «attende che le stelle lo conducano dove egli spera». Ed è stato così anche adesso: «Non una parola, un cenno, una sgomitata. Gli altri hanno lavorato per lui. Per capirci: gli amici del Pdl». Cioè Berlusconi e l’altro Letta, «l’amato zio Gianni».
Sembra la logica conseguenza di quella ormai lontana partita di tennis con Blair, l’uomo a cui l’arcivescovo sudafricano Desmond Tutu si rifiuta di stringere la mano per i troppi  crimini commessi, a cominciare dalla madre di tutte le menzogne, quella sulle “armi di distruzione di massa” di Saddam Hussein. Tutto questo avviene oggi, grazie al crollo definitivo dell’equivoco democratico rappresentato dal Pd, vera e propria illusione ottica di massa. Siamo di fronte al fallimento totale del progetto politico lanciato con grande clamore nel 2007, scrive John Foot su “Internazionale”, proponendo una drammatica autopsia del non-partito di Bersani e Letta a partire dalla “resa” della segreteria il 23 aprile. «Il set era in stile anni cinquanta: una stanza, qualche sedia, un simbolo triste alle spalle. Quattro persone sedute dietro a una scrivania: facce tristi, tirate. Al lato, un podio di legno ingombrante da Bersanicui parlavano una serie di persone chiamate dal palco. L’evento era la direzione del Pd, trasmessa in streaming come adesso, dopo la cosiddetta rivoluzione di Grillo, si deve fare sempre».
Due delle quattro persone sedute dietro la scrivania si erano già dimesse, annota Foot, eppure stavano ancora lì: «Erano degli sconfitti», non solo dalle elezioni «ma anche dalla storia». Stavano lì e parlavano tra di loro «in un linguaggio assolutamente incomprensibile, vecchio, datato, superato, obsoleto. Erano loro stessi obsoleti». Niente di strano: la loro vita normale di tutti i giorni, da politici di professione. Persone che «della vita di fuori, normale, e del linguaggio usato dalle persone normali, non sanno assolutamente niente». Il Pd è esattamente questo, dice Foot: «Mai provato ad andare a un riunione del Pd per esempio a Milano? Sono così, esattamente come erano descritti da Michele Serra negli anni ottanta nel suo libro “Il nuovo che avanza”. Per anni la gente li ha votati solo perché non erano Berlusconi, turandosi il naso, senza entusiasmo».
L’ultima direzione in streaming? E’ stato «un momento antropologico», che svela impietosamente «il ritratto di un gruppo di persone senza un progetto, senza un’idea originale, senza una strategia, senza un senso del mondo reale, senza la capacità di comunicare neanche tra di loro». Una visione della politica allo sbando: «Andrebbe studiato nelle università con un seminario dal titolo: “La fine di un mondo”». Quella dell’Italia, di fatto, è già cominciata: grazie al Fiscal Compact, il paese non potrà più fare investimenti per i cittadini, superiori al complesso del gettito fiscale. In altre parole, come denunciano gli economisti democratici, è la condanna dell’economianazionale. Identica a quella della Spagna, del Portogallo, della Grecia, dell’Irlanda e, domani, della Francia. Di questo dovrebbe parlare la politica, se volesse tentare di salvare il paese anziché consegnarlo ai suoi “predatori”, dando semplicemente in appalto le istituzioni: ieri all’uomo della Goldman Sachs e della Commissione Europea, oggi al giovane collega del Bilderberg, dell’Aspen Institute e della Trilaterale di Kissinger e Rockefeller.

Scritto da Cristina Bassi Ripropongo un vecchio articolo da Raptitude.com perchè ha a che fare con il senso della realtà, che è cosi tanto c...