lunedì 12 gennaio 2015

SE PER LA VIA INCONTRI UN MAESTRO , UCCIDILO !


mi raccomando: 
prendete bene la mira e poi premete il grilletto con fermezza !!
Visto il momento pieno di attentati,ovviamente si scherza,uccidere metaforicamente,questo s"intende

http://api.ning.com/files/yi7AHIGFs8vWlJ36HJhU*6ikK2Mj5-igpm5Lj*PqKN-oM7D6i2V0w04agBWtiOjZW0HYrhRDScJwbjO4nsij5X815ndpgCF8/Killing_the_Buddha_by_Dead_Logic.jpg 


Cogliere l'attimo è teoricamente molto semplice:
il segreto è l'accettazione di tutto quello che si presenta ai tuoi sensi...
Accettando tutto ciò che ti accade (senza costringerti a cambiare te stesso, i tuoi difetti o gli altri) abbracci la vita nella sua interezza.

Nell'accettazione costringi indirettamente la tua mente ad abbandonarsi, ad 
arrendersi di fronte all'istante infinitamente piccolo: Golia (il gigantesco Ego) viene  sconfitto da Davide (l'impalpabile istante).

Lottare contro il tempo è la battaglia più improduttiva che esista nella vita 
di un uomo:
il tempo è divoratore per antonomasia (Kronos nella mitologia greca divorava i suoi figli).
Anche se i mistici sostengono che nel presente c'è la porta che ci congiunge all'infinito, all'eternità, alla non-mente, al distacco, al risveglio, alla rinascita, nei fatti le cose non stanno così:
tutto muta e perisce, il corpo, la materia, il mondo periscono e noi con loro...
Nella maggior parte dei casi l'illuminazione, il risveglio, il satori, moksha, il Nirvana sono delle convinzioni mistiche generate dalla mente umana: e come ben saprai la MENTE MENTE SEMPRE.

Forse ciò che esprime meglio questo concetto sono i koan dove, in un colpo 
solo, maestro e discepolo perdono ogni velleità di illuminazione e percepiscono sulla propria pelle l'assurdità della ricerca di qualcosa che sia superiore alla natura della natura delle cose.
Il koan ti spinge ad abbandonare ogni metodo... anche la meditazione stessa che alla fin fine è pura attività mentale, meno caotica di quella ordinaria, ma sempre nella mente stiamo.

Un certo Goppala Krishnamurti - soprannominato l'antiguru - (avversario del 
più noto Jiddu e di molti altri guru, come Osho , Castaneda o Gurdjieff) ha espresso molto bene il concetto della mente che mente, sostenendo che ogni ricerca spirituale (buddhismo incluso) è una pura forma di idolatria di massa
basata letteralmente sul nulla, sull'insensatezza, sull'irrazionalità, sulla fede cieca, sul desiderio di evadere dalla vita quotidiana.
Io più o meno la penso allo stesso modo (con sfumature diverse) per la semplice ragione che l'intelletto umano e l'intelligenza universale è troppo vasta e complessa per poter essere
semplificata in 4 nobili verità, in 8 sentieri, in 4 dhyana, in 10 voti o
precetti...

Altre cose che non quadrano sono i mondi celesti , le siddhi, le restrizioni  
monacali, che se forse potevano convincere i credenti di 2000 anni fa, ora non hanno più alcun senso:
Molti saggi hanno insegnato cose pregevolissime ma bisogna saper discernere gli uni dagli altri , rielaborare ciò che è compatibile e scartare ciò che non lo è più.
Buddha (o chi per lui) con la seguente frase ci ha lasciato un perla inestimabile ma completamente trascurata: 

QUANDO INCONTRI IL BUDDHA PER STRADA, UCCIDILO...

Ciò significa che ad oggi, avremmo dovuto fare una strage di guru e profeti e invece siamo ancora qui ad idolatrare gli spettri e le ombre del passato invece di entrare in contatto con noi stessi.
Invece di diventare noi stessi maestri di noi stessi, continuiamo ad affidarci, a correre dietro a tutti, a riflettere su tutto fuorché la nostra esperienza;
Bramiamo di più, vogliamo che ci sia di più, che ci sia dell'altro oltre il velo;
e invece dietro il velo c'è un altro velo e poi un altro ancora, così via al'infinito.

L'unica soluzione è arrendersi.



Arrendersi attimo dopo attimo, accettare la sconfitta, deppore l'armatura di don chisciotte e dare il ben venuto all'iprevedibilità, lasciare che l'ignoto resti ignoto, che il passato riposi laddove l'abbiamo sepolto, che il futuro ci sorprenda come è giusto che sia.
Tanto il presente non lo si può afferrare: possiamo stringere i pugni finché vogliamo ma resteremo sempre con un pugno di mosche.

il presente è un'illusione tanto quanto il passato e il futuro... ne consegue che qualsiasi cosa tu faccia per immergerti nel presente e
distaccarti da passatto e futuro, è un'ennesima illusione; la stessa convinzione di essere schiavo, libero, risvegliato o addormentato è un'illusione nell'illusione..
Il tuo credere di non vivere pienamente il presente è un'illusione come le altre...  [oppure è una mia illusione che s'intrufola nella tua testa...?]




Sul discorso vivere il presente molti filosofi greci hanno offerto spunti stimolanti, come il tetrafarmaco di Epicuro che è un buon antidoto per evitare di  vagheggiare costantemente.
E' una striminzita versione greca delle 4 nobili verità, in pratica dice che:
- il bene, il piacere è facile da acquisire; se inteso in modo corretto è a disposizione di tutti
- il dolore è facile da evitare; o è di breve durata o può essere reso sopportabile
- è assurda la paura della morte: la morte non è una cosa di cui aver paura, perché quando lei c'è tu non ci sei più e viceversa, per cui è inutile preoccuparsene
- è vano il timore degli dei e dell'aldilà; le divinità sono cose estranee alla coscienza umana, per cui è inutile preoccuparsene


Detto altrimenti: 

Non possiamo controllare niente e nessuno, neppure noi stessi.
Il presente non lo puoi vivere, puoi solo farti vivere dal lui:
né tu né io viviamo il presente, è lui che vive in noi e attorno a noi, come vuole lui.

Il corpo ad esempio è un maestro immenso, ma quanti se ne accorgono?
 
Quanti capiscono che il corpo può darti informazioni di grande valore?
Quanti sanno che il corpo è una bilancia interiore, un barometro emotivo, un catalizzatore intuitivo, un mezzo per poter notare i disagi e le discrepanze?
Al contrario, oggi più che mai, tendiamo a mettere lo spirito sul piedistallo, dimenticandoci che senza il corpo lo spirito non canterebbe, non apprezzerebbe la pelle d'oca, non godrebbe del gusto salato di una lacrima che accarezza il viso, non avvertirebbe il soave tepore del soffio vitale, non verrebbe rapito dal dolce contatto delle labbra,  non gioirebbe né proverebbe alcun sentimento,
comprese tutte le sfumatura tra amore e sofferenza.


buona esplorazione della tua vita


(Autore: Un Buddha brutalmente assassinato dal buon senso)

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