mercoledì 27 maggio 2015

Gli sciamani secondo Matteo Guarnaccia (e secondo me)

Fonte http://de-crea-zione.blogspot.it/



(Disegno di Matteo Guarnaccia, riprodotto con la sua autorizzazione)







"L’esperienza sciamanica ci ricorda che l’uomo è parte integrante della natura, ma non deve assolutamente considerarsi al di sopra di essa, come invece accade da tempo con risultati catastrofici sullo stato di salute del pianeta. Per la terra siamo diventati una forma di vita decisamente ingombrante, e lo sciamanesimo può senz’altro aiutare a ricordarci qual è il nostro posto nel mondo."

“In ogni tradizione lo sciamano compie un ‘volo magico’ attraverso i vari livelli del cosmo, superando ostacoli e difficoltà sempre crescenti, fino a raggiungere un certo grado di conoscenza. Dopodiché ritorna indietro, portando ciò che ha ottenuto a beneficio di tutti. Mantiene così un equilibrio sociale. Vuole compiere il viaggio non per sé, ma per gli altri”. 

"Come dicevamo prima, lo sciamanesimo ci accompagna da sempre, ed è parte del nostro vissuto. Uno dei territori in cui i “segni” dello sciamanesimo permangono e sono maggiormente protetti e si fanno più nitidi è proprio l’arte, in ogni sua manifestazione.

Nella concezione originale dei sogni dei maledetti francesi dell’Ottocento l’arte dovrebbe corrispondere alla vita, l’arte è la vita stessa, anche se di fatto poi la civilizzazione occidentale ha operato una sorta di “specializzazione” delle esperienze emozionali. Se l’antico sciamano era di fatto medico, artista, poeta, psicologo, il mondo moderno non sa che farsene di una figura aperta a tutta una serie di esperienze differenti. Anzi, per chi detiene il potere, una figura completa e libera, capace di sopravvivere in assoluta solitudine, eppure con un proprio ruolo centrale nella comunità come lo sciamano, è piuttosto pericolosa e destabilizzante. Il potere ha bisogno di gente “asservita”. Nelle culture tribali, anche se ogni membro aveva proprie caratteristiche e ruoli, non fuggiva dalle esperienze in altri ambiti. Già in quel tempo, avevano compreso che ogni uomo è in realtà molte persone differenti, come ci ricorda Jodorowsky. L’arte è l’ambito in cui storicamente il potere ha concesso che certe energie venissero esplicitate. E se si tratta di vera arte, pur popolare che sia, essa smuove sempre le energie interiori dell’artista e di chi fruisce della sua opera o del suo gesto artistico. L’artista “fruga” dentro sé senza sapere a priori cosa potrà tirare fuori, e si tratterà sempre di qualcosa che è a priori “non spendibile”. Magari lo diventerà decenni o secoli dopo. L’arte è il territorio in cui tutto è già stato fatto, ma quando ancora non era il momento. E’ l’offrire un nuovo punto di vista sulla vita. E’ far cambiare aria alla società quando è pressoché asfissiata."


"Lo sciamano ha il compito di mostrare alla comunità i livelli di conoscenza ai quali è possibile arrivare, e lo fa attraverso delle esperienze di viaggio che sa padroneggiare. In questo senso parliamo del costume come di una “mappa”. Alle stesse esperienze l’uomo comune potrebbe arrivare per casualità, studio, incidente, ma per lui sarebbe difficile tornare indietro per elaborare, comprendere e comunicare l’esperienza ad altri. Il costume dello sciamano, come la musica, la poesia, e altri mezzi, racconta l’esperienza alla comunità. Dichiararsi “uomo”, o scientificamente Homo Sapiens, significa poter dire di conoscere il proprio posto nel mondo. Il costume dello sciamano è la mappa su cui è segnato questo posto."

“Tutti noi abbiamo sperimentato nella nostra infanzia l’esperienza sciamanica, anche se tendiamo a dimenticarcene. Uno stato naturale che scaturisce dalla possibilità di muoversi su diversi piani di coscienza e di attingere a piacere – e, aggiungiamo, con piacere – a una molteplicità di sensazioni e stimoli (…) I bambini vedono passare gli angeli, parlano con cose (apparentemente) inanimate, hanno amici invisibili, si sdoppiano, si servono di oggetti magici. Amano le vertigini e sanno come procurasele: ruotano come folli, fanno capriole, urlano, trattengono il respiro, ripetono frasi senza senso, inanellano parole in loop, si fanno lanciare in aria da mamma e papà. E che dire di quanto apprezzano il suono dei sonagli e delle percussioni? Ognuno di noi, da bambino, è abilitato ad un uso emancipato dell’immaginazione, in fase non ancora formattata dal controllo e dalla riprovazione sociale”. 

“Lo sciamano è qualcuno che, con disciplina, coraggio, perseveranza, esercizio mentale, riesce a mantenere e controllare questo stato ‘infantile’, mettendolo al servizio della sua evoluzione mentale/spirituale e del benessere della sua comunità”.


Brani di Matteo Guarnaccia tratti da questa intervista e da quest'articolo sul suo nuovo libro, Sciamani: istruzioni per l'uso, edito da Shake Edizioni.

Pare che il titolo inizialmente dovesse essere Sciamani: istruzioni per l'uso culturale (Xl riporta addirittura l'immagine di copertina con questo titolo).

Non ho ancora letto questo libro (lo farò al più presto) ma mi sembra, dall'intervista e dall'articolo, che sia proprio questo taglio culturale, e anche artistico, la sua peculiarità e ciò che lo rende particolarmente interessante e appettibile rispetto per esempio a tanta vastissima letteratura sull'argomento di taglio New Age, o comunque spiritualeggiante, o invece rispetto ai tanti libri (interessantissimi ma più specifici) sulle manifestazioni dello sciamanesimo in specifiche culture, di taglio antropologico oppure di testimonianze dirette di esponenti delle varie culture native.


Lo sciamano quindi come categoria dello spirito umano, anzi come qualità spontanea innata umana che tutti i bambini hanno.

"Sciamano" è chi mantiene attive queste capacità di vedere oltre le apparenze, di entrare in contatto con l'invisibile, di dialogare con le forze della Natura o con "Spiriti" o "Demoni" apparentemente inesistenti ma che hanno un'effettiva potentissima incidenza sugli individui e sulle società, influenza benefica o devastante (esempi potrebbero essere: il "demone della prevaricazione sulla natura" o "il demone dell'individualismo e dell'incomunicabilità" oppure invece "lo Spirito che ci riconnette e ci fa sentire una cosa sola con la Natura, o con qualcosa o con qualcuno").

Lo differenzia dal bambino, come dice Guarnaccia, l'apprendimento, anche duro, pieno a volte di sofferenza, della padronanza di queste forze e capacità, la possibilità di lasciarle esprimere, "parlare" ma di controllarle, cavalcare questo Caos primigenio di Creatività assoluta e Sogno tellurico per dirigerlo verso gli scopi voluti. O per meglio dire, forse, per trovare accordi tra la legittima espressione di queste Forze indomabili e le necessità dell'essere umano. 

Come l'artista (e a differenza dello psicotico, che pure per altri aspetti assomiglia sia all'artista che allo sciamano) sa "tornare" dal viaggio e "raccontare" storie su queste realtà sottili, rappresentare e inscenare drammi in cui gli altri fratelli umani possano entrare anch'essi in contatto con gli aspetti più primordiali, selvatici, enigmatici, paradossali, tragici o meravigliosi del reale, con tutto quel magma ribollente pullulante Energia che sta al di sotto della realtà quotidianamente e socialmente riconosciuta - sa quindi gettare ponti tra la gente e questi aspetti nascosti, per esempio la Natura Selvatica dimenticata e distrutta, e riaprire i cuori della gente perchè vi sia ancora spazio per ascoltare tutti questi aspetti tralasciati, negati, rinnegati - e nel far questo aiuta la gente a stare bene, a riconnettersi con parti di sè e del mondo che creano alienazione e sofferenza continua se rigettate, non riconosciute, abbandonate, perse. Un ricucitore di fratture, una cassa di risonanza dell'impeto del Grande Torrente Cosmico, che temiamo ma di cui abbiamo disperatamente bisogno.





(Disegno di Matteo Guarnaccia, riprodotto con la sua autorizzazione)




Come l'artista, lo sciamano mi sembra un individuo che rimane al di là dei canoni sociali riconosciuti, come il bambino affacciato su altri mondi, finestre immaginarie su aspetti straordinari o viceversa su aspetti "demoniaci" nascosti della realtà, ma al contrario del bambino sa comunicare almeno una parte di ciò agli altri, alla società, in una forma intellegibile, e perciò il suo mondo di Sogno ha una funzionesociale.

"Funzione sociale" è in realtà un'espressione ambigua: lo sciamano e l'artista, per essere tali, nella misura in cui sono tali (mentre per il resto la loro vita è come quella di tutti gli altri) sono al di là delle funzioni, liberi di recepire e di risuonare ed entrare in risonanza completamente privi di alcuna intenzione di modificare, alterare, piegare a scopi estranei, funzioni.

Sarebbe meglio parlare di una ricaduta, secondaria, della Visione dello sciamano o dell'artista, una ricaduta benefica e taumaturgica, ma la Visione in quanto tale è aliena da qualsiasi scopo o inquadramento sociale, può avere luogo proprio perchè si accede a uno stato di coscienza in cui i canoni sociali e gli scopi umani non hanno alcuna voce in capitolo.


E' la terapeuticità - a volte dolorosa - del riconnettersi a un'area dell'esistenza che prescinde dai concetti di utile o inutile, e che proprio per questo - solo per questo - è sacra, può dare nuova vita, nuova energia, nuove Visioni a popoli inariditi e persi nel Nulla, nuovi Sogni - può rifar sgorgare sorgenti interiori spente o colpire con Fulmini/Intuizioni individui e società dando uno sguardo nuovo su contraddizioni apparentemente insanabili.


Infine, una differenza tra sciamano ed artista: lo sciamano è inserito in un quadro mitologico-religioso ben definito, e la sua funzione è rispettata, riconosciuta e onorata da tutti, ha un Contesto sacro ben definito nel quale opera (anche se secondo me, lo ripeto, interiormente probabilmente è libero da qualsiasi funzione e credenza sociale) mentre l'artista - parlo dell'artista contemporaneo - è un esule, vive in una società che ha perso ogni certezza, ogni Dio e ogni sacralità e vive spesso ai margini, alla periferia rispetto al centro della società in cui avvengono le "cose che contano" - messaggero inascoltato, Cassandra derisa, profeta che farfuglia cose incomprensibili, mistico solitario, visionario incompreso, "suicidato dalla società" o nel migliore dei casi comunicatore osannato dalle mode del momento, ma il cui messaggio - il nocciolo profondo del suo messaggio - resta continuamente frainteso, sminuito, tradito proprio da chi ne decreta il successo mediatico.




Ma i tempi cambiano, le voci discordanti, dissonanti e diverse di artisti e visionari cominciano ad essere più ascoltate e forse anche più comprese, e:









"Sì, è così: il tempo ci ha riavvicinati alle antiche formule magiche, a lungo dimenticate eppure sempre presenti. Il senso incomincia, esitando, a filtrare nella grande opera a cui tutti lavoriamo, e che ci tiene avvinti." (E. Jünger, Lettera dalla Sicilia all'uomo nella Luna)









1 commento:

Scritto da Cristina Bassi Ripropongo un vecchio articolo da Raptitude.com perchè ha a che fare con il senso della realtà, che è cosi tanto c...