lunedì 16 novembre 2015

Parigi, cosa può esser successo?

Alessandro Lattanzio, 16/11/2015  Fonte https://aurorasito.wordpress.com150714.jpg.700A fronte della catastrofe epocale che l’atlantismo sta subendo in Medio Oriente, che vede la disintegrazione totale del grande piano sovversivo per distruggere l’Iran e l’Asse della Resistenza, e il ridimensionamento drastico di Russia e Cina e del loro progetto pan-eurasiatico, l’attentato a Parigi del 13 novembre 2015, può essere letto come un avvertimento delle potenze compradores legate all’atlantismo (Arabia Saudita, Qatar, Quwayt, Brunei ed emirati vari) e delle fazioni delle dirigenze occidentali ad esse legate, come Gladio, Gladio-B, CIA (il capo della CIA Brennan è un cittadino statunitense convertito wahhabita e legato alla famiglia dei Saud)), bande armate del Pentagono e del comando NATO di Bruxelles, ecc. Inoltre, tali fazioni sono alleate alle strutture finanziario-bancarie controllate da Wall Street, dato che la City ha scelto di passare da New York a Shanghai, perciò ha evitato di irritare Beijing e Mosca sostenendo una nuova aggressione alla Siria; è questa considerazione che ha legato le mani a David Cameron, impedendogli di ripetere le follie libiche contro la Siria, molto più che non le pagliacciate pseudo-pacifiste del laburista Corbyn, egato a doppio filo con il taqfirismo militante del Qatar, che dal 2011 ha fatto un’ampia campagna acquisti tra il ‘general intellect’ occidentale, ovvero nella semiborghesia di sinistra occidentale, che al contrario della borghesia tout court, è improduttiva, non ha una base economica autonoma e quindi dipende dalle regalie delle potenze compradore della penisola araba, di cui ne sposa le cause, come l’aggressione agli Stati nazionali e socialisti arabi, camuffata da ‘Primavera araba’, o le ‘rivoluzioni’ reazionarie e oscurantiste dell’islamismo wahhabita, celebrate dalla paccottiglia umana e sociologica della cosiddetta sinistra europea e italiana, il ceto parassitario occidentale legato al capitale speculativo (Soros, Obeydi, ecc.) e formato dagli impiegatucci delle ONG e altra parafernalia pseudo-umanista, tipo Gino Strada e la sua congrega Emergency, organici all’interventismo neo-colonialista ed imperialista della NATO.
Quindi, in tale quadro, le potenze compradores saudite ed emiratine, tramite le connivenze degli apparati spionistico-terroristico atlantisti, da un lato, e del circo mediatico occidentale, dall’altro, scatenano o minacciano l’ondata terroristica contro le capitali occidentali, per ricattarle e chiederle di continuare la fallimentare avventura contro la Siria e l’Iraq, o altrimenti l’apparato terroristico creato in questi 4/5 anni per distruggere la Siria e l’Iraq, con l’attiva partecipazione dei media e delle intelligence occidentali (CIA, Gladio, Mossad, MIT) e della nazione turca, verrà aizzato contro l’occidente ‘traditore’ che abbandona gli alleati (i petroemirati) e gli strumenti (i terroristi) del grande piano sovversivo geopolitico contro l’Eurasia e i BRICS.
La Turchia ha svolto da un ruolo da mezzano, scatenando prima l’ondata migratoria controllata ed eterodiretta contro l’Europa, costituita al 90% da profughi da Paesi altri dalla Siria e da una massa di terroristi e famigliari di terroristi delle fazioni perdenti in Siria/Iraq, nella prima fase di tale ricatto. Un avvertimento ‘morbido’ sulla reazione che avrebbe scatenato tale mota formata da potenze compradores, fazioni legate ai compradores (semiborghesia priva di base economica, agenzie spionistiche, Gladio e circo mediatico, dipendenti anch’essi dai capitali finanziari meramente speculativi, ecc.)
Nonostante la posizione vile e accomodante di Merkel e del centro-sinistra tedesco, le istanze turco-saudite (e annessi) non venivano recepite, aldilà delle declamazioni contro Assad e l’intervento russo che faceva saltare tutti i piani preparati per lanciare l’ultimo grande assalto alla Siria, nonostante il messaggio mafioso dell’Airbus abbattuto sul Sinai il 30 ottobre. Con la seconda fase del ricatto, iniziato con l’assalto a Parigi, si passa alla minacce ‘dure’, da qui la frenesia sul terrorismo tra noi e relativo panico, che sostituiscono tutte le zuccherose chiacchiere sull’accoglienza dell”altro’ e del ‘diverso’ fin qui sparse. La musica sta già cambiando, e nulla potranno gli accorati appelli della semiborghesia parassitaria che campa sul problema dei migranti.
La Francia, e la NATO in generale, esauritisi materialmente nell’aggressione alla debole Libia jamahiriyana, si dimostrano le tigri di carta di maoista memoria che sono. Già l’avventata avventura a Kiev, ha sepolto il capitale militar-diplomatico dell’atlantismo, e le farlocche operazioni anti-terrorismo condotte per anni, hanno risucchiato il resto di tale capitale, mandando in rovina l’imperialismo occidentale, che per la spallata sulla Siria, contava sui mercenari di al-Qaida/Stato islamico, non a caso vezzeggiati, anche in Italia, da quella parte ‘intellettuale’ della semibiorghesia prostituitasi, dal 2010, presso Doha, Dubai e Ryad, conferendole quel ‘coraggio’ anti-Israliano, altrimenti inspiegabile, che gli era assente fino a qualche anno fa. Che il ruolo turco sia fondamentale in questa, più essere intuibile dalla consequenzialità tra terrorismo in Turchia, elezioni in Turchia, vinte dagli islamisti esecutori del capitale compradores saudita-emiratina, e quindi attuazione del terrorismo in Europa occidentale. Non è un caso, quindi, che dopo la vittoria elettorale di Erdogan (probabilmente, grazie a una delle più grandi frodi elettorali della storia), ci sia stato la notte dei fuochi islamisti a Parigi.
Il messaggio appare chiaro, intervenire contro la Siria, per salvare il moribondo regno saudita, oramai intrappolato tra i tre fuochi che ha attizzato (Siria, Iraq, Yemen), dove ha aperto dei fronti bellici votati a una sconfitta schiacciante, o aprirne uno nuovo in Europa, utilizzando le residue forze terroristico-taqfirite, prima che vengano spazzate via totalmente dalle forze dell’Asse della Resistenza e dell’Eurasia, lasciando nudi i petrosceicchi e i petromonarchi, soli con il deserto politico-sociale che hanno saputo costruire in decenni di spreco della prosperità petrolifera di cui si sono appropriati a scapito dei popoli del Medio Oriente.

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