UN LUNGO SOGNO.
STORIA DI UN RISVEGLIO, viaggiando nel sud est asiatico,da cui è nato un libro.Cliccando nelle ETICHETTE,,,LIBRO FINE,,potrete leggere la parte finale del libro,il mio incontro con il GRANDE MISTERO.Cliccando LIBRO, invece si avra un lungo riassunto.Nel blog informerò su argomenti che i normali mass media non trattano.Una volta conosciuti se stessi,ci si diverte un mondo a conoscere la realtà,che chiunque proietta.
I giorni di ferie che ci vengono concessi sono ancora pateticamente
insufficienti. Negli ultimi settant'anni le settimane di vacanza
retribuite sono diventate quattro in Gran Bretagna e credo, la miseria
di 2 negli Stati Uniti (come in Italia da brava colonia...) e talvolta
gli ambiziosi lavoratori non si concedono nemmeno questa magra
indennità...
Questa è civiltà?
Due settimane al sole è senza dubbio una ricompensa inadeguata per cinquanta settimane di fatica! E' una proporzione completamente sballata. Nelle civiltà antiche c'erano molti più giorni di riposo:
"Nell'antico Egitto
la superstizione popolare proibiva di lavorare per circa un quinto dei
giorni dell'anno. nell'Atene dell'età classica c'erano cinquanta o
sessanta giorni di festa ogni anni e a Taranto, nel suo periodo di
massimo splendore, i giorni di festa superavano in numero quelli
lavorativi...
Nel vecchio
calendario romano c'erano 108 giorni nei quali per motivi religiosi la
legge vietava di occuparsi di questioni giudiziarie o di condurre
attività pubbliche di altro genere."
Cosi scriveva J.A.R Pimlott in The Englishman's Holiday (1947) Per me è una cosa incredibile che con
tutte le ricchezze e i macchinari di cui disponiamo siamo stati capaci
soltanto di ridurci ad avere una quantità di tempo inferiore rispetto a
qualsiasi periodo al 1800.
L'idea di vacanza come fuga dall'inferno del lavoro
è relativamente recente. Le ferie fecero la loro comparsa nel momento
in cui se ne sentì il bisogno, quando il concetto di impiego fisso si
era tradotto in realtà e il mondo del lavoro era diventato così
sgradevole che era assolutamente necessario prendersi dei periodi di
pausa per non impazzire. Prima che tutti noi avessimo degli
impieghi, c'era molto meno bisogno di fare vacanze pianificate e
organizzate perché c'era abbondanza di giorni festivi, giorni sacri e
giorni di mercato. E il tempo libero si mescolava con il tempo dedicato al lavoro. Tradizionalmente, l'espansione delle vacanze è sempre stata guardata con sospetto dalle autorità, le quali temono che le plebi (schiavi) butteranno via il loro tempo libero bevendo, invece di coltivare le loro menti e imbibirsi di propaganda. Le ferie pagate del 20° secolo
differivano per un aspetto importante dalle vecchie feste civili e
religiose dell'epoca preindustriale: erano controllate dall'alto. Se il governo era in grado di legiferare
in materia di tempo libero, allora l'intera faccenda del proletariato
che se la spassava diventava una minaccia meno temibile per l'ordine
sociale. Possiamo rivolgerci ai sindacati perchè ci aiutino a creare una vita migliore? No. I sindacati fanno parte del problema. Credono al vecchio mito secondo cui "il tempo è denaro". La loro campagna a favore di "una giusta
giornata lavorativa per una giusta paga giornaliera" serve solo a
tenere i lavoratori sotto controllo e a limitare i lor orizzonti a dei
piccoli aumenti salariali o a dei miseri miglioramenti delle condizioni
di lavoro.
Questa non è Libertà, è soltanto qualche soldo in più in tasca.
Sicuramente noi oziosi dovremmo
promuovere una campagna a favore di un aumento delle ferie. Gli impieghi
sarebbero più sopportabili se vi dedicassimo soltanto 3-4 giorni alla
settimana e 3-4 ore al giorno. Dal libro "L'Ozio come stile di vita"
In USA una sinistra allo
sbando è stata esortata a unirsi attorno a una banda di individui
mascherati detti 'Antifa', ossia 'antifascisti'. Etichetta usata per
silenziare il dibattito [Diana Johnstone
Nelle
ultime settimane una sinistra totalmente allo sbando è stata esortata
ad unirsi attorno ad una banda di individui mascherati detti “Antifa”, abbreviazione di “antifascisti”. Incappucciati e vestiti di nero, gli Antifa sono una variante dei Black Bloc,
noti per irrompere violentemente all’interno di manifestazioni
altrimenti pacifiche. L’etichetta di “antifascisti” è anche molto utile
per stigmatizzare coloro che li attaccano come “fascisti”. Nonostante il
nome tipicamente europeo, gli Antifa sono un altro esempio della
degenerazione politica in America.
ANTEFATTI STORICI Gli Antifa sono saliti alle cronache per avere impedito alcune conferenze di personaggi legati alla destra all’università di Berkeley,
ma il loro momento di gloria è avvenuto durante gli scontri di
Charlottesville il 12 agosto, in buona parte perché Trump ha commentato
che “c’erano buone persone da entrambi i lati”. I commentatori hanno
colto l’opportunità di attaccare il Presidente per la sua “equivalenza
morale”, dunque benedicendo gli Antifa.
I
fatti di Charlottesville sono serviti per lanciare con successo sul
mercato il libro “Antifa: the Antifascist handbook”, il cui autore, Mark Bray,
è antifascista di nome e di fatto. Il libro, come ha dichiarato
l’editore Melville House, si è venduto rapidamente, con recensioni sul
New York Times, The Guardian e NBC. The Washington Post ha celebrato
Bray come il portavoce di “un movimento attivista emergente” e
evidenziato che “il contributo più importante di questo libro è di
mettere in luce i contributi dell’antifascismo nella storia recente, e
in particolare la lotta al suprematismo bianco“.
L’antifascismo di Bray presenta
il movimento come un diretto erede degli abolizionisti, nonostante
all’epoca non ci fosse il fascismo -e dunque non esistevano gli
antifascisti- e nonostante l’etichetta di “antifa” non si possa
applicare a tutti gli avversari del fascismo. Il fatto di dichiarare una
continuità con le Brigate Internazionali che combatterono Franco in
Spagna è una associazione fallace. Il
movimento antifascista delle origini nacque come tentativo
dell’Internazionale Comunista di porre fine alle ostilità tra i partiti
socialisti in Europa per fare fronte comune contro i movimenti di
Mussolini e Hitler.
Tutto ciò è totalmente anacronistico.
Il fascismo esaltava la violenza, e la violenza era il suo modo di
imporre la propria ideologia. Sia i comunisti che i fascisti
combattevano nelle strade, e l’atmosfera di violenza aiutava il fascismo
a porsi agli occhi del popolo come argine contro il bolscevismo,
guadagando il supporto dei capitalisti e dei militaristi. Dal
momento che il fascismo storico non esiste più, l’antifascismo di Bray
ha allargato la nozione di “fascismo” fino a includere qualunque cosa,
dal “patriarcato” (un concetto pre-fascista) alla transfobia (un
concetto, questo, post-fascista). Gli attuali antifascisti mascherati
sembrano ispirarsi più a Batman che a Marx o Bakunin.
IL BRACCIO ARMATO DEL NEOLIBERISMO Dal momento in cui Mark Bray ha “trasportato” l’antifascismo europeo sugli Antifa americani, è opportuno evidenziare cosa sono gli Antifa in Europa.
In Europa gli Antifa prendono essenzialmente due forme. Gli attivistiBlack Blocinvadono
le manifestazioni di sinistra per creare disordini. Questi esaltati
sono una minoranza politica che non fa altro che giustificare la
presenza della polizia ed è spesso sospettata di avere al proprio
interno infiltrazioni dei servizi segreti. Per esempio, il 23 settembre
diverse dozzine di Black Bloc hanno tentato di irrompere al convegno del
politicoJean-Luc Mélenchon,
capo del maggiore partito di sinistra in Francia. Il messaggio che
volevano lanciare era: “nessuno è abbastanza rivoluzionario per noi”. Si
pongono come una auto-conclamata inquisizione morale.
Nel 2010 una donna di nome Ornella Guyet arrivò
a Parigi in cerca di lavoro come giornalista in diverse testate di
sinistra. Secondo l’ex direttore di Le Monde Diplomatique Maurice
Lemoine, che non si fidava troppo di lei quando la assunse come
collaboratrice, “cercava di infiltrarsi ovunque”. Viktor Dedaj,
direttore di uno dei maggiori siti di sinistra in Francia, Le Grand
Soir, è stato tra coloro che ha tentato di aiutarla, solo per ricevere
una brutta sorpresa qualche mese dopo. La Guyet si
pose come una inquisitrice, dedita a “denunciare il cospirazionismo,
l’antisemitismo e il rossobrunismo su internet” con attacchi personali
verso individui che reputava colpevoli. Significativo notare che tutti i
suoi bersagli si opponevano alle guerre di NATO e Stati Uniti in Medio
Oriente. Tra i suoi obiettivi c’erano lo stesso Viktor Dedaj, così come
Michel Collon, scrittore e attivista del Partito dei Lavoratori del
Belgio; e François Ruffin, regista e editore del giornale di sinistra
Fakir, recentemente eletto nella Assemblea Nazionale del partito di Mélenchon. E così via.
La lista è lunga, ma tutti hanno una cosa in comune: l’opposizione alle guerre di aggressione. La
tecnica degli antifa è la colpa per associazione. Il più grande dei
peccati è la critica all’Unione Europea, la qual cosa è associata al
“nazionalismo”, il quale è associato al “fascismo”, il quale è associato
all’ “anti-semitismo”, e così via. Nel giugno 2011 il partito
antieuropeista Union Populaire Républicaine diretto da François Asselineau fu
bersaglio di un articolo pubblicato su molti siti antifascisti, firmato
da “Marie-Anne Boutoleau” (uno pseudonimo di Ornella Guyet).
Temendo
degli assalti, gli organizzatori del partito hanno cancellato un
incontro che doveva tenersi a Lione. UPR ha fatto una piccola indagine,
scoprendo che Ornella Guyet era tra gli speaker di una conferenza
tenutasi nel 2009 a Parigi organizzata dal Centro per gli studi di
comunicazione internazionale della George Washington University. Una
cosa curiosa, per una così zelante combattente dei “rosso-bruni”. La
morale della storia è molto semplice: gli autodichiarati rivoluzionari
sono la migliore psicopolizia del
partito della guerra neoliberista. Non sto suggerendo che tutti gli
Antifa sono agenti dell’establishment, ma che molti di essi possono
essere manipolati o infiltrati proprio perché possono agire alla luce
del giorno.
SILENZIARE IL DIBATTITO SULL’IMMIGRAZIONE Uno
di quelli sinceri è certamente Mark Bray. Lo si capisce leggendo il suo
libro: “La soluzione finale di Hitler uccise sei milioni di ebrei […]
Circa un ebreo su tre nel continente fu ucciso, inclusi alcuni miei
parenti”
Questa storia personale spiega perché Mark Bray è
così appassionatamente antifascista, è comprensibile la paura che
“possa succedere di nuovo”. Tuttavia anche le più giustificate
preoccupazioni emotive non contribuiscono al dibattito. Siamo in un
momento di grande confusione politica. Etichettare qualunque
manifestazione “politicamente scorretta” come fascista non aiuta a fare
chiarezza. La scarsità di fascisti –
veri – è stata compensata identificando la critica all’immigrazione con
il fascismo. Questa identificazione prende molta della sua forza
emotiva dall’ancestrale paura delle comunità ebraiche di essere escluse
dalle nazioni in cui vivono.
Bisogna fare un distinguo tra immigrati e immigrazione.
Gli immigrati sono persone, che meritano considerazione. L’immigrazione
è una scelta politica che deve essere valutata. Si dovrebbe poter
discutere della cosa senza essere accusati di odiare gli stranieri;
dopotutto i sindacati sono sempre tradizionalmente opposti
all’immigrazione non per razzismo, ma perché può essere una strategia
dei capitalisti per abbassare gli stipendi. Rendendo
il tema dell’immigrazione il punto focale per decidere se qualcuno è
fascista o meno, gli Antifa impediscono un dibattito proficuo. Senza
dibattito, il tema si polarizza su due argomenti: pro o contro. E chi
vincerà tra i due?
Un recente sondaggio mostra che l’immigrazione è sempre più impopolare nei
paesi europei. La maggioranza degli europei reputa che sia un obbligo
ospitare i profughi, ma si oppone all’immigrazione di massa. Per il 60%
degli intervistati l’immigrazione è negativa per il paese; una sinistra
che si vota alla causa dei confini aperti diventerà sempre più
impopolare.
LA CACCIA ALLE STREGHE La
cosa peggiore degli Antifa statunitensi è il loro sforzo di condurre la
sinistra americana verso una caccia alle streghe per braccare fascisti
immaginari, invece di lavorare a un programma comune. Negli USA le
persone davvero pericolose sono a Wall Street, nei think tank di
Washington, nell’industria militare, senza contare i media mainstream
che adottano un atteggiamento benevolo verso gli “antifascisti” perché
utili nella lotta contro Trump.
Gli Antifa, “resistendo” contro cause perse -l a Confederazione e il suprematismo bianco – stanno distraendo la lotta contro l’establishment neoliberale.
L’uso facile del termine “fascista” impedisce di identificare i veri
nemici dell’umanità. Nel caos contemporaneo, la più grande minaccia è
l’imperialismo globale: il capitalismo finanziario, il complesso
industriale militare, le manie ideologiche degli Stati Uniti e la
megalomania dei leader occidentali. Si potrebbe chiamare imperialismo,
se non fosse che è molto più vasto e distruttismo dell’imperialismo storico dei secoli passati.
La
fissazione di impedire il risorgere di una forma di tirannia morta
ottant’anni fa, in circostanze completamente diverse, impedisce di
vedere la mostruosa tirannia di oggi. L’elezione di Donald Trump è
un grave sintomo di decadenza del sistema politico americano, governato
dal denaro, dalle lobbies, dal complesso militare-industriale e dai
media. Queste menzogne minano le basi della democrazia. Gli Antifa
stanno combattendo l’unica arma ancora disposizione del popolo: il
diritto di parola e di assemblea.
(Conferenza di Imola del 7 Maggio 2017)F
PRESENTAZIONE DI UNA DOTTORESSA CANADESE DI STRAORDINARIO LIVELLO
Ho il piacere e l’emozione autentica di presentare in sintesi la
dottoressa Guylaine Lanctot, un genio mondiale della medicina autentica
per decenni, e oggi una vera e propria Maestra Spirituale capace di
liberare i pazienti dalla paura di vivere e dalla paura di morire. Un
messaggio avanzato e memorabile che ci ha regalato con inesauribile
forza, passione e maestria, apprezzato da tutti i presenti, ma in modo
profondo e particolare da due ospiti eccezionali come Fabio e Wilde
Previati.
*****
PARTE UNO: SINTESI DEL TESTO “LA MAFIA DELLA SANITÀ”
UN TESTO TUTTORA CARICO DI REALISMO E DI VALORE
Il primo sottotitolo “Segreto della salute illimitata” fa già capire
che la Lanctot puntava già dall’inizio a qualcosa di superiore. Il
secondo sottotitolo “Come liberarsi dall’Industria Farmaceutica” e
diventare sovrani della propria salute”, fa intendere di quale pasta
fosse fatta questa magnifica donna. È un libro che esiste in lingua
italiana, edito da Amrita e da Macro Edizioni. Ho il piacere e l’onore
pertanto di presentare la dottoressa Guylain Lanctot, un genio mondiale
della medicina autentica.
SOVRANITÀ INDIVIDUALE E DIGNITÀ DIVINA DELL’ESSERE UMANO
“Non appartengo a nessuna religione. Sono fedele solo a me stessa. Io
sono la mia sovrana, una sovrana che ha fede non nelle autorità e nelle
istituzioni, ma in se stessa. Ho fede nella divinità dell’essere umano.
Basta lasciare la prigione per volare. Pace, gioia, armonia, salute e
prosperità sono dietro la porta: ci aspettano. Purtroppo il sistema
sanitario mondiale, e anche quello delle nazioni da esso colonizzate e
controllate, è una vera e propria mafia che fa ammalare, che tormenta,
che uccide in nome del vile danaro e del potere”. Così esordisce la
Guylain nel suo best-seller edito da Amrita e da Macrolibrarsi.
LA QUESTIONE DELL’IMPERMANENZA
Siamo di passaggio sulla terra. Il corpo è una macchina noleggiata
per un viaggio, per le nostre esigenze di apprendimento e di evoluzione.
La vera natura umana è buona, la sua vera essenza è divina. Ogni
vivente sulla terra è di natura divina e identica, essendo nato dalla
stessa sorgente, avendo la stessa origine. Apparteniamo tutti alla
stessa famiglia. Come negli iceberg, la parte più importante è quella
che non si vede. È l’anima che consente al corpo di esistere. Le
condizioni di salute dell’anima determinano la salute dei quattro corpi
invisibili (eterico-emotivo-mentale-spirituale) e del corpo fisico. Le
entità divine sono capaci di tutto, ed anche di auto-guarirsi. Le
remissioni spontanee sono normali. Anomale sono le malattie e la morte
non voluta. La malattia è innanzitutto un turbamento dell’anima.
PRIORITÀ DELLE FACOLTÀ SPIRITUALI
È la nostra anima a condurre la danza. Solo l’essere umano ha la
facoltà e la capacità di scegliere. Questa facoltà si trova nella sua
anima, sede della coscienza e della volontà. Purtroppo viviamo in un
mondo dove la materia fisica prevale sullo spirito, per cui lo spirito è
al servizio della materia. Pensare che vale soprattutto ciò che si
vede, si sente e si tocca con le dita è scelleratezza mentale, è
stupidità manifesta diceva il grandissimo Giordano Bruno, brutalizzato e
arso sul rogo da Papa Clemente VIII a Campo de Fiori in Roma nel 1601.
TRASFORMARE LA PRIORITÀ MATERIALISTA IN PRIORITÀ SPIRITUALE
Ma noi essendo dotati di libero arbitrio, contrariamente alle altre
creature vegetali ed animali, abbiamo il diritto, il dovere e la
possibilità di trasformare la priorità materialista in priorità
spirituale, dove la materia è al servizio dello spirito. Solo allora
conosceremo gioia, giovinezza, salute ed eternità. A noi la scelta!
UNA POPOLAZIONE SOGGIOGATA, SPAVENTATA ED IMMUNO-DEPRESSA
Viviamo in un mondo orribile dove la medicina punta a deprimere. In
un mondo dove i vaccini mettono a durissima prova il sistema immunitario
fin dalla prima infanzia. In un mondo dove ogni bambino subisce
l’aggressione di oltre venti vaccini prima di andare a scuola. Nessuna
meraviglia che crescendo, le malattie tipo sclerosi, allergie, tumori,
artriti facciano la loro comparsa e vengano curate con antibiotici e
altri farmaci. Visite su visite, ecografie, mammografie e simili. Una
popolazione immuno-depressa, spaventata, inoculata, con quasi un milione
di americani che muoiono ogni anno per gli effetti collaterali dei
medicinali, per malattie iatrogene o medico-causate. I medici hanno una
funzione sociale. Fanno a gare nel creare malattie dove non esistono.
Fanno i mercanti di malattie.
IL TERRORE DELL’INQUISIZIONE
Dal 1257 al 1818 l’Inquisizione cattolica torturò e bruciò sul rogo
milioni di persone innocenti. Erano accusate di stregoneria e di eresia
contro i dogmi religiosi, giudicate senza processo, in segreto, col
terrore della tortura. Se confessavano il loro presunto crimine erano
dichiarate colpevoli di stregoneria e arse sul rogo. Se non confessavano
erano considerate eretiche e poi arse comunque sul rogo. Non sfuggiva
nessuno. Si praticava persino sulle donne la prova della pietra al
collo. Se annegava la poveretta era innocente ma moriva. Se restava a
galla, peggio ancora, veniva definita strega e la bruciavano. In ogni
caso moriva. In tre secoli di registrazioni scritte vennero sterminati
nove milioni di streghe e stregoni, 80% donne e bambine, non senza
essere prima sottoposte a torture, stupro e violenze carnali dagli
aguzzini in odore di santità. Le famiglie venivano spossessate di ogni
ricchezza e di ogni bene immobile. Si dissotterravano persino le ossa
dei loro defunti per arderle anche esse sul rogo. Ricordiamo Giovanna
d’Arco, pastorella che salvò la Francia da invasioni esterne. Venne
accusata di stregoneria perché indossava i pantaloni e cavalcava come un
uomo. Fu bruciata viva. Questo regime del terrore, regolato dal Malleus
Maleficarum (il maglio delle streghe), stabiliva che le giovani
accusate fossero espressamente violentate e torturate. Questo regime del
terrore durò cinque secoli sotto la benedizioni di tutti i papi e i
religiosi dell’epoca.
A CHI SERVE IL TERRORE
Perché ricorrere a questo clima terroristico? La paura serve a
dominare e sfruttare le popolazioni, a sottomettere i ribelli e gli
spiriti liberi, a imporre una religione non sentita e non voluta dal
popolo, ad arricchire i dignitari, le autorità religiose e i loro
complici, nonché gli inquisitori che godevano di grandi privilegi e che
erano al di sopra delle leggi. Praticamente è la stessa cosa che accade
oggi dove governanti, ministeriali, lobbisti e leccapiedi che contano
sono tutti al di sopra delle leggi!
IL RAPPORTO FLEXNER DAL 1910 AL 1925, REGIME DEL TERRORE SANITARIO
In base alle regole del rapporto Flexner, finanziato dalle fondazioni
esentasse Carnegie e Rockefeller, AMA (American Medical Association) e
AAMC (Association of American Medical Colleges) eliminarono la
maggioranza dei terapisti omeopati, fitoterapisti e simili, colpendo in
particolare le donne e i neri. La riforma sanitaria eliminò queste
discipline e ridusse le facoltà di medicina da 650 a 50, e il numero di
studenti da 7500 a 2500. La salute cadde nelle mani di una elite
maschile ricca e corrotto. La medicina divenne uno strumento al servizio
delle finanze. La grande finanza assunse quindi il controllo della
salute, controllo che da allora sfrutta e impone coi risultati
disastrosi che ben conosciamo. I suoi complici sono i ministeri della
salute, i sottosegretari, i politici, i media, le facoltà di medicina e
soprattutto i medici collusi che godono di enormi privilegi, di regalie,
di danaro, di prestigio. L’inquisizione dunque esiste tuttora, e la
caccia alle streghe continua ininterrotta.
Fonte Alla fonte la seonda parte. https://www.valdovaccaro.com/2017/05/guylaine-lanctot-la-salute-illimitata-corpo-spirito/
Cataluña e l'agenda di Soros: i documenti "Open Society" hanno rivelato i finanziamenti dei think tank separatisti
Cataluña e l'agenda di Soros: i documenti "Open Society" hanno rivelato i finanziamenti dei think tank separatisti di Sean Jobst 10 ottobre 2017
Oye Soros Gilipollas: Al infierno con su "Sociedad Abierta"!
Non prende un forense per trovare le impronte digitali del banchiere "filantropo" George Soros in tutto il mondo. La Catalogna non è certamente un'eccezione, come è stato rivelato nei dati finanziari scoperti dal Barcellona La Vanguardia nel 2016. Il 16 agosto 2016, un articolo di Quico Sallés ha rivelato in che misura Soros ha finanziato l'ala propagandistica del movimento indipendente catalano. Questa è la stessa ala che ora sta attuando per conto dello sforzo di indipendenza della Catalogna, tra i media mondiali.
Secondo i documenti interni forniti dalla Fondazione Soros, tra il
12/16/2013 e il 31/31/2014, la "Open Society Initiative for Europe" di
Soros (OSIFE) ha "assegnato" USD 27,049 al Consiglio di Diplomazia
Pubblica della Catalogna (Diplocat).
I record indicano che la copertura mediatica delle elezioni era al
centro di questa somma, abbastanza massiccia per un solo mese e che
possiamo dedurre includeva più finanziamenti nei mesi e forse anche
negli anni a venire.
Fondata da donatori privati, Diplocat si definisce come un "paradiplomacy", un termine coniato nel 1990
per descrivere un ruolo attivo e indipendente dei governi regionali per
fare la propria politica estera all'interno di un sistema federale.
Questo descrive perfettamente Diplocat, essendo la politica estera
della Generalitat de Catalunya che oggi conduce il separatismo catalano. Diplocat è quindi la faccia mondiale del lato pro-indipendenza.
I documenti della Fondazione Soros hanno anche rivelato che nel corso
del medesimo periodo, il "Centro di Informazione e Documentazione
Internazionale" di Barcellona (CIDOB), che gestisce "Information and
Documentation" per la Generalitat, è stato aggiudicato 24.973 dollari
"assegnati" allo stesso periodo.
Sia Diplocat che CIDOB stanno portando avanti con successo gli sforzi
per attirare il sostegno internazionale dei media per la causa della
indipendenza catalana, in particolare nelle narrazioni che vengono ora
promosse in punti vendita in tutto il mondo.
Propaganda di Diplocat ben finanziata, presentata ai media
La causa immediata per il finanziamento sono state due conferenze
tenutesi a Barcellona nel gennaio 2014. CIDOB ha utilizzato i fondi per
finanziare una conferenza sull'integrazione, mentre quella di Diplocat è
stata ufficialmente chiamata "Elezioni europee 2014: l'aumento della
xenofobia e dei movimenti euroskeptici in Europa".
Quest'ultima conferenza è stata coordinata da Elisabet Moragas e
presieduta dal presidente Diplocat Albert Royo, e si è tenuta dietro
porte chiuse e solo per invito - riunendo politici e rappresentanti dei
media per "dialogo aperto".
A quanto pare, come il parlamento di Soros di una "società aperta",
tale "dialogo aperto" potrebbe ancora essere tenuto dietro le porte
chiuse e escludere un pubblico i cui pareri in ultima analisi non si
preoccupano di nulla.
Dato il titolo orwelliano della conferenza, i tecnici assemblati hanno
senza dubbio adottato decisioni in merito alla crisi dei migranti e come
i media potrebbero coprire tale questione.
Sotto la supervisione dei politici finanziati dalle ONG e dalle
fondazioni di Soros, i giornalisti partecipanti potrebbero manipolare
l'opinione pubblica in qualunque modo già predeterminati dai
finanziatori della conferenza. Soros: "Il nostro piano tratta i confini nazionali come ostacolo"
La totale ignoranza della sovranità o persino il tanto democratico
processo democratico è in piena esposizione guardando le dichiarazioni
registrate da Soros ai media.
Riferendosi al disprezzo per l'istinto naturale e normale di un paese
per mantenere l'integrità demografica impedendo l'immigrazione libera,
l'elitista Soros ammette di non aver rispetto per la sovranità: "Il
nostro piano tratta la protezione dei rifugiati come frontiere oggettive
e nazionali come ostacolo “. Il mondo stesso è il testamento del loro divergente principio.
Soros ha finanziato ONG e think tank che hanno spinto per il cosiddetto
intervento "umanitario" in paesi come la Libia e la Siria, ovviamente
tale "umanitarismo" è una copertura orwelliana per l'esatto contrario:
sostenere gruppi armati e lobbyare per i bombardamenti stranieri nel
nome dei "diritti umani", minando i governi che avevano sconfitto la sua
elite e le guerre civili dell'ingegneria per destabilizzare quei paesi.
Il suo associato, l'ex procuratore generale irlandese e il presidente
di Goldman Sachs International, Peter Sutherland, è ancora più diffuso
in questo ruolo in qualità di rappresentante speciale delle Nazioni
Unite per la migrazione internazionale.
Allo stesso tempo, Soros è al centro della crisi di migrazione di massa
in Europa, inondando gli stessi paesi europei che disprezza con un gran
numero di migranti economici. Questi migranti sono stati portati in Europa attraverso le varie ONG che finanzia.
I media lo vendono al pubblico come rifugiati, ovviamente attraverso le
decisioni fatte dietro porte chiuse in conferenze di elite come quella
di Diplocat - oscurando il fatto che la maggioranza sono in realtà
migranti economici. Anche quei profughi effettivi sono il risultato di politiche progettate dai simili di Soros, che guadagnano la guerra.
Inserisci Fundación La Caixa
Verso questa fine, Soros finanzia il Programma europeo per
l'integrazione e la migrazione (EPIM), che è una coalizione di dodici
nonprofit connessi all'elite.
Uno di questi è la Fondazione La Caixa, un'altra banca che perpetua la
schiavitù del debito mentre finge di impegnarsi in "progetti sociali".
Molto simile a Avaaz di Soros in Libia e ai caschi bianchi in Siria,
Fundación La Caixa ha coinvolto campagne di propaganda altamente
sofisticate e finanziate sotto la cosiddetta "diritti umani". All'interno della Spagna e dell'Europa in generale, è stata particolarmente attiva la promozione della migrazione di massa . È interessante notare che la Fondazione La Caixa è stata fino a poco tempo fa fondata in Catalogna. Letteralmente meno di una settimana fa, ha annunciato che ha spostato la sua sede legale a Valencia; il giorno dopo, ha annunciato un'altra mossa a Maiorca .
Dubito che la mossa sia coincidenziale, dato che i collegamenti di
Soros hanno con La Caixa e con i think-tanks pro-indipendenti del
governo catalano e con il ministero degli esteri.
Forse conosce gli effetti della destabilizzazione della Spagna, in modo
da poter perseguire meglio i suoi intrighi al di fuori della Catalogna,
ma ancora abbastanza vicino per avere un ruolo diretto.
Questa è una speculazione, ma è certo che La Caixa abbia legami con la
stessa lobbying dell'indipendenza di Generalitat de Catalunya, ricevendo
la sua Medaglia d'Oro nel 2005. Il nesso di politici e banchieri si
manifesta ancora.
Comitato di accoglienza migrante Catalano Diplocat - ma no "bienvenidos" per i fratelli spagnoli?
Royo: "Molto doloroso che la Catalogna non può accogliere più rifugiati
malgrado la sua disponibilità solo perché la Spagna non lo permetterà"
Le doppie piattaforme della "società aperta" di Soros sono un'erosione
delle sovranità nazionali e delle frontiere e l'immersione libera in
Europa.
Entrambi sono direttamente legati alle varie attività delle ONG in
tutto il mondo, ognuno che lavora strettamente in concerto tra di loro
in modo che le azioni di una istituiscano il "problema" che altri
componenti della sua rete possono entrare e "risolvere ”. Ho precedentemente descritto questo processo in relazione alla Germania.
Non dovrebbe sorprendere che il Diplocat, finanziato da Soros, promuove
attivamente l'immigrazione di massa e abbia addirittura descritto uno
dei fattori di indipendenza dalla Spagna, affinché la Catalogna possa
accogliere ancora più "rifugiati" (quasi tutti sono immigrati economici
in realtà) come questo articolo sul loro sito ufficiale ammette: 09 feb 2017 DIPLOCAT si unisce alla campagna a favore dei rifugiati e dei richiedenti asilo Albert Royo ricorda la volontà della Catalogna di accogliere più rifugiati
Il Consiglio di Diplomazia Pubblica della Catalogna (Diplocat) ha
aderito oggi alla campagna "La nostra casa, la tua casa" guidata da un
gruppo di cittadini indipendenti e organizzazioni catalane interessate
alla situazione attuale di migliaia di migranti e sfollati all'interno e
all'esterno dell'Unione Europea.
Diplocat contribuirà a dare visibilità internazionale all'affetto
storico della Catalogna verso l'asilo e l'esilio a seguito della sua
storia recente. La dichiarazione di campagna, che ha già più di 53.600 firme, ha ora il supporto di Diplocat come entità.
Il Consiglio incoraggia inoltre i cittadini a partecipare al concerto
di sabato e a partecipare alla manifestazione che si terrà a Barcellona
il 18 febbraio sotto lo slogan "Non c'è più scuse, oggi benvenuto", che
dovrebbe essere il più importante raduno in Europa per questo causa.
Il segretario generale di Diplocat, Albert Royo, afferma che "stiamo
parlando della più importante crisi umanitaria dopo la seconda guerra
mondiale" e che è "molto doloroso che la Catalogna non possa accogliere
più rifugiati malgrado la sua disponibilità solo perché la Spagna non
Permettilo". {FINE}
¿Dónde están los "catalanes"? Ho già documentato gli interessi stranieri che sostengono questo movimento per l'indipendenza catalana.E
ho appena mostrato l'ammissione del sostenitore indipendente Albert
Royo, capo del Diplocat ben finanziato che ha lobbato per la causa
separatista tra i media stranieri, che accettare ancora più migranti in
Catalogna è una motivazione primaria per l'indipendenza, ammettendo che
preferisce l'economia estera i migranti ad accettare il proprio posto
come fratelli tra i popoli iberici effettivamente legati ai catalani per
sangue, origine e storia.Non
dovrebbe sorprendere allora che i migranti ingrati sarebbero venuti in
Spagna e si voltarono e si rivolgessero con diversi marxisti, potenze
straniere e banchieri globalisti per questo sforzo di indipendenza
catalano.Ci sono stati molti "catalani" a protesta separatista a Barcellona ....
Il
più interessante dei nuovi filosofi italiani legge Marx & Schmitt e
appoggia Putin perché riavvicina l’Europa alle radici della sua cultura
giuridica e politica. Diego Fusaro
(Torino, 1983) è il più interessante tra i filosofi italiani di giovane
generazione. Sua è una rilettura del pensiero di Marx al di là di ogni
vecchia scolastica o tentativo di “rottamazione” (Bentornato Marx! il
titolo del suo libro). Tra le sue opere ricordiamo anche “Minima
Mercatalia. Filosofia e capitalismo” e il recente “Idealismo e Prassi.
Fichte, Marx, Gentile”. Fusaro è stato allievo del grande (e
misconosciuto) Costanzo Preve e proprio Preve gli ha trasmesso
l’interesse per la Russia. Costanzo Preve – ci dice Fusaro – scrisse un
saggio intitolato “Russia, non deluderci!”. In che senso? Preve si aspettava che la Russia
potesse opporsi allo strapotere del capitalismo americano e alle sue
pulsioni imperialiste, e dunque garantire l’esistenza di un mondo
multipolare. Se la Russia non delude in questa sua missione naturale,
essa svolge una funzione fondamentale anzitutto per noi Europei. La Russia di Putin a
differenza della vecchia URSS non esprime una radicale alternativa “di
sistema” al mondo liberalcapitalista. Vero, ma dal punto di vista
geopolitico la Russia rappresenta pur sempre un freno all’agire di una
super-potenza che ormai tende a sconfinare nella pre-potenza. Il mondo
post-1989 è esattamente questo, la tendenza americana a dominare il
mondo in forma unipolare. Nel parlare del necessario “multipolarismo” lei fa riferimento a Kant. Sì, in un mio scritto: Minima
Mercatalia. Filosofia e capitalismo. Kant diceva, nel 1795, che per
garantire una stabile pace è meglio che vi sia una pluralità di Stati
(diremmo noi: meglio più blocchi, anche contrapposti) che una Monarchia
Universale. Oggi la “monarchia universale” è quella dello “one way”, del
pensiero unico americano che mira ad annullare ogni diritto alla
differenza e ogni modo alternativo di abitare il mondo che non sia
quello americano. Oggi la Russia tende a scontrarsi con l’Occidente sul tema dei valori e dei cosiddetti diritti individuali.
Quella dei diritti individuali è una vera e propria ideologia, nel
senso deteriore del termine. Tale ideologia afferma i diritti di un
individuo astratto, mentre i veri diritti sono quelli dell’individuo
all’interno della comunità. Individuo e comunità esistono reciprocamente
mediati, non ha senso pensarli astrattamente, come fa l’ideologia dei
diritti civili, la quale è poi un alibi per non parlare dei diritti
sociali. Diritti individuali magari bilanciati anche con i doveri, come diceva Mazzini. Certamente. Mi rifiuto poi di pensare
che matrimoni gay, adozioni gay e eutanasia rappresentino i simboli
della massima emancipazione possibile. È una presa in giro, anzitutto
per i precari e per i disoccupati. I diritti devono essere anzitutto
diritti sociali: quelli che garantiscono una sopravvivenza dignitosa
dell’individuo all’interno della sua comunità, permettendogli di potersi
pienamente esprimere in tutte le sue potenzialità. Putin si appella a
quel diritto naturale che affonda le sue radici nel grande pensiero
europeo: lo stoicismo, i padri della chiesa.
In tempi più recenti possiamo ricordare Grozio e Pudendorf come
alfieri di questa concezione. Se Mosca oggi ci aiuta a riavvicinarci a
questi temi, allora è davvero auspicabile che essa sia forte e ci sia
vicina. Infatti, appare evidente come la Russia, anche per via della sua
straordinaria cultura, rappresenti una realtà molto più affine allo
spirito europeo di quanto non sia l’America, che è invece il regno della
tecnica (Heiddeger) e del capitale smisurato (Marx). E dunque…?
Dunque l’Europa dovrebbe staccarsi dall’America, e dovrebbe
schierarsi nel blocco euroasiatico. Impresa utopica… se pensiamo alla
presenza delle basi militari USA in Italia, a ben sessant’anni dalla
fine dei nazifascismi e a vent’anni dalla fine del comunismo. L’Italia è
oggi una colonia statunitense, anche se nessuno lo dice. In campo economico e
sociale sembra che l’“utopia si stia realizzando: flussi di studenti,
di merci, di turisti. Interscambio energetico e tecnologico. Anche per
questo forse si producono “crisi” … per suscitare un nuovo clima da
guerra fredda e impedire la piena integrazione.
Gli Americani devono necessariamente dividere gli Europei per
conservare il lorodominio unipolare. Dividere per comandare meglio. Le
basi americane che costellano vergognosamente il territorio europeo
servono esattamente a mantenere in uno stato di perenne subalternità
militare, geopolitica e culturale gli Europei. C’è anche un ritardo della cultura europea o perlomeno di quella italiana nel capire i cambiamenti epocali in atto. Dopo il 1989 si è verificata una
ondata penosa di riflussi e pentimenti. In questo scenario si inserisce
la vicenda tragicomica della sinistra italiana e di quello che, con
Preve, chiamo l’orrido serpentone metamorfico PCI-PDS-DS-PD: dal grande
Antonio Gramsci a Matteo Renzi. Ormai da venti anni, senza alcun
infingimento, la sinistra sta dalla parte del capitalismo, delle grandi
banche e dei bombardamenti “umanitari”. Per questo io non sono di
sinistra: se la sinistra smette di interessarsi a Marx e Gramsci,
occorre smettere di interessarsi alla sinistra. Se la sinistra ha assunto questa posizione è stato appunto in nome della nuova Ideologia dei Diritti umani Affermava Carl Schmitt : l’ ideologia
diritti umani è utile per creare un fronte unito contro chi viene
individuato come “non umano”. Contro un nemico che viene dipinto come un
mostro, ogni strumento di annientamento è lecito: si pensi agli
strumenti utilizzati contro Saddam Hussein, contro Gheddafi. Si deve
sempre inventare un nuovo Hitler in modo da legittimare la nuova
Hiroshima: dove c’è il dittatore sanguinario, lì deve esserci il
bombardamento etico. È il canovaccio della commedia che, sempre uguale,
viene impiegato per dare conto di quanto accade sullo scacchiere
geopolitico dopo il 1989: il popolo compattamente unito contro il
dittatore sanguinario (nuovo Hitler!), il silenzio colpevole
dell’Occidente, i dissidenti “buoni”, cui è riservato il diritto di
parola, e, dulcis in fundo, l’intervento armato delle forze occidentali
che donano la libertà al popolo e abbattono il dittatore mostrando con
orgoglio al mondo intero il suo cadavere (Saddam Hussein nel 2006,
Gheddafi nel 2011, ecc.). Farebbero lo stesso contro Putin… … se Giuseppe Stalin non avesse innalzato attorno alla Russia una palizzata di bombe atomiche. Esatto, proprio per questo è opportuno
che Putin conservi il primato militare come arma di dissuasione: per
poter svolgere una civile funzione di freno alla super-potenza
americana. Per questo, l’immagine simbolo di questi anni è quella che
vede contrapposti Obama che dice: “Yes, we can” e Putin che idealmente
gli risponde: “no, you can’t!”. Frenare gli Americani significa frenare
la loro convinzione di essere degli eletti, di avere una special
mission, che consisterebbe nell’esportare la democrazia, come si
esportano merci, a colpi di embarghi o di bombardamenti. Sulla scia di
questa convinzione è stata dichiarata una guerra mondiale a tutto il
mondo che non si piega ai diktat e la guerra è stata portata di volta in
volta in Irak, in Serbia, in Afghanistan, in Libia, attraverso la
guerriglia in Siria. Solo la Russia resiste. È questa la “quarta guerra
mondiale”. Essa, successiva alla terza (la “Guerra fredda”), è di ordine
geopolitico e culturale ed è condotta dalla civiltà del dollaro contro
the rest of the world, contro tutti i popoli e le nazioni che non siano
disposti a sottomettersi al suo dominio, forma politica della conquista
del mondo da parte della forma merce e della logica della reductio ad
unum del globalitarismo, Putin stesso viene
definito come una sorta di despota asiatico antidemocratico… anche se le
percentuali del consenso di cui gode, espresso in regolari elezioni,
sono eclatanti. Come dice Alain de Benoist,
l’ideologia liberale occidentale è una “ideologie du meme”: riconosce e
legittima solo ciò che percepisce come uniforme a sé stessa. E in nome
di questo unilateralismo si glorificano anche fenomeni ridicoli come
quello delle Pussy Riot, come espressioni di “dissidenza” e di “lotta
per i diritti”! Il capitale odia tutto ciò che capitale non è, mira ad
abbattere ogni limite, in modo da vedere ovunque sempre e solo la stessa
cosa, cioè se stesso. Con le parole di Marx, “ogni limite è per il
capitale un ostacolo che deve essere superato”. Come considera la proposta formulata da Vladimir Putin di una “Europa unita da Lisbona a Vladivostok”? È un concetto interessante. E’
necessario che l’asse dell’Europa si orienti altrove rispetto
all’Occidente americanizzato. Ed è necessario immaginare una Europa più
ampia dei confini imposti dalla UE: quella UE che rappresenta il trionfo
dei principi di capitalismo speculativo di stampo occidentale. La UE è
oggi la quintessenza dell’americanismo, del neoliberismo americano e
della vergognosa rimozione dei diritti sociali. È, direbbe Gramsci, la
“rivoluzione passiva” con cui, dopo il 1989, i dominanti hanno imposto
il neoliberismo. E come si definirebbe Diego Fusaro oggi?
Sono uno allievo indipendente di Hegel e Marx, Gentile e Gramsci, ma
mi considero abbastanza isolato nel panorama culturale italiano, perché
la sinistra in Italia è passata dalla lotta al capitale alla lotta per
il capitale. I suoi nomi di spicco sono Fabio Fazio e la signora
Dandini, Zagrebelsky e Rodotà. In questo senso, non ne faccio mistero,
mi sento un dissidente e un ribelle, e propongo un pensiero in rivolta
contro l’esistente. La sinistra oggi è contro la borghesia ma non contro
il capitalismo globale: ma dal 1968 è il capitalismo stesso che lotta
contro la borghesia, cioè contro quel mondo di valori (etica, religione,
Stato, valori borghesi, ecc.) per loro stessa natura incompatibili con
la mercificazione universale capitalistica. Per ciò, lottando contro la
borghesia, dal 1968 ad oggi la sinistra lotta per il capitalismo. Io
ritengo che si debba invece lottare contro il capitalismo e che sia
ancora valido un ideale di emancipazione del genere umano inteso come un
soggetto unitario (la razza umana), che esiste solo nella pluralità
delle culture e delle lingue, delle tradizioni e dei costumi, ossia in
quella pluralità che – diceva il filosofo Herder – è il modo di
manifestarsi di Dio nella storia. All’atto della sua
prima elezione Obama veniva accolto – e non solo dalla sinistra – come
una sorta di Messia. Vi è chi lo definì come “il Presidente di tutto il
mondo libero”.
Quello fu un tipico caso di provincialismo italiano ed europeo: la
festa per l’incoronazione dell’Imperatore Buono. Oggi i tempi sono
cambiati, c’è piùdisincanto non solo verso Obama, ma anche verso la
costruzione verticistica dell’Unione Europea. Mi pare che la Francia si
sia rivelata “l’anello debole” della catena eurocratica. O meglio: il
punto in cui la catena si può spezzare. Chi è contro il capitale, nel
senso di Gramsci e di Marx, non può oggi non essere contro
l’imperialismo americano, ma poi anche contro l’Europa dell’euro e della
finanza, del precariato e del neoliberismo
Maurizio Blondet6
Subito dopo aver fatto irruzione nella
stanza del Mandaly Bay Hotel da cui Stephen Paddock sparava, gli uomini
dello Hostage Rescue Team (Gruppo salva-ostaggi) hanno trovato, oltre
il cadavere dell’uomo che si era sparato alla testa e le decine di ami
d’assalto, anche “molta letteratura Antifa”. La notizia, diffusa
inizialmente, è stata però subito censurata dai media mainstream. Lo
stesso Trump è stato istruito dai suoi gestori a ripetere che lo
stragista era “un uomo molto malato”, attribuendo ad una follia senza
movente la strage.
“Antifa” è l’abbreviazione gergale di “Azione Antifascista”, la
galassia violenta e corpuscolare di gruppi rossi e neri (anarchici) che,
da quando è stato eletto Trump, secondo loro esponente della frangia
fascista della società, sono passati all’azione diretta. Picchiano,
minacciano, interrompono riunioni della “destra” (altra galassia), a
cui negano con le cattive l’agibilità politica, il diritto di riunione e
di parole: “Hate speech is not free speech”, i discorsi d’odio non
hanno (diritto alla ) libertà di parola, è uno dei loro slogan. Nutrono
una ideologia anarco comunista, contro le “tre oppressioni: razzismo,
sessismo, capitalismo”. Insomma si credono anti-sistema ma sono la
guardia armata del Politicamente Corretto Totale, i picchiatori del
conformismo del Sistema portato al parossismo demente.
Demente non è una esagerazione. Sono Antifa i gruppi che abbattono, o
fanno abbattere, le statue del generale Lee e quella del “razzista”
Cristoforo Colombo – uno sforzo supremo di “pulire” la storia americana
di tutto il politicamente scorretto, per farne la società purificata
della perfezione antirazzista e anti-Alt Right: reincarnazione
impazzita, se ci si pensa, della “città luminosa sulla collina”,
dell’America come “nazione necessaria” e purificatrice del mondo.
Il contagio collettivo dell’odio
Snowflakes e black-bloc, politici e giornalisti di grido
partecipano alla frenesia, si contagiano a vicenda. Molti psichiatri
Usa hanno diagnosticato – non scherzano – una nuova sindrome: “President Trump Stress Disorder”,
caratterizzato da “angoscia, ansia, attacchi di panico” che cresce con
il crescere del caos della stessa presidenza. “A sinistra è una
epidemia di malessere psicologico vera e propria”, rivelano gli
psichiatri al New York DAily News: http://www.nydailynews.com/news/politics/cope-president-trump-stress-disorder-article-1.3414933
Una sindrome che può calmarsi, temporaneamente, solo attaccando
fisicamente i concittadini nemici, deplorevoli votanti per Trump o
lettori di Breitbart. Una senatrice dello Stato del Missouri, tale
Chappelle-Nadal, ha postato su Facebook il moderato auspicio: “Io spero
che sia assassinato!”. Interpellata dal Secret Service (il servizio di
protezione presidenziale) s’è giustificata: “Sono molto frustrata”.
Molti “Antifa” seguono l’ideologia del super-anarchico Saul Alinsky, per
il quale “Lucifero è stato il primo dei radicali rivoluzionari”.
Ora, gli spettatori del concerto country su cui Paddock ha
infierito erano – come non ha mancato di far notare compiaciuto qualche
anchorman delle tv progressiste mainstream – sicuramente elettori di
“The Donald”: quindi un bersaglio legittimo per un ossesso “antifa”.
Si capisce anche come la notizia non venga diffusa troppo. Nella
polarizzazione estrema della società americana, già eccitata fino alla
paranoia – non senza la complicità dei media, che continuano a
dipingere Trump come un nemico servo della Russia – è ritenuto più
prudente non mostrare la strage di Vegas per quel che è: un fatto di guerra civile.
La guerra civile americana strisciante, o meglio corpuscolare che
formicola e polarizza la società, salita ad un quasi inverosimile
parossismo di odio reciproco. Riconoscere l’eccidio per quel che è,
infatti, promuoverebbe la “risposta” dell’opposto radicalismo, armato
anch’esso. L’evocazione stessa della parola, “guerra civile americana”,
ricorda uno dei fatti più brutali della storia umana, dove i generali
nordisti hanno sterminato non solo i sudisti ma “le donne, i bambini,
devastato i loro terreni…”. Nei quadri di Hopper: sta per avvenire un delitto, o è appena avvenuto.
La violenza endemica della società Usa, ora giunta alla demenza, è tradizionale, come ricorda Nicolas Bonnal. “La brutalità del paese, della sua popolazione e dei suoi costumi”
è la prima cosa che hanno rilevato i nuovi arrivati in America, da
Tocqueville a Charles Dickens a Louis-Ferdinand Céline; oggi, alla
violenza di base si unisce “la crudeltà del controllo della sua
polizia, che arriva ad assassinare 1200 cittadini all’anno e ne
controlla col bracciale elettronico 6 milioni (il lager elettronico non è
una metafora)”, e “rinchiude 2,3 milioni di detenuti”, quasi la metà
(43%) dei carcerati del mondo intero nei soli Stati Uniti. “Negli
ultimi due secoli, 34 milioni di cittadini americani sono stati
incarcerati per durate indeterminate”.
La legge di Lynch applicata al mondo
E’ il paese la cui civiltà giuridica ha dato la giustizia popolare spiccia, chiamata legge di Lynch.
Bonnal ricorda come nel suo Lyceum Adress (1838), l’allora liceale
Abraham Lincoln evoca il fatto che nel Mississippi i bravi americani
han cominciato ad impiccare i giocatori d’azzardo, “professione non
particolarmente utile e onesta, ma non vietata dalle leggi”; proseguito
con l’impiccare i negri sospettati di insurrezione; poi impiccato i
bianchi sospettati di essere d’accordo coi negri; “e infine degli
stranieri, provenienti dagli stati vicini, e viaggianti per i loro
affari”.
Non è in fondo la stessa legge di Lynch quella che pratica la
diplomazia imperiale americana?, chiede Bonnal. “linciaggio collettivo
di presunti “stati canaglia” isolati. Si lincia l’America centrale,
l’Irak, la Siria, la Libia, la Corea aspettando di linciare l’Iran, la
Cina e la Russia”. Impossibile? Tutt’altro: “E’ la logica di questa
folla di linciatori che accusano senza prove e si scaldano a vicenda con
Bibbia e whisky, e poi sterminano”. http://www.dedefensa.org/article/lincoln-et-la-barbarie-americaine
Il massacratore di Las Vegas è la figura perfetta di questa violenza
totale e corpuscolare ed endemica. Suo padre, Patrick Benjamin Paddock, è
stato un rapinatore violento, seriale,negli anni ’70. Il FBI, che
riuscì ad arrestarlo nel 1976, lo ha posto per qualche tempo nella
lista dei dieci maggiori ricercati. Nel manifestino “wanted”,
si precisa che “deve essere considerato armato e molto pericoloso”, e
che è stato “diagnosticato come psicopatico con tendenze suicide”. Papà Paddock, wanted.
Continuano i dubbi che il figlio abbia agito da solo, come un pazzo
isolato nella sua follia solitaria. Quarantacinque minuti prima della
sparatoria, una donna ha gridato alla folla degli spettatori al
concerto: “Morirete tutti, fottuti!. Era, dicono i testimoni, una
donna sulla cinquantina, di tipo ispanico. La security del concerto l’ha
portata fuori di forza, insieme al suo accompagnatore. L’una e l’altra
non identificati.
E’ un episodio in più della mostruosa e profondissima malattia morale
che invade la società americana, e si riflette ed accelera la
disgregazione dell’impero. E’ la violenza psicopatica con cui l’impero
si suicida, rivolgendo il proprio odio armato contro se stesso. Ma non
senza aver prima sparso stragi attorno a sé.