venerdì 24 agosto 2012

Essere e sapere


Ripetiamo: la relazione tra il sapere e l'essere non cambia per un semplice
accrescimento del sapere. Essa cambia solamente quando l'essere
cresce parallelamente al sapere. In altri termini, la comprensione non
cresce che in funzione dello sviluppo dell'essere.
"Le persone, sovente confondono questi concetti e non afferrano
chiaramente quale è la differenza tra di essi. Pensano che se si sa di
più, si deve comprendere di più. Questo è il motivo per cui esse
accumulano il sapere o quello che chiamano così, ma non sanno come
si accumula la comprensione e non se ne preoccupano.
"Tuttavia una persona esercitata all'osservazione di sé, sa con certezza
che in differenti periodi della sua vita ha compreso una stessa
idea, uno stesso pensiero, in modo totalmente diverso. Sovente le
sembra strano, di aver potuto comprendere così male ciò che adesso
crede di comprendere così bene. E, ciononostante, si rende conto che
il suo sapere è rimasto lo stesso, e che oggi non sa niente più di ieri.
Che cosa dunque è cambiato? È il suo essere che è cambiato. Quando
l'essere cambia, anche la comprensione deve cambiare.
"La differenza tra il sapere e la comprensione ci diventa chiara
quando ci rendiamo conto che il sapere può essere funzione di un
solo centro. La comprensione, invece, risulta dalla funzione di tre centri.
Così l'apparecchio del pensiero può sapere qualcosa. Ma la comprensione
appare soltanto quando un uomo ha il sentimento e la sensazione
di tutto ciò che si ricollega al suo sapere.

"Abbiamo già parlato della meccanicità. Un uomo non può dire di
comprendere l'idea della meccanicità quando la sa soltanto con la testa.
La deve sentire, con tutta la sua massa, con l'intero suo essere. Allora
la comprenderà.
"Nell'ambito delle attività pratiche le persone sanno molto bene
fare la differenza tra il semplice sapere e la comprensione. Esse si
rendono conto che sapere e saper fare sono due cose del tutto diverse,
e che saper fare non è frutto del solo sapere. Ma fuori dal campo
della loro attività pratica le persone non comprendono più che cosa
significa : ‘comprendere’.
"Come regola generale, quando le persone si rendono conto che non
comprendono una cosa, cercano di trovarle un nome, quando hanno
trovato un nome, dicono che 'comprendono'; ma 'trovare un nome'
non significa comprendere. Purtroppo, la gente si soddisfa abitualmente
dei nomi e un uomo che conosce un gran numero di nomi,
cioè un gran numero di parole, ha la reputazione di comprendere molto,
eccetto naturalmente nella sfera delle attività pratiche in cui la sua
ignoranza non tarda a diventare evidente

Una delle ragioni della divergenza nella nostra vita fra la linea
del sapere e la linea dell'essere, in altri termini, la mancanza di comprensione
che è in parte causa e in parte effetto di questa divergenza,
si trova nel linguaggio parlato dalla gente. Questo linguaggio è pieno
di concetti falsi, di classificazioni false, di associazioni false. Soprattutto:
le caratteristiche essenziali del pensare ordinario, la sua vacuità e la
sua imprecisione fanno sì che ogni parola può avere migliaia di significati
differenti, secondo il bagaglio di cui dispone colui che parla, e
l'insieme di associazioni in gioco al momento stesso. Le persone non
si accorgono quanto il loro linguaggio sia soggettivo e quanto le cose
che dicono siano diverse, benché impieghino tutte le stesse parole.
Dalle pagine 78 79 80 di questo meraviglioso libro,,,Frammenti di un insegnamento sconosciuto




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