Attenti agli applausi: quelli che Grillo ha rimediato a Torino, nella straripante piazza Castello. Secondo il blog marxista “Contropiano” è utile prendere nota di cosa enstusiasma i seguaci: dalla battaglia No-Tav all’“euro-nazismo” di Schulz, che dimentica i meriti dell’Urss («Non avesse vinto Stalin, oggi Schulz avrebbe una svastica sulla fronte»). E c’è anche il fantasma buono di Enrico Berlinguer, evocato da Giuseppe Zupo per dire che il Movimento 5 Stelle è «l’unico erede, oggi in Italia, della battaglia berlingueriana per la “questione morale”», cioè istituzioni pulite come argine necessario contro la tentazione della violenza, di fronte alla rabbia per uno Stato dilaniato dalla corruzione di casta. Un’élite così moralmente fragile da farsi “comprare”, a poco prezzo, da chi vuol finire di mangiarsi l’Italia in un sol boccone: votare 5 Stelle, dice un ex esponente di Rifondazione Comunista come il professor Aldo Giannuli, storico e politologo, significa punire la classe politica (Pd, in primis) che ha tradito l’elettorato di sinistra per fare politiche di destra, al servizio esclusivo dei poteri forti.
Grillo non ha (ancora) un vero e proprio “piano-B” per uscire dal tunnel depressivo di una crisi che distrugge tutti, tranne i privilegiati? Non è vero, dice Giannuli: il primo passo del “piano-B” non può che essere questo, fare piazza pulita dei “collaborazionisti” che hanno ininterrottamente cospirato con la cupola finanziaria eurocratica e neoliberista per la rovina dell’Italia dei lavoratori. Populismo? Anche, ma «ogni processo di rivolta contro il sistema ha sempre avuto esordi di tipo populista». Oggi, però, la polemica contro il populismo «è la foglia di fico dietro cui queste miserabili élite nascondono le loro incapacità, la loro voracità, i loro ignobili privilegi». Questo aiuta a capire da che parte stare, in un momento così cruciale, in cui peraltro «le cosiddette élite stanno dando il peggio di sé: dopo un ventennio nel quale hanno preparato il disastro presente, si apprestano a svendere questo paese», mettendo all’asta «pezzi pregiati di Eni, Finmeccanica, porti, patrimonio immobiliare e artistico, Ferrovie, Cdp».
«Tutto sta per essere svenduto», continua Giannuli, «e alla fine ci ritroveremo con lo stesso debito, ma molto più poveri». Ricordate la svendita delle Partecipazioni Statali degli anni ‘90, che dovevano servire ad abbattere il debito – come se il debito pubblico fosse un peccato mortale? Il debito del Giappone è pari al 250% del Pil, ma il Giappone non teme attacchi speculativi perché è protetto dalla moneta sovrana, grazie alla quale – come gli speculatori ben sanno – in qualsiasi momento è in grado di far fronte al deficit. In Italia, dopo vent’anni di eurocrazia reale mascherata dalla finta alternanza tra centrodestra e centrosinistra («stessa cultura politicaliberista, stesso uso cinico delle tecniche surrettizie di raccolta di consenso, stessa moralità politica») per Giannuli «è arrivato il momento di rovesciare questa classe dirigente in tutte le sue “varianti”». Mentre «la specie berlusconiana sembra felicemente avviata all’estinzione», il macigno che ingombra la libertà italiana si chiama Pd: «E’ il partito che ha fatto più danni sul piano della democrazia».
Leggi elettorali maggioritarie e senza preferenze, riforma del titolo V della Costituzione nel 2001, riforma dei servizi segreti del 2007. Il Pd è quello «che sta svendendo la Banca d’Italia, che ha sempre espresso il maggior grado di asservimento agli Usa, che in 20 anni non ha svolto alcuna azione di contrasto alla corruzione, che non ha fatto alcuna legge sul conflitto di interesse chiedendo i voti per farla». E’ il partito che ha fatto di più per far sparire il lavoro: «Per i giovani propone solo e sempre maggiori periodi di lavoro gratuito (servizio civile, praticantato post-laurea, lavoro in azienda durante il periodo scolastico), inoltre con il pacchetto Treu ha dato il via alla demolizione dei diritti dei lavoratori, e in più ha difeso la legge Fornero». Ora, l’ascesa di Renzi «è il punto di arrivo finale della degenerazione di quello che fu un grande partito di sinistra ed è oggi un piccolo covo di intriganti e faccendieri». Se su Grillo possono esserci perplessità, «in compenso ho la certezza che il Pd di Renzi sia il nemico da battere e punire», conclude Giannuli, e il Movimento 5 Stelle «è lo strumento più efficace per colpire questa classe politica».
Non solo: un voto europeo a Grillo, continua il professore dell’ateneo milanese, è una possibilità concreta per contribuire a «mandare in frantumi questa Europa dei finanzieri e dei tecnocrati», l’Europa delle banche, senza lasciare campo libero, su questo tema, «alle formazioni fasciste, xenofobe, di destra». E, a proposito di democrazia, resta in primo piano la legge elettorale: se l’Italicum verticalizza ulteriormente il potere, escludendo gli elettori dalla selezione della classe dirigente, l’alternativa è “una testa, un voto”. «Il M5S è l’unica forza politicadichiaratamente proporzionalista», e inoltre una forte affermazione dei 5 Stelle «avrebbe l’effetto immediato di paralizzare l’abominevole legge Renzi-Berlusconi che è in discussione in Parlamento. E’ sufficiente che il M5S emerga come secondo polo per far passare qualsiasi velleità di legge maggioritaria a doppio turno: già questa sarebbe da sola una ragione sufficiente per votare 5 Stelle». E se i “malpancisti” del Pd non riuscirebbero mai a votare Grillo, chiosa Giannuli, possono sempre consolarsi con Tsipras: è ancora ambiguo sull’euro, ma – se supererà il quorum – diventerà un alleato prezioso per la comune battaglia democratica che ci attende.
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