giovedì 26 giugno 2014

Il Presidente dell’Uruguay, José Mujica in fila in un ospedale pubblico come tutti gli altri cittadini.

“Una persona povera non è chi ha poco, ma chi ha bisogno infinitamente di più, e più e più. Io non vivo in povertà, io vivo in semplicità. Ho bisogno di molto poco per vivere”. José Mujica risponde così a chi lo definisce il presidente più povero del mondo, conosce bene cosa vuol dire non avere niente, essendo stato per 14 anni in prigione, due dei quali in isolamento in un pozzo sotterraneo. Era un guerrigliero politico, appartenente al movimento armato
di sinistra “Tupamaros”, fu arrestato più volte, evase di prigione ma, una volta catturato e con la dittatura militare del 1973, inziò a scontare la sua lunga pena. Per due di questi anni è stato uno dei cosiddetti “rehenes” (ostaggi), ovvero quei prigionieri Tupamaros che, in caso di azioni militari del gruppo, avrebbero potuto essere fucilati. Mujica nel 2009 è stato eletto presidente del’Uruguay a 74 anni, in questo caso non sono troppi poiché gli sono serviti a maturare esperienze che lo hanno portato.a riconoscere i propri errori, arrivando a questa età con la mentalità più aperta di un ragazzino. Josè ha combattuto con la violenza e con le armi, adesso però ha capito ed affermato più volte che non esistono guerre giuste e nobili, crede molto nei negoziati, “i quali porterebbero un esito non condiviso da tutte le parti ma infinitamente migliore per i deboli, i poveri e i sofferenti del mondo rispetto a qualsiasi soluzione militare”.


I più deboli sono tra i destinatari principali della sua politica, per questo ha deciso di dare il buon esempio vivendo in una modesta abitazione nelle periferia di Montevideo, utilizzando come “auto blu” il suo maggiolino di colore blu degli anni 70 e donando il 90% dello stipendio da presidente ad organizzazioni non governative. Mujica non capisce come può un politico guadagnare più dei suoi concittadini, ha rifiutato il palazzo presidenziale, si mette in fila all’ospedale come ogni altro cittadino, ha diminuito la corruzione e lotta da sempre contro gli abusi delle multinazionali. Da ex fumatore combatte contro le lobby del tabacco ( primo paese in America Latina a vietare il fumo nei luoghi pubblici) e ha legalizzato la marijuana, ma non per rendere l’Uruguay il paese dello sballo. Lo stato si è assunto la gestione e la distribuzione della marijuana, concede licenze ai privati per la coltivazione e la vende ad un prezzo bassissimo per sostituire il mercato illegale ed eliminare la criminalità legata alla cannabis. Questo è l’obiettivo della riforma, secondo il presidente “le dipendenze non sono buone” però è legittimo evadere ogni tanto, che sia con un pò di whiskey o con un pò di erba, l’importante è “non superare dei margini tollerabili”. Jose MujicaMujica crede fortemente in una cosa: la felicità umana. Quello che lo differenzia con molti politici è che la felicità a cui aspira non è solo la sua ma quella dei suoi concittaddini, ai quali cerca di regalare un paese libero con più diritti e meno burocrazia. Ha introdotto la legge sull’ aborto più liberale dell’America Latina, ha legalizzato il matrimonio tra gay, ritenendo il non riconoscimento di tale diritto come “un’ingiustificata tortura per molte persone”. Crede che “lo sviluppo non debba essere contrario alla felicità umana”, crede che la routine lavoro-mutui-tasse-lavoro rovini la vita di un uomo, non ha paura di urlare ai governi occidentali la loro ipocrisia nel parlare di rispetto dell’ambiente e rispetto dei più deboli chiedendo loro pubblicamente (memorabile il discorso al g20 di Rio de Janeiro) se “stanno governando la globalizzazione o è la globalizzazione a governare loro”. Mujica ha capito la negatività del mercato globalizzato e la sua spietata concorrenza, sta cercando di portare l’Uruguay fuori dalle regole capitaliste imposte dalle multinazionali, puntando su uno sviluppo ecosostenibile e sulle risorse che il paese ha da offrire. Perchè José Mujica detto “Pepe” è un presidente unico nel panorama mondiale? Perchè è semplicemente umano, è effettivamente al servizio del popolo e si ricorda ogni giorno che, tale popolo, è composto da persone in tutto e per tutto uguali a lui. Non vuole privilegi, ha bisogno di poco per vivere e tutto il resto (denaro ed energie) lo dona agli altri. Sarebbe il prototipo di politico perfetto, eppure guardo i nostri politici che non sembrano neanche più umani, che ripetono frasi fatte come i pappagalli, attaccati alla poltrona come le iene alla loro carcassa, che agiscono senza cuore come le macchine e capisco che Josè sia solo una piacevole eccezione.

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