LA BUFALA DELLE CAMERE A GAS
Scritto da Gianluca Freda
Martedì 22 Maggio 2007 15:33
Martedì 22 Maggio 2007 15:33
Facendo
le veci dell’Università italiana, offro a Robert Faurisson lo spazio
che il rettore Mattioli e il ministro Mussi gli hanno negato e traduco
qui in italiano un suo articolo uscito sul Journal of Historical Review
nel 1993.
FAURISSON CONTRO PRESSAC
Articolo di Robert Faurisson
apparso nel 1993 sul Journal of Historical Review
traduzione di Gianluca Freda
traduzione di Gianluca Freda
Nel 1989 il farmacista francese Jean-Claude Pressac pubblicò in lingua inglese un robusto volume ingannevolmente intitolato Auschwitz: Tecnica e Funzionamento delle Camere a Gas. Nella mia recensione a questo libro (pubblicata sui numeri della primavera e dell’estate 1991 del Journal of Historical Review)
feci notare che esso conteneva centinaia di dettagli relativi ai campi
[di concentramento] in sé, agli edifici destinati alla cremazione, ai
forni, alle epidemie di tifo, alle camere di disinfestazione
(funzionanti con lo Zyklon B o con altre sostanze) e perfino molti
dettagli sulla vita privata dell’autore.
Niente sulle camere a gas
Ma come feci allora notare, non c’era nulla in questo libro di 564 pagine che riguardasse le presunte esecuzioni nelle camere a gas, tranne ciò che Pressac stesso chiamava, anziché “prove”, “inizi di prova” o “tracce del crimine”. La montagna aveva partorito un topolino e, oltretutto, quel topolino era revisionista, essendo revisioniste molte delle affermazioni fatte da Pressac.
La mia sfida senza risposta
Fin dal 1978 ho continuato a ribadire la mia sfida:
Fatemi vedere o disegnatemi una camera a gas nazista!
Smettete di darmi parole. Smettete di farmi vedere un edificio, una
porta, un muro e, qualche volta, capelli o scarpe. Ho bisogno di
un’immagine completa di uno di questi fantastici mattatoi chimici. Mi serve una rappresentazione fisica dell’arma
straordinaria di un crimine senza precedenti. Se avete il coraggio di
dire che ciò che si mostra ai turisti in certi campi è, o è stata, una
camera a gas, venite qui a dirmelo…
Questa sfida non ha mai
avuto risposta. A Washington, DC, il memoriale dell’”Olocausto” fa
vedere ai visitatori la porta di qualcosa che Pressac stesso, nel suo
libro del 1989 (pp. 555-557), descrive come una camera di disinfestazione a gas con scopi non-omicidi a Majdanek. Nel 1989 Pressac non rispose alla mia sfida. Lo ha forse fatto adesso col suo nuovo libro Les Crématoires d’Auschwitz: La machinerie du meurtre de masse (“I Crematori di Auschwitz: Il Meccanismo dello Sterminio di Massa”)? La risposta è: assolutamente no.
Una sola (falsa) prova
Il nuovo
libro di Pressac, in sostanza, non è altro che un riassunto del suo
lavoro in lingua inglese del 1989. Dei 60 documenti che egli cita, nessuno ha davvero a che vedere con le camere a gas, tranne uno, che Pressac definisce come prova (non
più di una) dell’esistenza ad Auschwitz di una camera a gas destinata alle esecuzioni.
Si tratta di una semplice lettera, una lettera commerciale, senza alcuna menzione di segretezza, della ditta tedesca Topf and Sons diretta all’ufficio costruzioni (“Bauleitung”) di Auschwitz. Essa è relativa alla richiesta di rilevatori di acido cianidrico
(HCN) per uno dei crematori. Il fabbricante che firma la lettera dice
di aver tentato invano di procurarsi, da 5 aziende diverse, i dieci
rilevatori di gas richiesti e che, nel caso dovesse riuscire ad
ottenerli, lo farà sapere all’ufficio costruzioni. Pressac sostiene che i
rilevatori di HCN sono inutili in un crematorio, a meno che, e sarebbe
questo il caso, esso non venga utilizzato come camera a gas per le
esecuzioni.
Questa
conclusione è inammissibile. Lo Zyklon B (che è essenzialmente HCN) è un
agente di disinfestazione usato in molti paesi del mondo fin dal 1922.
Ad Auschwitz era usato massicciamente per la disinfezione dei fabbricati
infetti, soprattutto per combattere l’epidemia di tifo. Gli obitori dei
crematori erano pieni di cadaveri infetti. Questi luoghi avevano
bisogno di essere disinfettati di frequente. Nel 1980, pubblicai un
documento tedesco (classificato dagli ufficiali alleati come documento
di Norimberga NI-9912) riguardante i procedimenti di disinfezione con lo
Zyklon B: la parola usata per “disinfestazione” era Vergasung (“gasazione”) e la parola usata per “rilevatori di gas” era Gasrestnachweisgerät.
Si trattava di una procedura piuttosto comune. Ad Auschwitz il gas
velenoso era utilizzato per uccidere i pidocchi, non le persone.
[ Per una
dettagliata esposizione dell'attuale conoscenza revisionista su tali
documenti è molto utile lo studio di Carlo Mattogno : http://studirevisionisti.myblog.it/archive/2012/01/08/i-gasprufer-di-auschwitz.html ]
800.000 morti?
In
un celebre film del 1955, “Nuit et Brouillard” [di Alain Resnais, in
italiano “Notte e nebbia”, NdT], che fu proiettato in tutte le scuole
francesi (e in molte scuole degli Stati Uniti) si affermava che il
numero di morti ad Auschwitz era di nove milioni di persone. Il
Tribunale di Norimberga stabilì che era stato di quattro milioni (Doc.
USSR-008). Sulla lapide commemorativa di Auschwitz-Birkenau la cifra
riportata era sempre di quattro milioni, ma nel 1990 fu ridimensionata
[oggi è di 1,5 milioni, NdT]. Nel suo libro in inglese del 1989, Pressac
scriveva (p. 553) che era tra il milione e il milione e mezzo. Oggi,
nel 1993, il suo nuovo libro in francese parla di 775.000 morti,
arrotondati a 800.000 (fra questi, egli ribadisce, vi sarebbero 630.000
ebrei morti nelle camere a gas). La cifra reale dei decessi ad Auschwitz
tra il 1939 e il 1945 è probabilmente più prossima alle 150.000
persone, in gran parte a causa di epidemie, inedia e fatica.
Lanzmann incensato
Claude Lanzmann, regista del film sull’olocausto Shoah,
viene incensato da Pressac. Lanzmann afferma che i contenuti di questo
nuovo libro di Pressac sono già “terribilmente noti”, eccetto per il
documento sui rilevatori di gas, il quale, aggiunge, non convincerà di
certo i revisionisti. Afferma anche che il revisionismo è una
catastrofe, tanto nel senso comune della parola quanto nel senso
filosofico, vale a dire, di cambio di un’epoca. Egli pensa che Pressac
sia di fatto un revisionista che utilizza il materiale e gli argomenti
concreti di un Faurisson (vedi Le Nouvel Observateur, 30 settembre).
La perizia di un esperto
Pressac
infatti è un artista della truffa. Questo ho dimostrato nella mia
recensione del 1991 e questo dimostrerò in una recensione che apparirà
in uno dei prossimi numeri del Journal of Historical Review. Ma
il valore del libro di Pressac sta nel fatto che i credenti
dell’”Olocausto”, perlomeno in Francia, accettano finalmente che questo
“Olocausto” venga trattato come materia di discussione storica e
scientifica. Dobbiamo solo prenderli in parola e dire:
“Okay! Iniziamo dal principio. Ci serve la perizia di un esperto sull’arma del delitto. Se pensate che la relazione forense di Frank Leuchter non sia attendibile – e neanche quelle di Germar Rudolf, Walter Lüftl e dell’Istituto di Ricerca Forense di Cracovia (perché questo viene sempre taciuto?) – la soluzione è ovvia: scegliete voi un esperto o nominate una commissione internazionale che serva a questo scopo. In questo modo dovrete rispondere alla mia sfida: sarete costretti a mostrarci o a disegnarci una camera a gas nazista”.
(Di Faurisson vedi anche l’intervista: Camere a gas: mito o realtà?, pubblicata QUI dal sito www.vho.org ).
Fonte:http://blogghete.altervista.org/joomla/index.php?option=com_content&view=article&id=475:gianluca-freda&catid=31:scio-scio-scioa&Itemid=46
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