domenica 20 aprile 2014

La felicità eterna di Douglas Harding

3ème Millénaire n. 79 – Traduzione della Dr.ssa Luciana Scalabrini

(Ps. Oggi Douglas ha quasi 100 anni, l’intervista chiede oggi, oggi qual’è il suo messaggio)
3ème Mill.: Qual è l’essenziale per voi oggi? Cos’è oggi la cosa più importante da comunicare?
D.H. Douglas HardingE questo sbalordimento è gioia. Questo  mi fa porre sempre la domanda perché… Perché c’è qualcosa? Ma non è una domanda a cui si può rispondere. E’ una domanda senza risposta. Trovare la risposta a questa domanda sarebbe una tragedia, un disastro per sempre, l’inferno della noia eterna, un’eternità di noia… Grazie a Dio, non si può trovare la risposta a questa domanda, ma bisogna farla… Per me e i miei amici che condividono questo meravigliarsi, fare questa domanda è una gioia. E’ perciò questo sublime sbalordimento che desidero condividere.
La seconda cosa che voglio condividere è molto diversa: è scoprire,  il prezzo da pagare per avere un viso, ma anche il modo d’evitare di pagarne il prezzo. Certo, ho un viso umano, è un viso unico che non somiglia a quello di nessun’altro. Quando le persone vedono questo viso, mi riconoscono, mi salutano. I miei occhi, il mio naso, la mia barba formano un tutto unico. E ho bisogno di questo. Tutto  questo è “Douglas”… Ma c’è un prezzo da pagare, un prezzo molto alto. L’invecchiamento è la metà del prezzo. L’altra metà ha un prezzo ancora più alto è la morte. La decapitazione: si diventa vittime della ghigliottina. E’  un prezzo molto duro. Sono nato come Douglas e Douglas muore. Ciò che nasce muore. Non dico che lo si dovrebbe o potrebbe evitare. Dico che si dovrebbe conoscere il debito da pagare e accettare questo canone che è la morte.
Ciò che nasce muore.
Si, ma esiste un rimedio, una risposta , un modo di saldare quel debito, d’evitare l’esecuzione: non essere mai nati. Chi non è nato, non può morire. Chi non è, non può essere giustiziato.
Allora, guardo questo a partire da cosa guardo, invece di guardare là fuori… E questo a partire da ciò che guardo non esiste, è vuoto, una vacuità. Non c’è niente qui al centro di me stesso. Dunque quello non può morire. Tutte le cose là fuori muoiono, Douglas muore, grazie a Dio, ma questo qui, al centro di me stesso non può morire perché non è mai nato. Cosi’ il rimedio per la morte, è vedere dove la morte si pone. Io mantengo la morte là fuori. E qui al centro c’è la mia gioia eterna. Una vacuità assoluta, intensamente cosciente di se stessa, in quanto niente. Tutte le cose del mondo sommate le une alle altre non sono niente a paragone di questo niente qui. Capite? E’ la libertà, la verità, la gioia raggiante.
Questa esperienza è la seconda cosa che desidero condividere finché è possibile.
Il sublime stupore che ci sia qualcosa e la vacuità raggiante al centro di noi stessi… dovremmo danzare di gioia prendendo coscienza della nostra divina ignoranza.

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