venerdì 18 dicembre 2015

Pensiero anarchico dal libro.Malatesta fra i contadini

Noi  vogliamo mettere tutto in comune.
Noi partiamo da questo principio che tutti quanti deb­
bono lavorare e tutti debbono stare il meglio che si può.
A questo mondo senza lavorare non si può vivere: per­
ciò se uno non lavorasse, dovrebbe vivere sopra il lavo ­
ro degli altri, il che è ingiusto ed è dannoso. Si capisce
che quando dico che tutti debbono lavorare, intendo tutti
quelli che possono e per quanto possono. Gli storpi,
gl'impotenti, i vecchi, debbono essere mantenuti dalla
società, perchè è dovere d'umanità di non far soffrire
nessuno; e poi, vecchi diventeremo tutti, e storpi o im­
potenti possiamo diventare da un momento all'altro, tan­
to noi quanto i nostri più cari.
Ora, se voi riflettete bene, vedrete che tutte le ric­
chezze cioè tutto ciò che esiste di utile all'uomo si può
dividere in due parti. Una parte, che comprende la terra,
le macchine e tutti gli strumenti da lavoro, il ferro, il le ­
gno, le pietre, i mezzi di trasporto, ecc. è indispensabile
per lavorare e deve essere messa in comune, per servire
a tutti come strumento e materia da lavoro. In quanto al
modo di lavorare poi, è una cosa che si vedrà. Il meglio
sarebbe lavorare in comune, perchè così con meno fati­
ca si produce di più: anzi è certo che il lavoro in comune
sarà abbracciato dappertutto, perchè per lavorare ognu­
no da sè bisognerebbe rinunziare all'aiuto delle macchi­
ne, che riducono il lavoro a cosa piacevole e leggera, e
perchè, quando gli uomini non avranno più bisogno di
strapparsi il pane di bocca, non staranno più come cani e
gatti, e troveranno piacere a stare insieme e a fare le
cose in comune. In ogni modo, anche se in qualche po­
sto la gente volesse lavorare isolatamente, padronissima.
L'essenziale è che nessuno viva senza lavorare, obbli­
gando gli altri a lavorare per suo conto, questo non po­
trebbe più avvenire perchè, ognuno avendo diritto a ciò
che serve per lavorare, nessuno certamente vorrebbe la­
vorare per conto altrui.
L'altra parte comprende le cose che servono diretta­
mente al consumo dell'uomo come alimenti, vestiti e
case. Di esse, quelle che già ci sono, debbono senz'altro
essere messe in comune e distribuite in modo che si pos­
sa andare fino alla nuova raccolta, e aspettare che l'indu ­
stria abbia nuovi prodotti. Quelle cose poi che saran
prodotte dopo la rivoluzione, quando non vi saranno più
padroni oziosi che vivono sulle fatiche di lavoranti affa­
mati, si distribuiranno secondo la volontà dei lavoratori
di ciascun paese. Se questi vorranno lavorare in comune
e mettere ogni cosa in comune sarà il meglio: allora si
cercherà di regolare la produzione in modo da assicurare
a tutti il massimo godimento possibile, e tutto è detto.
Se no, si terrà conto di quello che ciascuno avrà pro­
dotto, perchè ciascuno possa prendere la quantità di og­
getti equivalente al suo prodotto. È un calcolo abbastan­
za difficile, ch'io credo anzi addirittura impossibile, ma
ciò vuol dire che quando si vedranno le difficoltà della
distribuzione proporzionale, si accetterà più facilmente
l'idea di mettere tutto in comune.
In ogni modo, bisognerà che le cose di prima necessi ­
tà, come pane, case, acqua e cose simili, sieno assicurate
a tutti, indipendentemente dalla quantità di lavoro che
ciascuno  può  fornire.  Qualunque  sia  l'organizzazione
adottata, l'eredità non dovrà esistere più perchè non è
giusto che uno trovi, nascendo, tutti gli agi, e l'altro la
fame e gli stenti, che uno nasca ricco e l'altro povero; e
anche se si accettasse l'idea che ognuno è padrone di
quello che ha prodotto e che quindi può fare delle eco ­
nomie per suo conto personale, alla sua morte tutte le
sue economie ritornerebbe alla massa comune....
I fanciulli intanto dovranno essere allevati ed istruiti a
spese di tutti, in modo da procurar loro il massimo svi ­
luppo e la massima capacità possibile. Senza questo non
vi sarebbe nè giustizia, nè uguaglianza e sarebbe violato
il principio del diritto di ciascuno agli strumenti di lavo ­
ro, poichè l'istruzione e la forza fisica e morale sono
veri strumenti di lavoro: ed il dare a tutti la terra e le
macchine sarebbe una cosa ben insufficiente, se non si
cercasse di mettere tutti in grado di servirsene il meglio
possibile.
Della donna non ti dirò nulla, perchè per noi la donna
deve essere uguale all'uomo, e quando diciamo uomo,
intendiamo dire essere umano, senza distinzione di ses ­
so.
Fonte http://www.tempadelfico.com/wp-content/uploads/2015/05/Malatesta-fra_contadini.pdf

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