martedì 4 settembre 2012

Il segreto dei bambini


Questo sito www.reveu3millenaire.com è veramente fantastico,ogni giorno trovo delle perle utilizzando i tag.Esseri umani risvegliati tantissimi,sembra proprio di essere in un giardino fiorito di umanita,il risveglio a leggere questo sito,niente di eccezionale.Come lo si impedisce,è facilmente comprensibile in questo post,buona lettura.

Vivere con gli occhi aperti di Michael Siciliano
2 marzo 2011
(articolo inedito dall’archivio di 3millenaire, a cura di Luciana Scalabrini)
Imparare a smascherare le illusioni per crescere in coscienza.
Perché le illusioni? Dove nascono? Come smascherarle? Come trasformarle?
« Dentro di sé non c’è bisogno di comprensione speciale, solo la volontà di vedersi come si è veramente.» Guy Finley
D.    Perché le illusioni, da dove nascono?
Le illusioni sono i veli che ci impediscono di vedere la realtà, i filtri che colorano la realtà per farne la nostra realtà.
« LA PERSONA NON-RISVEGLIATA VIVE NEL SUO MONDO,LA PERSONA RISVEGLIATA VIVE NEL MONDO.» Andrew Cohen

Su un cammino spirituale per diventare quelli che siamo, una delle prime tappe del lavoro che dobbiamo fare è mettere a giorno le illusioni, vederle, riconoscerle. Poi si tratta di metterci all’opera perché, una volta diventate coscienti, possiamo scegliere di non lasciarci condurre, ingannare da loro. Ritrovare la gestione delle nostre azioni ci domanderà una certa pratica, sostenuta dall’attenzione, dalla vigilanza, dalla pazienza, dalla perseveranza.
Quei filtri vengono dalla nostra educazione, dagli esempi parentali e sociali, che ci manipolano secondo particolari intendimenti. Così in generale  impariamo ad essere non quello che siamo, ma quello che si attende d noi.
Le illusioni rappresentano un meccanismo di sopravvivenza usato fin dall’infanzia per permetterci di sopportare eventi troppo dolorosi. Così da bambini, di fronte a situazioni difficili, si creano degli scenari che durante la vita si riproducono, credendo che si tratti della realtà. Ora, non si tratta  che della nostra risposta ad un tipo di situazione, una risposta di sopravvivenza.
La maggior parte delle illusioni sono messe in opera dalla prima infanzia. L’85% del modo con cui rispondiamo alle situazioni della vita, con cui conduciamo la vita, nascono nell’età da 0 a 5 anni.
Le illusioni nascono da ciò che osserviamo, sentiamo, da ciò che proviamo in quanto bambini.
Per esempio vado verso mia madre: “ mamma , cosa c’è che non va?”. Posso avvertire una vibrazione diversa che viene da lei. Mia madre, per proteggermi: “ va tutto bene”. Questo si riproduce ancora e ancora. Allora, che succede? Io sono lì con le mie sensazioni e mi metto nella categoria: “ho torto”. Il mio sentire non è corretto; dopo tutto la mamma ha ragione, io sono piccolo, devo imparare.
Diventiamo grandi. D’un tratto, sentiamo che qualcosa non va in qualcuno. Automaticamente discreditiamo ciò che sentiamo. Lì c’è l’illusione, che noi abbiamo torto e l’altro ragione.  Il nostro sentire è falso, i nostri sentimenti sono falsi: lì è l’illusione.
Perché in quanto bambino, ciò che sentiamo è sempre giusto. Fino a che si installa la confusione in noi: quello che sentiamo è vero o no? L’altro mi dice il contrario ,  a chi credere?
Così quelle illusioni in rapporto a ciò che sentiamo ci programmano a diventare incoscienti.  Siamo programmati a non ascoltare, non ascoltare il nostro essere, la nostra essenza, i nostri istinti, le intuizioni, perché quando siamo giovani tutte queste cose ci sono screditate da chi ci circonda.
Nella misura in cui cresciamo, sentiamo e viviamo un dolore nel nostro corpo, perché tutto il corpo dice si e l’esterno dice no; si crea una battaglia dentro di noi. Collera, dolore, ansia, passione, frustrazione si generano in noi e per far fronte, creiamo le illusioni, perché è troppo doloroso vedere che abbiamo ragione nei nostri sentimenti, ma che le risposte dell’ambiente sembrano dirci il contrario.
Col tempo e secondo la psicologia di ciascuno, impariamo a comunicare meno; finiamo per non voler sapere se ciò che vediamo è giusto o no. Pensiamo di sentire e volere una cosa, qualcuno ci dirà che è un’altra. Tutti sono programmati in questo modo, siamo programmati a non dire la verità.
Vivere un’illusione è vivere una menzogna. E quanti di noi vivono un’illusione, dicono parole che mentono; non realizziamo nemmeno che tutto quello non è reale, abbiamo semplicemente imparato a fare queste cose.
D.    Così, quello ci appare assolutamente reale, perché è  quello che ci si insegna in un’età così giovane ed è quello che vediamo attorno a noi . Allora, poco a poco cominciamo a integrare quelle menzogne, quelle cose false. quelle illusioni come se fossero vere.
È esattamente così: poiché non è il mondo reale, sono delle illusioni.
“ Invece di vedere le cose come le immaginate, imparate a vederle come sono. Quando potrete vedere ogni cosa com’è vedrete anche come voi siete”
Sri Nisargadatta Maharaj
D.      Dici che siamo programmati a diventare incoscienti. Mentre alla nascita siamo coscienti, attorno a noi ci programmano per diventare incoscienti?
Hai mai guardato un neonato negli occhi? È bello, è puro, è amore, è completamente vulnerabile, disponibile, in apertura; assorbe tutto ciò che sente, gusta, intende e vede. Se ciò che assorbe è illusione, quella illusione prende vita. Qualsiasi cosa assorba, il bebé vivrà quella illusione. Tutti amano guardare gli occhi di un bambino, o sentire ridere un bambino. Perché  quel riso è reale.
Perfino il vostro riso non è reale. Le nostre risa passano per tutta una lista di illusioni, di rancori:
Rido perché voglio apparire gentile?
Rido per coprire il mio dolore?
Quasi tutto quello che facciamo è un’illusione, fino a che cominciamo a vedere, a imparare e a investigare in noi
« Per agire  bisogna che qualcuno agisca: prima di ogni azione, verificate bene l’autore»
Swami Prajnanpad
D.     Allora quello che ci può aiutare a riconoscere le nostre illusioni è questa osservazione?
Ramana Maharshi aveva un mezzo molto potente. In tutto ciò che faceva si domandava: chi sono? Chi è che sta mangiando? E si poneva sempre la domanda in ogni situazione: chi sono? Ciò che lo portava a investigare tutte queste cose di cui parliamo. È così che possiamo imparare a diventare un vero adulto.
D.   Un vero adulto?
Un vero adulto risponde alla vita, alle situazioni, un bambino reagisce..
U n vero adulto non va ad attizzare il fuoco di qualcun altro che è in collera; ma parlerà a questa persona e i due potranno arrivare ad una comprensione di ciò che avviene.
Mentre, come un bambino, se qualcuno va in collera con voi, rispondete con la collera, entrate in discussione, provate entrambi a difendere il vostro punto di vista, provate che avete ragione.
Un bambino si aspetta sempre di ricevere, un adulto dà sempre, e dando riceve, naturalmente. Nel mondo del bambino, il bambino esiste, assorbe impara e tutto gira attorno a lui. Tutto quello che vuole è ricevere e questo è del tutto naturale. Se siamo rispettati come bambini nel nostro sentire e nel nostro essere, questo ci offre la possibilità di diventare adulti.
Dunque cresciamo come non- adulti, con falsità e illusioni ed è quello che continuiamo a produrre nei nostri bambini?
Si, generazione dopo generazione.
Come bambini, siamo legati ai nostri sentimenti. Poi impariamo a non esserlo più, come abbiamo visto prima. Da questa rottura che si produce in noi, rottura coi nostri sentimenti, sentiamo un dolore, un malessere che non è cosciente, che cerchiamo di compensare, per esempio con una distrazione o un’altra, con una iperattività, o ancora sul piano fisico, con la malattia o anche la morte.
D. La speranza è che possiamo diventare consapevoli delle illusioni che viviamo e che siamo veramente dietro quel filtro e quei veli ?
Tutto quello che dobbiamo fare è diventare coscienti, cioò realizzare ciò che si fa nel momento in cui lo si fa. Se non si è coscienti, si può essere nell’illusione..
« Tutto ciò che si deve fare è smascherarsi, per penoso che sia»
Chögyam Trungpa
La maggior parte del tempo e per la maggioranza di noi, quando diventiamo coscienti di una certa azione, che riproduciamo in modo automatico, il semplice fatto di prenderne coscienza prima possibile e più frequentemente che si può, permette di rallentare poi di fermare l’azione in questione.
Dopo un certo tempo di presa di coscienza di questa azione, o piuttosto di questo automatismo, possiamo allora, nel momento dell’azione in questione, fare una scelta, quella di non mettere in opera quella azione. Non ne abbiamo la scelta, anche se pensiamo di averla, se non facciamo continuamente l’esercizio di presa di coscienza di cui abbiamo parlato.
D. Così vivremo meno in quella illusione, perché quella reazione automatica non è noi
Si. E per non vivere nell’illusione dobbiamo diventare coscienti.
Diciamo che una reazione ripetuta per me è di arrabbiarmi. Se sono in un processo per diventare cosciente, e voglio non arrabbiarmi più, e voglio non tagliarmi dalla realtà, e voglio essere in relazione con la realtà, cosa emerge? Proprio prima della collera, se sto attento, sento dolore. Il dolore è una cosa a cui vogliamo sottrarci… La società moderna prova a sottrarci  con i media, la musica continua, i viaggi, gli acquisti, …. Quelle cose possono essere compensazioni per impedirci di provare dolore. Generazione dopo generazione ci insegnano che non va bene provare dolore.
Allora in un processo per diventare cosciente della mia collera, scopro che quello che mi viene da dire è che questa persona mi ha ferito. Devo ora guardare perché quello mi ha ferito. Forse era sua intenzione di ferirmi, allora in effetti devo assorbire la ferita ed essere col dolore. Quello è essere nella realtà invece di essere nella reazione automatica di collera, che invece è essere nella illusione.
Quello non vuol dire che ogni collera è un’illusione, ma parlo di una collera psicologica, di una collera appresa, di una collera automatica: quella situazione va a innescare quella reazione, qui la collera.
D.      Quel tipo di collera l’apprendiamo fin dall’infanzia, quando per esempio vediamo i genitori che si arrabbiano con gli altri , con le situazioni invece di esprimere dolore o il vero sentimento o i reale bisogno. È questo che intendi per collera appresa?
Si. Una collera psicologica non è una vera collera. La domanda che si può fare è: cosa fai con la collera? Usi la collera per uscire dalla relazione, per tagliarti da te o dagli altri? Oppure esprimi la collera nel momento, poi lasci la collera senza attaccarti? Se usi la collera per uscire dalla relazione, è un processo appreso, viene dal mentale, è un’emozione, se la usi in risposta a una situazione del momento, viene dal cuore, è un sentimento.
D.     Siamo capaci di sentire che abbiamo lasciato la relazione? O che ci allontaniamo da noi stessi? O di intercettale se è una reazione mentale, quindi appresa o siamo nella realtà?
Quando si comincia quel processo di coscienza può essere che non si sappia se siamo nella relazione o no, se siamo nell’illusione ecc, ma più sei in rein relazione con la realtà più ti riuscirà di distinguere..
Uso questa collera, uso questa frustrazione, quel controllo, quella depressione….per tagliarmi dalla relazione o no? Poiché è una forte sensazione del corpo quando non siamo nella relazione.
D.     Come di sentirsi chiuso, tagliato da sé e dall’altro?
Si
D.  Consideri il fatto di uscire dalla relazione un’illusione?
Si, è vivere l’illusione Siamo razionali, siamo esseri di relazione Tutto su questo pianeta, tranne l’uomo, è in relazione. L’uomo ha la scelta: essere chiuso o essere in relazione. Tutto è in relazione col suo ambiente, l’uomo ha la scelta se essere in relazione o no. Essere in relazione vuol dire vivere la realtà Quando non siete in relazione non vivete la realtà, è impossibile. Quello che vi separa: i vostri programmi, il vostro mentale, le vostre paure psicologiche, tutto questo vi fa vivere fuori dalla relazione.
D. Insomma siamo in relazione con sé,con gli altri, col resto del mondo attraverso i nostri programmi, i nostri filtri, le nostre paure?
Esattamente. Se impariamo a riconoscere la realtà, a essere in relazione, ci allontaniamo da un modo falso di vivere, ad essere fuori dal condizionamento appreso.
Per esempio, se un bambino piange, la mamma si preoccupa, vuole farlo smettere e gli dà lo zucchero o la tettarella.
Bambino, se smetti di piangere perché ti hanno dato dello zucchero, allora la mamma è sollevata che tu abbia smesso di piangere.
Se il bimbo non piange la mamma non prova dolore. Impariamo quindi che lo zucchero per esempio è un sostituto al dolore, una compensazione.
E il bimbo cresce avendo ogni sorta di surrogati alimentari. Quando il nostro corpo comincia a sentire dolore, si dà un surrogato e il sentimento è allontanato, non c’è bisogno di sentire, non è giusto sentire, questo impara il bambino.
Ci sono ovviamente molti sostituti, oltre lo zucchero.
In quanto occidentali una delle paure che dobbiamo guardare è la nostra paura di sentire.
Nella cultura occidentale la capacità di essere in contatto coi nostri sentimenti è annientata fin dall’infanzia. Certi di noi fanno un cammino e  coltivano la capacità di sentire, di rimanere in relazione con sé e con gli altri. Ma la maggioranza troverà un mezzo per vivere col fatto di non sentire, senza nemmeno sapere di non sentire. È la condizione umana: creare situazioni dove non siamo reali e stare bene in quelle situazioni.
D.    In cosa quelle illusioni ci impediscono di entrare nel vero flusso della vita?
Per esempio : illusione che la sola cosa che esiste è sé; illusione che non si possa funzionare senza essere in collera, senza essere depressi, chiusi, difesi, senza reagire.
D. Quello sembra far parte della condizione umana.
Come possiamo mantenere gli occhi aperti?
Prima di tutto, togliendo il velo delle nostre illusioni.. Togliendo le illusioni, ci rendiamo disponibili a ricevere la grazia. Il nostro cammino spirituale può condurci a praticare in modo da lasciare la grazia e l’apertura durare sempre più a lungo.
D.   Dici che dobbiamo osservare la nostra paura di sentire. Di recente ho realizzato che avevo paura della vita, e questo mi è stato duro da riconoscere.
Hai paura della vita perché vivevi di illusioni. L’illusione non è la vita, non è reale, l’illusione è la morte, l’illusione non ha nulla a che vedere con la vita. Quasi tutto quello che pensi, che dici, che fai, che senti è illusione. Certo che hai paura di vivere, perché sei così abituato a vivere l’illusione e non la vita! Più ti liberi dalle illusioni, più entrerai nel flusso della vita, della vera vita, della vita di verità, meno ti sentirai sconfortato per essere in quel flusso.
D.   Infatti pensavo di aver paura della morte, fino a realizzare che ciò di cui ho realmente paura è la vita.
Si, hai paura della vita, perché sei sconfortato dalla vita, vivi nella tua zona di benessere, ma questa zona fa parte delle illusioni.
D.    Dunque ciò che ci dà benessere fa parte delle illusioni.
Si. Anche se le illusioni sono cattive, anche se provocano situazioni orribili qualsiasi siano, siamo più confortati nelle nostre illusioni, perché sono quelle a cui siamo formati dalla nascita.  Tutto ciò che è fuori dalle illusioni ci sembra pesante.
Le nostre zone di conforto ci mantengono in un limite. Limitano i nostri movimenti e i nostri modi di pensare. La maggioranza delle persone non vuole andare al di là della loro zona di conforto.
D.   Allora quelle sensazioni di malessere che possiamo sentire, se vogliamo diventare coscienti, non dovremmo cercare di fuggirle o di compensarle.
Certo. Più le sfuggi, più continuerai a sfuggirle.
« Le possibilità di risveglio sono direttamente proporzionali alla quantità di verità che si è capaci di assumere senza aver voglia di fuggire. » A. de Mello
Abbiamo la scelta, o essere nel malessere qualche anno, poi, passato un certo stadio, diventare più vivi che mai. Più lasciamo le illusioni e cominciamo ad affrontare la realtà, della vita, più la nostra esistenza diventa viva.
Oppure, restare nel malessere per il resto della vita, vivere nell’illusione, vivere le paure, le ansie, i dolori, le collere e tutte le cose che crea il corpo perché si vive una illusione. Abbiamo la scelta. In un modo o nell’altro sentiremo malessere e dolore. in un caso durerà un certo tempo, nell’altro tutta una vita.
Una  buona maniera di incominciare a investigare sul cammino verso sé, è di porvi la domanda: quanto tempo posso restare felice? Questo può condurvi a scoprire degli schemi che vi aiuteranno ad aprire gli occhi.
Conversazione raccolta da Mariam Siciliano.

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