Giorgio Santacroce, neo presidente della Corte di Cassazione |
di Gianni Lannes fonte sulatestagiannilannes.blogspot.it/
Nel Belpaese difetta la memoria sociale. Una sola buona notizia. La Corte d’Appello di Milano conferma la condanna a 4 anni di galera per Silvio Berlusconi e l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. Tranquilli pidiellini: a conti fatti, 3 anni saranno condonati per la leggina ad hoc che lo stesso Berlusconi ha approvato a suo tempo con lungimiranza e preveggenza, in assenza di una vera opposizione del centro sinistra, con cui adesso ha fatto addirittura un governo incredibile (nel senso letterale del termine, ovvero privo di credibilità!). Il reato andrà in prescrizione nel luglio 2014. Siamo certi che il piduista deviato, tessera numero 1816, uno dei tanti boiardi per conti terzi che infestano ed hanno devastato l’Italia, in affari con le mafie, non sconterà neppure un giorno in prigione. Infatti, il giornale online Affari Italiani (diretto da Angelo Maria Perrino), nell’edizione di ieri (8 maggio 2013) titola eloquentemente: «Successo di Berlusconi in Cassazione. E’ Santacroce il nuovo presidente».
Infatti, sempre nella giornata di ieri, Giorgio Santacroce - sponsorizzato dal “centro destra” secondo quanto scrive La Repubblica - è stato nominato nuovo primo presidente della Cassazione dal plenum del Csm. Dal 13 marzo 2008 fino ad oggi, il magistrato e' stato presidente della Corte d'appello di Roma.
Il suo nome era finito al centro di una polemica perché fu sentito come testimone nei processi Sme e Imi-Sir in quanto magistrato frequentato, come molti altri, dall’avvocato Cesare Previti, condannato a 6 anni per corruzione in atti giudiziari (sentenza passata in giudicato, e conseguente affidamento ai servizi sociali dell’ex ministro della Difesa che tra l’altro, a suo tempo, ha modificato in peggio la legge (185/1990) sul controllo di vendita delle armi). Alla toga spezzina né la Procura di Milano e neanche altre procure ha mai contestato nulla, ma nell’aula del processo Sme, Santacroce confermò (18 marzo del 2001) la conoscenza con l’eminenza Previti. Quando l’allora pm Ilda Boccassini chiese se era mai stato a casa del legale imputato e poi condannato rispose: «Ho preso parte a una cena nello studio di via Cicerone». Una delle frequenti cene descritte dalle teste Stefania Ariosto.
Atto d’accusa - Il nodo è un altro, su questa carriera in magistratura che dura dal 1970, gran parte dei quali trascorsi nel famigerato “porto delle nebbie” capitolino. Ma più che un punto cruciale, si profila un ombra del nebuloso passato, omessa dai mass media in preda alle solite amnesie telecomandate dal sistema di potere imperante.
L’impunita strage di Ustica del 27 giugno 1980. In uno scenario di guerra - descritto dalla sentenza-ordinanza del giudice Rosario Priore del 1999 - un missile ha abbattuto il Dc Itavia in volo da Bologna a Palermo, mietendo 81 vittime: 77 passeggeri e 4 membri d’equipaggio. Tra i passeggeri c’erano undici bambini, dai due ai 12 anni, e due neonati.
Qual è il problema? Santacroce fu il primo magistrato applicato alla rovente inchiesta, in seguito (dopo un interessamento del Csm frettolosamente archiviato nonostante le evidenze carico del togato Santacroce) sostituito dal collega Priore. Su di lui pendono gravi accuse ben dimostrate di insabbiamento dell’indagine giudiziaria: “Per sei anni si è indagato poco e male” ha dichiarato nel 1990 la moglie del giornalista Alberto Bonfietti (fratello di Daria) una delle vittime. Infatti, basta prendere la cronaca (del 27 giugno 1990) - mai contestata dal giudice diretto interessato - che il settimanale Avvenimenti, a firma di Michele Gambino, ha pubblicato con il titolo “E il giudice mi disse: «La giustizia non abita qui»”. Ecco uno stralcio significativo:
Avvenimenti - 27 giugno 1990 |
«“Se la cosa non si sblocca a livello politico, la verità ve la sognate”. A parlare è il magistrato inquirente sulla strage di Ustica. Giannina Bonfietti, moglie di una delle ottantuno vittime, racconta l’episodio, inedito e sconvolgente, e descrive dal suo punti di osservazione i clima creatosi attorno alla tragedia del DC9:
“Si aveva l’impressione dell’esistenza di un rapporto organico tra i magistrati e i responsabili del potere politico. Per sei anni si è indagato poco e male”… i giornalisti di “Rinascita” che scoprono i tracciati radar di Poggio Ballone, dimenticati per dieci anni nei cassetti del tribunale di Roma, l’apertura di un’inchiesta del Consiglio Superiore della magistratura sulla conduzione delle indagini da parte di due magistrati, il sostituto procuratore Giorgio santacroce e il giudice istruttore Vittorio Bucarelli; il fragoroso intervento del capo dello Stato (Cossiga, ndr) contro il presunto “travalicamento dei poteri” del Csm …
Signora Bonfietti, lei nel settembre del 1981, a più di un ano dalla strage, andò dal giudice Santacroce insieme ad altri familiari delle vittime per sapere a che punto fossero le indagini; che cosa vi avevano nascosto?
Santacroce fu molto chiaro: ci disse che la strage di Ustica era un affare in cui c’entrava la poltiica e se volevamo giustizia dovevamo rivolgerci non a lui, ma ai politici.
Lei riesce a ricordare con esattezza le parole usate dal Santacroce?
Credo di sì: disse che se la cosa non si sbloccava a livello politico la verità su Ustica ce la saremmo sognata.
Come interpretaste allora il singolare suggerimento del magistrato?
In verità non lo ricordo; di sicuro non riuscimmo a cogliere, per ingenuità, la gravità di quelle parole…
In seguito lei ha avuto modo di seguire il lavoro prima di Santacroce poi di Bucarelli. Qual è il suo giudizio?
Pessimo, senza dubbio: per quattro anni e mezzo il dottor Santacroce ha gestito l’inchiesta senza fare quasi nulla; ogni tre mesi leggevo sui giornali che il caso Ustica stava per essere archiviato…
Lei ha delle critiche specifiche da fare?
In giudice Santacroce nel suo scarico di responsabilità, arrivò a dire tra l’altro che per recuperare il relitto del DC9, come noi chiedevamo, era necessaria una legge, e quindi dovevamo premere sui politici per averla. Soltanto anni dopo gli avvocati ci spiegarono che in realtà i magistrati avrebbero potuto, volendolo, disporre autonomamente il ripescaggio della carcassa dell’area…
Vi sono sei anni di vuoto, di gente non interrogata, di cose non sequestrate, di perizie non fatte o fatte male…Su questa vicenda a mio parere c’è stato un legame organico tra i responsabili politici dell’epoca e la magistratura. Così come allora si è cercato di coprire i responsabili della strage oggi si cerca di coprire i magistrati che non hanno indagato”».
Avvenimenti - 27 giugno 1990 |
Allora, può un giudice come Santacroce presiedere la Corte di Cassazione? Un aereo civile abbattuto con 81 persone a bordo in una serata di fine giugno del 1980. E subito un cumulo di menzogne, di omissioni, di manipolazioni, di dimenticanze, e di depistaggi su cui non si può sorvolare come se niente fosse. Perché gli alti ufficiali dell’Arma azzurra hanno mentito, perché i politicanti di governo li hanno coperti in connivenza con qualche magistrato? Quella tragica vicenda è ancora impunita soprattutto sul piano giudiziario.
Di certo, l’Italia è la culla del diritto ma la tomba della giustizia. I giudici non sono al di sopra della legge, appunto in uno Stato di diritto, in cui amministrano la giustizia in nome e per conto del popolo sovrano, a cui devono rendere conto, non certo per interessi altri ed imperscrutabili. Altrimenti siamo in un regime a sovranità controllata che risponde al nome di dittatura.
Nessun commento:
Posta un commento