- di Sebastiano Caputo -
Questa è la democrazia secondo gli occidentali. Un pugno di voti. Nell’altro mondo invece, quello che il “mondo libero” chiama “antidemocratico”, “totalitario”, “censore”, “estremista”, “oppressore”, “terrorista”, “reazionario”, milioni e milioni di persone sono pronte a scendere in piazza per amore del proprio presidente. Come è avvenuto a Caracas, pochi giorni fa.
Al mondo “libero”, l’Occidente (inteso come espressione anglo-americana), piace tanto salire sul piedistallo. Giudicare, disprezzare, parlare con un linguaggio scioccato, forbito, arrogante. Rifugiarsi dietro la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, un sottoprodotto degli Stati Uniti d’America, oltraggiare il Corano, l’Islam, la Bibbia, il Cattolicesimo, le Costituzioni nazionali, i regimi popolari, l’autodeterminazione dei popoli e delle nazioni, le civiltà plurisecolari, le culture, gli usi e i costumi tradizionali, il mondo nella sua diversità. Avere una visione dogmatica dei valori e dei principi dell’umanità e della storia, innalzarsi come figura soprannaturale che ordina cosa è Bene e cosa è Male. Sbeffeggiare, colonizzare, opprimere, le comunità auto-sufficienti, non-allineate, che con umiltà e senza mire espansionistiche cercano un modello sociale, economico e politico autonomo, un modello alternativo a quello, a parole “libero” e “democratico”, in realtà insostenibile perché materialista, monopolista e basato su una forma di schiavitù celata, quella del precariato, della povertà e della disoccupazione.
Questa forma di arroganza deriva da una visione messianica dell’Uomo, della società e del mondo moderno. Da un Occidente che si è auto-proclamato portatore, o meglio esportatore, di un sistema di valori (i diritti umani) che la realtà dei fatti ha dimostrato di non essere universale per il semplice fatto che non è applicabile a tutte le comunità del Pianeta. Questo sistema di valori tribale quindi, discende integralmente da una elite predatrice e auto-legittimata che con il tempo sta svelando la sua vera identità. Pochi giorni fa, la morte dell’ultimo “Caudillo”, il presidente venezuelano Hugo Chávez Frías, lo ha denotato in maniera semplice: l’Occidente è un castello di carte. Il Comandante nella sua vita è stato un faro per i popoli e le nazioni non allineate, un punto di rottura con il mondo moderno, quello intavolato alla fine dell’Ottocento nei salotti londinesi con la nascita del “lobbismo” para-statale e perpetuatosi dopo la prima guerra mondiale sino a consolidarsi nell’immediato dopo guerra, era 1945. Il cubano Fidel Castro ha riassunto con ordine la figura di rottura che rappresentava:
È vero. Quelli che hanno pianto e quelli che hanno gioito appartengono a due mondi diversi. Da una parte gli Stati diritti-umanisti dall’altra quelli che hanno preservato una visione autonoma del mondo. Da una parte gli Stati allineati ed assoggettati alla casa Bianca, dall’altra quelli sovrani. Da una parte quelli che impugnano le urne per giustificarsi, dall’altra quelli che si governano sul “consenso” del popolo, per diritto divino, o ancora con il dono del carisma. Ma a giudicare dalle esperienze anglo-americane ed europee degli ultimi anni, i primi, le classi dirigenti democraticamente “elette”, si sono auto-legittimate con delle percentuali ridicole di votanti. Basta vedere le ultime elezioni italiane***.
Questa è la democrazia secondo gli occidentali. Un pugno di voti. Nell’altro mondo invece, quello che il “mondo libero” chiama “antidemocratico”, “totalitario”, “censore”, “estremista”, “oppressore”, “terrorista”, “reazionario”, milioni e milioni di persone sono pronte a scendere in piazza per amore del proprio presidente. Come avvenne nel 2002 a Villa Miraflores (Venezuela) dopo il tentato golpe della Cia ai danni del presidente Chávez, oppure come è avvenuto ai suoi funerali, sempre a Caracas, pochi giorni fa.
***Il voto degli italiani alla Camera (esclusi i dati del Trentino Alto Adige e della Valle d’Aosta): gli elettori erano quasi 47 milioni, circa 35 milioni di votanti, pari al 75,19%. Ci sono state quasi 400 mila schede bianche, quasi 900 mila nulle e 1000 contestate e non assegnate, per un totale di 1.269.017 non valide. Gli elettori effettivi sono stati, in realtà, 34.002.524, ossia il 72,49%, una cifra che si specchia nel dato reale dei non votanti: 27,51%. Di fatto il primo partito del Paese, il Movimento 5 Stelle, ha calamitato il consenso di soli 8,5 milioni di italiani (non meglio hanno fatto i partiti tradizionali negli anni passati).
Fonte: L’Intellettuale Dissidente
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