venerdì 15 marzo 2013

Grillo politico? E' nato 20 anni fa

di Gigi Riva

«Tutto iniziò nel '92, quando nei camerini dello Smeraldo, a Milano, parlammo di pesticidi e ambiente». Il racconto di Marco Morosini, lo scienziato che da sempre «fornisce idee» al comico fondatore del M5S

Cosa sia Marco Morosini per Beppe Grillo è difficile da definire. Valga una citazione della "Neue Zürcher Zeitung" dell'anno scorso: «Come persone che gli hanno aperto gli occhi, Grillo nomina l'economista e premio Nobel americano Joseph Stiglitz, col quale discute regolarmente, il sociologo tedesco Wolfgang Sachs e lo scienziato italiano Marco Morosini, del Politecnico federale di Zurigo/ETH». Ma come gli ha «aperto gli occhi»? Bisogna fare molti passi indietro e tornare al 1992. Beppe è un comico che mira principalmente a far ridere e a fustigare sia i personaggi sia i tic del nostro vivere quotidiano e che ancora non affronta temi ecologici ed economici.

Marco è un milanese laureato in Chimica e tecnologia farmaceutica che ha da tre anni scelto l'estero, l'università di Ulm in Germania dove prenderà un dottorato in Chimica analitica ambientale. Beppe è in scena al teatro "Smeraldo" di Milano, Marco sta in platea e alla fine vuole conoscere la star, suggerirgli una battuta sui giornali troppo carichi di pubblicità. Incontro cruciale. La frase entra nello show. Segue un lungo pranzo in cui Morosini, fa ascoltare a Grillo l'audiocassetta di una conferenza che tiene nelle terze classi delle scuole medie. L'uomo è uno scienziato duro, di quelli che stanno in laboratorio col camice bianco, ma ha interessi multiformi. Gira film (molto premiati) sulle spedizioni in Antartide dove scopre che nei licheni di quei ghiacci ci sono tracce dei pesticidi che usiamo. Ed è il pretesto per parlare ai ragazzi di ecologia globale, di come i nostri comportamenti abbiano consegueze nefaste, tipo lasciare aperto un rubinetto mentre ci si lava i denti.

Chi ha seguito Grillo lo sa: temi, anche minimali, che entrano nei suoi monologhi. Tornato in Germania, inonda il fax dello showman di informazioni sullo sviluppo sostenibile. Nasce un'amicizia e una collaborazione assidua. Morosini, 60 anni, oggi riassume: «Ho scritto per lui duemila pagine, gli ho procurato contatti con persone del mondo che hanno buone idee da mettere in circolo, da Stiglitz a Sachs a molti altri colleghi, e ho scritto testi satirici per gli spettacoli, come facevo per "Cuore" e per "Linus". Farlo mi lusingava molto dal punto di vista umano. Mi dava la sensazione che i miei argomenti potessero essere divulgati, grazie a lui, con una grande potenza».

Dai suoi studi proposte che giudica «clamorose», nel senso che sono «suscettibili di far inalberare gli avversari e entusiasmare i fautori». Eccone alcune: ridurre il consumo di energia da 6000 a 2000 watt pro capite all'anno. Commento: «E' la più importante e la più solida. Non è mia. E' il cardine della scelta energetica del governo svizzero nel 2002 come obiettivo entro il 2050». Ridurre il consumo di materie prime da 40 a 20 tonnellate pro capite l'anno, per limitare il saccheggio che stiamo facendo del pianeta. Settimana di lavoro di 30 ore da subito e di 20 ore tra vent'anni, naturalmente allo stesso stipendio: «Perché un terzo del Pil che produciamo fa danni, un terzo serve a riparare i danni, solo un terzo è utile, basta concentrarsi su quest'ultimo. Del resto la nostra testa è piena di triangoli come ci hanno insegnato i retori, a partire da Cicerone, e alla base della nostra cultura c'è una Trinità». Ridurre il divario salariale a un rapporto massimo di uno a 12: «Nessun manager possa guadagnare in un mese più di quanto i suoi dipendenti guadagnano in un anno. Anche in questo caso è curioso come sia la Svizzera l'epicentro della rivolta internazionale contro le disuguaglianze come ha dimostrato il referendum vinto "Contro le retribuzioni abusive"». Dare agli azionisti il potere di votare in Internet i loro manager e i loro salari. «Ognuna di queste idee potrebbe essere oggetto di dibattito nazionale vivace come avviene in altri paesi. Invece sono state quasi ignorate dai media». 

Morosini vorrebbe al più presto ridurre a 18 anni l'età per votare per il Senato, e aprire una discussione sul voto ai sedicenni, come vige in Austria dal 2007. Ed è comprensibile se il Movimento 5 Stelle ha fatto il pieno tra i giovani. Movimento che ora vede come una piramide: «Sul primo gradino ci sono i nove milioni di elettori. Sul secondo il milione o poco meno dei frequentatori del blog; sul terzo i 250 mila iscritti; sul quarto i 40 mila iscritti e identificati con documento che hanno diritto di partecipare alle scelte dei candidati; sul quinto gli iscriti ai meetup; sul sesto i candidati alle elezioni; sul settimo i 163 eletti; sull'ottavo ci sono due seggiole uguali ma diverse». 

Lo scienziato è anche un cittadino italiano e come tale guarda la situazione parlamentare che si è prodotta «con molta curiosità e poca preoccupazione. Forse ci sarebbe da farsi tremare le gambe ma mi piace credere che siamo davanti a una grande opportunità. Può girare male e allora finiamo come la Grecia. Ma puà girare bene e allora facciamo come l'Islanda dove hanno mandato a casa tutta la classe dirigente, cambiato il governo, nazionalizzato le banche, annullato il proprio debito, il popolo ha riscritto la Costituzione (e senza un comitato di saggi con Calderoli presidente), c'è una sensazione di fratellanza possibile e l'idea che la vecchia Islanda era marcia, era giusto che crollasse e andava rifondata. Cosa che mi auguro per l'Italia». Quanto a lui che ruolo avrà? «Continuo a scovare diffondere idee che avranno senso nei decenni. Poi certo ci vuole la politica del giorno per giorno e nutro grande ammirazione per Casaleggio, Grillo, gli eletti e gli iscritti che ora la dovranno fare. La politica giorno per giorno cerco di guardarla come un appassionato di ippica guarda di striscio il campionato di calcio».

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