- di Carmine Gazzanni -
Lo scorso fine settimana la convention dei rottamatorisembra abbia dato il “la” ad un nuovo percorso politico all’interno del Pd. Alternativo, l’hanno definito alcuni. Perché Matteo Renzi sarebbe “il nuovo che avanza”. Ma, stando al suo passato, ai suoi legami e alla sua stessa visione della politica sembrerebbe davvero non ci sia nulla di nuovo: da Cl a Craxi, dalle sue idee suinceneritori e nucleare, fino alla cena ad Arcore. E quella condanna di cui nessuno parla …
Mentre, infatti, tutti i quotidiani (giustamente) davano peso alle dichiarazioni ora di Renzi, ora di Bersani, andando a classificare i pro rottamatori e gli anti, scervellandosi per capire quale possa essere il possibile ruolo politico del sindaco di Firenze in vista delle prossime primarie, nessuno si è posto domande preliminari (ma centrali) sulla questione. Cerchiamo di capirci: ognuno è libero di presentare la propria candidatura, di aprire un dibattito all’interno di un partito democratico. Ci mancherebbe. Ma il peso che stampa e politica hanno attribuito a Renzi sembrerebbe davvero eccessivo se prima non si cerca di rispondere ad alcune domande preliminari: chi è davvero Matteo Renzi? In che direzione è andato il suo operato a Firenze? Rispondere a tali interrogativi permetterebbe di capire molto di più della figura politica che, senza ombra di dubbio, oggi è al centro del dibattito politico del Pd, e non solo. Ci permetterebbe, soprattutto, di poter comprendere se e fino a che punto Renzi sia davvero “il nuovo che avanza”. E, ancora, da chi è appoggiato nella sua scalata al Pd.
Classe 1975, Matteo Renzi sin dall’età di diciannove anni si è dato alla politica. Nel ’96 è in prima fila nei Comitati Prodi, si iscrive al PPI, partito che rappresenta la naturale evoluzione della Democrazia Cristiana, e ne diventa segretario provinciale nel ‘99. A soli 24 anni. Dopo che il PPI confluisce nella Margherita, ne diventa coordinatore cittadino e poi, nel 2003, segretario provinciale. Insomma, nel fiorentino Renzi è oramai un punto di riferimento. Tant’è che l’anno dopo diventa, a soli 29 anni, Presidente di Provincia e, nel 2009, primo cittadino della città gigliata.
Certamente, dunque, un curriculum invidiabile. Ma questa rapida carrellata non può essere compresa a dovere se non si fa riferimento anche agli interessi, al sottobosco politico e non a cui Renzi è legato a doppio filo. Anzi, letteralmente è figlio di tale sottobosco (da cui, per giunta, oggi dice di volersi liberare): suo padre, Tiziano, ha militato a lungo nella DC diventando anche consigliere comunale di Rignano sull’Arno dal 1984 al 1995. Ma, soprattutto, Tiziano Renzi è stato sempre attivo nell’imprenditoria regionale entrando in affari con l’impresa Baldassini-Tognozzi-Pontello (oggi rivelata da Impresa Spa) da sempre molto attiva nel fiorentino nell’edile e nella distribuzione pubblicitaria. E Matteo non si lascia scappare le amicizie strette da suo padre: ha fatto molto discutere, ad esempio, il fatto che è proprio la Baldassini-Tognozzi-Pontello a vincere la gara d’appalto per la tramvia 2 e 3 a Firenze. E non è finita qui. Renzi, in linea con gli insegnamenti paterni, intraprende sin da giovane non solo la strada politica, ma, in contemporanea, anche quella imprenditoriale. Ed eccolo allora nel ’94 (a soli diciannove anni) dirigente d’azienda con la Chil srl, società di marketing diretto, che lui stesso fonda (ora è dirigente in aspettativa) e che arriva a contare aziende sparse in tutt’Italia. Non solo Rignano sull’Arno, ma anche Genova, Bologna, Roma. Come abbia fatto a soli diciannove anni resta un mistero.
Non solo: a Firenze sono tante le voci secondo le quali in epoca di forte ascesa massonica, papà Tiziano fosse uno dei più autorevoli uomini della loggia fiorentina. Il che non stupisce affatto dato che la Toscana è una delle regioni con la più alta percentuale di iscritti alla massoneria. Né stupirebbe se un giorno venissimo a sapere che anche Matteo abbia seguito la strada del padre: come dichiarato dallo stesso Maestro Venerabile del GOI Gustavo Raffi, nel Pd si contano circa 4000 tesserati “fratelli” massoni. Un numero decisamente alto se si considera che in tutto i tesserati del Partito Democratico arrivano a circa 21 mila. Ebbene, la maggior parte di questi 4 mila si concentrerebbero proprio in Toscana e, nella fattispecie, in città quali Livorno e Firenze. Se così fosse, non sarebbe un caso che il Gran Maestro del GOD (Grande Oriente d’Italia Democratico) Gioele Magaldi parla anche di lui nella lettera che inviò al “fratello Silvio”.
Ma il sottobosco di Matteo Renzi può contare anche su forti legami con il mondo politico-imprenditoriale di natura democristiana. A cominciare, alla faccia del nuovo che avanza, daComunione e Liberazione: insieme allo stesso Bersani e a Enrico Letta, infatti, Renzi è il politico di riferimento di Cl. Né Renzi ne fa mistero. In una passata intervista a L’Espresso, alla domanda di Denise Pardo, dichiarava: “Trovo stravagante l’atteggiamento della sinistra verso la Compagnia delle Opere. L’unico politico che ha chiuso il meeting di Rimini si chiama Pierluigi Bersani. Se Bersani può parlare con la Cdo, non vedo perché non ci possa parlare qualcun altro”. Peccato, però, chesoprattutto in terra lombarda, la regione più produttiva del nostro Paese, le carte processuali raccontano una realtà tutt’altro che encomiabile.
E ancora. Stando a quanto rivelato da Il Nuovo Corriere di Firenze, Matteo Renzi conta anche su stretti legami con la Fondazione Craxi (si legge sul sito: “La Fondazione […] ha come finalità principale la tutela della personalità, dell’immagine, nonché del patrimonio culturale e politico di Bettino Craxi”. Ed è tutto dire) che, addirittura, assicurerebbe in caso di corsa alle primarie voti a Genova, Milano e Torino (dove, del resto, Renzi conta anche sull’appoggio dell’ex sindaco Chiamparino, presente alla convention della Leopolda). E qui l’arcano: la fondazione Craxi è stata fondata ed è presieduta da Stefania Craxi, sottosegretario agli esteri dell’attuale governo. Qualcosa non torna o, a ben vedere, tutto potrebbe tornare. Che il Pdl appoggi, tacitamente, la corsa di Renzi alle primarie perché certamente un avversario (fo per dire) più congeniale?
Insistenti voci confermerebbero quanto detto. Anche perché, non dimentichiamo, alcuni mesi fa il sindaco di Firenze si recò ad Arcore per una cena privata col Cavaliere: forti critiche dall’opposizione e dallo stesso Pd, ma Renzi non ha mai fatto vera chiarezza su quell’incontro. Altro punto di estrema vicinanza tra i due, Berlusconi e Renzi, è l’amicizia che entrambi nutrono con Lorenzo Bini Smaghi, oggi al centro di una forte polemica istituzionale con la Francia per le mancate dimissioni dalla BCE: essendo diventato Draghi presidente al posto di Trichet, Bini Smaghi dovrebbe dimettersi per cedere il posto ad un rappresentante francese che ad oggi manca. Ebbene, se da una parte l’economista fiorentino può contare sull’appoggio (tacito) di Berlusconi nel non abbandonare il suo posto all’Eurotorre, dall’altra non ha mai fatto mistero di apprezzare la politica del giovane democratico. Insomma, i legami ci sono e, come cominciano a dire in molti, B. sarebbe disposto anche a mandare qualcuno dei “suoi” a votare il rottamatore in caso di primarie.
Articolo del 3 novembre 2011
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