martedì 24 luglio 2012

Karl Renz da www.revue3emillenaire.com


3ème: Non afferro.
Renz: Non afferri e non hai mai afferrato nulla. Cerchi di comprendere qualcosa che, in ogni caso, tu non puoi capire. Provi a percepire un mistero dell’esistenza, ma non ci arriverai mai.
Quando tu sei questo mistero, la comprensione è perfetta. Solo nell’assenza totale di un “me” che ha l’idea di comprendere, c’è la comprensione assoluta, sciolta dal minimo dubbio. Ma in presenza di questo “me” scettico, dubiterai sempre. Il “me” deve dubitare. Indubbiamente. Lascia perciò lo scettico dubitare di ciò di cui dubita.
Vedi che tutto è l’esigenza di quella totalità. Se sei madre, devi comportarti da madre. Devi preoccuparti dei tuoi figli più di chiunque. Così una parte di te è tutto amore e l’altra si dibatte, grrr! E’ questo essere una madre. E’ il suo funzionamento ed è esattamente come deve essere. Allora che fare? Nessuno può fare in altro modo. La madre non può non amare il figlio.
3ème: Le madri sono naturalmente protettive, è nei loro geni.
Renz: Sono così, protettive. Però, in nome di questa idea di protezione, a volte bisogna uccidere. Il signor Bush deve uccidere gli iracheni per proteggere gli americani, perché questi hanno bisogno di petrolio per far andare le loro auto. Lui è la madre degli americani, deve proteggerli.
Tu puoi vedere che niente è causato da un’altra persona, qualunque essa sia. E’ il funzionamento di un funzionamento. Infatti questo decolpevolizza del tutto ogni individuo. Cosa fare? Le persone devono essere come sono e non possono essere altrimenti, perché sono il funzionamento di tutto ciò che le definisce in questo sistema d’informazioni, come, per esempio, il loro programma genetico.
E’ quella la pace. La sola idea che un giorno troverai aiuto, la sola speranza che qualcuno o qualcosa ti aiuterà, che un avvenimento o una comprensione qualunque ti renderanno felice per sempre, è la guerra.
Ma, vedendo che il momento in cui sarai aiutato non verrà mai e che tu non potrai mai uscire da ciò che sei, è la pace.
Tu sei in guerra perché speri di ottenete qualcosa. Ma se vedi che non c’è niente che tu possa ottenere di qualsiasi cosa, sei già in quella pace dello spirito, perché non c’è più: “e dopo”?
Per Quello che tu sei, non è mai successo niente. Non c’è nascita e morte. Tutto è successo all’interno di un sistema di credenze, ma solo Quello che tu sei è la vita stessa. Perciò tutto quello che puoi sperimentare è morto, vuoto. Non puoi mai fare l’esperienza di Quello che è l’esperienza assoluta della vita stessa. Tu sei quel Sé che non può essere immaginato, né sperimentato, molto semplicemente, perché tutto ciò che puoi immaginare è unicamente immaginazione. “Quello” indica solo il non-nato assoluto che tu sei, che non ha mai fatto parte di un sistema di sofferenza. Ma dal momento in cui esci da Quello, assumendo una qualsiasi idea, o sistema di credenze credendola reale, incomincia la sofferenza. Per ciò che tu sei, è inaccettabile che ci sia un secondo. Ma, quando lasci quella pace assoluta, quella libertà per sposare l’idea di “un secondo”, è la guerra. Quando crei un’esistenza individuale, un essere separato, il sistema di difesa si mette in atto e il bisogno di difendere tutto ciò che è presente si manifesta.
L’idea d’esistenza individuale diventa assolutamente reale, perché tutto ciò a cui presti attenzione appare reale. Così tutto ciò che prendi per reale diventa reale; nel momento in cui prendi la separazione per reale, essa è così reale che potrà esserlo.
Quando la coscienza pure si ripiega su se stessa, come uno specchio che riflette totalmente Quello che è anteriore, è come un levar del sole interiore, ma ciò non ha causa; ciò appare e dispare indipendentemente da ogni sforzo, indipendentemente da tutto ciò che è stato fatto o non fatto. Perciò al di là di tutti i tuoi sforzi, tu sei, ma in effetti non puoi impedirti di fare degli sforzi. E questo paradosso non puoi risolverlo.
Mostrare che l’assenza d’aiuto e di non-aiuto è il paradiso è la ragione per cui sono seduto qui. Indico Quello che tu sei, l’assenza d’aiuto e di non aiuto perché non esiste secondo.
Tutto ciò che vuoi controllare ti controlla. Tutto ciò che vedi, di cui fai esperienza, non è diverso da ciò che sei. Tentare di controllare ciò che vedi, pensando di sfuggirgli, che idea sciocca! Perché tutto ciò che vuoi controllare ti chiude, ti imprigiona in un’idea o un sistema di credenze. Ogni definizione è una prigione. Solo l’assoluta assenza di ogni idea di ciò che sei o non sei e perfino l’assenza di questo, è ciò che tu sei. E’ il silenzio, la pace, una pace immensa di cui non puoi fare esperienza, perché tu sei Quello. E’ per questo che la si chiama la “nudità” dell’esistenza.
3ème: Hai un’idea di cos’è la sofferenza? Ti capita di piangere?
Renz: Spesso. Quando guardo un film triste, per esempio. Come potrei non piangere quando c’è un film del genere che fa piangere? Davvero. E’ girato da me, e se si dice che è un “melo” allora devo piangere.
Vedi che non si può evitare la compassione, perché sei Quello. Tutto ciò che vedi sei tu. Non c’è nessuna differenza tra chi fa l’esperienza, l’esperienza e ciò che è sperimentato. Quando c’è tristezza, tu sei la tristezza. Quando c’è la felicità, sei la felicità.
Tutto ciò a cui puoi pensare è ciò che tu sei. Come potresti non provare compassione per ciò che sei?

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