lunedì 16 luglio 2012

Paura di cosa? Paura di chi?Chi ha paura?Jean-Marc Mantel


J.M.  La paura è una sensazione. Il corpo manifesta un’attitudine mentale. La sensazione di paura è creata dal mentale.
Il mentale ha il potere di creare forme che si confondono con la realtà. Il leone del sogno appare vero come quello dello zoo.
Esso ha il potere di creare un futuro che dà l’impressione d’essere la realtà. Ponendo nella memoria le informazioni di cui ha bisogno, il mentale elabora un film di cui “io” è il personaggio principale.
Così la paura è legata all’anticipazione. Immaginate la vostra mente priva di ogni anticipazione. C’è ancora una paura da sperimentare?
Se il leone viene a mangiarvi, vedrete in quel momento ciò che c’è da fare o da non fare. Non potete saperlo prima.
Quando la mente si spegne, nello spazio vacante diurno o il sonno profondo notturno, la paura è assente. Rinasce quando riprendono possesso della scena i turbinii mentali. Non è in sé il mentale che è la causa della paura, ma l’abitudine di confonderlo con la realtà. Voi non reagite allo stesso modo se una cattiva notizia è annunciata da una persona fidata o da un bugiardo incallito. Nel primo caso, sarete preoccupati, nel secondo, resterete tranquilli. E’ lo stesso scenario evocato nelle due situazioni.
L’ignoto è la più grande origine del terrore. Per questo il mentale si ostina a voler conoscere  ciò che non è conosciuto, a sapere l’istante dopo.
Per chi dunque l’ignoto è sorgente di paura? Certamente non per la coscienza- soggetto, pienezza onnipresente, libera da ogni oggetto. Ma per la persona che penso di essere, chiamata me. In effetti è “me” che è terrorizzato, e non la visione. Me designa il corpo, il mentale e la personalità, tutto ciò che la memoria ha ammassato riguardante il personaggio che credo di essere. Questo, essendo nato, deve morire. Ma quell’istante di scomparsa è l’angoscia massima, perché implica la dissoluzione di tutto ciò a cui sono attaccato.
Se l’io che è attaccato e dissolto in quel grande annientamento, chi resterà ancora per avere paura?
Quando si radica la comprensione che il personaggio me, il passato e i futuro non sono la realtà in sé, sopraggiunge una distanza.
La coscienza allora può avere un risveglio a se stessa, LUCE NON DISTRATTA DALLE MOLTEPLICI FORME CHE PROIETTA.
La fine della paura significa perciò la fine del me che ha paura, dissoluzione che avviene quando l’attenzione si applica all’istante stesso completamente. In questo istante non c’è paura, non c’è me. I due fratelli gemelli, nati insieme, scompaiono insieme.
La paura è una proiezione, che scompare quando il proiettore si spegne. Finché è acceso, il corpo è in preda al sogno che si proietta davanti a lui Quando il proiettore si spegne, il corpo si distende e si riposa nella luce dell’uno.

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