sabato 23 novembre 2013

Populismo: potere politico sottratto alle elites

Le circostanze impongono di ri-pubblicare questo articolo dello scorso gennaio, vista la frequenza delle riunioni clandestine in corso per il varo della “NATO economica” (sic), A tappe forzate vogliono imporla per la primavera. La dirigenza “europea” che si appresta a firmare l’accordo capestro -senza ritorno- è guidata dai soliti funzionari della Goldman Sachs. Potrebbe persino astenersi dal partecipare ai conciliaboli segreti, in bunkers lontani e al riparo della partecipazione della cittadinanza. Basterebbe sbobinare e decodificare tutte le registrazioni di cui sono state vittime -consenzienti o ignare?- negli ultimi anni. La controparte USA, infatti, sa già tutto e conosce a menadito -per aver spiato capi di stato e di governo, settore impresariale e banche- quel che la “Commissione” di Bruxelles ha da dire riguardo all’annessione-liquidazione definitiva dell’economia europea. Washington sa che i più ligi e servizievoli sono quelli che infilano il “populismo” in ogni frase del loro vuoto dire.
La parola “populismo” abbonda sulle labbra di tutti coloro che hanno consumato il divorzio
definitivo, tra cittadini e governanti, tra popolo ed elites. Sentendosi, ovviamente, parte di queste, vuoi per averne sposato gli arcani economicisti, la neolingua dei bassifondi finanziari, vuoi per identificarsi in una “modernità” che mal nasconde il settecentesco neo-totalitarismo delle oligarchie. I gruppi dirigenti europei che aulicamente si autodefiniscono “la politica”, in realtà sono come dei novelli eunuchi evirati del potere politico. L’hanno affidato ai grandi gruppi economici transnazionali, che ora possono togliere e mettere governi ad Atene, Lisbona, Madrid e Roma, come ieri a Buenos Aires, Brasilia o Singapore.
E si arrogano il potere di veto sull’operato degli altri governi che -quando pretendono di essere veramente nazionali- vengono demonizzati e tolti di mezzo.
Gli eunuchi, senza più una ragion d’essere, valletti della ragione economica elevata a ragion di Stato, tentano di camuffare il servilismo e il ruolo di sterilizzatori della residuale democrazia rappresentativa. Con l’esibizione d’uno sprezzante inganno o infamando i critici e chi resiste alla dogmatica oscurantista delle elites.
“La politica” ingiuria quelli che non rappresenta più, che non si rassegnano al nuovo verbo della carestia e dell’ingrasso statale delle vacche già obese. Sembra che si dicano “non vale la pena governare questi “populisti” ingrati, che abboccano a demagogie non autorizzate o illegali”. Ossia non propinate dal FMI o BCE, dai santuari consacrati dai profeti globalisti di ieri, ora autopromossi a terapeuti del disastro di cui sono autori con copyright.
Oltre a gruppi e movimenti esistono anche pericolosi governi “populisti”, soprattutto in Sudamerica. Si caratterizzano per aver eretto barriere difensive contro le oligarchie nazionali, finanza internazionale e FMI. Per aver riscritto Costituzioni snaturate dai banchieri, impugnato e rinegoziato il debito estero, dilazionato il pagamento degli interessi, rinvigorito gli investimenti sociali e ridotto la disoccupazione. Hanno nazionalizzato -con indenizzazione- settori industriali strategici (petrolio, gas, alcune banche, telefonia, terre non coltivate ecc) garantendo così flussi costanti per il finanziamento delle politiche sociali (istruzione e salute).
Sviluppo con redistribuzione è la formula seguita dal Brasile di Lula e Dilma Rousseff. Inclusione sociale e democrazia partecipativa, ripetono in Bolivia ed Ecuador.
Il bilancio d’un decennio di politiche eretiche -scomunicate dal FMI- è più che positivo, in termini di stabilità e coesione sociale raggiunte, come pure dei macro-indicatori economici tanto cari ai cattivi maestri dei nostri antipopulisti a scoppio ritardato, targati UE. Può avere successo l’applicazione acritica e ritardataria dei diktat che hanno affossato i “piccoli dragoni” e l’America latina negli anni 70 e 80? E’ ovvio per tutti, ma non per i novelli eunuchi che -non conoscendo limiti alla vocazione al vassallaggio- agiscono come agenti destabilizzatori dei governi del Venezuela ed Argentina.Le due correnti del neoliberismo europeo -Partito Popolare e Partito Socialista- avversano con la stessa determinazione i governi di Chávez e di Cristina Fernandez, e sponsorizzano con molta generosità dirigenti e partiti ultraliberisti, orientati alla restaurazione o al ritorno delle politiche fondomonetariste. PPE e PSE si riuniscono persino con politici che nel 2002 firmarono il decreto di scioglimento del parlamento, del potere giudiziario ed esecutivo del Venezuela.
Nel caso dell’Argentina, spalleggiano oscenamente il FMI che emette mensilmente una bolla di scomunica urbi et orbi contro il governo legittimo. Madame Lagarde ricorre arbitrariamente ad argomentazioni nettamente politiche, con palese finalità di destabilizzazione economica. Castiga con un originale specie di spread per scongiurare che l’Argentina diventi un positivo punto di riferimento per i Paesi che cercano vie d’uscita dal neoliberismo. Terrorismo mediatico a sfondo economico.
Eppure il FMI, Club di Parigi, Banca Mondiale hanno abbonato ben 13 miliardi di dollari a Myanmar (Birmania). Cancellare il debito estero e spalmare i rimanenti 3 miliardi in comode rate durante 15 anni, non è cosa di poco conto. E’ vera filantropia e sincera esportazione della democrazia di mercato? Perché Birmania sì e Grecia no? E’ decisione politica inquadrata nella strategia di isolamento e blocco delle vie marittime della Cina. Finanziare un nodo scorsoio di basi ed istallazioni militari in grado di condizionare il flusso delle esportazioni e delle importazioni di materie prime.
Le istituzioni finanziarie globali, sorte alla fine della seconda guerra mondiale, adottano decisioni squisitamente politiche per dare ossigeno alla libera impresa e banca occidentale. Per battere la concorrenza cinese, finanzia misure di forza con i capitali estorti alle altre nazioni e popoli. Dietro il paravento dell’ortodossia economia agisce da governo mondiale. E gli “antipopulisti” ne fanno parte o sono succubi.
Tito Pulsinelli
Nota: la lettura de ”Il populismo russo” di Franco Venturi, Einaudi, è utile in questi tempi di inflazionata ignoranza storica globalizzata, e da la misura della latitudine antisociale abitata dall’attuale classe dirigente europea.

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