NO, tranquilli che non vuole, direbbero molti. E’ ambiguo, indeciso, sfuggente. Io penso che dovrebbe, ma per quello che sembra, questi timori sono esatti.
Tuttavia, prima di rispondere definitivamente, vi chiedo di seguirmi in un ragionamento
Un anno fa, il 25 febbraio 2013, il M5S era dato in tutti i sondaggi al massimo sul 17-18% dei voti e, siccome i sondaggi pubblici erano (e sono) truccati, alle elezioni vere prese il 25%. Oggi i sondaggi lo danno al 25%: se tanto mi dà tanto, c’è da credere che stia ampiamente oltre il 30%, forse al 35%. Del resto se le proposte di riforma elettorale presentate da due coalizioni che solo un anno fa hanno preso il 29% ipotizzavano prima un premio di maggioranza al 35% e poi addirittura al 37% con – udite udite – il ballottaggio se nessuno raggiunge la soglia, io comincio a pensare male . Non è che la soglia serve non tanto a premiare loro, quanto a NON PREMIARE qualcun altro? Qualcuno che, magari, sarebbe ampiamente in vantaggio, ma si potrebbe provare a battere lo stesso, costringendolo a un ballottaggio contro le due forze di “insider” unite contro il “nemico populista”? Fantapolitica? Forse.
Quello che qualcuno sussurra, negli ambienti finanziari, è che l’improvvisa sparizione dall’orizzonte degli eventi della riforma elettorale e questa strana crisi politica accompagnata addirittura da un calo dello spread siano tutte legate al timore di due eventi, che loro (gli ambienti finanziari) vedono concatenati, talmente grossi che nemmeno l’interessato osa parlarne: a) GRILLO AL POTERE e b) L’ITALIA FUORI DALL’EURO. Grillo sta facendo uno spettacolo dove attacca l’Europa: perché lo sta facendo nei teatri? Potrebbe riempire le piazze, o almeno i palasport, anche restando a pagamento, e invece va in teatro. Sembra avere fifa, come se non volesse farlo sapere troppo in giro. Ne parla, allude, sembra propendere per, ma poi si ritira dietro formule generiche. I sette punti del M5S per le elezioni europee sono il trionfo del cerchiobottismo, un mix di cose impossibili ed altre facili, talmente facili che ci sono già.
È tutta colpa di Casaleggio che solo pochi mesi fa diceva “se torniamo alla lira i risparmi varranno zero?“. Può darsi, ma credo ci sia dell’altro.
Non sarà che la fifa di Grillo viene da lontano, da quell’estate del 2011 in cui, dicono, la sola idea di tornare alla Lira che B ventilò in colloqui privati fece di lui il bersaglio dei ben noti attacchi concentrici e dell’Italia l’obiettivo della così detta “guerra dello spread” che portò prima alla lettera BCE che giunse a Roma e poi, preparato il terreno ben bene, alle dimissioni dell’ultimo premier eletto per passare al ben più affidabile Monti? E non fu lo stesso meccanismo adottato con la Grecia (cui addirittura fu cambiato il governo al solo annuncio di un referendum) e la Spagna e anche con l’Irlanda ?
Aggiungo una cosa: tutti i fautori dell’uscita dall’Euro concordano su un fatto: quando se ne uscirà, la notizia deve essere tenuta segreta il più possibile fino all’ultimo, per evitare una serie di nefaste conseguenze. Giusto. Peccato che ciò dovrebbe essere fatto da parte di un qualche governo e che questo governo dovrebbe essersi, nel frattempo, insediato con pieni poteri. Ebbene, visti i precedenti io non credo che l’UE lascerebbe insediare un capo del governo che avesse dichiarato pubblicamente la sua volontà di portare l’Italia fuori dall’Euro. Le armi ci sono, e sono micidiali: l’Italia non ha migliorato nessuno dei fondamentali che furono presi come “scusa” per l’attacco del 2011: abbiamo più debito, più disoccupazione, il PIL è calato di parecchio e in più, l’esposizione verso creditori stranieri è molto diminuita. Ci tengono per le palle: gli avvertimenti mafiosi di Olli Rehn e dello stesso Draghi “Renzi sa quello che deve fare” sono il sinistro avvertimento del capo mandamento al picciotto colto dal dubbio. Il Presidente del Consiglio che volesse tirare fuori l’Italia dall’Euro, dovrebbe farlo in incognito: dovrebbe vincere le elezioni parlando d’altro e poi… zac, tirare fuori ‘asso della manica.
Vi sembra possibile? Probabilmente no.
Ma Grillo potrebbe essere quanto di più simile abbiamo oggi a questo ritratto: non ha ancora detto nulla di impegnativo e potrebbe già avere il 35% dei consensi. Certo, io penso che se dichiarasse guerra aperta a Bruxelles vincerebbe a mani basse le elezioni, ma se facesse così, avremmo ancora delle elezioni in cui votarlo o verremmo trascinati di crisi in crisi come la Grecia fino a che, stremati, gli elettori italiani farebbero come quelli sardi nelle recenti elezioni regionali, dove il 50% degli elettori che vota per convenienza sarebbe l’unico ad andare alle urne ed eleggerebbe un altro governo di esponenti del Pud€?
E dall’altro lato, se Grillo acquisisse “in incognito” consensi sufficienti ad andare al governo, una volta lì, porterebbe l’Italia fuori dall’Euro?
Come dice acutamente il prof.Rinaldi , molti dei punti del programma del M5S non sono minimamente realizzabili restando nell’Euro, ma – guarda un po’ – tutti e sette sarebbero raggiunti automaticamente tornando alla Lira.
Quindi? La strategia di Grillo potrebbe anche essere quella di chi, richiuso in un campo di nudisti al circolo polare artico, NON DICHIARA MAI APERTAMENTE DI VOLERSI VESTIRE DI TUTTO PUNTO, ma dice a persone diverse e in momenti diversi di volersi mettere solo le scarpe, oppure le calze e i pantaloni, oppure solo la sciarpa e il maglione, etc.. Sa benissimo che si dovrebbe circolare col cappotto e che, rimanendo lì, prima o poi moriranno tutti di freddo, ma sa anche che urlare a squarciagola “voglio un cappotto” non farebbe che attirare l’attenzione dei guardiani e quindi, in ultima analisi, far fallire la rivolta cui sta lavorando sottotraccia e alla quale, poco per volta, molti altri prigionieri stanno aderendo.
Sarà quello che pensa anche lui? E, se lo fosse, basterà per ingannare gli occhiuti custodi del campo?
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