martedì 18 marzo 2014

Ucraina: errore strategico degli USA

Vladimir Evseev New Oriental Outlook 18/03/2014
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La comunità internazionale entra in un periodo d’instabilità globale. Il mondo unipolare emerso dal crollo dell’Unione Sovietica è tornato al passato. Ovviamente, tutto questo sarebbe successo un po’ più tardi, ma gli Stati Uniti hanno accelerato in modo significativo i processi internazionali interferendo piuttosto rudemente negli affari interni dell’Ucraina. E’ stata Washington a spingere  questo Paese alla disintegrazione, quando ha puntato sugli estremisti. Ciò ha permesso di rovesciare Viktor Janukovich che, come tutti i suoi predecessori, era interessato solo al proprio benessere. Nello stesso tempo, l’Ucraina non ha nuove prospettive. Il Paese si dirige fiducioso verso il completo collasso. Non può essere salvato né dall’associazione con l’UE, né dai crediti occidentali a condizioni invalidanti, né dalle prossime elezioni presidenziali. Solo la federalizzazione dell’Ucraina ha la possibilità di salvarla come Stato unito. Invece, il nuovo governo a Kiev, assecondando gli estremisti di Majdan come “Fazione Destra”, continua la repressione politica nel Paese, limitando i diritti della popolazione russofona e altre minoranze, organizzando varie forme di provocazioni e violazioni del diritto internazionale. Gli Stati Uniti e i loro partner europei hanno immediatamente e incondizionatamente sostenuto il nuovo governo a Kiev. Ciò ha convinto molti del loro coinvolgimento diretto nel colpo di Stato spacciato come rivoluzione contro il regime odiato di Viktor Janukovich. Se analizziamo con attenzione tutti gli eventi che hanno avuto luogo a Kiev, la composizione di Majdan e le recenti azioni della Rada Suprema, i tentativi di pochi nazionalisti d’imporre la loro volontà sul popolo ucraino diventano evidenti.
In tali circostanze, la Russia è stata costretta ad agire non per prendersi territori ucraini, ma per garantire la sicurezza della popolazione russofona. In particolare, la Crimea era sull’orlo di una guerra civile con i tatari di Crimea, che secondo il censimento del 2001 sono solo 245000 su una popolazione di 2410000, formavano autorità parallele e forse anche armandosi. Seguendo l’esempio di Majdan e con il tacito appoggio della Turchia, i tatari di Crimea erano pronti a prendere il potere nella Repubblica Autonoma di Crimea. Con l’ampio sostegno della popolazione locale, le autorità della Crimea, grazie all’amicizia con la Russia, hanno paralizzato i tentativi volti a destabilizzare la penisola dei singoli rappresentanti del popolo tartaro di Crimea e del nuovo governo a Kiev. Ciò ha creato le condizioni per la libera espressione della propria volontà per il popolo di Crimea come del suo destino, attraverso il referendum, le cui condizioni sono pienamente conformi alle norme europee. La guerra dell’informazione contro la Russia, ha permesso la formazione di un atteggiamento estremamente negativo in occidente verso il Presidente Vladimir Putin e la sua politica estera. Ci sono chiari tentativi di demonizzare la Federazione russa che minaccerebbe gli Stati confinanti con le sue azioni cercando di annettersi i loro territori. Allo stesso tempo, si dimentica che l’occidente ha giocato un ruolo negativo nella disintegrazione della Jugoslavia, dettando la separazione dal Paese della provincia autonoma di Kosovo e Metohija. Azioni simili furono ripetute in altre regioni portando, per esempio, alla disintegrazione de facto di Libia e Iraq.
Non c’è dubbio che gli eventi in Ucraina e Crimea avranno un grave impatto sulla sicurezza non solo in Europa, ma anche nelle aree remote di Medio Oriente, Asia centrale e Caucaso. In primo luogo, nella condizione di un estremamente netto confronto tra Russia e occidente, dovremmo dimenticare eventuali riduzioni di armi nucleari, fiducia reciproca nel campo militare e risoluzione congiunta dei problemi della proliferazione delle armi nucleari. Ciò comporterà la corsa alle armi convenzionali e nucleari e il blocco degli sforzi per risolvere la crisi siriana, afgana e altre questioni di sicurezza regionale.
In secondo luogo, in vista dell’imminente introduzione non solo di sanzioni politiche, ma anche economiche contro la Russia da parte degli USA e dell’UE, Mosca cercherà di compensare le perdite con una maggiore cooperazione con Cina, Giappone, Turchia e Iran. L’interazione con quest’ultimo Stato è il più promettente, come l’accordo commerciale-petrolifero in preparazione in cui merci russe saranno fornite alla Repubblica islamica dell’Iran (IRI) in cambio del petrolio. Partendo con un volume di 100-200 mila barili di greggio al giorno, Mosca potrà arrivare a 500000 barili in futuro. Parte di questo petrolio sarà riesportato in Cina, consentendo a Pechino di aumentare notevolmente l’acquisto di petrolio iraniano senza aggravare i rapporti con Washington. Un altro settore della cooperazione russo-iraniana è il nucleare. Nel prossimo futuro, la Russia potrà iniziare la costruzione non solo della seconda, ma anche della terza unità della centrale nucleare di Bushehr, in Iran. Ciò rappresenterebbe la continuazione del contratto già stipulato per il completamento della costruzione della prima unità. Dobbiamo ricordare che Teheran ha fedelmente rispettato le condizioni della prima fase del “piano d’azione comune”, un accordo interinale tra i rappresentanti dell’Iran e dei “sei” mediatori internazionali (i membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e la Germania) nel risolvere la crisi nucleare iraniana, firmato a Ginevra il 24 novembre 2013. Questo si riflette nella relazione del direttore generale dell’AIEA. Di particolare interesse per le parti è la cooperazione militare e tecnica limitata dalla risoluzione 1929 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, nel presente. Tuttavia, a parte il decreto presidenziale della Federazione russa N° 1154 del 22 settembre 2010 “sulle misure per attuare la risoluzione 1929 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite del 9 giugno 2010“, nulla impedisce la fornitura di sistemi di difesa aerea all’Iran. Secondo questo decreto, venne proibito l’invio dei missili superficie-aria (SAM) S-300 all’Iran. Quest’ultimo ha comportato una richiesta di risarcimento di 4 miliardi di dollari contro la Rosoboronexport OJSC presso la Corte Arbitrale Internazionale di Ginevra. Questa domanda può essere chiusa consegnando SAM S-400 all’Iran, che amplierà notevolmente la gittata delle armi e attrezzature militari fornite dalla Russia. Vi sono altre aree di interesse reciproco, in cui i principali contratti possono essere firmati piuttosto rapidamente. In questo caso, il commercio bilaterale che ammonta a circa 2 miliardi di dollari l’anno oramai, può essere aumentato di molte volte. Inoltre, la Russia è ancora disposta a seguire la via della costruzione del partenariato strategico con l’Iran. Formalmente, questo potrebbe essere annunciato nel corso della visita ufficiale a Teheran dal Presidente Vladimir Putin o del suo incontro con il Presidente Hassan Ruhani al vertice degli Stati del Mar Caspio, che si terrà a Astrakhan nel settembre di quest’anno. Poi il ruolo della Russia in Medio Oriente cambierà radicalmente, così come nella risoluzione della crisi siriana e del problema afghano.
In terzo luogo, il rafforzamento delle relazioni russo-iraniane e il possibile miglioramento delle relazioni turco-iraniane daranno l’opportunità di sollevare la questione per la formazione di un sistema di sicurezza non-allineato nel Caucaso meridionale in un primo momento. Perciò è opportuno avere colloqui trilaterali tra Russia, Iran e Turchia nel prossimo futuro, sviluppando approcci comuni per risolvere i conflitti regionali. Ciò consentirà di formulare il concetto di nuovo sistema di sicurezza regionale. Di conseguenza sarà l’occasione non solo di evitare una nuova guerra nel Caucaso meridionale, ma anche per creare un ambiente favorevole per la risoluzione dei problemi di Nagorno-Karabakh, Abkhazia e Ossezia del sud.
In quarto luogo, il rafforzamento delle relazioni russo-cinesi, fino a diventare alleati in determinate condizioni, è inevitabile. Ciò segnerà la nascita di un mondo multipolare in cui l’occidente non sarà più dominante.
Pertanto, gli Stati Uniti hanno commesso un errore strategico avviando il colpo di Stato a Kiev. Speravano che avrebbero indebolito significativamente la Russia e i processi d’integrazione avviati nello spazio post-sovietico trascinando l’Ucraina verso l’occidente. Infatti, Washington subirà l’effetto contrario. Dopo il sostanziale rafforzamento dei legami con Cina, Iran, Turchia e altri Paesi, Mosca sarà uno dei centri del mondo multipolare, i cui interessi dovranno essere considerati dagli statunitensi.

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