domenica 16 marzo 2014

Capovolgimento di prospettiva e abbandono dei conflitti

Domenica scorsa, alla seconda lezione del corso di Hamer tenuto dall’amico Adriano Buranello,mi ha fatto sorridere la domanda di un partecipante che ha chiesto:  “Ma allora, in concreto, cosa deve fare uno che scopre la malattia? Dopo che ha saputo queste cose?” Se avesse potuto, avrebbe chiesto quali medicine prendere, quale terapia seguire, insomma: un protocollo. Ma la risposta è un po’ più complicata, o forse molto più semplice, e mi serve prendere la rincorsa lunga, prima di arrivarci.
Nel film “The Shift“(già accennato qui) c’è un interessante dialogo fra il protagonista, Wayne Dyer, che interpreta sè stesso, e il “regista“, che interpreta la parte della persona normale, un po’ scettica, molto concreta e allineata col pensiero dominante. Il succo dello scontro è questo: Wayne dice che non dobbiamo affannarci, preoccuparci, dobbiamo abbandonarci fiduciosi, con la certezza che tutto quello di cui abbiamo bisogno ci verrà dato: come nell’utero materno, nei primi nove mesi della nostra vita, non dovevamo procurarci il cibo, riparo, era tutto già lì per noi. Mentre l’obiezione del regista è più o meno questa: non possiamo vivere la nostra vita aspettando che le cose ci cadano dal cielo, senza fare nulla, dobbiamo lottare per ciò che vogliamo raggiungere.
Forse questa contrapposizione, in cui la verità sta un po’ da entrambe le parti, mi piace perchèrivedo due parti di me: quella giovanile, in cui programmavo la mia vita, convinto di poter avere il controllo su tutto, bastava stringere i denti e impegnarsi di più; e quella attuale, superato il mezzo secolo, in cui riconosco che tutto mi è stato dato gratuitamente, e gratuitamente devo restituire. Da questo punto di vista il cambiamento non è un semplice “shift” (spostamento), ma un vero e proprio capovolgimento di prospettiva.
Crescendo, e capendo sempre di più, il capovolgimento di prospettiva sembra essere una delle esperienze più frequenti, ultimamente. E se per un paio di casi si può parlare di coincidenze, quando le situazioni diventano tante, il caso, evidentemente, non c’entra più. 
  • L’amico Daniele Berti, intervistato qui, insegna “Yoga della risata” (forse sarebbe meglio chiamarla “ginnastica della risata”, così amici sospettosi di tutto ciò che sa di orientale e new age abbasserebbero la guardia e ascolterebbero con maggior attenzione). La scoperta, l’uovo di Colombo, è che il rapporto di causa-effetto è bidirezionale: non soltanto se sono felice rido, ma anche se rido divento felice (indipendentemente dalla causa che mi ha fatto ridere).
  • Lo psicologo americano Paul Ekman, famoso per le sue scoperte sulle microespressioni facciali, e ispiratore della serie televisiva “Lie to me” (prova a mentirmi), afferma che, durante le sue ricerche, scoprì la stessa cosa: non soltanto l’espressione deriva dal nostro stato d’animo, ma anche il contrario, cioè le nostre espressioni influenzano lo stato d’animo( a conferma del proverbio popolare “Cuor contento il Ciel l’aiuta“); (vedi video in fondo all’articolo)
  • Innamorati pazzi: la ricetta di Bruce Lipton per il paradiso in terraAbbiamo già visto (qui qui) i risultati delle ricerche del biologo Bruce Lipton, grazie al quale non soltanto possiamo confermare quanto detto sopra, ma addirittura distruggere (mi sembra il verbo corretto) ildogma (è proprio un dogma!) del controllo genetico: come viviamo, come pensiamo, come ci atteggiamo nei confronti della Vita è più potente dei geni che ci sono stati dati: non siamo vittime dei geni che abbiamo ricevuto in eredità, basta scuse! Quindi la soluzione è semplice: vivere da innamorati, e rendere di conseguenza la vita un paradiso in terra. La nostra mente influenza, e cambia, anche i nostri geni.lode
  • Nel libro “La potenza della lode” si insegna a lodare e ringraziare in ogni momento, per ogni fatto che ci accade, inclusi gli inconvenienti, le malattie, ec.. E se si impara a non giudicare nessuna esperienza, ma a guardarla dall’esterno, cercando di capire cosa ci fa stare male, e traendo lo spunto per crescere, e abbandonare ulteriori legami, riesce facile ringraziare per quelle esperienze che, normalmente, ci contrariano e ci fanno arrabbiare, come dice Greg Braden.Anche qui: capovolgimento della prospettiva.
  • Infine, quando Gesù guariva diceva “la tua fede ti ha guarito!“, e forse non abbiamo capito abbastanza profondamente il significato di questa frase. Noi tendiamo a cercare le prove, le evidenze, e riteniamo che il miracolo possa essere una via alla fede: vedo il miracolo -> credo. Invece sembra proprio che le parole di Gesùsuggeriscano il contrario: non serve il miracolo per farti credere, ma è il fatto che tu credi che fa avvenire il miracolo. In un’ottica di uomo sottomesso, e incapace, e bisognoso di tutto perchè da solo non può fare niente, questo può sembrare quasi una bestemmia: ma come? L’uomo può fare da solo? Non ha bisogno di Dio? Ma se consideriamo che Dio è Amore, quale amore più grande di un Padre che non soltanto vuole il massimo per i propri figli, ma che li rende addirittura in grado di fare da soli, slegandoli da tutti i legami e da tutte le dipendenze e sottomissioni, compresa quella da Lui stesso?
Insomma, un capovolgimento di prospettive. Mia figlia adolescente, qualche anno fa, ha scritto sul muro della sua stanza: “Cerca di ottenere ciò che ami o sarai costretto ad amare ciò che ottieni”. Alla sua età, anch’io avevo scritto a caratteri cubitali sulla porta della mia stanza: “VOLERE E’ POTERE”. Oggi, arrivato alla mia età, dopo le esperienze fatte, penso invece che si debba amare qui ed ora, ciò che ci circonda, nel bene e nel male, senza nessuna lotta: ma alla sua età, indubbiamente, ero come e più di lei. E mi sembra non solo giusto, ma anche bello che sia così. Se no, a cosa servirebbero 80 anni di vita?
 Per questo, ritornando alla domanda di quel partecipante al corso, la risposta non poteva essere data troppo semplicemente. Dire: “Non devi fare niente“, senza aver spiegato tutto questo, potrebbe sembrare troppo semplicistico e sbrigativo. Sarebbe stato da dire: “Ma allora non hai capito che non è la malattia, ciò di cui stiamo parlando, ma dell’immenso amore di Dio, che ha previsto anche dei meccanismi di correzione, e avvertimento, quando ce n’è bisogno? E non è col farmaco che si deve operare, che quello serve solo a sopprimere il sintomo, che è invece il messaggio che la Natura, il nostro corpo sta cercando di darci!“ Questo rischia di non essere capito, e magari si può ottenere l’effetto contrario.
Perchè la vera, unica terapia, è l’elevazione spirituale: vedere tutto dall’alto, comprendere il disegno superiore, e abbandonarsi con fede a questo disegno. Allora tutti i conflitti, le ripicche, le ansie, le preoccupazioni, diventano piccoli piccoli piccoli…. e svaniscono. Se non si riesce in questo passaggio, si rischia veramente la pelle. La Vita, ci piaccia o no, fa pulizia.
Come disse un tale dopo un corso di nuova medicina: O ti elevi, o ti levi.

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