mercoledì 26 marzo 2014

La guerra del Gas (ancora sul golpe in Ucraina)

shale-gas-extractionUna ventina di giorni fa ho scritto un articolo in cui facevo alcune considerazioni sull’Ucraina e la rivoluzione di piazza che ha decretato la fine del governo Yanukovych e sugli interessi in gioco. Oltre al fatto, successivamente ampiamente confermato, che più che dai moti spontanei di piazza, la vittoria della rivoluzione fu dovuta ad un gruppo ben armato e finanziato dagli americani, sostenevo che il vero obiettivo degli americani fosse la Crimea, sia per ragioni di stretta natura militare, sia per impedire ai russi di creare la via meridionale per portare il gas in Europa. La costruzione del South Stream, il gasdotto di cui la Saipem del gruppo ENI, si è assicurata il ricco appalto per circa due miliardi di dollari da completare entro il dicembre 2015, e che dovrebbe attraversare il Mar Nero per sbarcare in Bulgaria e da lì in Italia meridionale, è attualmente sotto osservazione dell’EU e soprattutto degli USA ed è sospeso se non si trova un accordo. Tuttavia, non avevo tenuto conto di un fattore importante che ha spinto gli Usa a spendere ben cinque miliardi di dollari per i rivoltosi (che a proposito, adesso reclamano i soldi che pare, non hanno ancora ricevuto secondo le promesse) del Maidan.
La mossa dei Russi di riprendersi rapidamente la Crimea, battendo sul tempo ogni possibile reazione occidentale ed evitando di ricorrere alle inutili e dispendiose lungaggini delle procedure ONU in materia di risoluzione dei conflitti regionali, ha probabilmente sorpreso gli occidentali. C’è una storiella divertente in proposito: “Shimon Peres incontra Putin e gli chiede: Vladimir, ma tu hai qualche antenato ebreo? E Putin gli chiede: Cosa te lo fa pensare Shimon? Beh – continua Peres – sei riuscito a far spendere cinque miliardi agli americani per farti consegnare la Crimea. Nemmeno un ebreo avrebbe trovato tanto coraggio!
Ma a parte le storielle, sono più convinto del fatto che gli americani si aspettassero una reazione russa anche se, forse, non così decisa e immediata. Tuttavia, se il loro obiettivo era di rendere difficoltose le forniture di gas all’Europa, ci sono riusciti benissimo. Anche se Exxon­Mo­bil e Shell hanno perso gli importanti contratti, che avevano trattato con Yanukovych, per la produzione del gas di scisto proprio nel Mar Nero davanti alla Crimea (ma si rifaranno con la produzione continentale, soprattutto nell’est del paese),l’obiettivo di bloccare la sempre più veloce integrazione tra l’economia della EU e quella della Russia e dei paesi della CSI, tutti produttori di materie prime essenziali per l’Europa che non ne ha, è stato perfettamente raggiunto.
Ma c’è un altro fattore che ha spinto gli americani ed ha convinto anche i riottosi europei ad appoggiare le manovre del grande alleato d’oltreoceano. Se ricordate, la prima reazione europea alla crisi in Crimea fu molto prudente.La Merkel si dichiarò assolutamente contraria alle sanzioni, così come la maggior parte dei partner della EU, tranne la Polonia e i paesi baltici. Dopo poche ore, però, la Merkel cambiò rapidamente idea e fece saltare tutte le ipotesi di una posizione prudente e autonoma dell’Unione sulla crisi, in base a mere considerazioni di convenienza economica e di dipendenza dal gas e dal petrolio russi. Evidentemente, la Germania ha avuto ampie assicurazioni dagli alleati americani, ed infatti si scopre che questi hanno assicurato agli europei le forniture del gas di cui hanno bisogno indipendentemente dalla sospensione o meno delle forniture russe, e ad un prezzo che è almeno pari (a parole) a quello garantito dai russi.
In questo modo, gli americani ottengono alcuni risultati molto brillanti.
1) Riportano sotto il loro controllo gli europei che si stavano avvicinando troppo alla Russia con cui integravano le loro economie, e li rende dipendenti dalla proprie forniture di gas.
2) Gli creano anche qualche grattacapo economico in aggiunta a quelli che hanno già e che non sono pochi, costringendoli a farsi carico dell’Ucraina in un clima che sarà probabilmente di forte tensione nei prossimi mesi se non anni, e quindi non certo favorevole ad un rapido rilancio economico.
3) Ottengono una ragione valida per superare le resistenze del Congresso a vendere all’estero gas e petrolio americani, che attualmente sono soggetti ad embargo interno. D’altra parte sono gli stessi produttori di gas americano che spingono verso questa soluzione, poiché i prezzi interni sono assolutamente non remunerativi e quindi l’esportazione del gas potrebbe garantire loro alti profitti. Per la verità i profitti migliori potrebbero essere fatti esportando il gas verso l’Asia, dove i prezzi sono più alti, ma anche l’Europa è un mercato decisamente migliore di quello americano.
4) Infine, gli americani ottengono una insperata compattezza sul TTIP, il trattato transatlantico di scambi commerciali tra USA e UE che prevede di incrementare gli scambi tra i continenti di oltre 120 miliardi di dollari nei prossimi anni.
Insomma, con un sol colpo e spendendo solo cinque miliardi, gli americani si sono assicurati per i prossimi decenni la fedeltà degli alleati europei, di cui evidentemente non si fidavano troppo, visto che li spiavano continuamente e con gran dispiegamento di mezzi.
5) Ultimo risultato, è che questa storia mette una pietra tombale sulla imbarazzante vicenda delle rivelazioni di Snowden sulle attività di spionaggio della NSA verso gli europei, sulle quali gli americani erano stati invitati, anche duramente, a dare spiegazioni chiare. Scommetto che non se ne parlerà più.
Facciamo qualche conto. La incredibile vicenda del trattato TTIP è raccontata con la solita lucidità in questo link di Megachip. che sottolinea come il trattato preveda lo smantellamento in Europa di quel minimo di tutele sociali che il liberismo nostrano non è riuscito ancora ad eliminare. Questo farà felici i ricchi capitalisti americani e li porterà in massa ad investire in Europa i loro soldi. Il gas di cui stiamo parlando è il gas di scisti, quello ottenuto bombardando sottoterra le rocce con potenti getti di acqua che liberano i gas. C’è il piccolo particolare che le conseguenze per l’ambiente sono particolarmente pesanti e gravi, ma negli Usa l’ambientalismo non va di moda e nemmeno in Ucraina, dove pare ci siano grandi giacimenti pronti per essere sfruttati. Ce ne sono anche sotto il Mar Nero, come ci riferisce Margherita Paolini del Manifesto in questo articolo di qualche giorno fa, e di qui la grande irritazione americana per non aver fatto filotto, ma non si può avere tutto dalla vita! E veniamo ai prezzi. Come dice la Paolini, il prezzo negli Usa del gas naturale è inferiore ai 5$ per MMBtu (millions of British thermal units), e questo dato lo riscontrate qui, in questo report di Yahoo finance, dove sono riportati i prezzi dell’ultimo anno. Il prezzo praticato dai Russi agli Europei è invece di circa 11$ per MMBtu, come si evince da questa rivista specializzata, mentre quello garantito agli Ucraini da Gazprom, prima del golpe americano, era di 9,70 $ per MMBtu. In Asia i prezzi sono ancora più alti, aggirandosi intorno ai 16$ per MMBtu, come si desume da questo articolo di AGI Energia, e questo spiega la ragione per cui i produttori americani preferirebbero commerciare il gas di scisti americano verso quell’area. Ah, faccio notare che, grazie a queste tecniche, gli Usa sono diventati il primo produttore al mondo di gas, soppiantando proprio la Russia che ancora lo estrae secondo tecniche tradizionali.
Alla fine saranno tutti contenti, tranne gli europei, ovviamente, ma di loro non gliene importa niente a nessuno. Gli americani, terranno di nuovo sotto il loro tallone l’Europa più o meno unita (se ovviamente la UE resiste a tutti questi scossoni e non si frantuma in mille pezzi), gli forniranno il gas ad un buon prezzo eliminando i Russi dalla scena economica europea, e prendendo in mano il pallino per le forniture a loro di tecnologia più o meno d’avanguardia. I Russi forniranno il gas alla Cina ed all’Asia che ne ha un crescente bisogno ed è disposta a pagare prezzi più remunerativi per ottenerlo. Gli europei dovranno pagare per l’Ucraina, e sono una settantina di miliardi ai quali gli americani contribuiranno con qualche spicciolo, sorbirsi tutte le tensioni che deriveranno dal tentativo di alcuni milioni di ucraini di andarsene a spasso per l’Europa in cerca di occasioni di lavoro e di vita migliori (poveri illusi!), rinunciare di fatto al ricco mercato russo verso il quale le tecnologie europee saranno colpite da embargo (c’è da scommetterci) e in cambio avranno da sperare nei ricchi (?) investimenti americani nell’ambito del TTIP, che comporterà lo smantellamento definitivo di quel poco che resiste dello stato sociale europeo, per la gioia di milioni di persone, soprattutto nel sud del vecchio continente. In Italia, soprattutto, siamo prontissimi a fare salti di gioia a fronte di questa meravigliosa prospettiva, e non vi dico in Grecia, o Spagna o Portogallo, oppure anche nella stessa Francia.
Il dollaro americano sta precipitando e loro, con una mossa astuta e rischiosissima, l’hanno ancorato alle sorti della vecchia Europa, condannando presumibilmente l’Euro alla fine ingloriosa che merita. I Russi si rifaranno con i cinesi, appunto. Occorrono un paio di anni per costruire una pipeline di raccordo per portare il gas in Cina, ma d’altra parte ne servono altrettanti per costruire in Europa un numero sufficiente di rigassificatori in grado di accogliere il gas americano. QUindi aspettiamoci un paio di anni di pace armata condita da sanzioni crescenti verso la Russia e grandi tensioni non solo nella povera Ucraina, ma in tutta la zona di confine.  È ovvio, no?

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