domenica 15 aprile 2012

Karl Renz l"illuminato più burlone che c"è

D.: Se voglio alzare la mano, la alzo no?
K.: Un nervo viene stimolato, la mano si alza e presto arriva l’Io che afferma: “Questo l’ho deciso
io!” Osservalo questo processo e vedrai che l’Io interviene sempre dopo. Ogni azione avviene
spontaneamente, ogni pensiero appare da solo. Ma poi sopraggiunge una super-idea che si chiama
Io, che trasforma ogni avvenimento in storia personale. Questo è tutto, non c’è altro. Un pensiero
che si chiama Io arriva un po’ più tardi, spiega la faccenda in termini di proprietà personale ed
esprime la propria opinione: “Era la mia volontà, il mio errore, il mio corpo, la mia vita, la mia
morte.”

D.: Mi sembra di cominciare a capire.
K.: Capisci? Allora osserva la tua comprensione! Guarda quando comincia a farsi sentire questo
“mio, mia, miei”.
D.:La mia decisione non è la mia decisione, il mio desiderio non è il mio desiderio?
K.: Sii solo attento. Guarda da dove proviene il tuo desiderio. Puoi tu desiderare di desiderare? Il
desiderio non è la propria sorgente? Energia, che si apre come un fiore, che fiorisce senza ragione
né scopo? Il desiderio arriva e scompare senza il tuo intervento.
D: Certamente, in ogni modo quando viene esaudito.
K.: Non perché viene soddisfatto. Il desiderio originario, il desiderio che sta a monte di tutti i
desideri è quello della conoscenza di sé. E questo desiderio non sarà mai esaudito.
D.: Allora devo dimenticare anche quello?
K.: Non esiste alcuna speranza che tu ti possa mai conoscere. Il desiderio di conoscere se stessi
sorge per ultimo, quando tutti gli altri desideri sono venuti e poi andati senza che tu potessi mai
guadagnarci qualcosa. Allora sorge il desiderio della conoscenza di sé, poiché sei giunto all’idea
che tu possa finalmente trovare la felicità e la pace nel trovare il Sé.
D.: E’ sbagliato?
K.: Non c’è semplicemente niente da trovare, niente da riconoscere. Il desiderio della conoscenza di
sé, dopo essere emerso, deve sparire nella rinuncia alla ricerca. Quando la ricerca cessa, si stabilisce
il silenzio.
D.: Allora devo semplicemente smettere di cercare.
K.: Certo, se non c’è nient’altro, ma non puoi deciderlo tu e nemmeno opporti. E il bello è che non
hai bisogno di prender decisioni e nemmeno esprimerne il desiderio. La ricerca, il desiderio non può
sparire per mezzo di un desiderio. L’ultimo desiderio può solo sparire quando l‘assenza di desideri
prenderà coscienza di se stessa. Tu desideri, vuoi, decidi in apparenza, controlli i tuoi progressi, ti
sforzi e d’un tratto - pfft! o peng! - cessa la presa, qualunque incidente abbia potuto provocarlo.
D.: Cessa la presa e io non ci sono più?
K.: Si, quasi un peccato, perché avevi costruito un rapporto così interessante con te stesso!
D.: Va bene per l’Essere, ma io sono solo un piccolo uomo.
K.: Finché ti definisci come uomo e vivi nelle frontiere di un uomo, nulla sarà possibile. Retrocedi
prima dell’uomo, in questo “Io sono” invece che nella coscienza individuale. Stabilisciti nella
coscienza cosmica, nell’unità. E poi ti stabilizzerai ancora prima della coscienza, nell’Io puro. Il
puro Io scompare nell’essere, non ha alcuna nozione di un Io. Questo succederà al più tardi alla
morte, nella morte svaniscono tutte le idee del tipo ”Io sono un uomo, una donna”, solo rimane il
puro Essere.
D.: Allora posso veramente rallegrarmene!
K.: Rallegrati. L’essere non perde la sua totalità, se si mostra come “Io”, come “Io sono” o “Io sono
un uomo, o donna”. In questa tridimensionalità c’è sempre la totalità. L’Essere è completo anche
come uomo. La follia sta nel limitarsi a quest’ultimo anello della catena, come se avessi dimenticato
che sei la totalità, come se dovessi tornare indietro. Sei sempre stato questa totalità in sé! Tu lo sei!
Non sei mai stato il concetto “Io”,“Io sono”, “Io sono un uomo”. Non è mai stata la tua realtà, sono
solo idee e nient’altro.
D.: L’uomo cerca da millenni l’ultima verità e non la trova.
K.: Egli non è fatto per quello, è lo strumento per mezzo del quale l’Essere fa l’esperienza
temporanea della condizione umana. L’Essere sperimenta sempre sé stesso eternamente e quando
riveste la forma umana, si sperimenta solo come variazione, riflesso di se stesso. Come puro Essere
non si può conoscere, è impossibile perché là non esiste esperienza. Per conoscersi ci vuole uno
sperimentatore, un Io, un tu.
D.: Allora io sono solo un mezzo per far divertire l’Essere?
K: Tu stesso ti diverti! Tu stesso sei la totale conoscenza di sé nella manifestazione dell’Essere, non sei
nulla di meno. Sei la manifestazione della totalità, qualunque idea d’imperfezione è solo un’idea.
D.: Visibilmente mi attacco a quest’idea, perché non posso farne a meno.
K.:Anche il non conoscere è una manifestazione perfetta del conoscere, di quello che sei. In
apparenza esiste uno che conosce e uno che non conosce. Ma entrambe sono apparenze. Nella
conoscenza in sé non c’è né conoscitore, né non-conoscitore. Tutto questo sorge con l’idea del
tempo, con l’idea della separazione. Al momento vivi nella separazione.
D.: Già, e dov’è l’unità?
K.: Proprio qui. La separazione è in fondo una storia che ti racconti. Tu sperimenti quello che credi.
Cosa c’è qui? Un oceano di vibrazioni luminose, ma hai composto delle immagini con le esperienze
passate: le sedie, lo spazio, il fatto di essere umano, ti hanno servito a comporre una scena. Il tuo
vissuto quando eri un pupo era la luce, le vibrazioni nello spazio, non una sedia o una mamma. Quel
momento di spazio e tempo è posteriore e si nutre col tuo condizionamento. La storia, i tuoi genitori
e il tuo ambiente ti hanno detto: le cose stanno in questo modo ed in quest’altro, caro mio. Ma tutto
questo è una costruzione mentale che a te sembra reale, perché te
D.: Allora se ho ben capito, creo la mia storia dal passato - e quando esso sparisce, c’è solo .
l’adesso, questo momento.
K.: Allora non c’è più nessuno che afferma: questo è un pavimento, questa è una coperta, questa è
una sedia. La morte è così.
D.: Ma esistono pure queste differenze…
K.: Non ci sono! Non nell’adesso. L’esperienza di qualcosa è possibile solo nel tempo.
K.: Tu vedi pure questa sedia o no?
K.: C’è solo la visione.
D.: Vedrai pure le differenze che ci sono tra gli uomini!
K.: Vedo differenze, ma non uomini distinti.
D.: Oh! bella! Ma allora vedi delle differenze?
K.: Perché no? Vedo le differenze e riconosco che provengono dalla dimensione temporale, sono
conseguenti alla condizione di separazione. Sono dipendenti dall’Essere. E l’unica cosa essenziale
che è qui ed ora, è l’Essere, tutto il resto è finzione. Tu sei l’Essere, che in ogni adesso, in questo
eterno ora, si contempla e si sperimenta. Questa è la tua verità, la conoscenza di sé. L’essenza di
ogni cosa si riconosce in tutte le cose. Le forme contenute in essa sono solo ombre fuggevoli che
risaltano grazie alla sorgente.
D.: Si questo posso percepirlo. Cerco solo…
K.: Lo so - vuoi trasformarlo in un’esperienza.
D.: Che male c’è a vivere completamente questo momento?
K.: Chi fa la domanda ora? Ogni domanda s’inserisce nel tempo. L’eterno ora non si pone
domande. Allora chi o che cosa le fa? L’Essere o qualunque altro oggetto inserito nello spaziotempo?
D.: Diciamo così: una domanda è semplicemente arrivata.
K.: Ottima risposta. Niente ostacola più la tua illuminazione.


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