Gary Snyder, ANARCHIA BUDDHISTA
Gary Snyder
ANARCHIA BUDDHISTA
"Journal for the Protection of All Beings", n. 1, 1961
(traduzione di F. Beltrametti)
Il
buddhismo ritiene che l'universo e tutte le creature in esso contenute
sono intrinsecamente in uno stato di totale saggezza, amore, e
compassione, e che agiscono in riflesso naturale e mutua
interdipendenza. Il fatto di essere buddhista - o un poeta, o qualunque
altra cosa per quel che conta - è di seguire un qualche tipo di vita che
porti alla realizzazione personale di questo "stato-dall'-inizio", che
non si può aver da soli e per se stessi - perché non può essere
pienamente realizzato finché uno non vi abbia rinunciato, e lo abbia
dato via, a tutti gli altri.
Nell'opinione
buddhista, quel che ostacola il manifestarsi di questo stato naturale è
l'ignoranza, nutrita dalla paura e dalla brama. Storicamente, i
filosofi buddhisti han mancato di analizzare fino a che punto
l'ignoranza e la sofferenza umana sono causate o incoraggiate da fattori
sociali, e hanno generalmente ritenuto che paura e brama sono dati di
fatto dalla condizione umana. Di conseguenza, l'interesse maggiore della
filosofia buddhista è l'epistemologia e la psicologia senza prestare
alcuna attenzione a problemi storici o sociologici. Nonostante il
buddhismo mahayana abbia una grande visione di salvezza universale e
d'illimitata compassione, lo sviluppo attuale del buddhismo è stato lo
sviluppo di sistemi pratici di meditazione diretti al fine di liberare
gli individui dai loro complessi psicologici e dalle condizionanti
culturali. Il buddhismo istituzionale è stato cospicuamente pronto ad
accettare o sostenere le ineguaglianze e tirannie di qualunque sistema
politico sotto il quale si trovava. Questo significa morte per il
buddhismo, perché è morte per la compassione. La saggezza senza
compassione non sente pena.
Oggi
nessuno può permettersi d'essere innocente, o di indulgere
nell'ignoranza sulla natura dei governi, delle politiche e degli ordini
sociali contemporanei. Le politiche nazionali del mondo moderno esistono
solo fomentando deliberatamente brama e paura - le radici (sia
socialmente che psicologicamente, se rintracciate abbastanza indietro)
della sofferenza umana. L'America moderna è diventata economicamente
dipendente da un sistema fantastico che stimola l'avidità che non può
essere soddisfatta, il desiderio sessuale che non può esser saziato, e
l'odio che non ha altro sbocco che contro se stessi e le persone che uno
dovrebbe amare. Le condizioni della guerra fredda hanno trasformato
tutte le società moderne, inclusa quella sovietica, in lavatrici di
cervelli senza speranza, e creato popolazioni di "preta" - spettri
affamati - con appetiti giganteschi e gole non più grandi di aghi. Il
suolo, le foreste e tutta la vita animale vengono distrutti per nutrire
questi meccanismo cancerosi.
Un
essere umano è per definizione membro di una cultura. Una cultura non è
necessariamente negligente e distruttiva; piena di contraddizioni,
frustrazione e violenza. Questa constatazione è venuta fuori in modo
modesto da alcune delle scoperte dell'antropologia e della psicologia.
Uno può metterlo alla prova da sé attraverso la pratica buddhista. Abbi
questa fede - o intelligenza - e sei portato a un interesse profondo per
la necessità di un cambiamento sociale radicale e a un impegno
personale in certe forme d'azione rivoluzionaria essenzialmente non
violenta.
La
disaffiliazione e accettazione della povertà attraverso la pratica del
buddhismo diventa una forza positiva. L'inermità tradizionale e il
rifiuto di uccidere in qualsiasi modo ha implicazioni molto sovversive
per le nazioni. La pratica della meditazione, per la quale uno ha
bisogno "solo del suolo sotto il proprio piede" spazza via montagne di
cianfrusaglie pompate nella mente dalle "comunicazioni" e dalle
università-super-mercato. Il credere nell'adempimento sereno e generoso
dei desideri naturali (e non nella loro repressione, una posizione
ascetica indù che il Buddha respinse) distrugge i costumi arbitrari che
creano frustrazione e indica la via verso un tipo di comunità che
sgomenterebbe i moralisti ed eliminerebbe eserciti di uomini che
combattono perché non possono essere amanti.
La
filosofia buddhista Avatamsaka (Kegon in giapponese) - che alcuni
ritengono sia l'espressione intellettuale delle zen - vede l'universo
come una vasta rete di interrelazioni in cui tutti gli oggetti e le
creature sono necessarie e sante. Da un certo punto di vista, governi,
guerre, e tutto quel che consideriamo malvagio sono contenuti senza
compromessi in questo regno illuminato. Il falco, l'assalto improvviso e
la lepre fan tutt'uno. Tuttavia, dal punto di vista umano, non possiamo
vivere in quei termini a meno che tutti gli esseri vedano con lo stesso
occhio intelligente. Il bodhisattva vive allo stesso standard di chi
soffre, e dev'essere effettivo nell'aiutare chi soffre.
La
misericordia dell'occidente è stata la ribellione; la misericordia
dell'oriente è stata la cognizione del sé basilare. Abbiamo bisogno
d'entrambe. Entrambe son contenute, come la vedo io, nei tre aspetti
tradizionali della pratica buddhista: saggezza (prajna), meditazione
(dhyana) e moralità (sila). La saggezza è conoscenza della mente
dell'amore e chiarezza che sta sotto le proprie ansietà e aggressività
motivate dall'ego. La meditazione è andare nella psiche per vedervi
tutto questo da voi stessi - vedere e rivedere, fin che diventa la
mentalità in cui vivete. La moralità è esprimerlo (tutto questo) nel
mondo in cui vivete, attraverso l'esempio personale e l'azione
responsabile, diretta ultimamente verso la vera comunità (sangha) di
"tutti gli esseri".
Quest'ultimo
aspetto significa, per me, sostenere ogni rivoluzione culturale o
economica che si muove chiaramente verso una società libera,
internazionale, senza classi; la "rivoluzione sessuale", "il vero
comunismo". Le culture tradizionali sono comunque condannate, e
piuttosto che aggrapparsi senza speranza ai loro aspetti buoni si
dovrebbe realizzare che ogni cosa che è o era valida in ogni cultura può
esser ricostruita attraverso la meditazione, scavando nell'inconscio.
Significa resistere alle menzogne e alla violenza dei governi e dei loro
funzionari irresponsabili. Contrattaccare con la disobbedienza civile,
il pacifismo, la poesia, la povertà - e la violenza, se è questione di
ripulire qualche irrecuperabile violento o di spingere la rogna al largo
del molo. Difendere il diritto di fumare marijuana, di mangiare peyotl,
d'essere poligamo, poliandro, oppure omosessuale - e imparare dalla
gente hip fellahin dell'Asia e dell'Africa attitudini e tecniche messe
al bando dall'occidente giudaico-cristiano. Rispettare l'intelligenza e
la conoscenza ma non come avidità o mezzi al servizio del potere
personale. Lavorare sulla propria responsabilità, senza dualismo tra
fini e mezzi - mai un agente d'una ideologia - ma volenterosi d'aderire
all'azione di un gruppo. "Formare la nuova società all'interno del
guscio della vecchia". Roba vecchia. Così è il buddhismo. Lo vedo come
una specie di disaffiliazione impegnata: "Anarchia buddhista"
Molto interessante ... ho sempre amato il buddhismo, la trovo la sola religione, pardon, filosofia, che rispecchia l'esistenza. Perfetta direi. Hai letto Siddharta a proposito? Il paragone finale della vita con il fiume, le voci ... che descrizione anche quella. Non conoscevo Gary Snyder, da approfondire direi.
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