lunedì 2 aprile 2012

MARGHERITA PORETE: MORIRE SUL ROGO PER AVER SCRITTO UN LIBRO



di Iceblues


 La grande mistica nel 1310 fu bruciata con l'accusa di eresia in una piazza di Parigi alla presenza di una folla immensa e delle più alte cariche civili ed ecclesiastiche. Anche il suo libro era stato condannato alla distruzione, ma attraversò indenne i secoli e la sua dottrina illuminò tantissime anime.

Che dolce trasformazione venir mutata in ciò ch'io amo più di me. Sono a tal punto trasformata da aver perduto il nome mio per amare, io che so amare tanto poco; è in Amore che sono trasformata, perché io altro non amo che l'Amore.
(da Lo Specchio delle anime semplici annientate, di Margherita Porete)


La trasformazione avviene quando l'anima è completamente libera di se stessa. Ritrova il suo essere essenziale ed originale, che è partecipazione di Dio. Questo è il grande tema dal Ritorno che Margherita rende con parole poetiche, vivide e profonde, al livello di altri grandi mistici del suo tempo, come Meister Eckhart.
(Questa è la storia di una donna mistica che visse nell'Alto Medioevo. Scrisse un libro che sorprese e spaventò le migliori teste teologiche ed ecclesiastiche dell'epoca: la donna finì sul rogo ed il suo libro fu bruciato con lei. Ma non tutte le copie del libro si ridussero in cenere. Alcuni manoscritti, redatti nelle più importanti lingue volgari, circolarono per i monasteri d'Europa superando le barriere geografiche, linguistiche e temporali. Le parole di Margherita Porete giunsero fino al Rinascimento ed oltre, influenzando teologi, filosofi, scrittori, uomini di Chiesa, i cui nomi si ricordano e si studiano più della per tanto tempo anonima e dimenticata autrice dello Specchio delle anime semplici annientate).

Margherita Porete è tutta dentro il suo Libro. Lei e lo Specchio sono la stessa cosa. Lei è anche dentro gli atti dei processi che subì dall'Inquisizione. Fu condannata, ma molti teologi e sacerdoti che lessero il suo Libro e la conobbero diedero giudizi positivi sul suo pensiero.
 (Margherita di Valenciennes, nata intorno al 1250-60, fu beghina durante il regno di Filippo il Bello. Il vescovo di Cambrai, Guido II, già prima del 1306, aveva fatto bruciare pubblicamente nella piazza di Valenciennes lo Specchio ed interdetto Margherita minacciandola di scomunica. Anche il successore di Guido II, Filippo di Marigny, minacciò Margherita. La successiva accusa fu pronunciata dall'Inquisitore provinciale dell'Alta Lorena).
Cosa dice di così tremendo e rivoluzionario lo Specchio?
L'anima non deve desiderare più nulla per essere capace di volere esclusivamente il volere divino. Deve compiere un cammino regale verso il paese del non voler nulla.
Madamigella Conoscenza, illuminata dalla grazia divina, insegna ai marris (desolati), come iniziare il cammino.
Ha scritto Marylin Doiron: "La vita marrie è una vita bloccata o ferma ai primi stadi, a causa dell'attaccamento ad una ricerca egocentrica di virtù. Anche se l'anima dei marris è bloccata ai primi stadi della conoscenza, tuttavia è possibile innalzarsi ed arrivare ad un più alto grado di perfezione"
E come si arriva a questo grado di perfezione? Si arriva grazie alla conoscenza di sé: l'anima comprende gli abissi di ogni povertà, e "vede sé al di sotto di tutte le creature, in un mare di peccato". L'anima si riduce a niente e a meno che niente, comprende che "solo Dio è, mentre lei non è". Così la volontà divina può operare "in lei senza di lei", ovvero senza l'intervento egocentrico dell'anima. Non si tratta di quietismo.
Scrive Margherita: "Tali persone governeranno un Paese se sarà necessario, ma tutto verrà fatto senza di loro".

(Margherita Porete rifiutò di comparire davanti al tribunale dell'Inquisizione. Il rifiuto si protrasse per un anno e mezzo. Trascorse questo periodo in prigione, a Parigi. Non ritrattò neanche di fronte alla minaccia del rogo. Fu quindi dichiarata eretica e relapsa - cioè recidiva - e consegnata, il 31 maggio del 1310 - com'era prassi, dopo la condanna ecclesiastica - al braccio secolare, perché eseguisse la condanna. Il primo giugno del 1310 Margherita fu arsa viva in place de Greve, alla presenza di una folla immensa e delle più alte cariche civili ed ecclesiastiche).

Nello Specchio, Margherita mette in scena un dialogo tra personaggi allegorici, com'è tradizione della letteratura cortese: Anima, Dama Amore, Cortesia, Intendimento d'Amore, si confrontano con Ragione, Intendimento di Ragione e con le Virtù. Il Fine Amour, l'amore idealizzato dei trovatori, conduce qui, nella sua trasposizione spirituale, a Dama Amore che rappresenta l'essenza di Dio.
L'Anima deve lasciar perdere le norme esteriori dell'obbedienza che prima aveva osservato in maniera scrupolosa. L'Anima è interamente passiva e dipende dalla volontà divina che opera in lei senza di lei, cioè senza che l'Anima prenda alcuna iniziativa.
Margherita, in largo anticipo sui tempi, intende che ci si salva con la fede senza le opere; questo è uno dei grandi temi della mistica renano-fiamminga, il tema del patire Dio.
Anima e Amore tentano di convincere Ragione. Ma Ragione, stupita e scioccata, non regge a quelli che considera paradossi, e muore. La morte della Ragione lascia spazio ad una più profonda comprensione di Dio. L'Anima intanto abbandona le Virtù, e si innalza al di sopra di esse nella "sovrana libertà dell'Amore".

(L'ultimo, decisivo processo a carico di Margherita Porete fu istituito dall'Inquisitore generale del Regno di Francia, il famigerato domenicano Maestro Guglielmo di Parigi che era anche il confessore di Filippo il Bello, ed aveva presieduto in modo sinistro il clamoroso processo per eresia contro i Templari).

Peter Dronke ha scritto sullo Specchio: "I passaggi lirici e quasi drammatici si integrano bene con l'insieme della composizione; una tensione drammatica spontanea può nascere dagli scambi e dai conflitti tra le proiezioni che Margherita fa delle forze interiori e delle forze celesti e tra questi è Dama Amore che dirige".
Il cavaliere, simbolo dell'anima affrancata, abbandona tutto per seguire Dama Amore. Non si aspetta nessuna ricompensa, soltanto quello che Dama Amore gli donerà spontaneamente, cioè l'amore cortese.

(Tre chierici coltissimi - forse sollecitati dalla stessa Margherita - diedero un giudizio favorevole sullo Specchio che contrastava con la condanna pronunciata dai teologi dell'Università di Parigi . Si trattava di Giovanni, un frate minore; Franco, un cistercense dell'abbazia di Villers in Brabante; il famoso teologo Goffredo de Fontaines, originario delle Fiandre, ex rettore dell'Università di Parigi.
E cioè: un rappresentante della tradizione monastica; un rappresentante dei movimenti spirituali più avanzati dell'epoca; un rappresentante della scuola teologica ufficiale e del clero secolare).
Il cistercense apprezzò il libro senza riserve; Goffredo ed il francese manifestarono profonda ammirazione, ma avvertirono che il libro doveva essere mostrato a persone preparate, in caso contrario poteva essere pericoloso).

Nella letteratura dei trovatori in lingua d'oc, Fin Amour è il frutto della fedeltà e del coraggio dimostrate dall'amante nelle prove che la Dama gli ha imposto: la sua caratteristica è la Gioia, entusiasmo conquistatore ed allo stesso tempo un sentimento legato al possesso completo dell'oggetto amato. Nello Specchio - ma non è l'unico esempio - c'è la versione spiritualizzata ed interiorizzata di questi temi.

(Un sacerdote si schierò dalla parte di Margherita. Guiard de Cressonessart, per aver aiutato e difeso Margherita, fu arrestato a Parigi nel 1308, per ordine dell'Inquisitore Guglielmo. Anche Guiard rifiutò, per un anno e mezzo - era il lasso di tempo legalmente accordato agli accusati affinché avessero modo di pentirsi e riflettere - di presentarsi davanti al tribunale ecclesiastico. Nel marzo del 1310, Guglielmo riunì un'assemblea di teologi e canonisti della facoltà di Parigi per deliberare sui due casi.
Margherita e Guiard furono dichiarati colpevoli di eresia, e - ammenoché non abiurassero - sarebbero stati consegnati presto al braccio secolare perché eseguisse la condanna. Guiard abiurò e fu condannato alla sola detenzione a vita, mentre Margherita non ne volle sapere.
L'Inquisitore Guglielmo riunì in Assemblea solenne i teologi più illustri dell'Università di Parigi. Lo Specchio e la sua autrice furono condannati).

Il non volere è la chiave del non avere e del non sapere, del non pensare nulla nel Lontano-Vicino. Al di sopra della conoscenza razionale come del desiderio egoista, bisogna compiere un cammino lunghissimo per arrivare dal Paese delle Virtù - dove restano i marris - a quello dei dimenticati, dei nudi, degli annientati o dei glorificati, che si trovano nello stadio più alto, là dove Dio non è "conosciuto, né amato, né lodato da queste creature se non per il fatto che non si può conoscerlo, né amarlo né lodarlo. Ciò è la somma di tutto il loro amore e l'ultima tappa del loro cammino"

(Le persecuzioni giudiziarie dell'Inquisizione non si placarono con la morte di Margherita. Lo Specchio si diffuse nell'Europa del XIV e XV secolo. Superò le barriere geografiche, linguistiche e temporali, come non era successo a nessun altro scritto mistico medievale in lingua volgare. Sono pervenute versioni dello Specchio in francese antico, inglese medio, perfino in latino - si tramanda che Margherita avesse tradotto la Bibbia in volgare, era coltissima e forse collaborò lei stessa alla traduzione in latino del suo libro.
A Vienne, nel Delfinato, nel 1311/12 si svolgerà il famoso concilio che condannerà la mistica nordica, specialmente quella di Meister Eckhart e dello Specchio: Margherita Porete e Meister Eckart saranno erroneamente indicati come appartenenti alla setta eretica del Libero Spirito).

Il concilio di Vienne darà allo Specchio la patente definitiva di opera eretica, regolarmente confiscata da tutte le Inquisizioni d'Europa, fino al Rinascimento. Questo non gli impedì di godere di un grande successo, ma allo stesso tempo fu esiguo il numero dei manoscritti che scamparono alle confische.
E' sicuro che fu un'opera di grande successo, che suscitò enorme scalpore, sia durante la vita dell'autrice, sia dopo - basti pensare all'impressionante spettacolarizzazione del suo processo, al quale parteciparono tutte le menti più eccelse della Sorbona. Notevoli furono gli sforzi dell'Inquisizione per fermare la circolazione del libro. Lo Specchio è il libro-fantasma le cui tracce si possono trovare in prestigiosi testi della letteratura spirituale successiva. Ma è nel Nord Italia, dove lo Specchio circolò nella versione latina ed in italiano, soprattutto nella prima metà del XV secolo, che creò maggiore scompiglio - questa però è un'altra storia).

Per raggiungere lo stadio di perfezione bisogna seguire la Ragione e la Virtù e nutrirle - "consiglia" Margherita - "fino ad ingozzarsi": solo dopo si potrà dire, insieme ad Agostino, "ama e fa ciò che vuoi".
Invita a superare il sapere dogmatico che lei conosceva benissimo - non a caso, in alcuni manoscritti, è chiamata "beghina sacerdotessa".

(San Bernardino da Siena si scaglia contro lo Specchio nei sermoni che tiene tra il 1417 e il 1437; a Padova, nel 1433 i benedettini bandiscono il libro dai loro conventi; i gesuiti di Venezia, accusati di aver fatto dello Specchio la loro lettura prediletta e di simpatizzare con l'eresia del Libero Spirito, sono dichiarati innocenti dai due inquirenti inviati nel 1437 da papa Eugenio IV, mentre l'Inquisizione agisce a Padova. La questione di Venezia in seguito si ritorce contro il papa che, deposto, viene accusato di essere favorevole allo Specchio.
Ad accusarlo è Maestro Giacomo, probabilmente l'inquisitore padovano che aveva scritto sullo Specchio "numerose esecrazioni e riprovazioni". Giacomo parlò al concilio di Basilea, nel 1439, dei trenta capitoli dello Specchio giudicati eretici dai padri del concilio e chiese il rogo per i 36 esemplari posseduti, secondo lui, dalla commissione che aveva esaminato il libro di Margherita. Non si sa se le 36 copie siano state davvero bruciate).


Bisogna passare attraverso tutte le Virtù prima di poterle superare.
L'Anima, quando si trova nello stadio di "cieca vita annientata", fatta di distacco, morte dello spirito, aspira ad una capacità di comprensione alla quale non possono arrivare né Ragione, né Filosofia e neppure la Teologia. Vi si arriva in un istante o moment d'heure, grazie al balenìo del Lontano-Vicino, uno degli stadi più alti di perfezione, quello di "vita annientata illuminata". Perciò non si può speculare sull'Essere, lo si sperimenta in un patire: il meno dell'Anima lascia spazio al più di Dio, cioè alla trascendenza dell'essere increato. A questo punto il pensiero non ha più nessun potere sull'Anima, il suo pellegrinaggio si è compiuto, così il suo potere le viene reso, dal momento che non ne farà più un uso egoistico. L'Anima è arrivata nel punto più alto, l'Anima si allieta di non poter mai affermare tutta la ricchezza del suo amante. E' questo il tema della beata ignoranza, uno dei grandi temi della mistica fiammingo-renana.


(Nel 1473 l'eresia dei "sostenitori dell'anima semplice" è denunciata dal francescano Pacifico di Novara. In Francia Jean de Gerson, cancelliere dell'università di Parigi dal 1395 al 1425, ebbe fra le mani un libro sull'Amore di Dio scritto da una certa Marie di Valenciennes. Valenciennes è la città di Margherita: qui il suo libro fu bruciato per la prima volta. La descrizione dell'opera fatta da Gerson ha indotto i critici a pensare che si trattasse dello Specchio; il nome Marie poteva essere un errore del copista. Gerson riconosce che si tratta di un libro di incredibile acume, e mette in guardia contro di esso. Ma un secolo più tardi il libro sarà difeso e ammirato da Margherita di Navarra, sorella di Francesco I, in rapporti di amicizia con il convento della Madeleine, di Orleans, da cui proviene la sola copia accessibile della versione originale dello Specchio in francese antico, che si trova attualmente a Chantilly. Margherita di Navarra, la regina poetessa, nelle sue Prigioni afferma che lo Specchio delle anime semplici è fra i libri più affini alla Sacra Bibbia: "Ma fra tutti uno (libro, ndr) ne vidi di una donna/ che cento anni scritto e ricolmo di fiamme/di carità sì tanto ardentemente/ che nient'altro che amore era il suo dire/inizio e fine di tutto il suo parlare.)


La verità spirituale che l'autrice dello Specchio vuole far conoscere, se verrà capita, aiuterà l'Anima a diventare semplice. Così, mostrando i vari stadi del cammino dell'Anima, si arriva alla comprensione del tema centrale del libro: l'affrancamento dell'anima, che si ottiene annientandosi in Dio attraverso l'amore, arrivando perfino a trasformarsi in Dio.


(Margherita non ha contrastato il dogma. Spesso si muove nella tradizione dei Padri della Chiesa. Perché allora l'Inquisizione la condannò? Per la sua indifferenza nei confronti delle pratiche e degli avvenimenti esteriori - l'anima affrancata non desidera né rifugge messe e sermoni. Non si cura né del Paradiso né dell'Inferno, perché il Paradiso non è altro che "vedere Dio". La Chiesa avvertì un grande pericolo in Margherita e nella sua mistica: teorizzava e sperimentava - espressa per di più in lingua volgare - l'essenziale libertà dell'anima che abbandona le virtù e non è più al loro servizio, visto che l'anima non le pratica più. Ecco perché gli Inquisitori bruciarono Margherita ed il suo libro).


Nello Specchio Margherita distingue tra le anime interessate e quelle che chiedono Fine Amour. Disprezza le anime interessate; per lei sono asini, montoni, "cercatori di paradisi terrestri": "Se si salvano è in modo assai poco cortese"…


(Ma quelli che chiama villani di cuore, mercanti, piccoli spiriti, non hanno connotazione sociale. Villani possono essere il clero dell'Università di Parigi che la condannò, o gli ordini religiosi che la disconobbero e perfino le stesse beghine che non la compresero.
Perché Margherita Porete era anche un grande spirito polemico: "Coloro che non hanno nulla da nascondere non hanno nulla da mostrare". La sua coerenza fa coincidere la sua vita con i suoi scritti: ecco perché rifiuta di comparire davanti al tribunale ecclesiastico e di ritrattare per evitare il rogo. Questo scrupolo di coscienza l'ha portata anche a spiegare una contraddizione presente negli autori mistici: dicono che non si può dire e conoscere nulla di Dio, eppure scrivono a profusione sull'argomento. Margherita spiega semplicemente che scrisse il suo Specchio per una necessità provata prima della liberazione della sua anima, quando faceva ancora parte dei marris, quando "vivevo di latte e pappa ed ero sciocca").


Ci congediamo da Margherita Porete e dal suo Specchio con le parole del teologo Longchamp sul tema medievale dello specchio: "Lo specchio rinvia la sua immagine all'uomo che vi si guarda; lo specchio evoca anche la conoscenza di sé, con l'idea di una purificazione, di un'assimilazione a un ideale morale. D'altra parte, il latino speculum designa in senso lato ogni pittura o rappresentazione; significa quindi quadro, ritratto, se non addirittura descrizione. Lo specchio diventa così strumento di conoscenza, ed è latore di un insegnamento, sia di tipo puramente informativo sia normativo. Questo senso lato del termine ha dato luogo, durante il Medioevo ed oltre, ad un'abbondante serie di Specula.



Margherita Porete - Specchio delle anime semplici annientate - ediz. San Paolo
Georgette Epiney - Burgard Emilie Zum Brunin :Le poetesse di Dio- L'esperienza mistica femminile nel Medioevo - ed Mursia
Georges Duby - Micelle Pierrot: Storia delle donne - Il Medioevo - ed Laterza

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