Omar
Khayyam (1048 - 1131) nato a Nishpur Iran orientale,presenta un
difficilissimo problema d'interpretazione. Era un razionalista che
annegava nel vino la sua disillusione cosmica, oppure un sottilissimo
mistico? La questione è lungi dall'essere risolta. Le fonti
arabo-persiane descrivono Hayyam soprattutto come scienziato: profondo
in matematica, astronomia, filosofia e teologia, geloso del suo sapere,
dal carattere difficile e scontroso. Fu astronomo alla corte dei
Selgiuchidi, presso i quali si adoperò per una riforma calendariale.
Una leggenda lo vuole iniziato a circoli esoterici, condiscepolo di
Hasan-e Sabbah, il famoso "Veglio della Montagna" capo della famigerata
setta degli Assassini. Vere o false che siano, tali immagini mostrano
la doppia anima
di Omar Hayyam, che se da un lato sembra preferite lo spicciolo
divertimento alle gioie celesti, dall'altra appare perfettamente a suo
agio tra i simboli della poesia sufica.
Amo credere che in Hayyam convivessero entrambe le anime, quella del
materialista e quella del mistico, e che anzi, sia proprio la
convergenza di queste due opposte chiavi di lettura a creare la
simultaneità di significati che rende le sue quartine dei gioielli di
scintillante perfezione. Sia come sia, da quasi un millennio, le
Rubaiyyàt (o rubaiyat) ovvero "Quartine",
non cessano di sedurre l'umanità con la loro dolcezza, la loro gioia,
la loro tristezza esistenziale e la loro inestinguibile sete di Assoluto
Giacche il mondo è caduco,io non vivo che d"espedienti
non penso che all"allegria e al fulgido vino.
Mi dicono(Dio ti dia di pentirti)
Egli non me lo da ,e se anche me lo desse non lo farei.
Danzatrici e vino,e fanciulle belle come Uri,ce n"è.
Anche di acque correnti e di sponde erbose,ce n"è.
Meglio di questo non chiedere.Non temere l"inferno perchè è spento.
In verita,fuori di questo non c"è paradiso.se paradiso c"è.
Il bene e male insiti nella natura umana
la gioia e il dolore che son nel fissato Destino
non li attribuire alla volta celeste,chè nella vita del senno
la volta celeste e mille volte piu impotente di te.
Io bevo il vino,e chiunque è come me persona degna
il mio berlo e ben lieve(e lecita)cosa.
Iddio ha conosciuto ab aeterno il mio bere il vino:
se non lo bevessi,la scienza di Dio sarebbe ignoranza.
Vino sta per inebriarsi
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