venerdì 23 dicembre 2011

Iniziare da riassunto libro 14,,,Arrivo a Benares


La mattina presto mi svegliai pensando che fosse le 5 ,e allorché controllai l'orologio mi resi conto che erano proprio le 5 ,ancora una volta com­presi le immense potenzialità del mio inconscio ,come al solito a mente lucida mi sorsero intuizioni sublimi ,se la mente non è sovraccarica può risolvere qualunque problema. Era questo il mio ultimo giorno a Bodgaya, perciò comprai un po’ d'artigianato locale ,ma vista la mia particolare dimensione non descriverò questo superficialità. La sera vidi per l'ultima volta i due italiani, Una volta sveglio sul mio letto sgangherato la mia anima parlò ancora ,la vita altro non è che un infinita sequenza di sogni ,ogni sogno è unico e originale ,la morte e solo la fine di uno spettacolo,(come ben si sa ci sono infiniti tipi di spettacoli,l"importante è sapere che si è soltanto un attore) dopo un attimo di pausa si ricomincia.
Mi convinsi più che mai ad immettere queste mie esperienze nel mio libro già cominciato, la prima parte di sicuro sarebbe stata affascinante per i giovani, quest'ultima di sicuro per molti pochi,ma del domani non c"è certezza.
  Con un tuk tuk fui trasportato alla volta di Gaya ,durante il tragitto guardando le stelle senza ombra di dubbio intuii che davvero la vita altro non è che un lungo sogno ,per mia fortuna ,anzi nel mio caso davvero bellissimo. Arrivato a Gaya mi sembro d'essere  giunto  all'inferno ,la stazione del treno era piena di poveracci ,era l'alba e faceva molto freddo ,gli stessi erano rannicchiati sotto delle putride coperte ,anche questo era opera del divino uno spettacolo che non gradii molto ,ma la mia libertà mi permise di prendere il primo treno, mi sorse una domanda senza risposta; perché su questa terra paradiso ed inferno convivono quasi insieme ,forse più avanti vi sarà risposta. Verso le 12 ero a Benares (Varanasi) ,presi un risciò e dissi al conducente di portarmi dove meglio credeva. Appena uscito dalla stazione fui colpito dalla tantissima gente ,mi sembrò di essere tornato a  Dacca ,lo spazio vitale non esisteva più ,oltre agli esseri umani vi erano tantissimi risciò e vacche sacre le macchine per fortuna erano molto poche, almeno a confronto di Calcutta. Dopo circa mezz'ora fui scaricato in una confortevole guest house ,la camera costava solo 50 rupie ,nella stessa vi era una doccia con acqua calda ,inoltre le lenzuola mi sembravano quelle della mamma ,senza alcun dubbio e senza mercanteggiamenti mi stabilii li. La cosa più interessante comunque fu il fatto che nella libreria della sala d'aspetto ,vi erano numerosi libri, stranamente (infatti nei miei viaggi fino a quel giorno non mi era mai capitato)anche scritti in italiano. Due in particolare colpirono la mia attenzione ; “Gli dei della terra”, di Gibran e “Il male oscuro” di Giuseppe Berto ,il primo grazie alle mie esperienze spirituali fu di facile lettura, mentre dal secondo trassi moltissime informazioni ma di questo parlerò dopo. Uscito dalla guest house, provai ad immergermi nella magica India ,ma più che altro qui a Benares praticai lo slalom speciale ,gli esseri umani erano talmente tanti da impedirmi di rilassarmi. Girai a lungo a caso ,speravo d'imbattermi nel Gange ,ma non successe per cui una volta stanco presi un risciò e mi feci portare al fiume più sacro della terra. Mi colpirono tante cose ma più che altro passai il mio tempo a vedere cremare i cadaveri.

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